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(detta "La Martorana") e S. Cataldo
1.- La Martorana. Di contro a S. Caterina è la chiesa della Martorana o S. Maria dell'Ammiraglio, gioiello d'arte del periodo normanno, fatta erigere da Giorgio d'Antiochia, ammiraglio di Ruggero II, nel 1143. Affidata nel 1221 al clero greco, nel 1433 fu ceduta da re Alfonso di Aragona a un vicino monastero che era stato fondato da Eloisa Martorana (1193), da cui le venne il nome.
Subì nel corso dei secoli distruzioni e aggiunte, dalle quali la hanno in parte liberata moderni restauri. Nel 1588 andarono distrutti la facciata ovest e il portico che l'univa al campanile, e più tardi (1683-86) l'abside.
Della costruzione originaria si notano dalla piazza il campanile e, oltre la concava facciata barocca, il corpo squadrato superstite della chiesa, sormontato dalla cupoletta emisferica su tamburo poligonale e ornato all'esterno da archeggiature di tipo musulmano.
Dopo il Vespro (1282) si adunarono in questa chiesa i baroni e i rappresentanti delle città siciliane, e deliberarono di offrire la corona di Sicilia a Pietro d'Aragona. La chiesa è dal 1985 concattedrale della diocesi di Piana degli Albanesi e officiata secondo il rito greco-orientale, le cui cerimonie liturgiche sono del più suggestivo interesse.
Per un cancello si sale la scala e ci si trova al piede del Campanile, originale ed elegante costruzione del sec. XII a pianta quadrata (fig. 1), aperto in basso da arcate archiacute a colonne angolari, e con tre ordini di grandi bifore; da notare la policromia degli intarsi arabeggianti del paramento, le bozze delle arcate delle bifore, e il motivo delle colonnine che ornano gli spigoli arrotondati dei due ordini superiori. La cupola che lo terminava crollò per il terremoto nel 1726.
Passando sotto il campanile si entra nell'interno (fig. 5, pianta della Martorana). Esso originariamente era costituito da un corpo quadrato, diviso a croce greca da quattro colonne sorreggenti una cupola, e da tre absidi; lo precedeva un portico di unione al campanile. Il portico nel '600 fu sostituito da una serie di campate su colonne che prolungano sul davanti le tre navate originarie, e le cui volte furono affrescate da Ant. Grano (1888), Guglielmo Borremans (1717) e Olivio Sozzi. Nella fronte del corpo originario, già sotto il portico distrutto, sono due mosaici: a destra, "re Ruggero incoronato da Gesù", a sinistra, "Giorgio Antiocheno ai piedi di Maria", la quale ha un cartiglio con la preghiera di lui, in greco (sembra, tuttavia, che solo la testa e le mani dell'ammiraglio siano antiche).
La chiesa propriamente detta, che aveva le pareti rivestite in basso di marmi, è decorata in alto quasi completamente di mosaici, che costituiscono il più antico ciclo musivo della Sicilia. Lo schema iconografico e la distribuzione dei mosaici rispondono ai più ortodossi canoni bizantini; anche lo stile, pur nella diversità delle varie mani, si ricollega alla più pura tradizione del periodo medio bizantino (fig. 2).
Al sommo della cupola, il Pantocratore, seduto in trono e benedicente; all'intorno, 4 Arcangeli; nel tamburo ottagonale, Profeti, a destra e a sinistra; nelle trombe della cupola, i 4 Evangelisti. Nelle volte a botte del braccio settentrionale (a d.) e in quello meridionale (a sin.) della crociera, lo grandiose figure di 8 Apostoli; nella volta del braccio verso l'ingresso, la Natività di Gesù e il Transito della Vergine; nei mistilinei delle arcate trasversali del quadrato, l'Annunciazione e la Presentazione al Tempio. Nell'intradosso dell'arcata precedente il presbiterio, 2 Arcangeli; alla parete del braccio destro, 2 Apostoli (sono scomparse le figure della parete opposta). Nelle absidiole laterali, le mezze figure di S. Anna e di S. Gioacchino.
Il pavimento policromo del quadrato sotto la cupola è a intarsio marmoreo e a mosaico.
L'ABSIDE fu distrutta nel 1683-86, e al suo posto si apre ora una cappella barocca a tarsie marmoree policrome e con affreschi dl Antonino Grano; sopra un bel tabernacolo in lapislazzuli, l' Annunciazione, tavola di Vincenzo da Pavia (1583).
Bei recinti a mosaico precedono le absidi; pure a mosaico è il pavimento. In alto, belle grate di clausura in ferro battuto. Nel 1° portale a destra, del 1599, interessanti imposte lignee intagliate, opera d'artefici arabi (sec. in); nel portale a sinistra, architrave con fregio scolpito, del sec. XII.
2.- S. Cataldo, altra chiesa del periodo normanno, costruita verso il 1160 dall'ammiraglio Majone di Bari, meglio conserva, grazie anche ai restauri, le squadrate e nitide forme architettoniche primitive, con le arcatelle cieche lungo il bel paramento, la elegante cornice a merlatura araba e le tre singolari cupolette emisferiche e rialzate su tamburo, dipinte in rosso (fig. 3); nella facciata tripartita, graziose monofore chiuse da transenne (fig. 4).
INTERNO suggestivo nella nudità dello pareti, che non furono mai rivestite di mosaici. E' un rettangolo (m 10 per 7) diviso in tre navate da 8 colonne provenienti da costruzioni antiche, con capitelli vari, che reggono arcate arabeggianti, e con tre absidiole. La nave mediana è sormontata da tre cupolette su trombe angolari. Il pavimento, a mosaico, è l'originale; così pure l'altare, con una croce, l'agnello e i simboli degli Evangelisti a graffito, sul davanti.
La chiesa è oggi sede dell'Ordine del Cavalieri del S. Sepolcro.
Nell'aiuola sotto il terrapieno di S. Cataldo, nel largo dei Cavalieri del S. Sepolcro, si vedono avanzi di strutture del sistema di fortificazioni di Panormo antica (fig. 4).
Di fronte, prospiciente la via Maqueda, il Palazzo dell' Università, già casa dei Teatini, con portale a colonne doriche sulla facciata, rifatta all'inizio dell'800.
di 'Ibn Gubayr ([1])
Uno dei monumenti più stupendi de' Cristiani in questa città è la chiesa detta dell'Antiocheno. La vedemmo il dì di Natale, ch'è di br feste principali; onde vi s'era raccolta gran tratta d'uomini e di donne.
Quest'edificio ci offrì una vista che mancan le parole a descriverla ed è forza tacerne, perché quello è il più bello monumento del mondo. Le pareti interne son dorate o piuttosto son tutte un pezzo d'oro, con tavole di marmo a colori, che uguali non ne furono mai viste; tutte intarsiate con pezzi da musaico d'oro; inghirlandate di fogliame con mosaici verdi; in alto poi s'apre un ordine di finestre di vetro color d'oro che accecavano la vista col baglior de' raggi loro e destavano negli animi una tentazione così fatta che noi ne domandammo aiuto a Dio.
Ci fu detto che il fondatore di questa chiesa, del quale essa ha preso il nome, vi spese quintali doro. Egli era vizir dell'avolo di questo re politeista.
Questa chiesa ha un campanile, sostenuto da colonne di marmo di varii colori e sormontato da una cupola, che poggia sopra altre colonne: lo chiamano Sawma'at 'as sawàri (il campanile delle colonne). Ed è una delle più mirabili costruzioni che mai si sia viste: così Iddio col suo favore e possanza la nobiliti tra non guari, con l'appello del muezzin!
Albo Fotografico
fig. 1
S. Cataldo e la Martorana viste dal Palazzo del'Università
fig. 2
Si distinguono i mosaici originali opera degli artisti fatti arrivare da Costantinopoli intorno al 1140 e gli affreschi del 1683.
fig. 3
Le tre cupolette poste sulle tre navate. Si nota la struttura a "Cuba" tipica della architettura araba
fig. 4
Si notano le grate di clausura. Sotto le palme si possono osservare i resti della cinta muraria di epoca romana.
'IBN GUBAYR, Rahlat 'al Kinani, in M. AMARI, Biblioteca arabo-sicula, Torino e Roma, Ermanno Loescher, vol. I, 1889, pp. 162-163. Pio viaggiatore, nato a Valenza nel 1145 visitò Palermo nel dicembre del 1184. Dalla descrizione di Palermo queste sono le sue impressioni sulla chiesa di S. Maria dell'Ammiraglio. Ibn Gubayr si augura che presto Palermo possa ritornare sotto il dominio dei musulmani e che dall'alto del campanile di questa chiesa, trasformato in minareto, possa risuonare la voce del muezzin.
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