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FRANCIA
L'ascesa al potere di Luigi Bonaparte e la nascita del secondo impero avevano inizialmente favorito lo sviluppo economico della Francia. Poi si erano avvertiti i primi sintomi della crisi incipiente, accompagnati dall'inasprimento delle tensioni sociali, e a chiudere la partita con il regime bonapartista era venuta la disfatta nella guerra franco-prussiana, conclusasi con l'umiliante imprigionamento dello stesso Napoleone III. Nella terza repubblica il governo sembrava più preoccupato di controllare il risentimento dei ceti popolari che di respingere le armate prussiane fuori dal territorio nazionale. Dinnanzi all'inerzia del potere ufficiale la popolazione parigina dovette allora provvedere da sola alla difesa della capitale dalla minaccia straniera, organizzando la Guardia nazionale. Thiers ritenne in pericolo la stessa egemonia politica della borghesia e passò al contrattacco. Concluse le trattative di pace con Bismark, impegnandosi a pagare una grossa indennità di guerra, a concedergli l'Alsazia e la Lorena, infine consentendogli l'ingresso a Parigi. Poi ordinò l'immediato arresto dei capi della sedizione e dispose il disarmo della Guardia nazionale, considerata il braccio armato del movimento popolare. La Guardia nazionale rifiutò l'autoscioglimento e Thiers dovette lasciare la capitale. Intanto a Parigi veniva eletta a suffragio universale la COMUNE, un governo rivoluzionario che comprendeva repubblicani, socialisti, radicali e anarchici.
La Comune rappresentava il primo tentativo di una gestione del potere attuata direttamente dalle masse popolari nell'intento di sanzionare in modo definitivo la fine del vecchio mondo governativo e clericale, del militarismo, del funzionalismo, dello sfruttamento, delle speculazioni, dei monopoli e dei privilegi. Fu subito varata una legislazione in favore dei meno abbienti e le istituzioni furono trasformate in senso laico e democratico. L'esperienza rivoluzionaria non si allargò al resto del Paese e fu presto soffocata nel sangue da Thiers.
LA TERZA REPUBBLICA
Subito dopo la sconfitta della Comune si abbatté sulla Francia un'ondata reazionaria che travolse il governo di Thiers e fu persino ipotizzato un ritorno alla monarchia borbonica. Il progetto fu vanificato dai moderati affiancati dai progressisti, ma l'asse politica francese continuò ad oscillare per decenni tra un cauto riformismo e intrighi autoritaristici appoggiati dall'esercito e dalla Chiesa. Nel 1875 vennero consolidate le istituzioni repubblicane, garantita la libertà di stampa, accolte alcune rivendicazioni popolari e approvata la nuova costituzione con la quale si ratificava il suffragio universale e si ammetteva l'associazionismo operaio, consentendo in tal modo la nascita del Partito operaio francese e poco dopo del sindacato unitario dei lavoratori. Speciali attenzioni vennero dedicate all'istruzione pubblica, con l'introduzione della scuola dell'obbligo e con l'abolizione dell'insegnamento religioso.
Le tendenze autoritarie che puntavano sull'orgoglio nazionale, auspicano la ripresa della guerra con la Germania si manifestarono in due situazioni. La prima quando le istituzioni democratiche rischiarono di essere abbattute con un colpo di stato.La seconda quando gerarchie militari imbastirono una montatura giudiziaria contro un capitano, condannato per spionaggio a favore della Germania nonostante le prove che lo scagionavano e successivamente rimesso in libertà per la pressione dell'opinione pubblica democratica. Le spinte militari e nazionalistiche ebbero invece modo di rifarsi attraverso l'espansionismo colonialistico perseguito dalla Terza repubblica nell'Africa e nella penisola indocinese.
GERMANIA
Bismark dedicò le sue energie al consolidamento del Reich, svuotando l'opposizione parlamentare e schiacciando le aspirazioni autonomistiche ancora diffuse in molte regioni. Varò una campagna a favore della cultura e della civiltà moderna (KULTURKAMPF). A farne le spese furono soprattutto i cattolici, accusati d'oscurantismo ideologico, le scuole gestite dai cattolici passarono sotto il controllo statale e perfino sui sermoni domenicali del clero si esercitò una sorveglianza poliziesca. Vietò l'attività politico-sindacale dei socialisti, poi cambiò tattica alternando la repressione con misure riformistiche in parte sostenute dagli stessi socialisti, in modo da riuscire a collocare la Germania all'avanguardia nella tutela dei lavoratori. Neppure il SOCIALISMO DALL'ALTO riuscì ad impedire l'ascesa impetuosa del movimento operaio guidato dal partito socialdemocratico, aiutato dal rapido sviluppo industriale, dalla concentrazione territoriale e dalla coesione delle classi lavoratrici. Bismark rappresentò il maggior garante della stabilità internazionale. Nel 1881 raggiunse un accordo con l'Austria e la Russia (intese dei tre imperatori), cui seguì un anno dopo la Triplice alleanza con l'Austria e l'Italia. Diresse anche due importanti convegni, il primo nel 1878 per ripristinare la pace nella regione balcanica, il secondo nel 1884 per regolamentare la spartizione territoriale dell'Africa. Ma la reale partecipazione della Germania alla gara coloniale avvenne solo dopo l'ascesa al potere di Guglielmo II, che inaugurò una politica estera aggressiva che rappresentava l'inevitabile effetto delle enormi dimensioni raggiunte dal sistema economico tedesco. Guglielmo II cominciò anche a prospettare una rettifica dei confini territoriali tedeschi, con il progetto di una grande Germania che doveva integrare l'Austria, il Belgio e l'Olanda. A questo punto si ruppe il sistema d'equilibri costruiti da Bismark e l'Inghilterra si alleò con la Francia per arginare il dinamismo del secondo Reich.
INGHILTERRA
Negli ultimi anni del lunghissimo regno della regina Vittoria il primato industriale britannico fino ad allora indiscusso iniziò ad indebolirsi. L'apparato produttivo evitò di operare quel radicale rinnovamento tecnologico che la Germania e gli Stati Uniti effettuarono nel corso della seconda rivoluzione industriale. Inalterata rimase invece la supremazia inglese nel commercio e nella finanza. Protagonisti dello scenario politico furono essenzialmente i conservatori, sostituiti per brevi periodi dai liberali con Glandstone, che puntarono all'allargamento dell'impero coloniale in Asia e Africa. L'immenso impero coloniale britannico divenne teatro di massicci investimenti da parte delle banche e delle grandi società, favorendo coi proventi del saccheggio delle aree arretrate il parziale accoglimento delle rivendicazioni avanzate dalla classe operaia che dava segni di crescente inquietudine. I diritti elettorali furono ampliati fino a comprendere i due terzi della popolazione maschile adulta. Nuove risorse furono destinate all'istruzione pubblica e la scuola primaria divenne obbligatoria e gratuita. Ai sindacati venne riconosciuto il potere contrattuale nelle vertenze aziendali, furono sanciti per legge i minimi sotto i quali non potevano scendere in ogni caso le retribuzioni. Tali iniziative riformistiche non apparvero però sufficienti a proteggere i lavoratori dal declino del primato industriale inglese, causato dalla perdita di competitività, spingendoli a rivitalizzare il dibattito politico e ad incalzare con rinnovato vigore i governi wighs e tories, sempre più simili nei programmi politici e nei metodi di gestione del potere.
IMPERO ASBURGICO, LA QUESTIONE DEI BALCANI
Per contenere le forze centrifughe dei popoli sottomessi, l'Impero asburgico aveva già assunto la veste di una duplice monarchia austro-ungarica (1867), con due parlamenti separati e due distinte amministrazioni, facenti capo comunque all'imperatore. L'Impero asburgico rafforzò i legami con gli ambienti più conservatori e attizzò per quanto poté le rivalità tra i numerosi gruppi etnici o religiosi. Infine cercò di rifarsi nell'area balcanica approfittando delle non minori tensioni nazionalistiche che laceravano il vecchio impero ottomano. Ormai nella regione balcanica le rivolte anti-turche erano divenute endemiche e l'Austria e la Russia, atteggiandosi a protettrici delle popolazioni locali, non esitavano ad utilizzarle per i loro disegni espansionistici, anche a costo di compromettere l'insieme degli equilibri europei. Nel 1875 in Erzegovina un'ennesima sollevazione contro la dominazione ottomana fu fronteggiata dal governo d'Istambul con l'abituale durezza, al fianco degli insorti scese però in campo la Russia, non prima di essersi garantita la neutralità dell'Austria. Nella guerra la Russia ottenne un completo successo. La QUESTIONE BALCANICA in ogni modo non fu risolta definitivamente e i precari equilibri dell'intera regione s'inasprirono negl'anni successivi.
RUSSIA
Il fallimento del disegno espansionistico perseguito con la guerra di Crimea e la necessità di porre fine alle incontenibili rivolte contadine contro l'aristocrazia indussero ben presto lo zar Alessandro II a varare un programma di riforme che avrebbe dovuto avvicinare l'economia del suo arretrato paese a quell'occidentale.
Abolizione della servitù della gleba, con l'emancipazione di quasi due terzi della popolazione, la distribuzione in piccoli lotti tra contadini di una parte degli immensi latifondi di cui erano proprietari gli stessi aristocratici e il clero.Le masse rurali finirono spesso per trovarsi in una situazione peggiore della precedente. All'introduzione dell'economia di mercato nelle campagne si aggiunsero riforme amministrative, l'ammodernamento del sistema giudiziario e il potenziamento dell'istruzione pubblica. La rete ferroviaria conobbe gli incrementi in assoluto più elevati del mondo e anche il controllo poliziesco fu in parte attenuato. Restava però preclusa l'evoluzione in senso liberale d'istituzioni ancora centralizzate attorno alla persona del sovrano. Lo scarto fra rinnovamento economico e l'immobilismo politico moltiplicava l'opposizione allo zarismo, di cui divennero interpreti in questi anni i populisti, fautori della democrazia e di un completo riscatto sociale dei contadini. Il regime rilanciò la politica espansionistica sospesa dopo la guerra di Crimea, proiettandosi verso i Balcani e verso l'Asia. Lo zarismo cercava di recuperare prestigio e di guadagnare spazi di mercato per una produzione in rapida crescita, ma carente di sbocchi interni. Finì invece per cumulare ulteriori problemi e dinanzi alle incalzanti agitazioni sociali intensificò la repressione, col risultato di innescare ritorsioni terroristiche.
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