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Marx e il Capitalismo




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Marx e il Capitalismo


Le condizioni di vita egualitarie si rivelarono favorevoli al diffondersi tra gli operai delle teorie socialiste elaborate da Karl Marx. Il pensiero di Marx si forma a contatto ed in contrasto con la filosofia di Hegel, le idee della sinistra hegeliana,le opere degli economisti classici e le teorie dei socialisti utopisti. Per Marx, la filosofia di Hegel interpreta il mondo in maniera rovesciata. Così Marx sferra alcune accuse contro Hegel ;

1)quella di subordinare la società civile allo stato,2) quella di avere una concezione giustificazionista della storia, 3)quella di invertire il soggetto e il predicato. Marx è critico della Sinistra hegeliana perché essa trasformò l'idealismo in materialismo,perché i suoi membri combatterono contro le frasi e non contro il mondo reale di cui quelle frasi sono il riflesso e anche perché essi separarono la teoria dalla prassi mentre Marx le unisce. Marx deve molto agli economisti classici come Smith e Ricardo che gettarono le basi della teoria secondo cui il valore deriva dal lavoro. Dallo studio degli economisti classici, Marx ricava che alla massima produzione di ricchezza corrisponde l'impoverimento massimo dell'operaio. Tuttavia sono in errore quando pensano che le leggi da essi messe in evidenza sono leggi eterne de immutabili di natura. Marx spiega che la proprietà privata è un fatto che consegue dall'alienazione del lavoro umano. Marx distingue il suo socialismo ss scientifico dagli altri tipi di socialismo, e in particolare da quello utopistico. I socialisti utopisti hanno il merito di aver individuato antagonismo delle classi nella società, però non hanno nemmeno trovato le condizioni materiali per l'emancipazione proletariato, scivolando così nell'utopismo. Essi criticano la società capitalistica, la condannano e la maledicono; ma non sanno trovare una via d'uscita. A questo tipo di socialismo Marx contrappone quello scientifico, che ha scoperto la legge dello sviluppo del capitalismo e che può risolvere i suoi mali. Un filosofo le cui teorie vengono contestate da Marx, è Proudhon, il quale figura come esempio tipico di socialista conservatore o borghese. Marx considera Proudhon come un moralista utopista, incapace di capire il succedersi degli avvenimenti storici. Infatti Proudhon considerava le contraddizioni delle diverse epoche storiche come semplici difetti eliminabili ad opera del buon senso, mentre Marx afferma che esse sono condizioni necessarie per il passaggio da una forma di società ad un'altra più matura. E quindi la soluzione al Capitalismo non sta nel dividere, come voleva Proudhon, le proprietà tra i lavoratori , ma come afferma Marx, nel sopprimerla del tutto attraverso la rivoluzione vittoriosa della classe operaia. Feuerbach, sosteneva che è l'uomo che crea la religione. Marx è d'accordo con lui, però afferma che Feuerbach si è fermato davanti al problema principale che è quello di capire perchè l'uomo crea la religione. Marx afferma che gli uomini alienano il loro essere proiettandolo in un Dio immaginario solo quando la società proibisce la realizzazione della loro umanità. Esiste il mondo fantastico degli dei  perchè esiste il mondo irrazionale ed ingiusto degli uomini. La religione è ò'oppio del popolo, essa è l'opera di un'umanità sofferente ed oppressa, costretta a cercare consolazione nel'universo immaginario della religione. Il primo compito di una filosofia al servizio della storia è quello di smascherare l'autoalienazione religiosa. E' questa la ragione per cui la critica del cielo si trasforma in critica della terra. Ma sulla terra, Marx non trova un uomo che si realizza, ma un uomo alienato, ossia espropriato del suo valore umano e della sua creatività ad opera dell'alienazione del lavoro, la quale distrugge il suo corpo e il suo spirito. Il lavoro non viene svolto per necessità , ma per la pura sussistenza. Esso è un lavoro forzato, costrittivo, reso tale dalla proprietà privata che è fondata sulla divisione del lavoro. L'operaio diventa tanto più povero quanto maggiore è la ricchezza che produce. Dall'alienazione del lavoro, derivano tutte le altre forme di alienazione, come quella politica e quella religiosa. Il superamento di questa situazione avviene, secondo Marx, attraverso la lotta di classe che eliminerà la proprietà privata e il lavoro alienato. La teoria dell'alienazione del lavoro introduce quella del materialismo storico, la quale afferma che non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere,ma è, al contrario, il loro essere che determina la loro coscienza. Ciò porta a specificare che la struttura economica di un'epoca determina la sovrastruttura ideologica, cioè il complesso delle idee religiose, morali, politiche, giuridiche di quel periodo. Ma il materialismo di Marx è anche dialettico ed ha le sue radici nel sistema hegeliano. La dialettica permette a Marx di comprendere il susseguirsi reale degli avvenimenti storici e anche la situazione della società a lui contemporanea, la quale deve necessariamente estinguersi. Marx afferma che ogni momento storico genera delle condizioni. Secondo Marx, la dialettica è la legge di sviluppo della storica, ed esprime l'inevitabilità del passaggio dalla società capitalistica a quella comunista. Marx afferma che la storia di ogni società è fatta di lotta di classi. Oppressi ed oppressori alla fine di ogni lotta sono arrivati ad una trasformazione di tutta la società o alla rovina delle categorie sociali in contesa. La società era allora divisa in borghesia e proletariato. Per borghesia s'intende la classe dei moderni capitalisti, proprietari dei mezzi di produzione e assuntori di salariati. Per proletariato s'intende, invece, la classe dei moderni salariati, i quali, non avendo mezzi di produzione propri, sono ridotti a vendere la loro forza-lavoro pere vivere. La borghesia sorge all'interno della società feudale, è la negazione di questa e la supera. Con la crescita del mercato mondiale e con la seconda rivoluzione industriale, il ceto medio fu rimpiazzato da quello borghese, il quale deteneva il dominio economico e politico della società. La borghesia ha dato vita alla sua contraddizione interna, il proletariato, formato da operai organizzati e coscienti della propria forza e missione, che porrano fine alla società capitalistica ed inizio a quella comunista, priva di classi, della proprietà privata, dello Stato, della divisione e alienazione del lavoro. Questo è il comunismo autentico, che Marx distingueva da quello rozzo, consistente nell'attribuzione della proprietà privata allo Stato, che ridurrebbe tutti gli uomini a proletari e negherebbe la personalità dell'uomo. Però il comunismo procede per gradi:il primo passo è la dittatura del proletariato, il quale accentrerà tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato attraverso vari provvedimenti come l'abolizione del diritto di successione, l'ugual obbligo di lavoro per tutti, l'istruzione pubblica gratuita ecc. Il passo successivo è il salto nella libertà e quindi l'avvento del comunismo. Il Capitale è una delle opere più importanti di Marx e tratta dell'analisi della merce, che ha valore d'uso che è si basa sulla qualità posseduta dalla merce in relazione alla soddisfazione di qualche bisogno, ed un valore di scambio che è dato da tempo di lavoro sociale necessario per produrla. Ma anche la forza-lavoro è una merce, che l'operaio vende sul mercato al capitalista in cambio del salario. Però la forza-lavoro è una merce speciale,in quanto produce plusvalore. Se ad esempio un operaio lavora dodici ore al giorno, di cui sei pagate so,o per la sua sussistenza, nelle successive sei egli produce plusvalore, che il capitalista reinveste per non soccombere alla concorrenza, acquistando nuovi macchinari produttivi. Cosi il capitale si concentrerà nelle mani di sempre meno persone, causando l'aumento della povertà tra i lavoratori.



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