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GLI ESCHIMESI
Il nome
Il nome "eschimese" deriva dall'algoncino, una lingua indiana, che in modo dispregiativo chiama questo popolo "mangiatori di carne cruda" (letteralmente si traduce "mangia crudo").
Gli eschimesi chiamano invece loro stessi Inuit, che significa "veri uomini".
La storia
Le prime documentazioni relative a insediamenti umani nel continente americano risalgono a circa 28.000 anni fa.
Questi popoli, definiti "protoindiani", non abitavano ancora l'Artide, che ai tempi era ricoperta quasi completamente da un immenso ghiacciaio.
Circa 6.000 anni fa alcune di queste popolazioni iniziarono un movimento migratorio verso l'odierna Alaska, cosicché dal 500 d.C. cominciano ad essere documentate le prime civiltà specializzate nella caccia in mare aperto.
Quando nel XVI secolo i grossi cetacei cominciano ad evitare l'Artide a causa dell'irrigidirsi del clima, gli eschimesi si trovano costretti a cibarsi unicamente di foche; questo dà la spinta necessaria allo sviluppo di una nuova tecnologia che permetterà di pescare anche in pieno inverno: la pesca attraverso un foro nel ghiaccio.
Sempre in questo periodo avvengono i primi contatti con gli europei, che nel 1742 scoprono quello che in seguito verrà chiamato stretto di Bering.
L'ecosistema
Gli eschimesi vivono in uno dei luoghi più inospitali del mondo, l'Artide, che può essere definita l'insieme dei mari e delle terre situati attorno al Polo Nord e compresi entro l'isoterma di 10 °C del mese meno freddo, all'interno del 70° parallelo nord. I territori che fanno parte di questa zona sono quelli del Canada, della Russia, della Groenlandia, della Scandinavia, dell'Islanda e dell'Alaska.
Il clima è caratterizzato da temperature rigide durante tutto l'anno, con punte minime che giungono fino a -70 °C nel periodo invernale. Questo clima eccezionalmente freddo causa la solidificazione dei mari che formano così la banchisa, cioè uno strato permanente di ghiaccio dello spessore variabile tra i due ed i quattro metri; questo ghiaccio può spaccarsi, ed i lastroni di ghiaccio possono accavallarsi fino a raggiungere altezze di 200 metri.
La separazione di lastroni di ghiaccio sotto l'azione del vento e delle acque forma il pack.
A queste latitudini il sole giunge con un'inclinazione tale da dare luogo a un giorno ed una notte lunghi sei mesi ciascuno, corrispondenti rispettivamente all'estate ed all'inverno.
Il suolo dell'Artide è definito permafrost perché è costantemente coperto da uno strato di ghiaccio che può raggiungere i 600 metri di spessore. Durante la breve estate polare il suolo disgela per qualche decimetro di profondità, e la parte sottostante gelata in permanenza impedisce il drenaggio delle acque; ciò provoca la formazione di vasti acquitrini, che vengono subito popolati da vaste colonie di insetti. L'umidità che si crea grazie a questo fenomeno compensa le scarse precipitazioni, che quando si manifestano sono spesso nevose.
Questi acquitrini favoriscono lo sviluppo di arbusti e piante come il muschio, l'erica ed i licheni, che per adattarsi al difficile clima artico hanno concentrato la maggior parte della loro biomassa nelle radici.
Nonostante le condizioni climatiche, sulla terra non mancano animali, in maggioranza specie migratrici, capaci di spostamenti rapidi quando il cibo incomincia a mancare.
Tra i vari mammiferi citiamo la volpe azzurra, la renna, il caribù, il bue muschiato e il lemming.
Gli uccelli, abbastanza numerosi, appartengono soprattutto a specie che vengono a nidificare in estate, visto che in quel periodo si hanno molte ore di sole e molti insetti. Esempi di volatili artici sono lo zigolo delle nevi, la pernice bianca o l'oca delle nevi.
In Artide sono inoltre numerosi e cospicui i giacimenti minerari di carbone, criolite, grafite, petrolio, gas naturale, oro e minerali radioattivi.
L'alimentazione
La dieta Inuit tradizionale consiste nel cibarsi di mammiferi marini come pesci, foche e balene; e mammiferi terrestri come caribù e orsi, la cui carne viene cotta, seccata o congelata. La foca, alimento di base in inverno, è anche una preziosa fonte di cibo per cani, di vestiti, di materiale da costruzione per barche e tende, e combustibile per luce e riscaldamento. Le uova degli uccelli migratori e la pesca dei salmonidi rappresentano una variazione del solito menù.
L'alimentazione eschimese è costituita anche da vegetali che vengono
estratti dallo stomaco dei ruminanti (caribù e bue muschiato) o raccolti come nel caso delle radici commestibile delle bacche estive.
Con l'intensificarsi dei contatti con i commercianti europei ed americani, gli Inuit sono divenuti consumatori di farina, zucchero, sale, tabacco e alcol.
La ricerca del cibo e la caccia
Gli eschimesi cacciano almeno 20 specie di animali, sfruttando tutti gli habitat e tutte le catene alimentari dell'Artide.
In inverno gli Inuit si dedicano prevalentemente alla caccia alla foca. In aprile e in maggio si dedicano alla caccia in mare aperto a cetacei come il delfino, la balena franca o la balenottera, e alla caccia sulla terraferma allo orso bianco e al bue muschiato.
In estate e in autunno vi è la caccia collettiva ai caribù, la caccia con trappole ai
lupi, alle volpi ed alle lepri; la pesca del salmone, la caccia ad uccelli acquatici come le oche e gazze; e la raccolta di erbe e di frutti commestibili.
La caccia alle balene, ai trichechi e ai caribù richiede l'organizzazione di spedizioni di gruppo.
Molte famiglie seguono cicli stagionali di pesca e di caccia che li portano a spostarsi periodicamente all'interno di un territorio delimitato.
Il sostentamento energetico
Da uno studio risulta che il sostentamento energetico giornaliero di un villaggio può essere riassunto in: apporto iniziale di energia umana nell'inseguimento della preda; estrazione della steatite per costruire souvenir e produzione artigianale.
Il prodotto energetico di tutto il sistema riesce a fornire una media giornaliera di 3000 Kcal a testa.
Questo bilancio evidenzia il fatto che le entrate e le uscite energetiche vengono pareggiate solo con l'introduzione delle moderne tecnologie.
Prima dell'avvento del motore gli eschimesi spostavano gli insediamenti con il variare delle stagioni; tutti questi spostamenti avevano lo scopo di minimizzare le distanze tra cacciatore e risorsa alimentare, visto che in pratica non si potevano inseguire prede che fossero più lontane di un giorno di cammino tra andata e ritorno.
Oggi non è più così visto che grazie a motoslitte e barche a motore i cacciatori possono compiere lunghi viaggi in tempi così brevi da non assomigliare minimamente alla tabella del cacciatore eschimese tradizionale.
Grazie alle nuove tecnologie derivate dai contatti con l'uomo occidentale i campi eschimesi tendono a diventare villaggi stabili
Un vecchio eschimese ha riassunto così la situazione: "Da quando mio figlio ha comperato motori per le barche abbiamo una dimora stabile; da quando mio figlio, grazie al fucile e alla motoslitta raggiunge la preda non soffriamo più la fame."
I mezzi di trasporto
I mezzi di trasporto tradizionali sono il kayak, l'oomiak e la slitta trainata da cani.
Il kayak è una leggera barca da caccia simile ad una canoa, costituita da una struttura in legno coperta di pelle di foca e con una sola apertura che consente il passaggio del rematore, mentre l'oomiak è una canoa aperta e più ampia.
La popolare slitta trainata dai cani, rappresenta il perfetto adattamento di una forma di tecnologia all'ambiente.
Attualmente sono molto comuni anche le barche a motore e gli autoveicoli da neve.
Aspetti socioculturali e comportamentali
Nel 1742 con la scoperta dello stretto di Bering da parte degli Europei, iniziò l'esplorazione dell'Alaska. Qui venne fondata la società commerciale russo-americana che poi decadde in quanto i russi, nel 1867, decisero di vendere questa terra agli americani. L'intersecarsi di questi due tipi di cultura completamente diverse apportò evidenti cambiamenti nell'ambito socio - culturale, a tal punto da rivoluzionare completamente il modo di vita delle popolazioni autoctone presenti in queste regioni.
Si intensificarono le costruzioni di industrie di inscatolamento dei "prodotti del luogo'. Ciò comportò l'avvento di tecnologie e l'affluire di prodotti della società industriale e la creazione posti di lavoro salariati.
Inevitabilmente le società eschimesi si trasformarono in una società più 'moderna' (insediamento del cristianesimo, di scuole, strade, ospedali, piste d'atterraggio). e Malgrado che oggi ci sia un tentativo, una volontà riacquistare alcuni aspetti della vecchia cultura non si può più parlare di usi e costumi ancora praticati, bensì di un passato e un presente ben distinti.
Nelle società eschimesi era sconosciuta un'autorità gerarchica, le famiglie vivevano in comunità in modo indipendente e con gli stessi diritti. Dunque l'autorità centrale era inesistente e ognuno si comportava come credeva nell'ambito dei controlli culturali e sociali della popolazione. Per gli Eschimesi l'individuo è capo di se stesso.
Queste popolazioni erano divise in bande indipendenti formate da nuclei famigliari monogamici. L'usanza dello scambio delle mogli, che venivano offerte a un visitatore (di un'altra banda ovviamente) del villaggio, permetteva di rafforzare i legami tra le bande.
L'attività determinante era naturalmente la caccia che richiedeva sforzi congiunti di diverse persone della comunità. In questo caso il possessore dell'oomiak (imbarcazione di grandi dimensioni) fingeva da coordinatore del gruppo e l'equipaggio era tenuto a seguire le sue indicazioni riguardanti la strategia e la metodica di caccia; per questo l'umialik godeva di una posizione di prestigio nella comunità. Anche l'arpioniere, essendo il 'braccio destro' dell'umialik, godeva di una posizione di prestigio.
Altro personaggio di grande importanza era lo sciamano che, in veste di mediatore tra gli uomini e spiriti, di guaritore e di preveggente, riusciva sempre a placare qualsiasi tensione nella comunità. Le donne e gli uomini erano reciprocamente dipendenti: l'uomo procacciava i beni di sostentamento e la donna trasformava. La donna inoltre era responsabile dell'educazione dei figli e dell'economia domestica.
La cerimonia nuziale era sconosciuta.
Come detto l'economia di questo tipo di società era basata sulla caccia che era fondamentale per la sopravvivenza e dunque un'eventuale stagione poco produttiva poteva porre dei problemi molto seri alle famiglie. Da qui nascevano credenze che poi si trasformavano in rituali propiziatori. Ogni battuta di caccia collettiva comportava una cerimonia pubblica.
Per gli Eschimesi ogni organismo ha un'anima e a ogni preda si chiede scusa.
La stagione estiva di caccia terminava con una festa di ringraziamento dove gli uomini manifestavano la loro riconoscenza agli animali uccisi. Alcune ossa o le vesciche degli animali venivano conservati fino alla data dei festeggiamenti per poi gettarli in mare nella convinzione che in tal modo gli animali sarebbero rinati. Durante questa cerimonia alcuni uomini ballavano portando una maschera ed altri suonavano il tamburo.
Oggi il controllo rituale delle forze ambientali e dell'approvvigionamento di cibo è scomparso. Una volta l'equilibrio economico e sociale veniva garantito dall'equa spartizione dei beni in eccesso e dunque del bottino di caccia. Nessuno così poteva differenziarsi dagli altri creando riserve più consistenti.
Un debito con un'altra famiglia comportava un rapporto di sudditanza sino allo sdebitamento. Di solito un cacciatore di balene si associava ad un cacciatore di terraferma in modo da potersi compensare a vicenda: l'uno procurava grasso di balena e l'altro le pelli. Se questo rapporto tra le due parti si rivelava essenziale alla reciproca sopravvivenza, per evitare un eventuale fallimento del 'patto', i due partner potevano decidere di scambiarsi le mogli. I nascituri di queste unioni erano così i garanti del 'contratto' tra le due famiglie.
In caso di carestie potevano verificarsi infanticidi femminili preventivi che avevano una funzione plurima: ridurre il numero di bocche da sfamare e controllare il numero di potenziali madri. Motivi di conflitti potevano essere le dispute territoriali con altre bande oppure interminabili serie di vendette innescate dall'uccisione di un componente di una famiglia o addirittura di un'altra banda. Ad esempio colui che rapiva una donna veniva ucciso.
Gli Eschimesi per combattere indossavano una specie di corazza di cuoio o di osso.
Oggi il benessere è dato dalle tecnologie e il denaro viene ottenuto dal commercio delle pelli e dalla vendite di statuine d'avorio di tricheco. Pochi sono impiegati in industrie e pochi praticano ancora la caccia con slitte a motore.
Gli Eschimesi non avevano una vera e propria religione, essi credevano in una divinità protettrice degli animali, nelle anime dei corpi defunti (animali, uomini) e anche in anime di determinati territori (specialmente in territori particolarmente ostici che avevano provocato vittime, ai quali chiedevano di non provocare più morte). Il loro tipo di religione si manifestava così con il rispettare alcuni tabù attraverso rituali, come ad esempio lo strofinare il grasso di un cacciatore morto in 'missione' sulle lame delle lance e dei coltelli per evitare una nuova sciagura, o il rimanere sdraiata e immobile della moglie del leader per evitare che la balena facesse capottare l'imbarcazione.
Esistevano preghiere e piccoli sacrifici ma non nera venerazione per questa divinità, se vogliamo c'era piuttosto un sentimento di estremo rispetto.
Quando la caccia si rivelava infruttuosa per lunghi periodi, e con conseguente pericolo di carestie, veniva interpellato lo sciamano che era l'unico ritenuto capace di essere intermediario tra la divinità protettrice degli animali e gli uomini.
Oggi con l'avvenuta 'colonizzazione' euro-americana è arrivato il cristianesimo e la vecchia cultura "religiosa' eschimese è quasi scomparsa anche se devo dire che oggi c'è una certa volontà di tornare alla vecchia tradizione.
L'economia degli Inuit si basava solamente sulle reti commerciali che si erano instaurate fra i vari gruppi etnici eschimesi. Questo commercio dipendeva dal fatto che questi popoli non riuscivano a trovare nel loro territorio le materie prime necessarie per svolgere una vita normale, anche se sfruttavano fino all'osso tutte le risorse del territorio. Il commercio era soprattutto fatto di baratti; infatti, i gruppi più orientati alla vita sulla terraferma scambiavano i loro prodotti (pelli, rame, ecc.) con quelli (conchiglie, carne di pesce, ecc.) dei gruppi più orientati verso il mare. Gli scambi permettevano alle varie popolazioni indigene di migliorare la loro situazione materiale. Esistevano una serie di beni (pelle di renna, giada, steatite, ecc.) che erano considerati rari e preziosi perché, oltre che ad essere molto utili, erano presenti solo in determinate regioni. Le merci di scambio erano formate, oltre che a prodotti presenti solo in determinate regioni, di prodotti d'artigianato fatti manualmente, e variavano da stagione a stagione poiché il clima è il fattore limitante più importante, oltre che alle asperità del territorio.
I primi contatti commerciali degli Inuit con gli europei e con gli americani furono anch'essi di baratto, i quali avvenivano inizialmente a bordo delle loro navi. Le merci di scambio degli Inuit erano costituite da pelli, avorio di tricheco e fanoni di balena; mentre quelle dei nuovi commercianti consistevano in pentole di metallo, coltelli, stoffa e generi alimentari a loro sconosciuti. I popoli eschimesi non conoscevano il vero valore delle cose che gli stranieri davano loro in cambio, così gli indigeni potevano barattare molte pelli per ricevere in cambio pentole. I commercianti europei e americani sfruttarono subito quest'ingenuità e per molti anni turlupinarono gli Inuit. Questo comportamento si può riscontrare in molte altre storie di scoperta di nuove popolazioni, infatti, gli scopritori sfruttarono subito l'inesperienza dei nuovi popoli e fecero subito affari alle loro spalle. Presto, però, iniziarono a conoscere gli stranieri e il valore delle cose, cosicché impararono a commerciare alla pari. Negli ultimi cent'anni i contati con gli europei s'intensificarono e gli Inuit subirono profonde trasformazioni nella loro cultura, nelle loro abitudini, etc. e soprattutto nella loro economia. Gli eschimesi iniziarono ad utilizzare prodotti sostitutivi a quelli tradizionali, il che creò dei bisogni totalmente nuovi. Gli Inuit scoprirono la tecnologia e i benefici che produce a chi la usa, ma, per loro sfortuna, si accorsero troppo tardi dei danni che genera. Queste nuove tecnologie sono, oltre che ai semplici oggetti come le pentole, le motoslitte, i fucili, le stufe, etc. I benefici, che hanno portato a queste popolazioni, sono stati ben visibili e molto importanti per la loro sopravvivenza; infatti, il loro tenore di vita è migliorato perché è stato più facile cacciare, muoversi, nutrirsi e vivere. Però bisogna tenere conto che queste tecnologie hanno non funzionano senza piccoli accorgimenti, come il carburante per le motoslitte e per il motore delle barche o le cartucce per i fucili. Le tecnologie introdotte hanno modificato tutte le azioni degli Inuit e generalmente la hanno migliorate, ma in certi casi le hanno peggiorate.
Oggi la sopravvivenza degli indigeni è garantita più dall'artigianato che dalla caccia, anche se rimane un'attività importante. Infatti, il turismo costituisce, oltre all'assistenza sociale e al lavoro salariato, una dalle poche entrate di denaro. Questo denaro serve per procurarsi oggetti o cose essenziali ormai per la loro vita quotidiana. I prodotti artigianali, che sono venduti ai turisti, sono statuine in steatite e in avorio di tricheco, collane, amuleti porta fortuna e oggetti tipici del loro popolo. Gli Inuit, prima dell'avvento degli europei e degli americani, faceva una vita abbastanza regolare, che si basava soprattutto sulla caccia per il sostentamento della famiglia; però, dopo l'arrivo di questi, gli indigeni non hanno più dovuto impiegare tutto il loro tempo alla caccia, così il loro stile di vita fu sconvolto. I Bianchi si sono interessati alle ricchezze minerarie, petrolifere e idriche e hanno incominciato ha installare fabbriche, così gli Inuit hanno trovato un a fonte di denaro.
Un tempo, gli Inuit erano autosufficienti e i prodotti dell'Artide bastava a soddisfare le loro esigenze di cibo, di vesti e d'abitazione. Oggi, sono ormai divenuti schiavi dei modernismi e non ne possono più fare a meno per vivere in un ambiente così ostile. Una volta dovevano lottare quotidianamente per potersi nutrire e perciò vivere, oggi non ne hanno più bisogno perché sono assistiti, sedentari e ormai hanno qualunque necessità a portata di mano; anche se esistono Inuit che tendono ha mantenere lo stile di vita e la cultura tradizionali.
L' abitazione
Esistono due tipi d'abitazioni Inuit (nella loro lingua "iglu", "casa") quelle invernali e quelle estive.
Le abitazioni tradizionali invernali, case o capanne, erano generalmente di pietra con struttura di legno di deriva o di costole di balena. L'ingresso era situato ad un livello più basso rispetto all'abitazione ed era possibile entrarvi solo a carponi. Anche se potrebbe sembrare scomodo questo permetteva agli Inuit di avere una barriera contro il freddo e un ripostiglio per i viveri. La capanna in se stessa era semi-sotterranea cioè affondata nel suolo, con pianta circolare, ellittica o rettangolare mentre il tetto aveva forma di una bassa cupola. Esternamente erano ricoperte di neve mentre all'interno strati di muschio e pelli di renna assicuravano cosi' una buona insolazione contro il freddo. Il pavimento e le panche erano di legno. In queste abitazioni suddivise in vari vani, di dimensioni fino a 4 metri d'altezza a 5 di diametro, che si aprono da uno centrale più famiglie potevano viverci. Queste vecchie abitazioni derivano gli igloo.
Nei pressi della casa era eretta un'impalcatura grandezza uomo sulla quale le carni erano poste ad essiccare o dove le slitte e imbarcazioni sorvegliate dai cani erano riposte. Spesso era eretto anche un piccolo capannone di legno per gli attrezzi e i vestiti; un altro locale scavato nel ghiaccio serviva per conservare le carni. Nell'intera regione vi era usanza di costruire delle case dette "comunitarie" (nella loro lingua "kashim") qui gli uomini si riunivano per costruire gli utensili, armi o i mezzi di trasporto. Queste case piu spaziose erano utilizzate anche per le cerimonie o i festeggiamenti.
Con l'arrivo dell'estate, le case invernali non erano piu abitabili conseguentemente le famiglie si stabilivano in tende fabbricate con pelli di animali. Durante tutto l'anno servivano da riparo per i cacciatori durante le battute di caccia.
Oggi giorno la maggior parte degli Eschimesi abita in piccoli villaggi in cui la popolazione e' tra i 26-29 individui concentrati in: una capanna di legno, prefabbricata e fornita dal governo, e tre in forma tradizionale (una struttura a basso telaio con dimensioni: 6 4.5 2 m. chiamata nella loro lingua "quagmaq"). L'isolamento termico e' ottenuto con uno strato di 25cm. di arbusti, muschi e alghe. All'interno le pareti sono intonacate da pagine di cataloghi di vendita e come decorazioni vengono utilizzati ciondoli finemente lavorati e oggetti vari. Qui si riscalda l'ambiente con lampade di steatite in cui si brucia olio di balena, occorrono 18kg di olio per avere 60 ore di calore a temperatura diurna di 13°C e quella notturna di 0°C; mentre nel prefabbricato si utilizza la stufa a cherosene la quale consuma 14l ogni 24 ore con una temperatura di 27°C e mai sotto i 22°C. Dato che la temperatura esterna è spesso di -35°C, il dislivello termico dentro/fuori ha creato non pochi problemi: il corpo dopo essersi riscaldato necessità di un lento riadattamento alle condizioni esterne.
Bibliografia
A.Salza, Atlante delle popolazioni, Garzanti editore 1997
Atlante geografico moderno, Istituto geografico DeAgostini
Le mille ricerche- il grande atlante geografico mondiale illustrato, European Book
Enciclopedia multimediale Omnia'99, DeAgostini
Enciclopedia multimediale Encarta'99, Microsoft
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