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La tolleranza per chi e per ciò che è diverso rispecchia il grado di civiltà di un popolo
"Gli ebrei sono indubbiamente una razza,
ma non sono umani".[1]
'Risalendo il lato occidentale
di Central Park, da giù, dal ventre di Manhattan, come per puntare al Museo di
Storia Naturale, anche senza volerlo si arriva alla Sede della New York
Historical Society. Lì, da mesi, in una stanza neppure troppo grande, con
qualche teca in mezzo e un tavolo in fondo con due computer, c'è una strana
mostra: niente di artistico in senso stretto, brandelli di Storia, piuttosto, e
brandelli è la parola giusta; decine di foto, spesso stampate in formato
cartolina: il soggetto è uno solo: rivoltante. Gente impiccata dopo essere
stata linciata. Nella stragrande maggioranza sono neri. Nella stragrande
maggioranza sono circondati da bianchi vestiti bene che guardano e si fanno
fotografare. La mostra si intitola Without Sanctuary.
Alle volte lo bruciavano: in quei casi lo chiamavano Negro Barbecue. Alle volte
la polizia riusciva ad arrivare per prima e a mettere il sospettato al sicuro,
in galera. Allora, se il delitto in questione era particolarmente offensivo per
la razza padrona bianca, si formavano spontanee bande di gentiluomini che
prendevano d'assalto la galera per andarsi a riprendere ciò che era loro.
Quando riuscivano ad appropriarsene (e ci riuscivano) la punizione diventava
qualcosa di più del gesto rabbioso di un animale ferito: diventava rito, e
cerimonia, e festa collettiva: venivano da paesi lontani chilometri, a vedere,
si vestivano bene e riempivano la piazza, portavano anche i bambini, perché
imparassero, e anzi è documentato che in alcuni casi le scuole ebbero cura di
chiudere, quel giorno, per consentire ai ragazzi di assistere al linciaggio:
alcuni riportavano a casa, come souvenir, pezzi dei vestiti delle vittime. Era
una festa
.Nei due computer sul tavolo, lì alla mostra, due bei I-Mac blu, ti puoi
sedere e scrivere una tua opinione, un messaggio, qualcosa. O leggere quelli
degli altri. Sono stato lì a leggere per una buona mezz'ora. C'erano molti
americani sinceramente stravolti dallo scoprire di cos'era capace la loro
patria. C'erano neri che dicevano che i linciaggi esistono ancora. C' era uno
che diceva di essere un discendente di uno degli impiccati, e raccontava la sua
storia. Molti scrivono soltanto: che Dio ci aiuti. Ho cercato a lungo e in
tanta addolorata e sincera costernazione non ho trovato nessuno, dico nessuno,
che accennasse alla prima cosa che è venuta in mente a me: la pena di morte.
Non dico che il linciaggio sia tout court paragonabile alla pena di morte; mi
rendo conto che ci sono delle differenze. Ma comunque non è la prima cosa che
ti viene in mente? Sei negli Stati Uniti, vedi una mostra così, e non ti viene
in mente la pena di morte? Ma quanto è strana la gente? Ma com'è costruito il
loro cervello? Tutti zitti a guardare, testimoni muti?'[2]
Alessandro Baricco
Avrei potuto cominciare questo tema con un'infinità di pagine di libri, quotidiani, riviste, o perché no? Anche con un mio pensiero; ho scelto invece questo articolo di giornale, trovato su WebTrek Italia, una rivista di Star Trek, famosissima serie televisiva e cinematografica di fantascienza, che di certi argomenti non dovrebbe assolutamente trattare. Il motivo che mi ha spinto ad optare per queste righe, è proprio l'ultima parte di esse: la pena di morte. Prima di arrivare ad essa, però, è necessario fare un passo indietro, anzi, molti passi.
'Frontiera Sud. Questo confine è stato
posto nell'anno VIII del Regno di Sesostris III, Re dell'Alto e Basso Egitto,
che vive da sempre e per l'eternità. L'attraversamento di questa frontiera via
terra o via fiume, in barca o con mandrie, è proibito a qualsiasi nero, con la
sola eccezione di coloro che desiderano oltrepassarla per vendere o acquistare
in qualche magazzino'.
Queste parole erano scritte su una stele rinvenuta nel Sud dell'Egitto,
risalente al XIX secolo a.C. ed è forse uno dei primi documenti che legittima
la discriminazione tra gli uomini, in base al colore della pelle.
Le differenze di colore della pelle sono state certamente le prime
caratteristiche che hanno contribuito, con l'approvazione della scienza e della
medicina in particolare, alla diffusione del razzismo.
La medicina, intesa come disciplina scientifica, fin dai tempi antichi, ha provato a dare fondamento a teorie di discriminazione razziale che non avevano nulla di scientifico.
All'interno della città greca, il medico (ippocratico) si occupava di tutti: uomini, donne, cittadini, stranieri, persone libere, schiavi, greci o barbari che fossero. Di fronte a sé, il medico aveva prima di tutto un essere umano. Secondo alcune pubblicazione mediche attuali la parola greca anthropos, che designa 'l'essere umano', torna spesso negli scritti dei medici, che usano questa parola per parlare del malato. Il che significa che le altre distinzioni di sesso, di status sociale o di origine razziale, sono secondarie, e che quello che conta è prima di tutto il malato, cui va restituita la salute. Il medico ippocratico afferma chiaramente (già prima di Aristotele) che il fine della medicina non è il successo del medico, ma l'interesse del malato.
Importante, secondo me, è il fatto che lo stesso medico ippocratico usasse, con lo stesso grado di successo, le stesse medicine per curare TUTTI i malati. Ma, se usava gli stessi farmaci, com'è possibile che persone di "razza" differente, ad esempio gli stranieri, guarissero nello stesso modo dei greci? Non comporta, forse, l'essere di razza diversa avere anche l'organismo diverso?
Probabilmente ai tempi dell'antica Grecia, non si aveva ancora elaborato bene il pensiero di razza, altrimenti, come più avanti cercarono di dimostrarci altri scienziati, il medico ippocratico non avrebbe mai e poi mai adoperato gli stessi sistemi di cura. È possibile, invece, che il popolo greco fosse più civilizzato di tanti altri che vennero dopo, o almeno nel campo medico.
Il pregiudizio nei confronti del diverso nasce probabilmente molto tempo prima dei greci (non scordiamoci che nell'età primitiva se un uomo non faceva parte dello stesso villaggio o tribù, veniva scacciato, e non crediamo che si trattasse di un semplice atteggiamento difensivo nei confronti dei compagni), ma assume forme smisurate solo con la nascita del razzismo moderno, quando viene presupposta l'esistenza di 'razze superiori', destinate al comando, e di 'razze inferiori', destinate alla sottomissione. La medicina comincia a prendere una posizione razzista, talvolta spinta dal forte condizionamento politico ed economico. Il razzismo si è pienamente attuato con il nazismo e l'apartheid, dove la medicina (anche se in parte) è stata complice.
Con l'affermarsi in Germania di Adolf Hitler la tolleranza verso chi o verso ciò che era diverso diventò atto illegale: si impedì addirittura a chi fosse affetto da malattie o portatore di handicap ereditari, di procreare. Come dissero diversi autori: si assistette ad una "escalation della follia", dove in particolar modo gli ebrei erano il male da eliminare.
Le misure "antiebraiche" iniziarono esattamente nel 1933, quando si cominciarono a sabotare i negozi ebraici e gli ebrei vennero licenziati da qualunque impiego che avesse a che fare con l'amministrazione, al fine di giungere a quella che fu in seguito definita "arianizzazione dell'economia". Si continuò poi con le 'Leggi a protezione del sangue tedesco' del 1935, note come Leggi di Norimberga, che consideravano cittadino del Reich solo chi fosse di sangue tedesco. In questo periodo la medicina fu costretta ad appoggiare l'idea di una purezza di sangue; i pochi medici che non accettarono di riconoscere la validità di queste teorie, furono costretti a lasciare il lavoro (non bisogna dimenticare inoltre che molti medici avevano prestato la loro opera per attuare il decreto sull'eutanasia obbligata).
Perché si utilizza la parola RAZZA per definire chi è diverso?
Il concetto di razza è ormai decisamente superato e sarebbe dovuto, a mio parere, scomparire già da molti anni, quando l'antropologo Franz Boas dimostrò che "razza, lingua e cultura non percorrono la stessa strada". Il concetto però è riuscito a sopravvivere. Quando nel1939 fu pubblicato Races of Europe, dell'antropologo Carleton S Coon, il concetto di razza si è rafforzato. Coon, infatti, fece parecchie riflessioni sugli ebrei, affermando che c'erano caratteristiche esteriori tipiche di cui nessun scienziato avrebbe potuto negare l'esistenza.
La maggior parte dei medici, dei biologi e degli antropologi oggi ammette che: "dal punto di vista medico-biologico e genetico le razze sono una leggenda". Eppure l'idea sopravvive ancora ai nostri giorni!
Ci sono però diversi modi di appoggiare il concetto di razza: il primo in assoluto comprende tutti coloro che sono convinti dell'esistenza di tre principali razze: mongoloide, negroide e caucasoide (addirittura distinti per capacità intellettive e procreative). Altri, invece, non capiscono perché la biologia razziale debba essere sbagliata, ma evitano qualunque riferimento alla razza perché non vogliono sembrare politicamente scorretti.
Questo, purtroppo, sta a dimostrare che tutt'oggi la gente non è istruita, o che comunque non ha il coraggio di accettare il fatto che un nero, un mulatto o un ebreo non sia più differente di quanto lo è lui e sua madre (non crediate che cattolici siano esclusi da questo discorso: i più famosi gruppi antirazzisti dicevano appunto di essere ispirati da Dio in persona).
Negli Stati Uniti, paese dappertutto inteso come il più avanzato del mondo, ci sono state (e continuano ad esserci) moltissime discriminazioni razziali; basti pensare che un americano dalla pelle più scura ha ancora il doppio delle probabilità rispetto a un bianco, con lo stesso stipendio, di vedersi negare un prestito in banca.
Le razze non esistono, il razzismo invece sì.
Fin dall'inizio del tema ho voluto affrontare il problema seguendo un certo ragionamento di tipo medico-scientifico, è quindi mia intenzione continuare con questo tipo di analisi.
Prima della Seconda guerra mondiale, i medici erano spesso accecati dalla convinzione che alcune razze soffrissero di determinate malattie. Ad esempio si diceva che le persone affette da "anemia falciforme" dovevano per forza avere "sangue africano". Nel 1927 il medico americano J. S. Lawrence scoprì il caso di un bianco affetto da questa forma di anemia. Non trovando alcun parente di origine africana nella famiglia, pensò di aver scoperto una nuova malattia, avvisando i colleghi medici di stare attenti a non diagnosticare la malattia sbagliata.
Nel 1899 il medico americano Thomas R Brown sosteneva di aver spesso sentito i chirurghi dire che i tumori trovati in donne nere avevano tutte le caratteristiche di cisti ovariche, ma dato che le pazienti erano negre, egli affermava che certamente non poteva essere, in quanto non si conoscevano casi di cisti multiloculari in donne negre. L'anno seguente, un eminente medico afroamericano, raccontava di aver sentito un medico dell'Alabama dire che forse la razza negra non si era evoluta fino allo stadio in cui si presentano cisti. Il medico afroamericano aveva allora dimostrato, in uno studio, con prove inoppugnabili, che le cisti ovariche erano comuni anche nelle donne nere dell'Alabama.
Non ho intenzione di dilungarmi molto con gli esempi, dato che penso abbiate capito quanto siano ridicole certe affermazioni. Basti sapere che oggi l'idea di una patologia distinta per le diverse razze è stata sostituita da una teoria della razza come fattore di rischio per alcune malattie. Ma i risultati (a livello medico) sono gli stessi.
Il razzismo è stato incoraggiato dalle gravi malattie che hanno inflitto devastazione a vari paesi europei e non. Già nel ritorno della peste, nel 1348, a Tolone inizia un movimento di persecuzione contro gli Ebrei, accusati di diffondere la malattia. Quando fece comparsa la sifilide ogni paese la soprannominò col nome del popolo ritenuto responsabile della sua diffusione, in Francia, ad esempio, venne definita 'Mal napoletano', tuttavia, a Napoli la chiamano tutt'oggi 'Mal francese'. Quando all'inizio degli anni ottanta è comparsa l'AIDS, immediatamente è stata definita 'gay sindrome', perché si era convinti che fosse una malattia diffusa esclusivamente dagli omosessuali.
Nelle scuole, ogni volta che si affronta il problema dei campi di concentramento (o meglio: di sterminio) nazisti, non si fa che parlare di lavoro, camere a gas e forni crematori. C'è però un argomento che, soprattutto alle scuole medie inferiori, non viene nemmeno sfiorato: l'impiego del laboratorio di ricerca.
L'attività 'scientifica' svolta dai medici nei campi, prima e durante la Seconda guerra mondiale, è stata così ripugnante che ancora oggi si sta male solo a pensarci. Le atrocità inflitte ai prigionieri, sempre in nome della 'ricerca medica', non hanno avuto precedenti, per brutalità e crudeltà.
Amputazioni e trapianti di arti in condizioni igieniche assurde. Iniezioni di pus nelle gambe e nelle mammelle delle partigiane polacche per 'studiare' gli effetti dei sulfamidici: Acqua marina data da bere agli zingari per 'sperimentare' la resistenza alla sete. Prigionieri lasciati per ore dentro vasche di ghiaccio per 'osservare' gli effetti del freddo sull'organismo.
Erano forse tutti della stessa razza? No. Allora perché si utilizzano tutt'ora le nozioni apprese da quegli esperimenti? Se si trattava di persone DIVERSE da noi, come facciamo a sapere con certezza che le cure funzioneranno anche se immesse in organismi diversi?
Esperimenti sulla potabilità dell'acqua marina, sul congelamento, sulle cadute da grandi altezze
Ustioni e avvelenamenti
Eutanasia di pazzi e portatori di handicap
Ricerche sul tifo, dissenteria, malaria, tubercolosi, epatite virale sperimentate sui prigionieri
Esperimenti con omosessuali
Esperimenti medici su gemelli
Fratture e trapianti sperimentali
Infezioni sperimentali nell'uomo per lo studio dei sulfamidici
Collezione di scheletri e crani
Una bella compilation, non c'è che dire.
A che scopo cominciare ad eseguire test se poi si sarebbero dovuti buttare perché la gente implicata negli esperimenti era di una razza che dopo il nazismo (secondo i tedeschi) non si sarebbe più neanche sentita nominare?
Il perché mi sembra chiaro: i medici implicati erano a conoscenza di poter salvare, in futuro, persone di "sangue ariano". Evidentemente sapevano di non stare perdendo tempo perché le cavie erano tutte della stessa razza: quella UMANA.
Torniamo in Italia, è il 14 luglio del 1938 e Mussolini ha dato ordine di pubblicare sul Giornale d'Italia il 'Manifesto degli scienziati razzisti' sottoscritto da 180 scienziati del Regime e redatto (secondo alcuni diari), quasi completamente, dal duce stesso.
Ho deciso (per la gioia del mio prof. di lettere) di proporvi la versione originale completa, in modo che possiate voi stessi giudicare tale scritto.
MANIFESTO DEGLI SCIENZIATI RAZZISTI
1. Le razze umane esistono.
L'esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti.
2. Esistono grandi razze e piccole razze.
Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per esempio i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente.
3. Il concetto di razza è concetto puramente biologico.
Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Perché alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli italiani sono differenti dai francesi, dai tedeschi, dai turchi o dai greci, non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.
4. La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana.
Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti pre-ariane. L'origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa.
5. E' una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici.
Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio.
6. Esiste ormai una pura 'razza italiana'.
Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana.
7. E' tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti.
Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità.
8. E' necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani da'altra.
Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.
9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana.
Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.
10. I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo.
L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.
Ecco come si porta un popolo civilizzato a credere in una forma barbarica di razza!
Ma oggi, in fin dei conti, siamo così tanto cambiati da quel che eravamo?
L'articolo 5 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dice:
potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli,
inumani o degradanti.'
Una bellissima frase, ma che purtroppo è ignorata da tanti.
Non serve fare molta strada per trovare situazioni drammatiche dove chi è diverso, anche solo per religione, viene torturato e massacrato.
"Il torturatore può ricorrere alla tortura
conformemente al decreto di Clemente V.
Regole: si tortura l'accusato che vacilli nelle risposte, il diffamato che abbia
contro anche solo un testimone, il diffamato contro il quale c'è un indizio
grave"[3]
La guerra in Serbia ha portato morte e distruzione ad un popolo che non era colpevole di nulla, se non l'ESSERE DIVERSO.
I carabinieri italiani mandati in Kosovo continuano a trovare luoghi e materiali serviti alla tortura di gente innocente, o che comunque cercava di difendere la sua patria, il suo pezzo di terra dove poter vivere in pace.
In questi paesi la tortura si verificava (e forse si verifica ancora) ogni giorno. A dispetto degli accordi internazionali che la vietano la tortura è comune e sistematica. La lista delle tecniche di tortura usate oggi include non solo arcaici strumenti, come fruste, bastoni e chiodi, ma anche tecnologie moderne che si servono dell'elettricità, metodi sofisticati di violenza psicologica e droghe che possono provocare panico, allucinazioni, spasmi muscolari e paralisi. Le vittime sono picchiate, bruciate, violentate, soffocate e soggette a finte esecuzioni.
TUTTO QUESTO PER UNA PERSONA CHE E' SEMPLICEMENTE DIVERSA?
Ma qualcosa è comunque cambiato: abbiamo assunto più responsabilità. Da questa responsabilità è nato un gruppo, Amnesty International, che si occupa di indagare e far conoscere a tutto il mondo la verità su certe condizioni in cui sono costrette a vivere alcune persone.
Amnesty si oppone inoltre ai trattamenti crudeli, inumani e degradanti quali per esempio l'isolamento forzato, l'uso di catene alle caviglie in detenuti costretti ai lavori forzati, la privazione del sonno. Da gruppi di medici soci di Amnesty International sono nati alcuni centri internazionali di recupero psicologico e fisico di vittime della tortura.
Penso che, nonostante il nostro utilizzo sbagliato della televisione, la TV possa essere ancora uno dei migliori mezzi istantanei d'informazione.
"L'informazione è sicuramente manipolata, filtrata, censurata ad arte, ma abbiamo ancora, al momento, la possibilità di confrontare, cercare, scavare e interpretare i flussi di informazione che ci arrivano" (Giancarlo Manfredi)
Ho letto recentemente che la BBC ha trasmesso un'interessante reportage sulle atrocità che accadono attualmente nel mondo. Mi dispiace perché, anche se l'avessi saputo in tempo, non avrei potuto vederlo perché non possiedo la parabola. Peccato però che gli italiani "tecnologicamente avanzati" abbiano preferito guardare una puntata di Grande Fratello, una delle trasmissioni mondiali più stupide mai fatte!
La tolleranza per chi e per ciò che è diverso rispecchia il grado di civiltà di un popolo?
Ebbene sì, ma non possiamo assolutamente affermare che il nostro popolo abbia un alto grado di civiltà, e nemmeno che questo grado sia aumentato nel corso del tempo.
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