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LA QUARTA CAMPAGNA DI LUIGI XIV
Il cantiere per la costruzione della cappella viene riaperto nel 1699,l'indomani della pace di Ryswick. Esso rimane in attività malgrado la ripresa della guerra. La struttura muraria viene conclusa nel 1702. La consacrazione avviene nel 1710 ma alla morte di Luigi XIV la decorazione non vi era ancora ultimata. L'ultima campagna del regno è completamente dedicata alla costruzione della cappella. La devoluzione di Luigi XIV, che è sempre stata sincera ma che diventava fervente solo dopo la conversione dovuta a Madame de Maintenon, ha avuto poco tempo per esprimersi nella cappella definitiva.
Il progetto esecutivo del 1699 è sensibilmente diverso da quello messo in cantiere nel 1689,pur ritenendone lo schema di massima. Nel 1689 era stata prevista un'elevazione interna su tre livelli: due livelli di arcate quasi uguali e uno di finestre alte. Il secondo livello di arcate, quello corrispondente al piano in cui si trovano in grandi appartamenti, era ornato di pilastri. L'interno era rivestito di marmi policromi. L'abbandono del marmo a favore della pietra si inscrive in questa ultima mutazione dello stile versagliese che caratterizza la fine delle regno. All'esterno, la pietra da taglio contrasta con l'apparecchio mattoni e pietra dei cortili: questa scelta preannunciava forse l'ordine di porre mano al Grand Dessein, con cui si sarebbe adottata ovunque la pietra. Poiché l'alto tetto della cappella incombeva eccessivamente sugli edifici dei cortili, la loro sopraelevazione, prevista dal Grand Dessein, si sarebbe imposta da sè. In verità la cappella trae la propria preminenza non dalla mancata realizzazione di un progetto, ma dalla sovranità di Dio sul re. L'edificio ha ricevuto maggiore slancio dallo sviluppo del secondo livello, le cui arcate a pilastri sono state sostituite da colonne. Queste sono di ordine corinzio. Così, mentre l'ordine dorico regna nei cortili dell'epoca di Luigi XIII e l'ordine ionico sulle facciate dei giardini dell'epoca di Le Vau, il più perfetto degli ordini è consacrato a Dio.
A nostro giudizio la cappella è l'opera più riuscita del castello di Versailles in quanto in essa sono riuscite la modernità più avanzata e la più venerabile tradizione. La modernità è data da quell'elevazione interna che richiama il colonnato del Louvre. L'accostamento è stato fatto dai contemporanei. Si è addirittura pensato che in qualche particolare della cappella di Versailles potesse esserci la mano di Claude Perrault, presunto autore del colonnato del Louvre e di un progetto di chiesa a colonne, molto innovativo. Tuttavia Claude Perrault è morto nel 1688: ha in effetti lasciato un progetto di cappella per Versailles, attualmente è andato perso, ma sufficientemente noto da permettere di escludere qualsiasi analogia con quello poi realizzato. Si può dire tutt'al più che il gusto dei grandi colonnati si è sviluppato attorno a Perrault. La contesa per la paternità del capolavoro versagliese ha per protagonisti soltanto Mansart in persona e i suoi collaboratori. Certamente Mansart, nominato sovrintendente all'edilizia nel 1699, non poteva seguire nel dettaglio la costruzione della cappella e si può attribuire a De Cotte la definizione del programma decorativo, tanto più che Mansart muore nel 1708. Per quanto riguarda invece la parte architettonica, restringendo la rosa dei contendenti a Mansarte a De Cotte, il dubbio non si pone: è sufficiente confrontare l'intera opera dei due uomini per sapere da che parte stava il genio. Per noi, l'architetto della cappella è sicuramente Mansart.
Il rispetto dell'orientamento (il coro sta a est), lo sviluppo in altezza, l'importanza data alle finestre che traforano abbondantemente i muri, la presenza di archi rampanti per sostenere la volta e di doccioni per lo scarico delle acque, la pendenza del tetto e la sua orditura a puntoni porta capriata, di tipo arcaico, tutto ricorda l'architettura gotica. La pianta si avvicina a quella della cattedrale di Notre-Dame di Parigi. La struttura è probabilmente ispirata alla Sainte-Chapelle, prototipo delle cappelle palatine, fondata da San Luigi al quale la cappella di Versailles è dedicata. L'una e l'altra sono a due piani, che rappresentano anche due livelli gerarchici: la cappella bassa del palazzo a Parigi era riservata alla servitù; la cappella alta al re. A Versailles il re assiste ogni giorno alla messa dalla tribuna situata allo stesso piano in cui si trovano i suoi appartamenti: egli scende al piano inferiore solo per le messe in cui si comunica, cioè le grandi feste religiose.
La cappella è fiancheggiata a nord da un blocco indipendentemente a pianta quadrata la cui presenza è molto discreta, non essendo visibile che dal cortile dell'ala settentrionale. Forse è per questo che la sua interpretazione è stata trascurata. Esso è formato da due vani sovrapposti, quello del pianterreno ove si trova l'altare di San Luigi e quello del primo piano si accoglie l'altare della Vergine. Poiché numerosi altari secondari sono stati collocati senza difficoltà nelle navate laterali, entro il perimetro della cappella, l'utilizzo a scopo di culto del blocco staccato non appare sufficiente a giustificarne l'esistenza. Pensiamo che si tratti del primo tronco di una torre campanaria mai ultimata, sommariamente coperto con un tetto provvisorio che, dopo il 1733, risultava comunque da rifare. Anziché costruire la cella campanaria, si sarebbe adattata una soluzione sostitutiva meno onerosa, un semplice campanile, che fu in effetti costruito alla buona alla sommità del gran tetto. Nel 1765 questo campanile dovette essere soppresso in quanto pericolante, il che comproverebbe che non era stato costruito per durare. Il misero campanile della chiesa di Choisy, vicina a un castello reale, è testimonianza di questa curiosa avversione. Se la nostra ipotesi fosse corretta, la concezione della cappella si troverebbe arricchita di un nuovo tratto gotico che, se fosse stato attuato, avrebbe modificato notevolmente la fisionomia del castello.
La cappella di Versailles è stata trattata piuttosto male dai critici del XVIII secolo. Voltaire la definisce scioccamente uno stupefacente gingillo. Jacques-Francois Blondel, che non dimentica mai di essere professore di architettura l'accademia, le assegna buoni e cattivi voti. La cappella di Versailles prefigura assai bene l'impostazione greco-gotica che verrà adottata nelle chiese nella seconda metà del XVIII secolo. I teorici neoclassici non si sono sbagliati: Mansart sostituì di dall'interno di questa cappella, i pilastri massicci e pesanti delle arcate, abitualmente utilizzati nelle decorazioni delle chiese, come leggere e superbe colonne corinzie, e vi la maestosa decorazione, precedentemente realizzata da Perrault sul frontespizio del Louvre. Mansart osò più di quanto Perrault stesso avesse osato, facendo sostenere alle colonne le nervature che ricadevano dalle volte altissime della sua cappella e il peso immenso dei tetti che la coprivano.
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