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La questione animale




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La questione animale


Con l'espressione "questione animale" si intende fare riferimento a un argomento che dal 1975, anno di pubblicazione di Animal Liberation di Peter Singer, occupa uno spazio nell'ambito del più ampio dibattito sui cosiddetti "nuovi diritti" e "nuovi soggetti". I nuovi soggetti coincidono così con un concetto allargato di soggetto morale fino a comprendervi esseri o addirittura entità che prima ne erano esclusi: ad esempio gli esseri umani non ancora esistenti, cioè le generazioni future, oppure gli esseri non umani animati e senzienti, vale a dire gli animali, o ancora gli esseri animati ma non senzienti, cioè le piante, i vegetali e infine gli esseri inanimati, come la terra, il mare, le montagne, il paesaggio, gli ecosistemi e simili.

A soggetti già riconosciuti come tali, ovvero gli esseri umani, possono venire attribuiti diritti nuovi, o dimensioni nuove dei vecchi, nell'ambito di certi loro status soggettivi o condizioni di vita che in precedenza non venivano presi in considerazione: è il caso tipico dei cosiddetti "diritti del malato". E allora in che senso gli animali possono venire considerati soggetti morali e fino a che punto si può parlare di diritti degli animali?

Esistono due impostazioni principali relativamente al rapporto uomo-animale dal punto di vista etico: l'una utilitaristica, basata cioè sulle conseguenze delle azioni in termini di piacere e di pena, l'altra invece incentrata sull'esistenza di diritti e di doveri oggettivi. Secondo la prima, quindi, si deve evitare di infliggere sofferenza a tutti gli esseri, umani e non,  che siano in grado di provarla: e quindi anche gli animali, dato che nessuno li pensa più come meri automi, privi della consapevolezza del dolore. È la prospettiva dell'utilitarismo classico di Bentham e di quello moderno di Singer. Scopo di Bentham era opporsi all'idea dominante secondo cui solo gli esseri dotati di raziocinio e di linguaggio, e quindi di autocoscienza, potevano entrare a qualche titolo nell'universo della morale. Tutti gli altri ne erano esclusi, o, nella migliore delle ipotesi, vi rientravano soltanto in via indiretta: era stata la concezione di san Tommaso e di Kant, secondo i quali l'uomo ha sì il dovere di non far soffrire gli animali, ma solo come conseguenza indiretta del dovere che ciascuno ha verso gli altri uomini di non offendere la loro sensibilità mediante spettacoli crudeli, spettacoli che possono spingere le persone a diventare crudeli anche nei confronti dei loro simili ("tesi della crudeltà"). Secondo san Tommaso, infatti, dato che l'uomo è fatto a immagine di Dio e partecipa all'essenza di Dio, il modo in cui trattiamo gli animali non è importante se non, come è già stato detto, nella misura in cui l'essere crudeli verso gli animali può abituarci a essere crudeli verso gli uomini. Per san Tommaso, inoltre, l'essenza di Dio è la ragione, come pure per Cartesio e Spinoza, ognuno a suo modo. Il Dio è un Dio di ragione. E ragione e universo hanno la stessa essenza. E il fatto che gli animali, non avendo la ragione, non possano comprendere l'universo ma debbano limitarsi a seguirne ciecamente le leggi, dimostra che, a differenza dell''uomo, ne fanno parte ma non ne condividono al natura: l'uomo è simile a Dio, gli animali sono simili alle cose. Per Cartesio un animale vive come una macchina; un animale non è altro che il meccanismo che lo costituisce;se ha un'anima, ce l'ha nel senso in cui una macchina ha una batteria; ma l'animale non è un'anima racchiusa in un corpo, e la qualità del suo essere non è la gioia. Persino Kant, che è già stato citato in merito alla tesi della crudeltà, non persegue, riguardo agli animali, le implicazioni della sua intuizione, secondo cui la ragione può non essere l'essenza dell'universo, bensì, al contrario, unicamente l'essenza del cervello umano.

Singer, uno dei nomi più importanti dell'animalismo contemporaneo, riprende la teoria benthamiana e si serve dell'argomento dei "casi marginali". Se fossero la ragione, o la capacità di parlare, o la capacità di autodeterminazione, a segnare il confine tra gli esseri degni di considerazione morale e quelli che non lo sono, allora, argomenta Singer, anche numerosi esseri umani, i neonati, i cerebrolesi, i deficienti, i comatosi, dovrebbero venire esclusi dalla sfera morale. Per limitare la morale agli esseri umani occorrerebbe trovare una qualità che appartenesse a tutti gli esseri umani e solo agli esseri umani: ma, come si è visto, tale ruolo non può essere svolto né dalla ragione, né dal linguaggio, né dall'autocoscienza: a parte il fatto che gli animali possiedono tali doti, sia pure in misura molto limitata rispetto all'uomo, il punto da sottolineare è che gli umani marginali ne sono privi, in tutto o in parte.

Una teoria affine a quella utilitaristica è rappresentata dalla <<morale della simpatia>>, risalente a  David Hume e Adam Smith. Secondo tale teoria, le valutazioni in termini di bene e di male sono il prodotto della nostra capacità di entrare in uno stato di partecipazione simpatetica con le gioie e i dolori altrui. Poiché anche gli animali sanno gioire e soprattutto soffrire, la nostra partecipazione simpatetica non può non estendersi anche ad essi.

In ambedue queste prospettive appare evidente come gli animali siano considerati alla stregua di soggetti morali, sia pure passivi e non attivi.



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