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Allucinogeni




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ALLUCINOGENI


INTRODUZIONE

 
Composti di sintesi o di origine vegetale ad azione psicoattiva, capaci di produrre marcati fenomeni di distorsione della percezione, dell'umore e del comportamento.


PRINCIPALI ALLUCINOGENI

 
L'allucinogeno meglio conosciuto e più potente è la dietilammide dell'acido lisergico, o LSD. Altri allucinogeni sono la psilocina e la psilocibina, estratte da alcune specie di funghi; la mescalina, estratta dal peyote; la muscarina, derivante dal fungo Amanita muscaria. Sono considerati allucinogeni, anche se presentano effetti più blandi dei precedenti, e per certi aspetti differenti, anche la marijuana e l'hashish. Un composto di sintesi ad azione allucinogena che recentemente si è ampiamente diffuso come "droga da discoteca" è l'ecstasy, che chimicamente è una metilen-dimetil-met-anfetamina. Queste sostanze psicoattive possono essere assunte per via orale o per iniezione; la marijuana viene in genere inalata o fumata.


EFFETTI DEGLI ALLUCINOGENI

 
L'effetto di modificazione della capacità percettiva riguarda soprattutto la sfera visiva, con la comparsa di allucinazioni visive (come l'illusione di vedere intorno a sé la propria immagine o soggetti immaginari, bagliori, flash di luce, oggetti di colori e proporzioni alterati); insorgono anche altre manifestazioni che possono avere il carattere di alcune psicosi, come la percezione della dilatazione del tempo, di voci provenienti dall'esterno o dall'interno del proprio corpo, la depersonalizzazione, il rapido variare dell'umore (ripetuti passaggi dall'euforia all'ansia), l'incapacità di mantenere la concentrazione e l'attenzione, tremori e tic nervosi. La modificazione del comportamento può causare l'insorgenza di stati di disorientamento e confusionali che, dopo la fase acuta dell'assunzione, possono degenerare in attacchi di panico e stati depressivi e, nei casi più gravi, indurre a tentativi di suicidio. Gli allucinogeni determinano anche alterazioni organiche, tra cui tachicardia, dilatazione delle pupille, eccesso di sudorazione, nausea. Non è del tutto chiarito il meccanismo neurofisiologico che determina questo tipo di effetti; sembra che le sostanze allucinogene inibiscano a livello del cervello la disponibilità della serotonina, che è un importante neurotrasmettitore cerebrale, attraverso la quale si trasmettono gli impulsi nervosi.


Durata degli effetti

 
Le reazioni individuali agli allucinogeni sono imprevedibili, soprattutto quando queste droghe vengono assunte non a scopo medico ma per gli effetti che producono. L'esperienza soggettiva dell'individuo che consuma allucinogeni può sembrare piacevole un giorno e sconvolgente il successivo, a seconda dell'ambiente e delle circostanze in cui avviene l'assunzione, della personalità e dell'umore del soggetto in quel particolare momento. Gli effetti degli allucinogeni possono durare da qualche ora a diversi giorni, e possono anche ricorrere a distanza di mesi, sotto forma di quelli che vengono denominati 'flashback'. Sebbene l'uso prolungato della maggior parte degli allucinogeni non causi dipendenza fisica, è possibile lo sviluppo di una condizione di assuefazione, per la quale per ottenere gli stessi stati mentali è necessario assumere dosi superiori di droga. Alcuni ricercatori ritengono che lo stato indotto dagli allucinogeni possa essere usato come modello sperimentale per studiare la schizofrenia.


Stupefacenti


INTRODUZIONE   Stupefacenti Termine che indica genericamente le sostanze - definite anche 'droghe' e molto diverse tra loro in quanto a composizione, effetti, tossicità e capacità di instaurare dipendenza - che provocano una modificazione delle funzioni del sistema nervoso centrale e un'alterazione dello stato di coscienza. Gli stupefacenti includono sostanze naturali e sintetiche (ottenute cioè chimicamente in laboratorio), tra cui oppio e derivati, cocaina, LSD, mescalina (considerate anche, secondo una generica classificazione, 'droghe pesanti', per indicarne l'estrema tossicità), i derivati della cannabis (marijuana e hashish, definiti anche 'droghe leggere') e alcuni composti di recente introduzione tra cui la cosiddetta ecstasy. Gli alcolici, il tabacco e i barbiturici possono in senso lato essere considerati anch'essi sostanze stupefacenti.

Gli stupefacenti possono essere raggruppati in sei classi: oppiacei, ipnotico-sedativi, psicostimolanti, allucinogeni, cannabis e inalanti. L'uso di queste sostanze, che espone a un elevato rischio di dipendenza, si è molto diffuso negli ultimi trent'anni fino a costituire un grosso problema sociale nella gran parte dei paesi del mondo.

OPPIACEI  
La classe degli oppiacei comprende sostanze derivate dall'oppio (come morfina ed eroina), nonché i suoi sostituti sintetici (come il metadone). Dal punto di vista farmacologico, la morfina è un potente analgesico e costituisce lo standard su cui vengono misurati gli altri analgesici. Inoltre, morfina e altri derivati dell'oppio calmano la tosse, riducono la motilità intestinale e, a dosi elevate, inducono uno stato di indifferenza psicologica. L'eroina, un derivato sintetico della morfina, fu introdotta nel 1898 come calmante della tosse e sostituto della morfina, in quanto sembrava non essere in grado di indurre dipendenza. Tuttavia, presto si scoprì che anche l'eroina provocava dipendenza e pertanto il suo uso fu proibito in molti paesi, anche nella pratica medica. Tra gli effetti dell'eroina vi sono euforia, immediatamente dopo l'assunzione, e uno stato di profonda indifferenza a tutti gli stimoli interni ed esterni.

Gli oppiacei provocano effetti diversi a seconda del tipo di esperienze passate, delle aspettative di chi li assume e delle modalità di somministrazione (per iniezione, ingestione o inalazione). I sintomi della crisi di astinenza comprendono movimenti scalcianti delle gambe, ansia, insonnia, nausea, sudorazione, crampi, vomito, diarrea e febbre. Negli anni Settanta, con la scoperta delle encefaline, gli oppiacei naturali presenti nel cervello, venne formulata una delle prime ipotesi sulla causa della dipendenza fisica dagli oppiacei: in base a questi studi, sembra che queste droghe imitino l'azione delle encefaline e che possano utilizzare gli stessi recettori cerebrali. Quest'ipotesi suggerisce anche che la dipendenza fisica dagli oppiacei potrebbe svilupparsi in persone che hanno un deficit di queste sostanze naturali.


IPNOTICO-SEDATIVI

 
I barbiturici sono farmaci utilizzati sin dal primo Novecento per alleviare l'ansia, indurre il sonno e curare l'epilessia. I barbiturici inducono forte dipendenza fisica; in questo, come negli effetti e nei sintomi della crisi d'astinenza, assomigliano molto all'alcol. La sospensione dell'uso causa tremore, insonnia, ansia e talvolta, dopo un giorno, convulsioni e delirio. Dosi tossiche, spesso poco superiori a quelle terapeutiche, vengono talvolta assunte accidentalmente. I barbiturici sono particolarmente pericolosi se combinati con l'alcol.

Altri ipnotico-sedativi sono le benzodiazepine, i cosiddetti tranquillanti, usati nel trattamento dell'ansia, dell'insonnia e dell'epilessia. Benché siano più sicuri dei barbiturici e vengano oggi usati comunemente, inducono anch'essi dipendenza.


PSICOSTIMOLANTI

 
Gli stimolanti più comuni sono la cocaina e i farmaci della famiglia delle anfetamine (o amfetamine). La cocaina, una polvere cristallina bianca dal sapore amaro, si estrae dalle foglie della pianta sudamericana della coca. Viene usata in medicina per indurre anestesia locale nella chirurgia del naso e della gola e per provocare vasocostrizione e ridurre l'emorragia durante gli interventi chirurgici. L'abuso, aumentato considerevolmente verso la fine degli anni Settanta, può causare gravi problemi psicologici e fisiologici. Negli anni Ottanta è comparsa una forma di cocaina, chiamata 'crack', che crea fortissima dipendenza.

Le anfetamine, derivati dell'efedrina, furono introdotte negli anni Trenta come terapia della rinite e del raffreddore da fieno, e solo successivamente impiegate per la loro capacità di influire sul sistema nervoso. Per un certo periodo vennero usate come anoressizzanti, cioè per ridurre l'appetito nelle persone che cercavano di dimagrire. Attualmente il loro uso è limitato al trattamento della narcolessia, un disturbo del sonno caratterizzato da improvvisi attacchi di sonno durante il giorno, e nella sindrome del bambino iperattivo, nel quale le anfetamine producono un effetto calmante. Negli adulti, invece, le anfetamine aumentano la vigilanza, migliorano l'umore e diminuiscono l'affaticamento e il bisogno di sonno; spesso, tuttavia, rendono chi le assume irritabile ed eccessivamente loquace. Sia la cocaina che l'anfetamina, dopo un prolungato uso quotidiano, possono provocare sintomi psicotici simili a quelli della schizofrenia acuta.

L'ecstasy (o 3,4-metilene diossimetampfetamina) dà a chi la assume una grande sensazione di benessere, di disponibilità affettiva, un forte aumento dell'energia e, talvolta, allucinazioni. I suoi effetti collaterali possono essere disidratazione, perdita di peso, di controllo e della memoria a lungo termine.

L'assuefazione agli effetti sia euforizzanti che anoressizzanti delle anfetamine e della cocaina si sviluppa rapidamente. L'astinenza dalle anfetamine, soprattutto se iniettate per via endovenosa, causa una depressione tanto potente che chi le usa ha un fortissimo incentivo a continuare ad assumerle, finché non crolla.

ALLUCINOGENI  
Nella maggior parte dei paesi, gli allucinogeni non sono usati in medicina, tranne che molto raramente per il trattamento di malati terminali, di soggetti con malattie mentali, di tossicodipendenti e di alcolisti. Fra gli allucinogeni più comuni vi sono l'LSD e la mescalina, un alcaloide estratto dal cactus del peyote. Sebbene l'assuefazione a queste droghe si sviluppi rapidamente, quando ne viene sospesa l'assunzione non sembra che si verifichi alcuna sindrome da astinenza.

La fenciclidina non viene utilizzata nell'uomo in medicina, ma viene talvolta impiegata dai chirurghi veterinari come anestetico e sedativo per gli animali. Divenne comune alla fine degli anni Settanta, anche perché è facile da sintetizzare. I suoi effetti sono molto diversi da quelli degli altri allucinogeni. L'LSD, ad esempio, provoca distacco ed euforia, intensifica le percezioni sensoriali e spesso conduce a una confusione dei sensi (si 'sentono' i colori, si 'vedono' i suoni). La fenciclidina, invece, causa senso di distacco e riduzione della sensibilità al dolore e può scatenare sintomi così simili a quelli della schizofrenia acuta che perfino gli specialisti possono confonderli. La combinazione di questo effetto e l'indifferenza al dolore ha talvolta spinto a comportamenti violenti e distruttivi. Vedi anche Allucinazione.

CANNABIS  Dalla cannabis si ricavano la marijuana e l'hashish. Le foglie, i fiori e i rametti della pianta vengono sbriciolati per produrre la marijuana, la cui resina concentrata è l'hashish. Entrambe le droghe vengono di solito fumate, più raramente ingerite. I loro effetti sono simili: stato di rilassamento, accelerazione della frequenza cardiaca, senso di rallentamento del tempo e di miglioramento di udito, gusto, tatto e olfatto. Questi effetti, tuttavia, possono essere molto diversi a seconda della quantità di droga consumata e delle circostanze in cui viene assunta.

Non si ritiene che marijuana e hashish inducano dipendenza psicologica, tranne quando vengono assunti in grandi dosi giornaliere. Tuttavia, il loro uso regolare può interferire con i processi di apprendimento e di maturazione psicologica. La canapa indiana è stata usata per secoli come rimedio popolare; attualmente non viene, tuttavia, impiegata in medicina. Con il suo principio attivo, il delta-9-tetraidrocannabinolo, sono stati effettuati studi sperimentali per la terapia di alcolismo, crisi epilettiche e dolore cronico.

INALANTI  
Si tratta di sostanze normalmente non considerate droghe, come la colla, i solventi e gli spray, che, inalate ('sniffate'), agiscono sul sistema nervoso centrale. A basse dosi possono produrre una lieve stimolazione, mentre in quantità maggiori causano perdita di controllo e di coscienza. Gli effetti stupefacenti sono immediati e possono durare fino a 45 minuti dall'inalazione; sono seguiti da cefalea, nausea e sonnolenza. Aspirare gli inalanti può compromettere la vista, la capacità di giudizio e il controllo di muscoli e riflessi. L'uso prolungato può provocare danni permanenti e l'aspirazione di spray molto concentrati può causare la morte. Altre sostanze stupefacenti assunte per inalazione sono i cosiddetti poppers, che vengono impiegati in medicina come vasodilatatori e consumati per il supposto effetto afrodisiaco; uno di essi è il nitrito di isoamile. L'inalazione continua di queste sostanze può danneggiare il cuore e il sistema circolatorio. 

Cocaina

Alcaloide ottenuto dalle foglie della pianta della coca e usato in medicina come anestetico locale, nonché soggetto a largo abuso come droga. Gli inca dell'America centrale masticavano foglie di coca per ottenere una blanda sensazione di euforia, stimolazione e veglia. La cocaina venne isolata per la prima volta nel 1855 e venne, poi, usata ampiamente come anestetico locale in piccoli interventi chirurgici. Attualmente, per gli stessi scopi, vengono impiegati anestetici locali con un potenziale di abuso minore, come la lidocaina.

Nota da lungo tempo, alla fine degli anni Settanta e negli anni Ottanta la cocaina ha conosciuto un momento di grande popolarità come droga. Essa viene solitamente inalata ('sniffata') in forma di polvere secca, attraverso un tubicino inserito nelle narici, e più raramente viene iniettata in vena. Il crack è un derivato sintetico della cocaina, più economico e pericoloso, che generalmente viene fumato. Chi assume cocaina sperimenta un senso di euforia, ilarità e diminuzione dell'appetito. La cocaina, inoltre, accelera il battito cardiaco, aumenta la pressione del sangue e dilata le pupille. L'uso cronico può provocare ascessi cutanei, perforazione del setto nasale, perdita di peso, estrema irrequietezza, ansia, irritabilità e, talvolta, psicosi paranoica e danni permanenti al sistema nervoso. La morte può verificarsi anche con una piccola dose, in genere a causa di convulsioni o di un attacco cardiaco.

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