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Il Darwinismo
.Sono passati altri 200 milioni di anni e proprio in questo periodo avvengono alcuni dei passaggi importanti dell'evoluzione.
Il viaggio durò 5 anni e durante questo tempo, realizzò un gran numero di osservazioni. In seguito alla crociera sul Beagle Darwin pubblicò nel 1859 il suo libro più importante che aveva meditato fin dal 1837: L'Origine della specie.
In seguito si dedicò ad analizzare tutti i suoi dati e ad elaborare la sua teoria evolutiva. Osservando la sua raccolta di fringuelli delle isole Galopagos, si accorse che era in grado di riconoscere da quale isola proveniva ciascun esemplare. Ciascuna isola aveva una specie e ben presto pensò che tutte erano derivate da un predecessore comune. Dedusse in maniera certa che le specie cambiavano.
Il meccanismo con il quale le specie si evolvevano era la selezione naturale. Gli individui che sono meglio adattati verrebbero selezionati positivamente e lascerebbero più discendenti, e per questo aumenterebbe la loro frequenza nella popolazione. Poiché l'ambiente varia nel corso del tempo alcune forme nuove sarebbero meglio adatte ad esso, ed aumenterebbero in frequenza. Quindi, le idee chiave per comprendere l'evoluzione sono l'adattamento e la selezione naturale. Qualsiasi tipo di adattamento che permetta una migliore sopravvivenza ad una capacità riproduttiva verrà favorita dalla selezione naturale.
Le idee di Darwin ebbero un'accoglienza diversa all'interno della comunità scientifica del momento. Mentre il concetto di evoluzione, nel senso del fatto che le specie cambiano venne rapidamente accettato, cosi non fu per il meccanismo della selezione naturale. Una delle obiezioni più forti alla teoria dell'ereditarietà che fosse soddisfacente. La teoria che era più corrente all'epoca era quella della"mescolanza di sangue", secondo la quale i discendenti presentavano una mescolanza degli attributi dei genitori. Per questo, la selezione naturale difficilmente poteva essere compresa. Se un individuo presentava un' adattamento, questo si sarebbe mescolato con i caratteri dell'altro progenitore, ed i discendenti non sarebbero stati ben adattati. Alla fine della sua vita Darwin propose persino una teoria genetica che si basava sui caratteri acquisiti di Lamark. Verso il 1930, e grazie alle idee corrette sull'ereditarietà dei caratteri, la teoria di Darwin poté essere migliorata. È quello che si conosce come neo - darwinismo.
I precursori di Darwin.
Il pensiero di Darwin prende l'avvio dalle concezioni di due studiosi: un geologo e un economista. Il geologo è Charles Lyell (nella foto), contemporaneo di Darwin. Secondo questo modo di vedere, il volto del nostro pianeta non è stato scolpito, come si pensava un tempo, da catastrofi immani, da terremoti terrificanti o eruzioni gigantesche. Le montagne, le pianure e i mari si sono formati, molto più semplicemente, grazie ai medesimi fenomeni, lenti e continui, che osserviamo attualmente. Si tratta degli impercettibili sollevamenti del fondo marino, degli spostamenti dei blocchi continentali, dell'erosione dei rilievi ecc. Non occorre immaginare eventi speciali per spiegare la formazione delle catene montuose: basta infatti che certe rocce subiscano una spinta verso l'altra di un solo millimetro all'anno, perché in un milione di anni diventino montagne alte 1000 metri. L'idea che impercettibili trasformazioni della costa terrestre possano provocare, col tempo, cambiamenti enormi, fu decisiva per Darwin. Egli infatti capì che anche le più piccole trasformazioni degli esseri viventi, sommate nel tempo, potevano portare a cambiamenti radicali. Il secondo autore a influenzare Darwin fu un economista e sociologo inglese Thomas Malthus. Malthus scoprì che la popolazione umana, in assenza di controllo demografico tende a moltiplicarsi secondo un andamento geometrico, mentre i mezzi di sussistenza quali lo spazio coltivabile, le risorse e i prodotti alimentari, tendono a crescere in modo aritmetico. Perciò il divario tra le due curve è destinato ad accrescersi con conseguenze disastrose per la stabilità economica e il benessere dell'umanità. Darwin si accorse che questi concetti valevano anche per le piante e gli animali: infatti ogni organismo produce molti più semi o figli di quanti riescano a sopravvivere: Soltanto una minima parte dei nati riesce a riprodursi. Quale? Evidentemente soltanto gli individui che presentano i caratteri che li rendono più adatti rispetto all'ambiente in cui si trovano immersi.
Il pensiero di Darwin.
Il motivo centrale del pensiero darwiniano è che la lotta per l'esistenza, cioè la selezione naturale, fa da "setaceo" che filtra i pochi individui destinati a sopravvivere e a riprodursi. Dato che le esigenze ambientali cambiano continuamente, la selezione naturale favorisce caratteri via via diversi, e così gli esseri viventi si trasformano lentamente, di generazione in generazione. Nella lotta per l'esistenza non sono favoriti necessariamente gli individui più o veloci o intelligenti, ma quelli che riescono a riprodursi di più. Essere adatti ad un ambiente significa, semplicemente, essere in grado di viverci e di avere dei figli. Gli attuali batteri, lombrichi, granchi, frassini e abeti esistono in quanto hanno superato e risolto numerosi problemi di sopravvivenza nei loro ambienti rispettivi. Un frassino o un coniglio sono più evoluti di un batterio solo perché la loro forma differisce maggiormente da quella degli organismi primordiali. Ma tutti i viventi, appunto perché viventi sono perfettamente adattati al loro ambiente e al loro modo di vita.
Darwin divenne evoluzionista grazie alle osservazioni che ebbe occasione di fare nelle isole Galapagos, al largo dell'Ecuador. Questo arcipelago non è abitato, come si potrebbe pensare, dallo stesso insieme di specie animali, ma quasi ogni isola sembra avere le "sue" specie di uccelli. Egli conto tredici specie di fringuelli strettamente imparentati tra loro, ma con alcuni caratteri diversi. Il becco, in particolare, differiva nelle varie specie andando da una forma sottile, come quello di una capinera, a una struttura massiccia come quella di un frosone. I becchi sottili sono adatti per la cattura degli insetti, mentre quelli massicci servono per rompere semi e granaglie.
All'inizio, quindi,esisteva una sola specie di fringuelli ma, a causa della separazione in isole diverse, ogni popolazione segui una propria linea evolutiva.
Si aggiunga che, in mancanza di altri uccelli concorrenti, la medesima specie tende ad occupare nicchie ecologiche diverse, cioè a specializzarsi in varie forme che si cibano , rispettivamente di insetti e di semi.
E' cosi che da una sola specie si sono formate, nel corso del tempo, le 13 specie studiate da Darwin. Un altro fatto notevole è che il continente prospiciente alle Galapagos ospita fringuelli che sembrano imparentati con quelli delle isole.
L a logica conseguenza delle ipotesi evoluzionistiche era che anche l'uomo doveva essere considerato un prodotto dell'evoluzione. Darwin studiò a lungo questo problema e solo nel 1871 pubblicò un libro intitolato L'origine dell'uomo: vi sosteneva che la selezione naturale poteva spiegare anche l'origine della nostra specie. Era un'idea rivoluzionaria che impiegò molto tempo per affermarsi. Lo stesso Fallace, che pure era un ottimo evoluzionista, continuò a escludere l'uomo dai processi evolutivi.
Darwin analizzò dettagliatamente i meccanismi della selezione naturale e li confrontò con quelli della selezione artificiale. Ne risultò una teoria molto elaborata e documentata da un gran numero di esempi. Alla completezza della teoria mancava solo un punto, ma di grande importanza: l'origine della variabilità degli organismi. Privo di conoscenza di genetica e di biologia molecolare, Darwin sostenne che dovevano esserci variazioni ereditarie, ma non era in grado di spiegarle. Il fatto curioso è che Gregorio Mendel, il fondatore della genetica, aveva inviato a Darwin una pubblicazione, ma questa non venne mai letta!
La teoria darwiniana della selezione naturale non è perciò collegata con i dati della genetica né, ancor meno, con la biologia molecolare. Ma ciò che non fece Darwin venne fatto da altri scienziati all'inizio del novecento e oggi disponiamo di una teoria evolutiva, organica e coerente, nota come neordarwinismo o anche teoria sintetica dell'evoluzione.
Questa teoria afferma che fra tutti gli esseri viventi esistono dei legami di parentela e che ogni specie è derivata, con qualche cambiamento, da una specie precedente.
Il modo migliore per capire l'evoluzione è di guardarci attorno e riflettere su quello che già sappiamo. Consideriamo, per esempio due fratelli. Essi appartengono alla stessa specie, hanno gli stessi genitori, sono dello stesso sesso. Eppure non sono uguali: l'uno ha il naso come papà uno ha gli occhi della mamma. Per descrivere questa situazione col linguaggio biologico, basta dire che i due fratelli presentano un fenotipo( parola coniata dal greco che significa "tipo" "apparente" dalla radice faino che vuol dire "ciò che appare") leggermente diverso.
Ogni individuo vivente è "costruito" secondo "istruzioni" contenute in ogni cellula del suo corpo. Tali istruzioni sono codificate in lunghissime molecole di DNA avvolte a formare strutture microscopiche, i cromosomi.. Queste strutture, geneticamente ereditabili, costituiscono ciò che viene chiamato il genotipo. Tornando al nostro caso, quindi, i due fratelli non hanno fenotipi identici in primo luogo perché i loro genotipi non sono identici.
Ciò che si eredita non è propriamente, un carattere, ma la capacità di formarlo. In termini tecnici ci si esprime dicendo che ciò che viene ereditata è una norma di reazione.
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