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Sigmund Freud




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Sigmund Freud


Di tutte le scuole classiche della psicologia, la psicoanalisi, indissolubilmente legata al nome di Freud, è quella che ha esercitato il maggior peso nella cultura novecentesca. Essa ha infatti influito in misura notevole non solo sulla psicologia, ma anche sulla letteratura (come nel caso di Italo Svevo), sull'arte, sulla sociologia, sull'antropologia culturale, sulla pedagogia e sulla stessa filosofia. In breve, la rivoluzione psicoanalitica, nata inizialmente come metodo di cura di certe malattie, ha finito per influenzare tutta la cultura del nostro secolo.

Sigmund Freud nasce da genitori ebrei a Freiberg, Moravia, nel 1856, trasferendosi con la famiglia a Vienna quattro anni dopo.

Qui si laurea in medicina, iniziando ad esercitare la professione medica come psichiatra nel 1882. nel 1885, grazie ad una borsa di studio, si reca a Parigi, dove segue i corsi sull'isteria del neurologo e psichiatra Charcot, il quale utilizzava l'ipnosi come metodo terapeutico.

Tornato a Vienna nel 1886, Freud apre uno studio privato per malattie nervose e, sulla base di ricerche sull'isteria condotte assieme a Breuer, perviene alla scoperta dell'inconscio e quindi alla fondazione della teoria psicoanalitica.

Costretto con l'arrivo dei nazisti a lasciare Vienna nel 1938, lo studioso si reca come esule a Londra, ove muore un anno dopo.


PRINCIPALI OPERE


Studi sull'isteria

L'interpretazione dei sogni

Tre saggi sulla sessualità

Totem e tabù

Lutto e malinconia

Introduzione alla psicoanalisi

L'io e l'es

Il disagio della civiltà


GLI STUDI SULL'ISTERIA: IL CASO DI ANNA O.


Il metodo dell'ipnosi venne ripreso da Breuer e da Freud nelle loro ricerche sull'isteria, non più come strumento di inibizione dei sintomi, ma come mezzo per richiamare alla memoria avvenimenti penosi dimenticati, avendo gli studiosi notato che il superamento delle amnesie circa avvenimenti spiacevoli della vita personale del paziente consentiva una liquidazione delle cariche emotive connesse ai fatti stessi.

Il caso di partenza di tali ricerche fu quello di Anna O., un'isterica gravemente malata che, tra gli altri sintomi, manifestava anche un'acuta idrofobia (paura di bere).

Mediante l'ipnosi, Breuer aveva scoperto che la donna, avendo scorto da bambina il cane della governante, verso la quale nutriva sentimenti di ostilità, bere in un bicchiere, aveva provato un forte senso di repulsione. Pur avendo rimosso l'episodio, la paziente manifestava sintomi idrofobici in conseguenza ad esso, i quali erano poi spariti una volta riportati alla coscienza attraverso l'ipnosi.


Grazie allo studio di questo caso, Breuer e Freud misero a punto il cosiddetto metodo catartico, consistente appunto nel tentativo di provocare una "carica emotiva" capace di liberare il malato dai suoi disturbi.

Procedendo autonomamente da Breuer, Freud arrivò così alla scoperta che la causa delle psiconevrosi è da ricercarsi in un conflitto tra forze psichiche inconsce e all'elaborazione della psicanalisi come psicologia abissale o del profondo.


IL PENSIERO


Rifiutando la concezione intellettualistica dell'Io come unità semplice e indivisibile, Freud elabora due topiche (studio dei topoi o luoghi della psiche) che abitano la psiche dell'uomo, inteso come pura energia psichica, un insieme di pulsioni sessuali e distruttive.


Nella prima topica, Freud distingue tre sistemi:


v    conscio

v    preconscio

v    inconscio


la seconda topica distingue tre istanze, contenute nell'inconscio:


v    Es

v    Io

v    Super-io





















PRIMA TOPICA


Freud interpreta il conscio come semplice manifestazione visibile e superficiale della vita mentale, la quale si svolge in gran nell'inconscio.


Freu divide l'inconscio in due zone. La prima (preconscio), comprende l'insieme dei ricordi che, pur essendo momentaneamente inconsci e latenti, possono venire più o meno facilmente richiamabili alla coscienza.


La seconda zona è l'inconscio vero e proprio e comprende quegli elementi psichici stabilmente nascosti e mantenuti tali da una forza specifica che il filosofo chiama rimozione.

Tale rimozione può però essere aggirata, cosicché Freud individua alcuni sistemi attraverso i quali è possibile indagare l'inconscio:


ipnosi, metodo rivelatosi però poco efficace ed eccessivamente invasivo;

associazioni libere: consiste nel mettere il paziente in grado di abbandonarsi al corso dei propri pensieri, facendo sì che le parole pronunciate dal medico curante instaurino "catene associative" collegate a ciò che si vuole riportare alla luce;

trasfert, o traslazione, ossia il trasferimento sulla persona del medico di stati d'animo ambivalenti (amore e odio), vissuti dal paziente nei confronti delle figure genitoriali durante l'infanzia;

studio dei sogni, dei lapsus, degli atti mancati e dei sintomi nevrotici.


SECONDA TOPICA


L'Es (termine tedesco che il pronome neutro della terza persona singolare) è "il polo pulsionale della personalità", ovvero la forza impersonale e caotica, "un calderone di impulsi ribollenti" che costituisce la matrice originaria della nostra psiche. Per queste sue caratteristiche, l'Es non conosce "né bene, né male, né la moralità"  ma obbedisce unicamente "all'inesorabile principio del piacere". Esso esiste inoltre al di là delle forze spazio-temporali codificate da Kant, in quanto le pulsioni rimosse vivono in una sfera senza luogo e senza tempo, e ignora le leggi della logica, a cominciare dal principio di non-contraddizione, tant'é che in esso "impulsi contraddittori sussistono l'uno accanto all'altro, senza annullarsi a vicenda".


Il Super-io è ciò che comunemente si chiama coscienza morale, ovvero l'insieme delle proibizioni che sono state instillate all'uomo nei primi anni di vita e che poi lo accompagnano sempre, anche in forma inconsapevole. Il Super-io è il successore e rappresentante dei genitori (ed educatori) che avevano vegliato sulle azioni dell'individuo durante il suo primo periodo di vita; quasi senza modificarle, esso perpetua le loro funzioni.


L'Io è la parte organizzata della personalità, che si trova a dover fare i conti con le esigenze di quei tre "padroni severi" che sono l'Es e il Super-io e il mondo esterno. In altri termini, l'Io è l'istanza che si trova a dover "equilibrare", tramite opportuni "compromessi", pressioni disparate e per lo più in contrasto fra di loro:

"Spinto così dall'Es, stretto dall'Super-io, respinto dalla realtà, l'Io lotta per venire a capo del suo compito economico di stabilire l'armonia tra le forze e gli impulsi che agiscono in lui e su di lui; e noi comprendiamo perché tanto spesso non ci è possibile reprimere l'esclamazione: la vita non è facile!".


Si noti come il tipo di rapporto fra l'Io e i suoi "padroni" rappresenti un fondamentale criterio di discriminazione tra "normalità" e "nevrosi". Infatti, "nell'individuo normale l'Io riesce abbastanza bene a padroneggiare la situazione e fornisce, agendo sulla realtà, parziali soddisfazioni all'Es, senza violare in forma clamorosa gli imperativi e le proibizioni che provengono dal Super-io. Ma se da un lato le esigenze dell'Es sono eccessive, o se il Super-io è troppo debole, o invece troppo rigoroso e poco duttile, allora queste soluzioni pacifiche non sono più possibili. Può in tal caso accadere che l'Es abbia il sopravvento e travolga un Super-io troppo debole, e l'Io è condotto allora a comportamenti asociali o proibiti: il soggetto diventa un delinquente, oppure qualche volta un perverso.

Oppure può accadere che il Super-io troppo rigido provochi la rimozione o altri processi di difesa; le istanze dell'Es divenute inconsce si manifestano allora con sintomi nevrotici.

Es e Super-io sono insomma in perenne conflitto e questo è alla base di tutte le turbe psicologiche.


RELIGIONE E CIVILTA'


Nell'ultimo periodo della sua vita Freud si è espresso in modo originale anche sui temi della religione e della civiltà.


Per quanto riguarda le "rappresentazioni religiose", Freud ritiene che esse non siano "precipitati dell'esperienza o risultati finali del pensiero", ma "illusioni, appagamenti dei desideri più antichi, più forti, più pressanti dell'umanità". Tali desideri sarebbero quelli tipicamente infantili di sentirsi protetti contro i pericoli della vita. A sua volta, l'amato e temuto Padre celeste (Dio) non sarebbe altro che la proiezione psichica dei rapporti ambivalenti con il padre terreno.


Per quanto riguarda la civiltà, Freud afferma che essa implica un "costo" in termini libidici, essendo costretta a "deviare" la ricerca del piacere in prestazioni sociali e lavorative. Inoltre la civiltà, proseguendo l'opera paterna, dà origine a un Super-io collettivo, incarnato da una serie di norme e divieti:


Il Super-io della civiltà, come quelle individuate, affaccia severe esigenze ideali, il mancato confermarsi alle quali viene punito con l'angoscia morale

(Il disagio della civiltà).


Questo non significa che Freud sia contro la civiltà o vagheggi un'umanità buona e felice da recuperarsi oltre le imposizioni sociali. Infatti l'antropologia dell'ultimo Freud, ribatte che la sofferenza è componente strutturale della vita, che ci costringe a patire nel corpo e nella psiche, a decadere e a morire. E contro coloro che ritengono l'uomo sia "una creatura gentile che vuole essere amata, e che al massimo può difendere se stessa se viene attaccata", ribatte che esso "è al contrario una creatura tra le cui doti istintive è da annoverare un forte quoziente di aggressività". Di conseguenza, lo stato civile è un male minore rispetto a un'umanità-senza società, che potesse dar sfogo a tutti i suoi desideri. Infatti, in una situazione del genere, non solo l'uomo non sarebbe felice, ma diventerebbe ancor più pericoloso per il prossimo.


Fra i modelli estremi di una società repressiva e una società senza regole, destinata ad auto-annullarsi in quanto società, Freud, a cui non sfuggivano i grandi vantaggi della civiltà, è favorevole a uno Stato che, pur non escludendo regole e sacrifici, cerchi, nel limite del possibile, di ridurre gli spazi di repressione e di sofferenza, in modo che l'inevitabile (e ineliminabile) prezzo da pagare allo stato civile risulti meno oneroso.






Questo discorso si colloca nell'ambito di un ripensamento, da parte di Freud, della sua teoria psicologica generale. Negli ultimi scritti il padre della psicoanalisi ha diviso le pulsioni in due specie, quelle che tendono a conservare e a unire, e sono quindi erotiche o genericamente sessuali; e quelle che invece tendono a distruggere e a uccidere, e sono quindi aggressive o distruttive. Nella lotta tra Eros e Thanatos Freud ha visto condensata l'intera storia del genere umano.   


IL DISAGIO DELLA CIVILTA'

"Se la civiltà impone sacrifici tanto grandi non solo alla sessualità ma anche all'aggressività dell'uomo, allora intendiamo meglio perché l'uomo stenti a trovare in essa la sua felicità. Di fatto l'uomo primordiale stava meglio, poiché ignorava qualsiasi restrizione pulsionale. In compenso la sua sicurezza di godere a lungo di tale felicità era molto esigua. L'uomo civile ha barattato una parte della possibilità di felicità per un po' di sicurezza. Non dimentichiamo poi che nella famiglia primigenia solo il capo godeva di questa libertà pulsionale; gli altri vivevano in un repressione schiavistica. Il contrasto tra una minoranza che godeva dei benefici della civiltà e una maggioranza che non ne godeva era dunque, in quei primordi della civiltà, portato agli estremi. Quanto ai primitivi oggi viventi, sappiamo ormai, dopo accurate indagini, che la loro vita pulsionale non è affatto da invidiarsi per la sua libertà; essa soggiace a restrizioni di altra specie, ma forse più rigorose anche di quelle dell'uomo civile moderno.

Quando giustamente protestiamo contro lo stato attuale della nostra civiltà, accusandolo di appagare troppo poco le nostre esigenze di un assetto vitale che ci renda felici, di lasciar sussistere molto dolore che probabilmente potrebbe essere evitato, quando con critica spietata ci sforziamo di mettere a nudo le radici della sua imperfezione, sicuramente esercitiamo un nostro giusto diritto e non ci mostriamo nemici della civiltà. Possiamo aspettarci di ottenere cambiamenti nella nostra civiltà con l'andare del tempo, tali che soddisfino meglio i nostri bisogni e sfuggano a questa critica. Ma forse ci abitueremo anche all'idea che ci sono difficoltà inerenti all'essenza stessa della civiltà e che esse resisteranno di fronte a qualsiasi tentativo di riforma. Oltre agli obblighi, cui siamo preparati, concernenti la restrizione pulsionale, ci sovrasta il pericolo d'una condizione che potremmo definire 'la miseria psicologica della massa'."



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