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Farmaci agonisti ed antagonisti dell'ADH
L'omeostasi dell'osmolarità dei fluidi corporei è controlla da un sistema che è in grado di correggere sia l'assunzione dell'acqua che la velocità di escrezione. Un ormone presiede all'attività di tutto il sistema, rilasciato a livello della neuroipofisi: l'ormone antidiuretico o vasopressina. Nell'uomo la vasopressina va ad agire a livello del dotto collettore, facendo aumentare il riassorbimento dell'acqua.
ADH
La vasopressina è un ormone della neuroipofisi, un nonapeptide, che induce vasocostrizione e ritenzione idrica. La sua secrezione è regolata dall'osmolarità plasmatica, che viene mantenuta ad un valore costante intorno ai 280 mOsm/kg. Una volta secreta, la vasopressina va ad agire su tre differenti recettori accoppiati a proteina G:
Recettori V1a (vascolari e epatici) e V1b (ipofisari), accoppiati a proteina Gq, la loro attivazione induce vasocostrizione, aggregazione piastrinica e rilascio di ACTH;
Recettori V2, accoppiati a proteina Gs, determina la fosforilazione e traslocazione sulla membrana delle cellule principali dei dotti collettori renali di WCV (water channel-containg vescicles, aquaporin channels), che aumentano il riassorbimento dell'acqua portando a ritenzione idrica;
Recettori V2 endoteliali, extrarenali, che inducono la secrezione di fattore VIII e di von Willebrand dai depositi endoteliali, inducendone un aumento dei livelli circolanti.
I FANS, tra cui l'indometacina, sopprimendo la sintesi di prostaglandine potenziano l'effetto antidiuretico dell'ADH, così come pure carbamazepina e clorpropamide. Altri farmaci invece annullano l'azione dell'ADH, come il litio che determina una ridotta stimolazione dell'adenilato ciclasi, stimolata dai recettori V2, quindi non avviene la traslocazione delle vescicole. Anche l'antibiotico demeclociclina attenua l'effetto antidiuretico della vasopressina.
Agonisti dell'ADH: desmopressina
L'ADH presenta un ponte disolfuro intramolecolare tra i residui di cisteina 1-6. Questo ponte è essenziale per l'attività agonista. La desmopressina o V2,1-deamino-8-D-arginino vasopressina è un agonista selettivo per i recettori V2, circa 3000 volte più potente, in senso antidiuretico, rispetto l'ADH. Inoltre non presenta effetto vasocostrittore.
USI CLINICI: La desmopressina viene utilizzata per il trattamento di:
Diabete insipido centrale e nefrogeno;
Enuresi notturna primaria;
Emofilia;
Malattia di von Willebrand.
Nel diabete insipido centrale vi è una insufficiente produzione di vasopressina. Le cause possono essere svariate: idiopatico, dovuto ad interventi chirurgici, traumi, tumori. L'attuale schema terapeutico prevede la somministrazione di desmopressina con varie modalità:
Per os, o,3 mg iniziali in 3 somministrazioni, fino ad un massimo di 0,2-1,2 mg/die;
Per via sublinguale, 180 µg iniziali in 3 somministrazioni, fino ad un massimo di 120-720 µg/die;
Per via nasale, 10-40 µg al giorno in due somministrazioni.
Inoltre vengono somministrati come adiuvanti la clorpropamide (125-500 mg/die) e carbamazepina (800-1000 mg/die), che potenziano l'azione antidiuretica di vasopressina e desmopressina.
Nel diabete insipido nefrogeno il deficit risiede al livello renale, e può essere congenito o acquisito:
Congenito, dovuto ad alterazioni o del recettore V2 (X-linked) o dell'acquaporina;
Acquisito, dovuto ad insufficienza renale, ostruzione, o da somministrazione di litio e carbamazepina.
In questo caso la terapia prevede una corretta assunzione di acqua e la somministrazione di amiloride che blocca l'assorbimento del litio a livello dei trasportatori del sodio. In caso di diabete insipido non indotto da litio, si utilizzano i diuretici tiazidici associato ad una ridotta assunzione di sodio. Questo approccio terapeutico è molto utile nei bambini affetti da diabete insipido nefrogeno, nei quali non si riesce a compensare l'eccessiva perdita di acqua.
FARMACOCINETICA: Quando la desmopressina viene somministrata per os, buona parte viene inattivata dalla tripsina. Una volta in circolo, peptidasi presenti in vari tessuti, determinano un'emivita di 17-35 minuti. Quando viene somministrata per via im o iv, l'emivita presenta un andamento bifasico, rispettivamente di 6-9 minuti e di 30-117 minuti.
INTERAZIONI FARMACOLOGICHE: Farmaci che sono in grado di potenziare l'effetto antidiuretcico sono:
Morfina
Antidepressivi triciclici
FANS
Farmaci che sono in grado di ridurre l'effetto antidiuretico sono:
Litio
Demeclociclina
Etanolo
TRATTAMENTO DELL'IPONATREMIA
Per iponatremia si intende la riduzione della concentrazione di sodio plasmatica a valori minori di 135 mEq/L. Questa situazione si presenta in circa il 25-30% dei pazienti ricoverati in ICU (intensive care unit). Nei pazienti con sodiemia inferiore ai 120 mEq/L, la mortalità è di circa il 60%. Tra le probabili cause di iposodiemia vi sono: insufficienza cardiaca, cirrosi epatica, SIADH (sindrome da inappropriata secrezione di ormone antidiuratico).
Per quanto riguarda il trattamento, bisogna differenziare tra le varie forme di iponatremia:
L'iponatremia ipovolemica è trattata con infusione di soluzione salina ipertonica;
L'iponatremia euvolemica ed ipervolemica sono trattate con farmaci antagonisti della vasopressina;
La SIADH è trattata con demeclociclina, una tetraciclina che inibisce l'azione della vasopressina.
Antagonisti dell'ADH
Gli antagonisti dell'ADH si suddividono in:
Antagonisti dei recettori V1A e V2: conivaptan;
Antagonisti del recettore V2: tolvaptan.
Il conivaptan è un antagonista dei recettori V1A e V2 ed aumenta l'escrezione di acqua senza aumentare l'escrezione di sodio. Viene somministrato a dosi di 20 mg per infusione iv di 30 minuti. Una correzione rapida della iposodiemia può causare la sindrome da demielinizzazione osmotica (ODS). Viene metabolizzato dal CYP3A4, quindi è un inibitore metabolico competitivo, determinando l'aumento dell'AUC di simvastatina e digossina. Altri inibitori metabolici, invece, determina un aumento dell'AUC del conivaptan. È controindicato nei pazienti con iponatremia ipovolemica. Gli effetti collaterali sono per lo più reazioni al sito di inoculazione.
Il tolvaptan è stato approvato dalla FDA nel 2009. È un antagonista del recettore V2. Aumenta l'escrezione di urina, portando ad un aumento della concentrazione di sodio plasmatica. Viene somministrato a dosi di 15 mg per os, fino a 60 mg nelle 24 ore. Le dosi vanno individualizzate. Viene metabolizzato dal CYP3A4, e anche qui vale lo stesso discorso fatto per il conivaptan. Tra gli effetti collaterali vi sono: astenia, costipazione e pollachiuria.
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