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Oggi è un giorno d'autunno
Oggi è proprio una giornata d'autunno: mi accorgo, guardando fuori dalla finestra della mia camera, che è arrivata la prima nebbia.
Che tristezza! Tutto appare così grigio, così cupo. Le chiome degli alberi del vicino sembrano come imprigionate da un incantesimo che mi impedisce di vederne i colori.
Le case appaiono qua e là, man mano che procedo nel cammino, quasi avessero timore di farsi scorgere. Gli uccelli, che due settimane fa riempivano il silenzio del primo mattino, ora sono malinconicamente ammutoliti in questa monotonia. Beati quelli che sono già arrivati ai paesi caldi!
Durante il tragitto verso Legnago, la nebbia si dissolve e tornano i colori: le piante e le abitazioni sono ora più definite, il loro contorno non si confonde più con il grigiore circostante. Ecco che la natura fa ora sfoggio della sua nuova veste.
Quanti colori! Infinite gradazioni di rossiccio, di giallo e di marrone ravvivano il paesaggio ancora silenzioso.
Giunto a Legnago noto che gli alberi, per il vento di ieri, si sono spogliati, creando degli sterminati camminamenti fatti di un manto rosso imbrunito, che produce un simpatico scricchiolio sotto le mie scarpe. Mi soffermo un secondo a contemplare la bellezza del parco, che in questa stagione offre uno spettacolo veramente unico e affascinante. Le piante paiono fare a gara a chi abbia più sfumature.
Prima di andare in classe, ascolto con un pizzico di curiosità la conversazione di due anziani signori molto distinti: anche loro erano ammaliati dal fascino della natura e ne rimiravano l'armonia.
È da poche settimane che salgo questi scalini e già mi pare che la vecchia scuola sia parte di una vita lontana. L'autunno, che porta via le foglie degli alberi, mi ha portato via l'estate passata, ricca di bei ricordi.
Quando esco fa un po' più freddo e una leggera pioggia ha trasformato quel che era un bellissimo tappeto variopinto in un impasto scivoloso di fango e foglie. L'autunno mi appare ora come il preludio dell'inverno, una stagione di passaggio. Mi consola l'idea che fra poco giungerà la stagione fredda, che mi è cara per le festività e l'intimità che porta in famiglia, e per le vacanze, che mi permettono di andare in montagna a sciare.
Trascorro il pomeriggio fra le quattro mura domestiche. Subito dopo pranzo mi svago un po' giocando con il computer e suonando la chitarra. Poi mi dedico alla consueta attività di studio. Leggiucchio l'ultimo libro propostomi da mio padre, "Come sapere più cose e vivere meglio" di Roberto Vacca, così per passare il tempo. Ogni tanto mi affaccio al balcone della terrazza, osservando il paesaggio circostante e meditando.
Un paio di miei amici vengono a chiamarmi per uscire, ma non ne ho voglia: il tempo uggioso mi spinge a starmene in casa. Tutto sommato non mi annoio e non rimpiango molto l'estate, con le sue partite di pallavolo e i suoi giri in bici.
Devo accendere la luce, dato che non riesco più a leggere il libro: siamo al crepuscolo; le giornate si stanno effettivamente accorciando. Mi sembra che l'oscurità, così anzitempo, mi derubi di un pezzetto di vita.
Oramai è ora di cena e scendendo le scale avverto l'inconfondibile odore dello spezzatino, "la classica ricetta che cuoce da sé", utilizzata dalle donne che hanno troppo da fare per badare ai fornelli, come mia madre. Spezzatino e polenta. è proprio autunno.
Vado a letto. Un leggero brivido mi percorre la schiena. È ora che mio padre accenda il riscaldamento.
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