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Anche in Italia prese piede l'attività corporativa organizzata da numerose società segrete, prima fra tutte la CARBONERIA, mentre gruppi di intellettuali, attraverso organi di stampa ben presto soppressi, manifestavano i loro orientamenti progressisti. Questo clima di tensione esplose con una serie di moti di piazza nel 1820.
Il primo focolaio era scoppiato l'1 gennaio del 1820 in Spagna, a Cadice; la rivolta era guidata da due società segrete, i COMUNEROS e la MASSONERIA e costrinse il re Ferdinando VII a concedere la Costituzione. Questa notizia spinse i carbonari napoletani all'insurrezione: essa partì da Nola, dove uno squadrone di cavalleria, guidato da Morelli e Silvati, si ammutinò chiedendo la Costituzione di Spagna. Lo stesso generale Guglielmo Pepe, inviato a sedare la rivolta, passò dalla parte dei rivoltosi. Ciò costrinse Ferdinando VII a concedere la Costituzione sul modello di quella spagnola.
L'esempio napoletano indusse i liberali degli altri stati italiani a passare all'offensiva.
In Piemonte Santorre di Santarosa si impegnò dell'organizzazione di un moto, cercando di ottenere l'appoggio del principe Carlo Alberto di Savoia, che dapprima si mostrò favorevole ma che poi ritirò il proprio sostegno quando ormai l'insurrezione era iniziata, partendo da Alessandria ed estendendosi alle altre città, compresa Torino.
Il re Vittorio Emanuele I abdicò in favore del fratello Carlo Felice, in quel periodo assente, perciò sostituito dal nipote Carlo Alberto che il 14 marzo 1821 concesse la Costituzione. Gli avvenimenti però precipitarono, in quanto Carlo Felice sconfessò l'operato del nipote e chiese aiuto all'Austria per reprimere il moto liberale. Anche Napoli fu ben presto occupata dalla armate austriache che restaurarono la monarchia assoluta. La repressione non si limitò a Napoli ed al Piemonte ma si estese anche al Lombardo-Veneto: a Milano vennero soppressi i giornali liberali, numerosi patrioti furono incarcerati (SILVIO PELLICO, PIETRO MARONCELLI, FEDERICO CONFALONIERI) o costretti a fuggire.
Nel frattempo anche la rivoluzione spagnola fallì e fu affidato alla Francia il compito di abbattere con le armi il nuovo regime.
La repressione sia in Francia sia in Italia fu facilitata dalle debolezze dei liberali, dalle discordie interne fra moderati e radicali, dalla scarsa chiarezza dei programmi e soprattutto dall'isolamento dei patrioti dal resto della popolazione; infatti la borghesia commerciale, industriale ed agraria restò poco coinvolta, mentre indifferente appariva la plebe contadina ed urbana.
I moti si estesero, oltre che in Spagna ed in Italia, anche in Grecia e divennero una guerra civile contro la dominazione ottomana. I Greci, grazie all'appoggio inglese e francese, conquistarono la propria indipendenza nazionale. In quegli stessi anni si disgregava, per l'opera dei movimenti nazionalistici, l'impero coloniale spagnolo in America Latina.
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