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Satyricon
La tradizione antica non ci fornisce alcuna notizia sulla vita di Petronio, in mancanza di testimonianze dirette una parte consistente della critica ha proposto l'identificazione dell'autore del Satyricon con un personaggio nel XVI libro degli Annales di Tacito, Gaio Petronio, che secondo il racconto tacitiano fu proconsole in Bitinia e console nel periodo neroniano e si suicidò per l'accusa di cospirazione mossagli da Tigellino. Il romanzo di Petronio, il Satyricon, si può considerare la parodia del romanzo greco classico, dove l'amore era idealizzato; un romanzo satirico, genere letterario nuovo per i Romani, pervaso da un riso freddo e beffardo. Non è un romanzo moralistico e l'autore cerca un piacere che non può essere considerato volgare. C'è un triangolo amoroso tra omosessuali che sostituisce la coppia di innamorati presenti nel romanzo greco. Il racconto è rappresentato con realismo ma al più basso livello erotico, sotto l'esempio delle fabule Milesie, fabule di carattere più licenzioso. Il Satyricon è considerato un prosimetrum, poiché scritto in prosa ed in metro. L'eccellenza letteraria di quest'opera consiste nell'arte di narrare, mirabile per la varietà delle scene, per la trasparenza dell'azione, per la proprietà dei toni e delle luci. Tuttavia Petronio rivela una grande potenza di penetrazione psicologica, che gli permette di ritrarre, spesso con crudo verismo, ma anche con sarcasmo e caricatura i caratteri dei personaggi, quasi sempre tipi comuni e volgari, tutti provenienti dai bassifondi sociali:
Ascilto: uomo rozzo e volgare solo per il piacere fine a se stesso.
Encolpio: uomo d'erudizione, ma di una cultura raffinata, e non cade mai nella volgarità.
Trimalchione: categoria dei liberti arricchiti ma rimasto rozzo, ed ostenta la sua eccessiva ricchezza.
Fortunata: moglie di Trimalchione, segue molto l'esempio del marito.
Il Satyricon è considerato un caso originale di documento linguistico del tempo. Petronio usa più registri di linguaggio. Il suo lessico è quello colorito, del popolo; egli nonostante il fatto ci presenti un vero e proprio documento linguistico non cade mai nella volgarità. Quello adottato è il SERMO PLEBEIUS, lingua topica dei liberti letterati. I frammenti dei Satyricon a noi giunti si aprono con una discussione in una scuola di retorica tra il protagonista ed il narratore del romanzo, Encolpio, ed il retore Agamennone.[RETORICA:arte di persuadere l'uditorio per ottenere il consenso. Sulle orme della retorica di Aristotele, la tradizione greco-romana giunse a una sistemazione delle varie tecniche e discipline retoriche che prevedeva 5 parti:inventio,(contenuti argomentazione), disposititio (organizzazione ai fini persuasivi), elocutio (ornamenti stilistici), actio (dizione e gestualità), memoria (tecnica di memorizzazione)] In seguito è proprio il nostro protagonista a trovarsi in una GRAECA URBS, dove vi è giunto per sfuggire l'ira del dio Priàpo. Lo accompagnano Ascilto e il giovinetto Gitone e la conquista amorosa del personaggio è causa di lite tra Encolpio ed Ascilto. I tre cadono nelle grinfie di Quartilla, sacerdotessa di Priàpo che li costringe a sottostare alle sue voglie. Quando ormai sfiniti i tre meditano la fuga un messo del retore Agamennone li conduce ad una cena offerta nella casa labirintica di Trimalchione. Il pasto e l'enorme spreco di cibi pregiati serve ad ostentere l'opulenza del padrone di casa, il quale, vuole fare sfoggio di cultura durante la cena. Il banchetto sembra diventare una trappola per i tre i quali, dopo lunghe peripezie riescono a scappare e giungere in una locanda. Lì Encolpio ed Ascilto si azzuffano di nuovo per il possesso di Gitone, ed infine Encolpio rimane solo e disperato perché Gitone ha scelto il suo rivale. Recatosi in una pinacoteca vi incontra Eumolpo, vecchio poetastro non privo d'ingegno. Piantato in asso Ascilto, Eumolpo ed Encolpio, insieme a Gitone s'imbarcano su una nave senza sapere che essa appartiene agli odiati Lica e Treifena. Invano i protagonisti cercano di nascondersi e, una volta scoperti la situazione sempre volgere al peggio ma Eumolpo riesce a portare la pace. I naviganti però vengono sorpresi da una tempesta; Eumolpo, Encolpio e Gitone si salvano miracolosamente. Si dirigono verso la vicina Crotone, ma non hanno denaro, così Eumolpo si finge un ricco passeggero sfuggito ad un naufragio e Gitone ed Encolpio fanno la parte dei suoi schiavi. In tal modo Eumolpo è sempre più seguito dalla cura e dalle attenzione del Crotoniati che sperano di ricevere in cambio la sue eredità. Encolpio, però è sempre perseguitato del dio Priàpo e non riesce a manifestare la sua virilità a Circe. Il testo lacunoso e frammentario del Satyricon a noi giunto termina con un accenno alla guarigione di Encolpio e con un testamento di Eumolpo che offre le sue presunte ricchezze agli abitanti di Crotone purché essi mangino il suo cadavere.
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