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Il Giubileo




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Il Giubileo

LE ORIGINI            


Dall'ebraico jobel, ariete. Nell'Antico Testamento, Il Giubileo (che cadeva ogni sette anni sabbatici, cioè ogni 49 anni) veniva annunciato dal suono di uno strumento fatto con un corno d'ariete e in quell'anno particolare c'erano la remissione dei debiti e la liberazione degli schiavi. Per analogia, nella Chiesa Cattolica è detto Giubileo l'Anno Santo istituito da Bonifacio VIII nel 1300 con cadenza secolare. Clemente VI stabilì che il Giubileo si celebrasse ogni 50 anni a partire dal 1350. Nel 1470 Paolo II decretò infine che l'Anno Santo ordinario cadesse ogni 25 anni. I Giubilei sinora celebrati sono stati 120: 25 ordinari e 95 straordinari. Quello del Duemila sarà il ventiseiesimo ordinario. Per la Chiesa cattolica il Giubileo è un anno di grazia, legato alla concessione dell'indulgenza plenaria, cioè alla remissione dei peccati e alla liberazione dalle pene. Il Giubileo del Duemila si celebrerà a Roma, nelle chiese locali e a Gerusalemme, la Città Santa per eccellenza.     


IL GIUBILEO CRISTIANO


Tutti i giubilei si riferiscono al 'tempo' di Gesù e alla sua missione messianica; è infatti Gesù che annuncia la buona novella ai poveri, porta la libertà a coloro che ne sono privi, libera gli oppressi, restituisce la vista ai ciechi (Matteo 11,4-5; Luca 7,22).Il Giubileo è un anno di grazia del Signore', è la caratteristica dell'attività di Gesù e non soltanto la definizione cronologica di una certa ricorrenza. Le parole e le opere di Gesù costituiscono in questo modo il compimento dell'intera tradizione dei giubilei dell'Antico Testamento. Anche se i precetti del Giubileo ebraico restarono in gran parte una prospettiva ideale, più una speranza che una realizzazione, ma anche una profezia della vera liberazione che avrebbe operato il messia, l'anno giubilare ebbe una sua particolare rilevanza nella tradizione religiosa di Israele. E' stato San Girolamo a tradurre il termine ebraico yobel (il corno di ariete) con la parola latina jubilaeus e a definire l'anno giubilare ebraico come una remissionis annus, anno della remissione. Di fatto jubilaeus evoca i termini giubilo e giubilare, dunque l'idea di gioia, che era uno degli aspetti di quel particolare anno della tradizione ebraica a motivo delle trasformazioni sociali che esso comportava. Anche se il Giubileo risale alla tradizione ebraica, il primo Anno Santo della Chiesa cattolica fu indetto da papa Bonifacio VIII nel 1300. Con la bolla 'Antiquorum habet fide digna relatio', egli invitava tutti i cristiani a visitare 'per trenta giorni continui, o interpolatamente, e almeno una volta al giorno' le due basiliche patriarcali di S. Pietro e S. Paolo fuori le mura (nel 1350 sarebbe stata aggiunta San Giovanni in Laterano e nel 1390 Santa Maria Maggiore), onde promuovere una profonda rigenerazione morale nella vita pubblica e nella stessa Chiesa.


IL GIUBILEO EBRAICO


Nell'Antico Testamento il Giubileo (che ricorreva ogni 50 anni) era celebrato con particolare solennita' perchè' portava con se' la generale 'liberazione' da una condizione di miseria, sofferenza o emarginazione. Secondo quanto era stabilito dalla legge, nell'anno giubilare si rientrava in possesso della terra un tempo appartenuta ai padri, gli schiavi venivano liberati. 'Dichiarerete santo il cinquantesimo anno - si legge ancora nel Levitico - e proclamerete la liberazione nel Paese per tutti i suoi abitanti. Sara' per voi un Giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia'. L'Anno Santo era considerato una sorta di regolatore sociale. Era un appuntamento atteso dalle famiglie povere per recuperare i beni (o perfino la libertà) perduti, e allo stesso tempo ricordava ai ricchi che i deboli, una volta riconquistato il benessere di un tempo, avrebbero potuto rivendicare i loro diritti. Gesù' trasformo' i precetti dell'anno giubilare in una grande prospettiva ideale, in cui l' 'emancipazione', il perdono e l'inizio di un 'anno di grazia' del Signore acquistavano un nuovo significato. Un sabato, leggendo nella sinagoga un passo di Isaia in cui si annunciava la venuta del Messia e la liberazione degli oppressi, Gesù' spiego' che era lui l'Unto dal Signore di cui parlavano le Scritture e che quel giorno prendeva inizio la 'salvezza' e la 'pienezza del tempo' (Luca 4, 16-30) . Cosi' inteso, il Giubileo fa riferimento a questo 'tempo', alla missione di Cristo e a quanti lo seguono: annunciare 'la buona novella' ai poveri, liberare gli oppressi, rendere giustizia a chi patisce iniquita', ridistribuire le ricchezze.


LA PORTA SANTA


24 e 25 dicembre 1999



La Porta Santa è una porta, internamente murata, che si trova nelle quattro basiliche maggiori di Roma: San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura. La sua apertura avviene la notte di Natale dell'anno precedente il Giubileo e segna l'inizio formale dell'Anno Santo. Al temine del tempo giubilare, la porta viene nuovamente chiusa. Porte Sante esistono anche nelle cattedrali e nelle principali chiese del mondo. Ad istituire il rito della Porta Santa con le modalità e il cerimoniale che si osservano ancor oggi, fu, nell'ottavo Giubileo della storia della Chiesa (quello del 1500), Alessandro VI; papa Rodrigo Borgia fece aprire una nuova porta nella basilica vaticana e dispose che fosse adorna di marmi policromi e sculture, sì da esser immediatamente riconoscibile.Tradizione vuole che la Porta Santa (collocata in San Pietro a lato della Cappella della Veronica) sia stata aperta per la prima volta durante il quarto Giubileo, nel 1400, sotto il pontificato di Bonifacio IX.Ventitré anni dopo (quinto Anno Santo), Martino V, appartenente alla potente famiglia romana dei Colonna, fece aprire la Porta Santa anche a San Giovanni in Laterano e stabilì che con tale rito iniziasse solennemente il Giubileo. E' stata per anni consuetudine che le cattedrali e le chiese più insigni del mondo o le abbazie, partecipassero con propri mattoni alla costruzione del muro di chiusura della Porta Santa della basilica vaticana. Il mattone era restituito alla riapertura della Porta, il successivo Giubileo. Dall'Anno Santo della Redenzione del 1983 (Giubileo straordinario), la Porta Santa si apre come una porta qualsiasi e non viene più abbattuta e calata giù con argani. Ad aprire, con il martello cerimoniale, la Porta Santa della basilica vaticana è il Papa, mentre, in contemporanea, tre cardinali delegati provvedono alle Porte Sante delle altre basiliche maggiori. Il Pontefice raggiunge il Portico e davanti ai gradini della Porta, nel silenzio generale, recita l'antica preghiera: Tu, che per mezzo del tuo servo Mosè istituisti al popolo israelitico il 50.mo anno di giubilo e di remissione, concedi ai tuoi servi che quest'anno del Giubileo, istituito per autorità Tua, nel quale hai voluto si aprisse questa Porta al popolo contrito, noi lo incominciamo felicemente, affinché impetrata intera venia e remissione di tutti i peccati, allo spuntar del giorno della Tua venuta, siamo tutti degni di godere dell'ineffabile gloria e della felicità senza fine. Terminata la preghiera, il Papa afferra il martello e batte tre colpi, scanditi dalla recita del versetto del Salmo 118 Aperite mihi portas iustitiae, questo ha un suo significato perché il martello sta a indicare che la porta non cede senza resistenza e ha bisogno del colpo metallico ripetuto, cioè della preghiera assidua e quasi violenta per forzare le porte della giustizia e della misericordia. Quando la Porta si apre, il Pontefice entra in basilica ed intona i Vespri, tra gli inni del seguito, il canto del coro e il suono delle campane che annunciano al mondo l'inizio dell'Anno Santo. La chiusura avviene con la benedizione della calce e dei mattoni, simboli della costruzione spirituale della casa del Signore. Il rito di stabilire, nelle quattro basiliche maggiori, una porta e di dedicarla unicamente all'Anno Santo, si rifà alle parole di Gesù Cristo:Io sono la porta, chi passerà attraverso di me sarà salvato. Così il passaggio attraverso la Porta Santa diventa una delle pratiche più significative del Giubileo. La Porta è detta santa perché si apre e si chiude delimitando un periodo dedicato alla speciale santificazione dell'anima, perché tutti gli strumenti ed il materiale usato sono benedetti.


ANNO SANTO


È l'anno durante il quale si può acquisire l'indulgenza plenaria, un anno destinato ad uno speciale impegno religioso di conversione. L'Anno Santo inizia la sera di Natale dell'anno precedente quello giubilare, con l'apertura della cosiddetta Porta Santa della Basilica Vaticana da parte del Papa. Nella bolla con la quale Bonifacio VIII istituì l'Anno Santo si faceva obbligo ai pellegrini di visitare solo le basiliche di San Pietro e di San Paolo fuori le mura. Nel 1350 Clemente VI aggiunse San Giovanni in Laterano e durante il Giubileo del 1390 - voluto da Urbano VI e celebrato da Bonifacio IX - fu prescritta anche la visita a Santa Maria Maggiore.


BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE



La Basilica di Santa Maria Maggiore - così chiamata perché la chiesa più grande di Roma tra quelle dedicate alla Madonna - fu fatta costruire nel 440 da Papa Sisto III sul colle dell'Esquilino. Secondo la tradizione, la Basilica sorse sui resti di una primitiva chiesa fatta costruire da Papa Liberio e finanziata da un ricco patrizio romano, Giovanni, in seguito ad un avvenimento prodigioso. La notte del 5 agosto del 532, sia Giovanni sia il Pontefice fecero lo stesso sogno: apparve loro la Vergine, che li invitò ad innalzare una chiesa nel luogo in cui il giorno seguente fosse nevicato. E il giorno seguente, nonostante fosse agosto, nevicò davvero. La chiesa si chiamò così Santa Maria della Neve e anche oggi, ogni anno, il 5 agosto, viene ricordato quel prodigioso avvenimento con una doppia celebrazione. Di giorno, all'interno della Basilica, durante la messa, vengono gettati dal soffitto petali di dalia bianca. Di notte all'esterno della chiesa, viene gettata dall'alto neve artificiale, per ricordare, appunto, il miracolo della neve in estate. E nella prima cappella di destra della Basilica un dipinto del Paglia raffigura l'apparizione della Vergine al Pontefice e al patrizio Giovanni. Dopo che nel 431 il Concilio di Efeso ebbe proclamato la maternità divina di Maria (che l'eresia ariana aveva messo in dubbio), quasi per elevare un ulteriore riconoscimento e inno di lode alla Vergine, la chiesa fu ingrandita, arricchita e decorata con immagini della Madonna e della nascita di Gesù. Vi si svolsero grandi cerimonie, soprattutto durante il periodo di Natale, e ben presto la chiesa divenne uno dei luoghi di culto più popolari e più amati dai romani. Lunga 80 metri e larga 35, aveva un soffitto a capriate e un pavimento in splendidi marmi policromi. Tre erano le navate; quaranta colonne in marmo, provenienti da antichissimi edifici e templi, sormontate da altrettanti capitelli ionici, separavano la navata centrale dalle altre due, sorreggendo da una parte e dall'altra due pareti, ornate da dipinti, decori e quarantadue splendidi mosaici. Tra le varie reliquie venerate nella chiesa di Santa Maria della Neve c'era un'icona della Vergine con bambino che si credeva fosse stata dipinta da San Luca e alla quale veniva attribuita una straordinaria forza miracolosa. Durante il medioevo, poi, quando giunsero a Roma le presunte reliquie della mangiatoia su cui era stato deposto Gesù dopo la sua nascita, fu costruito un corpo supplementare nella chiesa per accogliere memorie tanto preziose. Si legge in un Antichissimo Libro dell'Archivio che la chiesa possedeva in un suo altare il Presepio, la Culla, parte del Fieno e de i Pannicelli di Nostro Signore. Crebbe, pertanto, ancora di più la devozione e l'attaccamento del popolo verso questa splendida chiesa, che da allora prese il nome di Santa Maria al Presepe. Verso la fine del 1200 papa Niccolò IV volle rinnovare la Basilica. Gran parte dei lavori furono effettuati da Arnolfo di Cambio. Dell'artista restano ancora oggi sull'arcosolio i profeti David e Isaia. Risale invece alla seconda metà del 1300 la costruzione del campanile. Il più alto di Roma (75 metri). Del 1500 è lo splendido soffitto a cassettoni in legno dorato, attribuito a Giuliano Da Sangallo e realizzato col primo oro che aveva riportato Cristoforo Colombo dall'America e che Ferdinando e Isabella di Spagna avevano dato in dono al Pontefice. La Basilica è ancor oggi conservata in ottimo stato. Sono ancora del V secolo le colonne, i mosaici della navata centrale e quelli dell'arco di trionfo. A sinistra e a destra della Chiesa fanno bella mostra splendide cappelle: la Cappella Cesi, la Cappella Sforza, realizzata da Michelangelo e Jacopo della Porta, la Cappella Sistina, dove è sepolto Sisto V e dove viene esposto, tra il 25 dicembre e il 6 gennaio, il più antico presepe in marmo esistente al mondo realizzato da Arnolfo di Cambio. Infine, la Cappella Borghese, dove troneggia ancora la Madonna attribuita a San Luca, e la Cappella delle Reliquie di Ferdinando Fuga. Dello stesso artista sono il Baldacchino, realizzato sopra l'altare, l'attuale facciata col grande portico ad arcate, eretta nel 1741, e la Loggia delle Benedizioni. Un mosaico d'oro, opera di Filippo Rusuti e di Pietro Cavallini, racconta la storia della Basilica, l'apparizione della Vergine e la nevicata. Sono cinque le Porte che consentono l'accesso a Santa Maria Maggiore; l'ultima a destra è la Porta Santa, che durante i Giubilei viene aperta da un cardinale delegato dal Pontefice.       


BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO



È considerata la prima chiesa e madre di tutte le chiese dell'urbe e del mondo intero. Così recita in latino un'iscrizione che si trova al lato della porta d'ingresso. Fu fatta costruire da Costantino nel IV secolo, all'estremità del colle Celio, nella zona che prendeva il nome dai Laterani, una nobile famiglia di cui fece parte anche quel Plauzio che partecipò alla congiura contro Nerone (e che, fallita la congiura, fu fatto uccidere dall'imperatore, dopo essere stato espropriato dei suoi beni, che passarono allo Stato). Costruita e decorata con materiali preziosi, marmi policromi, mosaici, arredata con oggetti di valore, lampade d'oro e ben sette altari d'argento, la chiesa assurse a livelli di splendore mai visti. Nel corso degli anni fu più volte devastata da invasioni barbariche e danneggiata da incendi e terremoti, ma i vari pontefici provvidero sempre a farla risistemare e ad abbellirla con ulteriori decorazioni ed opere d'arte. Lunga 98 metri, larga 56, coperta da un soffitto in legno a capriate, la Basilica era costituita da una navata centrale ampia e luminosa ai cui lati si aprivano inizialmente due e successivamente quattro navate più piccole. Nel corso degli anni San Giovanni in Laterano accumulò una grande quantità di preziose reliquie: un intero Sancta Sanctorum era conservato - e lo è tuttora - nella vicina cappella di San Lorenzo, che si trova in un edificio cinquecentesco a due passi dalla Basilica. I pellegrini si recavano a visitarlo, animati da grande devozione, così come si recavano a salire in ginocchio la Scala Santa (nello stesso edificio) che si diceva si trovasse un tempo nel Palazzo di Pilato: su di essa sarebbe salito lo stesso Gesù, lasciandovi tracce del suo sangue. Quella Scala, sulla quale pregarono in seguito pontefici, personaggi famosi e gente comune, era stata fatta portare a Roma da Elena, la devotissima madre dell'imperatore Costantino, diventata poi santa. Una delle Reliquie più venerate era costituita da un'immagine di Cristo, detta acheropita, cioè non dipinta da mano umana. Era una grande tavola di legno, di cui non si conosceva l'epoca né le modalità con le quali era arrivata a Roma. Il Papa Innocenzo III fece ricoprire questa tavola con lastre d'argento e pietre preziose e ad ogni Giubileo i Pontefici erano soliti donare un Paliotto ricco d'oro alla cappella in cui era custodita la preziosa reliquia. Ancora oggi la tavola è venerata dai fedeli che si recano a visitare il vasto complesso di San Giovanni. La Basilica è dedicata sin dalla sua costruzione al Salvatore, dal IX secolo a San Giovanni Battista e dal XII secolo anche a San Giovanni Evangelista. San Giovanni in Laterano fu sede papale per circa 1000 anni, dalla sua costruzione, fino al 1304, quando i Papi si trasferirono ad Avignone. Lo ricorda ancor oggi la sedia Papale che troneggia nell'abside. La sede ufficiale del Vescovo di Roma, cioè del Pontefice, era nel Palazzo Laterano, attiguo alla Basilica: qui per anni si svolsero le udienze dei pontefici e nel medioevo Innocenzo III ricevette San Domenico e San Francesco. Nella Basilica si svolsero sempre importanti cerimonie. Fu qui (o meglio nel Battistero) che nel IV secolo venne celebrato il battesimo di Costantino e il giorno di Pasqua del 774 si svolse la solenne cerimonia del battesimo di Carlo Magno. Fu ancora nella Basilica che Bonifacio VIII indisse nel 1300 il primo Giubileo della storia della chiesa.


BASILICA DI SAN PAOLO           



La Basilica di San Paolo fu costruita fuori dall'Urbe, lungo la via Ostiense, nella zona in cui la matrona Lucina raccolse il corpo dell'apostolo, che era stato decapitato. Le notizie sull'origine della Basilica sono discordanti. Alcuni sostengono che fu l'imperatore Costantino a far costruire la chiesa, che sarebbe stata consacrata lo stesso giorno di quella di San Pietro, il 18 novembre del 324 e ampliata nel IV secolo. Notizie più probabili, invece, affermano che intorno al 380 papa Damaso chiese agli imperatori allora regnanti, Valentiniano II, Teodosio ed Arcadio, di costruire un tempio sul luogo in cui era sepolto l'Apostolo delle genti che, a differenza di San Pietro, non disponeva ancora di un luogo di culto. La basilica, costruita in breve tempo, fu arricchita con mosaici e decorazioni da Gallia Placidia e Papa Siricio la consacrò nel 390.Lunga 97 metri. la basilica, preceduta da un quadriportico, aveva - ed ha tuttora - cinque navate, divise da 80 colonne: nella navata centrale, larga 24 metri (ha una larghezza pari a quella complessiva delle navate laterali, che l'affiancano due a due) si aprono sopra le colonne, 42 ampie finestre. Nell'abside un transetto custodisce la tomba dell'apostolo Paolo. Nel 441 un terremoto provocò dei danni e il papa Leone Magno provvide a sistemare la basilica e a far decorare la navata centrale con scene ispirate all'Antico Testamento e agli Atti degli Apostoli.Nel 739 i Longobardi e nell'846 i pirati saraceni, trovando la basilica lontana dalla città, senza fortificazioni e quindi completamente priva di difesa, la sottoposero a violenti saccheggi. Il papa Giovanni VIII costruì allora attorno alla Basilica una cittadella munita, che da lui prese il nome di Giovannipoli e che consentì poi alla chiesa di resistere agli attacchi di Enrico IV del 1083 e del 1084.        

Nel 1200 la Basilica si arricchì di splendide opere, ma nel 1348 si verificò un altro terremoto che provocò numerosi danni. E ancora danni durante il Sacco di Roma, nel 1527. Poi fu la volta di un terribile incendio, nel 1823, che devastò la chiesa. Alcune opere d'arte, per fortuna, si salvarono, e ancora oggi è possibile ammirarle all'interno della basilica. Si salvò, ad esempio, il tabernacolo in stile gotico scolpito alla fine del 1200 da Arnolfo di Cambio. Sostenuto da 4 colonne in porfido provenienti dall'lndia, con capitelli dorati uno diverso dall'altro, è decorato da mosaici in marmo e lapislazzuli. Sotto il tabernacolo è custodita la tomba dell'Apostolo Paolo, ricoperta da una lastra di marmo recante l'incisione Paulo Apostolo Mart, databile - a detta degli studiosi - al IV secolo. Si salvò dall'incendio anche il bellissimo candelabro per il cero pasquale, alto più di 5 metri e mezzo, eseguito da Pietro Vassalletto e da Niccolò D'Angelo nel 1170. Leone XII ordinò la ricostruzione della basilica, invitando tutti i fedeli a contribuire al finanziamento dell'opera con le loro offerte. La chiesa risorse così com'era prima dell'incendio. Tutta la basilica, come l'annesso battistero, è un trionfo di marmi, di tutti i generi e di tutti i colori. Marmi di sorprendente bellezza, come quello detto conchiglino, perché reca inglobate delle conchiglie fossili. Ai lati del transetto due splendidi altari verdi, realizzati in interi blocchi di preziosa malachite, con grandi riquadri di lapislazzuli e rifiniture di un rarissimo marmo color mattone screziato di bianco: sono un dono dello Zar Nicola I di Russia alla basilica. Sulle pareti esterne della chiesa finestre fatte in alabastro lasciano penetrare i raggi del sole attraverso venature grigie, marroni e nocciola. Lungo tutta la chiesa, in alto, tra le finestre, corre una lunga fila di medaglioni, su cui sono raffigurati con dei mosaici tutti i Pontefici finora esistiti: 266 i medaglioni dipinti, altri 28 ancora vuoti. Una leggenda sostiene che, una volta riempiti tutti i medaglioni, finirà anche il mondo.


BASILICA DI SAN PIETRO



San Pietro in Vaticano o basilica vaticana è il più grande tempio della cristianità. Si trova sulla riva destra del Tevere, all'interno della Città del Vaticano. La primitiva basilica, a cinque navate, consacrata nel 326, fu eretta per volere di Costantino sulla tomba dell'apostolo. Ben presto San Pietro divenne un centro molto frequentato ed amato dai Romani, che già prima della fine dell'impero, nel 476, cominciarono a trasferirsi nella zona, nei pressi del Tevere, dove potevano sfruttare al meglio gli antichi e gloriosi resti imperiali. I fedeli si recavano a San Pietro per venerare le sacre reliquie: il corpo dell'apostolo, di sua figlia Petronilla e di altri discepoli, un frammento della croce, ma soprattutto la celebre Veronica, cioè il velo su cui era impresso il volto di Gesù. Nel 1289 il Papa Niccolò IV, menzionando le varie reliquie della Basilica, mise al primo posto la Veronica e al secondo posto il corpo dell'Apostolo. Perché la Veronica era la vera immagine del volto stesso di Gesù, era costruito da piccole particelle del suo Corpo rimaste sulla terra per ricordare il suo sacrificio per gli uomini. Durante i Giubilei veniva esposta alla folla ogni venerdì e ad ogni festa solenne. La chiesa negli anni si arricchì di reliquiari, conobbe le decorazioni del bizantinismo, del gotico e del romanico. Tra il 1100 e il 1200 fu decorata con affreschi e mosaici sia sulla facciata che all'interno. Nel 1300 Giotto e gli artisti della sua bottega realizzarono il mosaico della navicella e il polittico dell'altare maggiore. Seguì un periodo in cui la basilica fu trascurata e rischiava di andare in rovina. Fu papa Niccolò V che, verso la metà del 1400, decise di ristrutturare la chiesa e affidò l'incarico (1452) a Bernardo Rossellino. Morto il pontefice nel 1455, i lavori rimasero sostanzialmente interrotti fino all'avvento di Giulio II, che li affidò al Bramante. Questi si guadagnò il titolo di maestro ruinante, demolendo interamente l'antica chiesa e la nuova tribuna edificata dal Rossellino. Il 18 aprile 1506 cominciarono i lavori di edificazione della nuova basilica concepita dal Bramante secondo un impianto a croce greca con grande cupola centrale; egli riuscì a eseguire prima della morte (1514) solo i quattro pilastri centrali con relativi arconi di collegamento, condizionando peraltro tutti i successivi interventi. Raffaello, subentratogli, contrappose all'architettura centrale del Bramante un maestoso progetto con pianta a croce latina. Nel 1520, alla morte di Raffaello, Antonio da Sangallo ne seguì l'indirizzo. Michelangelo Buonarroti, che diresse i lavori dal 1547, riprese, invece, la concezione a pianta centrale del Bramante, immaginando la basilica isolata in mezzo a una piazza. Alla sua morte era quasi ultimato il tamburo sopra il quale Giacomo Della Porta e Domenico Fontana eressero (1588-1589) la grande cupola da lui concepita. A partire dal 1607 Carlo Maderno completò definitivamente l'opera, trasformando, per volere di Paolo V, l'impianto a croce greca in croce latina, con l'aggiunta di tre campate e del portico d'ingresso, e realizzò la facciata. Completata sostanzialmente nel 1612, la basilica fu consacrata da Urbano VIII nel 1626.Oggi la Basilica di San Pietro ha una lunghezza di 186 metri, ha una superficie di 15.160 metri quadrati e l'altezza della cupola è di 119 metri. Al suo interno vi è un numero incredibile di opere d'arte: 100 statue in marmo (oltre alle 150 della parte architettonica), 160 di travertino, 90 di stucco, 40 di bronzo, imponenti monumenti sepolcrali (come la tomba di Innocenzo III, opera di Antonio del Pollaiolo, i monumenti funebri ad Urbano VIII e ad Alessandro VII, realizzati da Gian Lorenzo Bernini e la tomba di Clemente XIII, scolpita dal Canova). Da ricordare, inoltre, il baldacchino in bronzo, con le quattro bellissime colonne a torciglione, sempre del Bernini, la Pietà di Michelangelo e lo splendore delle cinque porte che si aprono sulla facciata sotto la loggia delle Benedizioni. Una croce è segnata sulla Porta Santa. Quella stessa Porta Santa che aspetta di essere aperta con una cerimonia solenne per il grande Giubileo del 2000.  


IL GIUBILEO DEL 2000


Il Giubileo del 2000 è un appuntamento importante per il mondo cattolico che si appresta a viverlo con più partecipazione di quanto non abbia vissuto il 1975. Sarà anche una data rilevante per le Chiese Ortodosse e della Riforma. L'unità dei cristiani, dopo un millennio di divisioni oltre che di grande espansione missionaria, acquista un rilievo centrale nella celebrazione giubilare che vuole inaugurare nuovi rapporti fra le Chiese. Roma si presenta come un centro di irradiazione ed un approdo significativo al pellegrinaggio di cattolici e cristiani in questo Anno Santo. Roma diviene nel 2000 un punto di incontro tra genti diverse attorno alle memorie apostoliche. E' necessario far emergere con più ampiezza gli spazi di queste memorie, liberando la corrente dei pellegrini dalla monodimensionalità sull'area di San Pietro. La città deve imparare a coltivare e rispettare gli spazi religiosi e della memoria, come isole inserite nel tessuto urbano. Si dice che Roma non ha un suo proprio santuario perché è una città-santuario. Ma la città-santuario si è ovviamente perduta: il quadro urbano non fa più' cornice ai luoghi sacri com'era nel disegno urbanistico della Roma papale. Roma e l'Italia sono coinvolte in maniera forte nell'appuntamento del 2000, anche se questo sarà principalmente focalizzato sulla capitale. Ormai il nostro paese non è più una marca di frontiera tra l'impero dell'Est e quello dell'Ovest. Dopo l'89, con i cambiamenti del quadro internazionale, Roma, città europea ma nel cuore del Mediterraneo, può divenire uno spazio di dialogo. Il mondo arabo-islamico, che costituisce un interlocutore fondamentale e difficile per l'Europa, è alle porte.


IL PRIMO GIUBILEO DELL'ERA TELEMATICA 


Il dialogo a tutto campo con le altre religioni, cristiane e non cristiane, il confronto con le culture del mondo e con le nuove frontiere della scienza e della bioetica, la ricerca di un nuovo ordine planetario, l'esame critico all'interno della Chiesa per purificarsi dagli errori del passato e dare inizio a una ''nuova evangelizzazione'' dell'umanità. Giovanni Paolo II ha indicato in queste grandi ''idee madri'' gli obiettivi dell'Anno santo, nella consapevolezza che il Giubileo del 2000, a differenza di quelli celebrati prima del Concilio Vaticano II, sarà' ''il primo Giubileo dell'era telematica'', e dunque con possibilità' di comunicazione e di risonanza mondiali finora sconosciute.  Il prossimo Giubileo avrà' un significato particolare anche perché' cade nel bimillenario della nascita di Cristo e si apre al terzo millennio in cui la Chiesa cattolica ha dichiarato di voler dare priorità' all'inculturazione dell'Asia. Ricordo e memoria della nascita di Cristo, dunque, ma anche occasione per una rinascita religiosa e sociale che darà' nuovo slancio nel perseguire l'unità dell'umanità e in particolare l'unita' dei cristiani. In un documento di 23 pagine inviato ai cardinali, il Papa già nel '94 indicava nel ''coraggio dell'autocritica'' la strada da percorrere in preparazione del Giubileo: ''la Chiesa e' certamente santa - scriveva - come professiamo nel Credo, pero' essa e' anche peccatrice, non come corpo di Cristo, bensì come comunità fatta di uomini peccatori''. E contro le accese discussioni che questo avrebbe provocato all'interno della gerarchia ecclesiastica, aggiunse che questo esame ''non danneggerà in alcun modo il prestigio morale della Chiesa, che anzi ne uscirà rafforzato, per la testimonianza di lealtà e di coraggio nel riconoscere gli errori compiuti da uomini suoi e, in un certo senso, in nome suo''. In quella stessa lettera Giovanni Paolo II ricordo' gli ''abissi del peccato'' toccati dall'uomo nel XX secolo, i campi di concentramento, gli stermini, l'intolleranza etnica e religiosa, i ''silenzi colpevoli'' nelle violazioni dei diritti umani. ''Dopo tutto ciò - scrisse - il mondo ha bisogno di purificarsi, ha bisogno di conversione e ne hanno bisogno in modo particolare l'Europa e il mondo occidentale''. Da qui l'esortazione del Papa a guardare all'appuntamento del 2000 non come ad un orizzonte magico-millenario, ma piuttosto con una particolare visione della storia: e' convinto che tutti i millenni abbiano una loro fisionomia e che tutti i crolli del '900 verranno alla fine raccolti e trasformati in un nuovo inizio. ''Vedremo che le lacrime di questo secolo - disse nel suo discorso alle Nazioni Unite, a New York nel 1995 - hanno preparato il terreno per una nuova primavera dello spirito umano''. Con queste parole intendeva dire che, cosi' come il primo millennio cristiano e' stato quello dell'unita' cristiana fra Oriente e Occidente nonostante le divisioni che già esistevano, cosi' il secondo e' stato quello delle grandi divisioni ed ora, proprio alla fine del millennio, i cristiani con una grande riflessione comune possono ritrovare una nuova unita'. Tutto il suo sforzo ecumenico si colloca in questa grande visione della storia, ed e' convinto che il Concilio Vaticano II, con il suo appello all'ecumenismo, si muova in questa direzione filosofica-storica.


IL GIUBILEO DELLA STAMPA


Bonifacio VIII aveva decretato che il Giubileo, in cui ognuno avrebbe potuto lucrare l'indulgenza plenaria e assicurarsi cosi' il Paradiso, venisse celebrato ogni 100 anni. Ma già nel 1350 papa Clemente VI stabili' che il Giubileo si svolgesse ogni 50 anni. Paolo II, poi, nel 1471 fisso' la cadenza ogni 25 anni e ne illustro' il significato penitenziale con il nome di 'Anno Santo'. Nel 1475 Sisto IV celebro' il primo 'Giubileo della stampa': il primo, cioè, che dopo l'invenzione dei caratteri mobili da parte di Giovanni Gutenberg nel 1444, venisse bandito in tutta la cristianità con stampati, Bolle e preghiere rituali ancora oggi conservati nella Biblioteca vaticana. Da allora la storia del Giubileo si intreccia ancora più strettamente con la storia d'Europa e della Chiesa cattolica: da quello del 1500 conosciuto come il Giubileo di papa Borgia, che inauguro' il mercato delle indulgenze che avrebbe poi suscitato le ire di Martin Lutero e lo scisma del 1517, agli spettacolari Giubilei del '600, in pieno barocco. Nessun Giubileo ne' nel 1800 (il papa Pio VII e' praticamente prigioniero di Napoleone in Francia), ne' nel 1850 in pieno evolversi della 'questione romana'. Gli ultimi Giubilei celebrati dalla Chiesa cattolica sono stati nel 1975 (con l'arrivo a Roma di 10 milioni di pellegrini) e quello 'della Redenzione' del 1983.












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