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I diritti umani - tesina




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I DIRITTI UMANI












INTRODUZIONE


'Proprio perché l'umanità è immersa in un oceano di sofferenza, è giusto ed è sano che, senza perdere di realismo, tuttavia reagiamo vitalisticamente, che non ci consentiamo una visione ideologicamente pessimista e conservatrice.'

[Norberto Bobbio]



'Ora possediamo una leva capace di sollevare e alleviare il peso dell'oppressione e dell'iniquità: impariamo a servicene!'

[Renè Cassin]


Il l0 dicembre 1948 L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo.

In seguito l'Assemblea invitò tutti i paesi membri a pubblicizzare il testo della Dichiarazione e a fare in modo che fosse divulgato, letto e spiegato principalmente nelle scuole e nelle altre istituzioni educative, senza alcuna distinzione basata sullo stato politico dei paesi.

Purtroppo a distanza di cinquant'anni dalla sua approvazione è opinione di Amnesty International, -impegnata dal 1961 nella difesa e nella promozione dei diritti umani in tutto il mondo - che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sia ancora in gran parte ignorata e disattesa nella gran parte del mondo ed anche nel nostro paese. Per colmare questo ritardo culturale Amnesty International ritiene importante che ci si impegni in un lavoro di educazione ai diritti umani. Il grande obbiettivo di questo impegno è indicato nell'articolo 26 della Dichiarazione Universale:

'L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le nazioni, gruppi razziali e religiosi e deve favorire l'opera delle nazioni unite per il mantenimento della pace'

Il lavoro che Amnesty International si propone di svolgere vuole essere di contributo all'affermazione di tale cultura e vuole essere un invito ad altri, individui, movimenti. istituzioni ad impegnarsi nello stesso senso.

Proprio grazie alle pubblicazioni di Amnesty International in occasione del 60° anniversario ho avuto la possibilità di conoscere il complesso lavoro che è stato fatto in questi ultimi anni a favore di una problematica, l'aspirazione universale alla dignità e ai diritti umani, con cui ci dobbiamo costantemente confrontare ancora oggi, dal momento che l'ingiustizia sociale e l'intolleranza stanno dilagando e che gli arresti arbitrari, la tortura e la morte inflitta dallo stato hanno minato la qualità di vita di molti paesi. Il fascino suscitatomi da tale tematica ha fatto sì che intuissi e delineassi finalmente i miei interessi e le mie aspettative per il futuro e che scoprissi che 'non è possibile lavorare per i diritti umani senza lavorare al tempo stesso per la propria liberazione e la propria crescita personale'.

Oggetto del mio approfondimento, che ho sviluppato in maniera interdisciplinare essendo i diritti umani a mio parere una tematica multidisciplinare per eccellenza e che si presta sia a collegamenti con i contenuti disciplinari studiati in classe sia con il fatti d'attualità, vuol essere il tentativo di rispondere con un personale contributo e una dimostrazione di vivo interesse all'invito rivolto da Amnesty International alla divulgazione di una nuova sensibilità e di una nuova disponibilità a gesti concreti di solidarietà!

Documento storico, prodotto sull'onda dell'indignazione per le atrocità commesse nella Seconda guerra mondiale, la Dichiarazione fa parte dei documenti di base delle Nazioni Unite.



L'evoluzione della

dichiarazione nella storia


Nella storia della formazione delle dichiarazioni dei diritti si possono distinguere almeno tre fasi. Le dichiarazioni nascono come teorie filosofiche. La loro prima fase è da ricercarsi nelle opere dei filosofi. Se non vogliamo risalire sino all'idea stoica della società universale degli uomini razionali -il 'io è cittadino non di questa o quella patria ma del mondo-, l'idea che l'uomo in quanto tale ha dei diritti per natura che nessuno, neppure lo stato, gli può sottrarre e che egli stesso non può alienare (anche se in caso di necessità li aliena, il trasferimento non è valido) è stata elaborata dal giusnaturalismo moderno. Il suo padre è John Locke. Secondo Locke, il vero stato dell'uomo non è lo stato civile ma quello naturale, cioè lo stato di natura in cui gli uomini sono liberi ed eguali, e lo stato civile è una creazione artificiale che non ha altro scopo che quello di permettere la più ampia esplicazione della libertà e d'eguaglianza naturali. Per quanto l'ipotesi dello stato di natura sia stata ormai abbandonata, le prime parole con cui la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo comincia ne serbano un'eco precisa: « Tutti gli uomini nascono liberi ed eguali in dignità e diritti ». E che è un modo diverso per dire che gli uomini sono per natura liberi ed eguali. E come non ricordare le prime celebri parole con cui ha inizio il Contratto sociale di Rousseau: «L'uomo è nato libero ed è dovunque in catene»? La Dichiarazione ne serba un'eco perché gli uomini di fatto non nascono né liberi né eguali'. Sono liberi ed eguali rispetto ad una nascita o natura ideale di stato di natura. La libertà e l'eguaglianza degli uomini non sono un dato di fatto ma un ideale da perseguire, non una esistenza ma un valore, non un essere ma un dovere. In quanto teorie filosofiche. le prime affermazioni dei diritti dell'uomo sono puramente e semplicemente l'espressione di un pensiero individuale: sono universali rispetto al contenuto in quanto si rivolgono a un uomo razionale fuori dello spazio e del tempo, ma sono estremamente antiquate rispetto alla loro efficacia, in quanto sono, nella migliore delle ipotesi, proposte per un futuro legislatore.

Nel momento in cui queste teorie sono accolte per la prima volta da un legislatore, e ciò accade con le Dichiarazioni dei diritti degli Stati americani e della Rivoluzione francese (un secondo più tardi), e poste alla base di una nuova concezione dello stato, che non è più assoluto ma limitato, non è più fine a se stesso ma mezzo per il raggiungimento di fini che sono posti prima e al di fuori della sua stessa esistenza, l'affermazione dei diritti dell'uomo non è più l'espressione di una nobile esigenza, ma il punto di partenza per l'istituzione di un vero e proprio sistema di diritti nel senso stretto della parola, cioè come diritti positivi o effettivi. Il secondo momento della storia della Dichiarazione dei diritti umani consiste dunque nel passaggio dalla teoria alla pratica, dal diritto solamente pensato al diritto attuato. In questo passaggio l'affermazione dei diritti dell'uomo acquista in concretezza ma perde in universalità. I diritti sono d'ora innanzi protetti, cioè sono veri e propri diritti positivi, ma valgono solo nell'ambito dello stato che li riconosce. Per quanto venga mantenuta nelle formule solenni la distinzione tra diritti dell'uomo e diritti dei cittadino, non sono più diritti dell'uomo ma dei cittadino, o per lo meno sono diritti dell'uomo solo in quanto sono diritti dei cittadino di questo o quello stato particolare.

Con la Dichiarazione del 1948 ha inizio una terza ed ultima fase in cui l'affermazione dei diritti è insieme universale e positiva: universale nel senso che destinatari dei principi ivi contenuti non sono più soltanto i cittadini di questo o quello stato ma tutti gli uomini; positiva nel senso che essa pone in moto un processo alla fine del quale i diritti dell'uomo dovrebbero essere non più soltanto proclamati o soltanto idealmente riconosciuti ma effettivamente protetti anche contro lo stesso stato che li ha violati.




IL CONTESTO STORICO


La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo fu certamente un evento storico: per la prima volta nella storia dell'umanità un'assemblea di rappresentanti di governi di tutto il pianeta riconosceva una comune tavola di valori etico-politici su cui ricostruire il mondo distrutto fisicamente e moralmente dalla II guerra mondiale, per la prima volta una comunità internazionale si assumeva la responsabilità della tutela e della promozione di specifici diritti posti alla base di ogni convivenza. Si era diffusa la consapevolezza che le ingiustizie commesse in una qualsiasi parte del globo si ripercuotevano come onde sonore in tutte le direzioni trasmettendo la loro eco anche nelle zone più lontane e sperdute.


Il fatto che il preambolo colleghi esplicitamente il mancato rispetto dei diritti umani agli "atti di barbarie" della seconda guerra mondiale indica la stretta correlazione tra la dichiarazione e il clima in cui nasce. Alla fine della II guerra mondiale più ancora che i disastri materiali colpirono i disastri morali che la guerra aveva provocato: stermini e genocidi di intere minoranze ( dagli ebrei agli zingari), l'uso metodico di bombardamenti popolazioni civili, l'atomica e le deportazioni di massa ne erano la terribile prova. L'Olocausto e Hiroshima insieme alle altre tragedie dimostrano che l'umanità è in grado di pianificare la distruzione di se stessa nella sua totalità, da qui nasce l'esigenza di non solo di non dimenticare ma di creare le condizioni perché questo non si ripeta. La dichiarazione nasce in questo clima etico-culturale e con lo scopo di garantire in futuro la pace e il rispetto diritti umani: il legame stretto tra la sopravvivenza della future generazioni (terrore di un'altra guerra totale) e il rispetto dei diritti umani è evidente. Essa doveva innanzitutto rappresentare un'autorità morale e civile cardine per la costruzione della pace e della tolleranza.




















Shoah


'Ci guardavamo l'un l'altro chiedendoci se, davvero, eravamo delle bestie selvagge, che dovevano essere rinchiuse in una gabbia'.

[Ebreo anonimo del Ghetto di Varsavia]


Il termine Shoah è voluto dagli ebrei, i quali, attualmente, rifiutano l'altra parola stilizzata, Olocausto, in quanto questo indica un sacrificio propiziatorio, il che è sicuramente ingannevole.

L'espressione Shoah si riferisce al periodo che intercorre fra il 30 Gennaio 1933, quando Hitler divenne Cancelliere della Germania, e l'8 Maggio 1945, la fine della guerra in Europa: in questo periodo furono milioni le persone soppresse dalla follia razziale nei confronti non solo degli ebrei. Pur essendo impossibile accertare l'esatto numero di vittime ebree, le statistiche indicano che il totale fu di oltre 5.860.000 persone. La maggior parte delle autorità generalmente accettano la cifra approssimativa di sei milioni a cui si devono sommare 5 milioni circa di civili non ebrei uccisi. In tutto quindi, ma la cifra precisa ha ben poca importanza, oltre 10 milioni di persone furono uccise dall'odio nazionalsocialista.

Tra i gruppi assassinati e perseguitati dai nazisti e dai loro collaboratori, vi erano: zingari, serbi, membri dell'intellighenzia polacca, oppositori della resistenza di tutte le nazionalità, tedeschi oppositori del nazismo, omosessuali, testimoni di Geova, delinquenti abituali, o persone definite 'anti sociali', come, mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti.

Inizialmente questi gruppi vennero segregati a vivere nei ghetti, che servirono come "contenitori" in un forzoso processo di concentramento della popolazione ebraica, che ne facilitava il controllo da parte dei nazisti. Gli abitanti, venivano trasportati dalle varie regioni europee, privati di ogni diritto e di ogni bene, ed erano sottoalimentati e obbligati a lavorare per l'industria bellica tedesca.

La maggior parte degli abitanti dei ghetti passarono per i campi di sterminio: campi con attrezzature speciali progettate per uccidere in forma sistematica. Storicamente fu il partito nazista prese la decisone di dare avvio alla cosiddetta 'Soluzione Finale' ma in realtà molti ebrei erano già morti a causa delle misure discriminatorie adottate contro di loro durante i primi anni del Terzo Reich, ma lo sterminio sistematico e scientifico non ebbe inizio fino all'invasione, da parte della Germania, dell'Unione Sovietica nel Giugno 1941.

Per i nazisti ebreo era: chiunque, con tre o due nonni ebrei, appartenesse alla Comunità Ebraica, chiunque fosse sposato con un ebreo o un'ebrea, chiunque discendesse da un matrimonio o da una relazione extraconiugale con un ebreo. Vi erano poi coloro che non venivano classificati come ebrei, ma che avevano una parte di sangue ebreo e venivano classificati come ibridi. Essi venivano ufficialmente esclusi dal Partito Nazista e da tutte le organizzazioni del Partito. Era inoltre proibito loro di far parte dell'Amministrazione Pubblica e svolgere determinate professioni.

Il Terzo Reich considerava nemici non solo gli ebrei, ma anche ogni individuo che poteva essere considerato una minaccia per il nazismo correva il rischio di essere perseguitato, ma gli ebrei erano l'unico gruppo destinato ad un totale e sistematico annientamento. Per sottrarsi alla sentenza di morte imposta dai Nazisti, gli ebrei potevano solamente abbandonare l'Europa occupata dai tedeschi.

Nel caso di altri 'criminali' o nemici del Terzo Reich, le loro famiglie non venivano coinvolte. Di conseguenza, se una persona veniva eliminata o inviata in un campo di concentramento, non necessariamente tutti i membri della sua famiglia subivano la stessa sorte. Gli ebrei, al contrario, venivano perseguitati in virtù della loro origine familiare indelebile.

La spiegazione dell'odio implacabile dei nazisti contro gli ebrei, nasceva dalla loro distorta visione del mondo che considerava la storia come una lotta razziale. Essi consideravano gli ebrei una razza che aveva lo scopo di dominare il mondo e, quindi, rappresentava un ostacolo per il dominio ariano. Secondo la loro opinione, la storia consisteva, quindi in uno scontro che sarebbe culminato con il trionfo della razza superiore: quella ariana; di conseguenza, essi consideravano un loro preciso obbligo eliminare gli ebrei, dai quali si sentivano minacciati.

Inoltre, l'origine razziale degli ebrei li identificava come i delinquenti abituali e corrotti la cui riabilitazione era ritenuta impossibile, questo odio era anche da ricercare nello stato in cui viveva la Germania all'epoca, impoverita a livello finanziari da questi eventi:

i debiti dovuti alla perdita della prima Guerra Mondiale;

la riconversione delle aziende belliche in aziende civili;

le spese affrontate per gli equipaggiamenti e lo stipendio dei soldati arruolati;

il famoso Giovedì nero, quando nel 24 Ottobre del 1929 tutte le banche andarono in banca rotta, le azione vennero svalutate ed il denaro perse valore, questo portò ad un diminuzione sostanziale del lavoro e molte industrie fallirono;

la campagna antisemita di Hitler, che promise grandi cambiamenti, la gente, disperata e bisognosa di un capo carismatico, lo elesse. Uno dei primi cambiamenti fu l'allontanamento e il perseguimento degli ebrei, i quali, affermava Hitler, erano i responsabili del declino tedesco.





















SE QUESTO E' UN UOMO


Autore

Primo Levi é nato a Torino nel 1919. I suoi antenati erano ebrei piemontesi provenienti dalla Spagna e dalla Provenza. Nel 1934 si iscrive al Liceo "D'Azeglio", istituto che ha ospitato docenti illustri, oppositori del fascismo (Monti, Antonicelli, Cosmo, Bobbio e molti altri ) e in prima Liceo ha come professore d'italiano Cesare Pavese.

Nel 1937 si appassiona alla letteratura di testi scientifici e si iscrive al corso di chimica all'università di Torino. Negli anni seguenti vengono proclamate le leggi razziali in Italia, egli però continua i suoi studi riuscendo a laurearsi con pieni voti e con lode nel 1941. Nel frattempo il padre si ammala e così Levi è costretto a lavorare per sostenere la famiglia.

Nel 1942 entra a far parte del Partito d'azione clandestino, un gruppo segreto per la lotta contro il fascismo. Durante una riunione dei partigiani del 13 Dicembre 1943 tra St. Vincent e la Val D'Ayas viene arrestato con altri compagni e viene mandato nel campo di concentramento di Carpi-Fòssoli in quanto Ebreo. Viene trasferito ad Auschwitz e liberato nel gennaio del 1945.

Arriva a Torino il 19 Ottobre 1945. Nel 1947 sposa Lucia Morpurgo che gli dà due figli, Lisa Lorenza e Renzo. Accetta un posto di chimico di laboratorio in una fabbrica della quale dopo pochi anni diverrà il direttore.

Nel 1958 esce il suo libro più famoso ' Se questo è un uomo ', che sarà letto in tutto il mondo. A questo seguono altri libri e poesie che hanno tutti un grande successo e per i quali riceve diversi premi, viaggia per tutto il mondo e racconta la sua storia. Lotta per il rispetto della gente che ha dovuto soffrire le terribili esperienze che anche lui ha provato.

Levi ha alternato alla sua attività di chimico quella di narratore: fra le sue opere più importanti vi sono "Se questo é un uomo" e, appunto, "La tregua". Muore suicida l'11 aprile 1987, nella sua casa a Torino.                                 


"Se questo è un uomo"

Il titolo del libro serve a fare riflettere sulla condizione degli uomini nel lager. E' anche uno dei versi della poesia posta all'inizio del brano che può essere considerata una descrizione della condizione delle persone che vivevano nel lager:


Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,

Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
   Considerate se questo è un uomo
   Che lavora nel fango
   Che non conosce pace
   Che lotta per mezzo pane
   Che muore per un sì o per un no.

   Considerate se questa è una donna,

   Senza capelli e senza nome
   Senza più forza di ricordare
   Vuoti gli occhi e freddo il grembo
   Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
   O vi si sfaccia la casa,
   La malattia vi impedisca,
   I vostri nati torcano il viso da voi.


Periodo storico

La realtà storica in cui vive l'autore è quella nazifascista della seconda guerra mondiale durante la quale milioni di persone furono deportate nei campi di concentramento o lager. In questo periodo di terrore erano state abolite la libertà di parola e di stampa. Le uniche verità accettate in Germania ed in Italia erano quelle proclamate dai due rispettivi leader: Adolf Hitler e Benito Mussolini. Erano quindi frequenti le insurrezioni di movimenti che erano contrari al governo e che non vi appartenevano (i partigiani). A questi movimenti aderirono molte persone e le loro azioni furono utili alle Nazioni Unite per combattere la Germania e i paesi ad essa alleati. Un compito molto importante dei paesi Alleati fu quello di liberare e salvare i superstiti dei campi di concentramento.

La cui creazione fu motivata dall'affollamento delle prigioni esistenti in Slesia e dalla necessità di un nuovo campo ondata di arresti di massa. Il campo di concentramento di Auschwitz fu fondato nel 1940 come luogo di reclusione per i prigionieri politici polacchi.  Successivamente i nazisti iniziarono ad usarlo per deportarvi prigionieri provenienti da tutta l'Europa, principalmente ebrei, ma anche sovietici e zingari.


Ambiente

Gli ambienti di cui ci parla l'autore sono principalmente due: il treno e il lager.

Riguardo il treno fa una descrizione molto accurata della struttura dei vagoni, che sono molto stretti, scomodi e non igienici. I deportati sono costretti a viaggiare stipati senza possibilità di movimento. L'odore dei deportati non sembra più umano perché durante il lungo viaggio essi hanno modo di lavarsi solo con l'acqua piovana. Il legno è freddo a causa della temperatura molto bassa e della pioggia. I deportati sono esposti alle intemperie che sono un prologo a ciò che si dovranno apprestare a subire.

Del lager di 'Buna' vi è una descrizione molto accurata per la struttura ma anche per il significato che comporta per i detenuti. Questo secondo aspetto è il più importante per l'autore. Ogni caratteristica del luogo acquista un significato simbolico per Primo Levi; per esempio il fango, in cui sono costretti a camminare quotidianamente i detenuti, sprofondandoci, è il simbolo della perdita della dignità di uomini, come ogni cosa a cui i detenuti sono sottoposti ci fa pensare alla perdita della dignità umana. Per quanto riguarda lo spazio reale, il campo è suddiviso in: baracche (Blocks), ognuna con un compito differente; infermeria, il Ka-be; e un centro chimico dove Primo andrà a lavorare durante il suo ultimo periodo di prigionia.


Contenuto

Il libro narra le esperienze dell'autore nel periodo in cui fu deportato dai nazisti nella Seconda Guerra Mondiale nel lager di Buna-Monowitz nei pressi di Auschwitz. La vicenda inizia dall'arresto avvenuto la notte del 13 dicembre 1943 fino al momento della liberazione dal Lager la mattina del 27 gennaio del 1945.

Giunti a destinazione, dopo un lungo e estenuante viaggio in treno, il meccanismo dell'annientamento si mise subito in moto: coloro che furono in grado di essere utilizzati come mano d'opera furono condotti ai campi di lavoro; tutti gli altri inadatti al lavoro manuale vennero portati nelle camere a gas. Coloro che si "salvarono" da questa prima eliminazione vennero spogliati (anche della dignità) e vennero rivestiti con casacche a righe e zoccoli, gli venne inoltre tatuato sul braccio sinistro un numero che da quel momento prese il posto del loro nome.

Tutti gli internati furono trasferiti durante il giorno presso una fabbrica di gomma, dove svolsero un lavoro massacrante. I più deboli presto furono stroncati dalla fatica, dalle privazioni, dalle malattie e dal freddo. All'interno del Lager governavano il privilegio, l'ingiustizia e l'astuzia: chi non aveva abilità da sfruttare non poteva sopravvivere a lungo.

All'interno di questo quadro vengono descritte alcune figure umane, ferocemente o pietosamente tratteggiate dall'autore a seconda dei casi, che incarnano modelli umani veramente esistiti in tempo di guerra.

Costretti a lavorare fra la polvere e le macerie, causati dai bombardamenti degli Alleati, i deportati subirono tutto il peso di una situazione che diventava ogni giorno sempre più insostenibile.

L'autore, poi fu assegnato al "kommando chimico", che lo esonerava dai lavori massacranti, dove trascorse gli ultimi mesi di prigionia, in un ambiente riscaldato e a contatto con materiali e strumenti che gli ricordavano i suoi studi e la sua professione.

In questo periodo avvenne la prima stesura di "Se questo è un uomo" fu proprio nel raccoglimento consentitogli dal laboratorio che egli avvertì per la prima volta la necessità di sopravvivere per poter testimoniare, nonché la possibilità di dare un senso alle sofferenze patite ed una giustificazione alla propria esperienza rendendone partecipi gli altri attraverso un libro di memorie.

Il fronte russo si stava avvicinando, i tedeschi erano ormai consapevoli della catastrofe imminente e si apprestarono a far evacuare i campi di sterminio e a distruggere gli impianti.

Era il gennaio 1945. Questi ultimi drammatici avvenimenti ci sono narrati sotto forma di diario. L'autore, che nel frattempo era ricoverato nel Ka-Be, assistette alla partenza dei suoi compagni, che morirono tutti durante un'interminabile marcia attraverso la Germania, mentre i malati, rimasero nel Lager devastato, abbandonati a se stessi. Levi è tra i pochissimi che riuscì a sopravvivere e le pagine conclusive del libro ci danno la cronaca allucinante di quello che accadde in quei terribili dieci giorni, dal 19 gennaio all'alba del 27 gennaio del 1945 quando arrivarono i russi.


Ambiente sociale

Quasi tutti i personaggi descritti sono stati nei campi di concentramento, l'autore stesso ha vissuto ad Auschwitz per un anno. Egli é laureato in chimica e questo gli è utile per la sopravvivenza in quanto gli permette di svolgere lavori che gli richiedevano molta meno fatica. Comunque la sua laurea non serve per distinguerlo da tutti gli altri deportati, anche l'autore è solo un numero per i tedeschi. E' una persona come tutti i suoi compagni di viaggio che é stata vittima di uno strano ed avverso destino. Nel libro quindi non viene descritta tanto la posizione sociale dei reduci dal campo di sterminio, quanto le loro idee e la loro fatica per ingegnarsi e così sopravvivere.


Personaggi

Il protagonista è Primo Levi, lo stesso autore del libro. Inizialmente ingenuo e pieno di speranze, alla fine è attento e scaltro. Sappiamo inoltre che e' un chimico e che parla un po' il tedesco. Vive i fatti da lui raccontati a ventiquattro anni. Gode di buona salute e grazie ad essa scampa alle selezioni, che riesce, ad evitare nell'ultimo periodo grazie ad una malattia non grave. È molto magro, dimostra più anni di quelli che ha, il suo volto è segnato dalle sofferenze e dalla fame ed è completamente calvo perché le SS gli avevano rasato i capelli come al resto dei prigionieri.

Alberto ha circa ventidue anni ed è il migliore amico dell'autore. Anche egli, come Primo, è calvo e porta in volto i segni di un'interminabile sofferenza.

Altri personaggi presenti ci vengono presentati solo per la loro capacità di adattamento al lager. Lo stesso Alberto caratterizzato da un grande istinto naturale; ma anche Null Achtzehn (uno dei molteplici compagni di cuccetta di Levi), giovane e ingenuo; i greci di Salonicco, abili commercianti estremamente diffidenti e scaltri; Fisher, uno degli ultimi arrivi e perciò inesperto; Jean, il "pikolo" (aiutante), scaltro, mite, amichevole e molto forte fisicamente; e Lorenzo,l'operaio italiano generoso e disponibile


Tematiche

Tema della morte: in un campo di concentramento questo tema era all'ordine del giorno. Ogni prigioniero non sapeva se il giorno dopo sarebbe stato ancora vivo, ma molti erano ormai rassegnati al loro destino.

Tema del razzismo e dell'olocausto: il primo non è particolarmente presente nella vita del lager poiché tutti i prigionieri erano accomunati dallo stesso destino. Ma nel lager non si può trascurare questo tema, l'autore era stato deportato appunto perché ebreo e per questo ritenuto inferiore.

Tema della sopravvivenza: non significa solo lotta tra l'uomo e il destino ma anche lotta tra l' uomo e se stesso. Nel lager si perde qualsiasi legame con il mondo reale e per vige la regola della sopravvivenza del più forte.

Tema dell'annullamento totale della dignità umana: è il tema principale del libro. Nel lager tutti i deportati perdevano la capacità di provare sentimenti e diventavano come degli spettri. E' soprattutto questo l'aspetto che a Primo Levi fa più ribrezzo.

Tema del viaggio: l'unico viaggio importante è quello di andata verso il lager. Questo viaggio porta verso un luogo oscuro da cui è quasi impossibile tornare. L'autore paragona la sua meta all'inferno.


Stile

Lo stile è molto semplice e diretto e permette di capire che cosa hanno provato coloro che hanno vissuto la drammatica esperienza del lager. Il testo e' un'autobiografia estremamente realistica relativa a circa un anno della sua vita; tranne gli ultimi giorni per i quali si può parlare di diario.

L'obiettivo di Primo Levi è quello di denunciare i terribili orrori che ha hanno provato coloro che sono stati deportati in un lager, ma invita soprattutto a riflettere sulla stupidità della Germania (e dell'umanità in generale) che ha permesso una cosa tanto disumana. Si tratta quindi di un'opera che si propone di insegnare qualcosa e di far pensare. Il ritmo abbastanza lento e pacato, anche se le immagini descritte sono molto reali. Sono numerose le descrizioni del lager, utili soprattutto per sottolineare la paura che aveva messo nello spirito umano e per dimostrare quanto questo sia stato un luogo terribile. Levi paragona questo luogo all'inferno: il camion che porta i deportati al lager viene paragonato alla barca di Caronte, mentre la scritta sulla porta del campo viene intesa come la scritta che c'è sulla porta dell'inferno. Con il paragone all'inferno dantesco l'autore dimostra di saper fare collegamenti con altre opere nel raccontare una storia toccante che lui stesso ha vissuto.

"Se questo è un uomo" é perciò un'opera autobiografica e di memorialistica di guerra di un uomo vissuto in un periodo particolarmente significativo e negativo per il mondo.

















DICHIARAZIONE UNIVERSALE

DEI DIRITTI UMANI


Preambolo

Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;

Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità, e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell'uomo;

Considerato che è indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l'uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l'oppressione;

Considerato che è indispensabile promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra le Nazioni;

Considerato che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana, nell'uguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna, ed hanno deciso di promuovere il progresso sociale e un miglior tenore di vita in una maggiore libertà;

Considerato che gli Stati membri si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l'osservanza universale dei diritti umani e delle libertà fondamentali;

Considerato che una concezione comune di questi diritti e di questa libertà è della massima importanza per la piena realizzazione di questi impegni;

L'ASSEMBLEA GENERALE

proclama

la presente dichiarazione universale dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l'insegnamento e l'educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l'universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.

Articolo 1 Siamo tutti liberi ed uguali

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 2 Non discriminare

Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.

Articolo 3 Diritto alla vita

Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

Articolo 4 Nessuna schiavitù

Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.

Articolo 5 Nessuna tortura

Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumane o degradanti.

Articolo 6 Hai i tuoi diritti ovunque tu vada

Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.

Articolo 7 Siamo tutti uguali di fronte alla legge

Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.

Articolo 8 Tutti i tuoi diritti sono protetti dalla legge

Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.

Articolo 9 Nessuna detenzione ingiusta

Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

Articolo 10 Diritto al giudizio

Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri nonché della fondatezza di ogni accusa penale gli venga rivolta.

Articolo 11 Innocente finché dimostrato

Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.

Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetuato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà deI pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.

Articolo 12 Diritto alla privacy

Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.

Articolo 13 Diritto di libertà di movimento

Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.

Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.

Articolo 14 Diritto di asilo

Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.

Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

Articolo 15 Diritto alla nazionalità

Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.

Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.

Articolo 16 Diritto di matrimonio e famiglia

Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.

Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.

La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.

Articolo 17 Diritto di proprietà

Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri.

Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.

Articolo 18 Libertà di pensiero

Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.

Articolo 19 Libertà di espressione

Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Articolo 20 Diritto di pubblica assemblea

Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.

Nessuno può essere costretto a far parte di un'associazione.

Articolo 21 Diritto alla democrazia

Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti.

Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese.

La volontà popolare è il fondamento dell'autorità del governo; tale volontà deve sere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.

Articolo 22 Sicurezza sociale

Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.

Articolo 23 Diritti dei lavoratori

Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.

Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.

Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.

Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

Articolo 24 Diritto di giocare

Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.

Articolo 25 Un Letto e cibo per tutti

Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.

Articolo 26 Diritto all'istruzione

Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria. L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.

L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.

I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.

Articolo 27 Diritti d'autore

Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.

Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.

Articolo 28 Un mondo libero e giusto

Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.

Articolo 29 Responsabilità

Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.

Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.

Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite.

Articolo 30 Nessuno può toglierti i tuoi diritti

Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuni dei diritti e delle libertà in essa enunciati.




LA STRUTTURA


I Diritti riconosciuti dal documento sono di due tipi: I diritti civili e politici, gradualmente affermatisi attraverso la storia del pensiero e delle istituzioni democratiche e i diritti economici e sociali, la cui importanza è stata riconosciuta più di recente, nel momento in cui ci si rese conto che senza l'affermazione reale di questi ultimi, il godimento dei diritti civili e politici rimaneva puramente formale. Nella concezione della Dichiarazione i due tipi di diritti, pur ricevendo trattazione separata sono interdipendenti e indivisibili.

I 30 articoli possono essere così suddivisi:

- art. 1-2: sono la base di tutto il documento e stabiliscono come, principio fondamentale, che "gli uomini nascono liberi e uguali in dignità e diritti".

- art. 3: sancisce il diritto alla "vita, libertà, e alla sicurezza della persona" ed introduce la serie di articoli riguardanti i diritti civili e politici.

-art.4-21:precisano i diritti civili e politici.

-art.22: stabilendo il diritto alla 'sicurezza sociale'", introduce l'esposizione dei diritti economici, sociali e culturali la cui soddisfazione è affidata allo sforzo nazionale e alla cooperazione interna­zionale.

-art.23-27 enunciano i diritti economici, sociali e culturali di cui ciascuno deve godere "in quanto membro della società".L'art.26 è dedicato all'istruzione e all'educazione ai diritti umani.

- art 28-29: enunciano il diritto a un ordine sociale e internazionale in cui i diritti umani possano essere realizzati e affermano la presenza di doveri dell'individuo verso la comunità.

- art. 30: intende proteggere la Dichiarazione da interpretazioni che ne contraddicano  contenuti e finalità.

Amnesty International


Mettere fine agli arresti segreti alla tortura e agli omicidi politici richiede un lavoro  organizzato ed internazionale. Accanto agli organismi governativi, intergovernativi fanno parte di tale lavoro anche numerose organizzazioni internazionali , tra le quali Amnesty International.

Amnesty International è un'organizzazione non governativa indipendente, una comunità globale di difensori dei diritti umani, fondata nel 1961 dall'avvocato inglese Peter Benenson, che lanciò una campagna per l'amnistia dei prigionieri di coscienza.

Conta attualmente due milioni e duecentomila soci, sostenitori e donatori in più di 150 paesi.

La visione di Amnesty International è quella di un mondo dove i diritti sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dagli altri documenti sulla protezione internazionale siano riconosciuti, garantiti e tutelati. Amnesty svolge ricerche e azioni per prevenire e far cessare gravi abusi dei diritti all'integrità fisica e mentale, alla libertà di coscienza e di espressione e alla libertà dalla discriminazione. Amnesty, inoltre, denuncia gli abusi commessi dai gruppi di opposizione, assiste i richiedenti asilo politico, sostiene la responsabilità sociale delle imprese e si batte per un trattato internazionale sul commercio di armi.


Gli obiettivi

La visione ideale di Amnesty International è quella di un mondo in cui ogni persona goda di tutti i diritti umani enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti umani e negli altri standard internazionali relativi ai diritti umani.

Al fine di perseguire questa visione, la missione di Amnesty International è di svolgere attività di ricerca e azione finalizzate a prevenire ed eliminare gravi abusi del diritto all'integrità fisica e mentale, della libertà di coscienza ed espressione e della libertà dalla discriminazione, nel contesto del suo lavoro di promozione di tutti i diritti umani.

Amnesty International costituisce una comunità globale attivisti i cui principi sono la solidarietà internazionale, l'azione efficace per le vittime individuali, la copertura globale, l'universalità e indivisibilità dei diritti umani, l'imparzialità e l'indipendenza, la democrazia e il mutuo rispetto.

Impegno

Si batte per la liberazione e l'assistenza di Prigionieri per motivi d'opinione: uomini e donne ovunque detenuti per le proprie opinioni, il colore della pelle, il sesso, l'origine etnica, la lingua o la religione che non abbiano usato violenza e non ne abbiano promosso l'uso.

Sollecita procedure giudiziarie eque e rapide per i prigionieri politici e lavora a favore di coloro che si trovano detenuti senza processo o imputazione.

Si oppone incondizionatamente alla pena di morte e alla tortura così come ad ogni altro trattamento crudele inumano e degradante.

Si oppone alla pratica delle sparizioni e delle esecuzioni extragiudiziali perpetrate dai governi, come pure alle uccisioni arbitrarie e deliberate ad opera dei gruppi armati di opposizione ai governi.

Amnesty International svolge inoltre un'attività di Educazione ai Diritti Umani attraverso la quale promuove la consapevolezza e aderenza alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani- e ad altri strumenti in materia di diritti umani riconosciuti a livello internazionale - e ai valori in essi contenuti.


Amnesty International non lavora a favore o contro i governi né si pronuncia sui sistemi politici. I suoi membri sparsi nel mondo hanno convinzioni politiche e religiose assai diverse, ma riescono a lavorare insieme perché condividono gli obbiettivi che il movimento si propone.


Le tecniche

Per fronteggiare i vari tipi di repressione politica Amnesty International usa tecniche diverse, tutte miranti ad esercitare una forte pressione, internazionale sui governi, richiamandoli al rispetto della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e agli impegni che hanno assunto approvando e ratificando i Patti Internazionali sui diritti umani.

Di tutte le tecniche che Amnesty ha messo a punto nella sua lotta contro le violazioni dei diritti umani, la campagna internazionale è una delle più impegnative. Una campagna su un paese o su un tema prevede l'utilizzo delle più diverse tecniche per la sensibilizzazione dell'opinione pubblica e la pressione verso i governi violatori: invio di appelli, contatti con le ambasciate, organizzazione di eventi pubblici, attività di lobby presso i governi e le organizzazioni internazionali. Di fatto una campagna di Amnesty è un evento "temuto" per l'enorme pressione che suscita.

Il socio singolo può partecipare attraverso gli appelli mondiali inviando lettere per contribuire alla pressione internazionale esercitata dal movimento su casi specifici. Migliaia di cartoline, telegrammi, lettere, fax, messaggi di posta elettronica creano intorno ai casi una visibilità e un interesse che mettono in seria difficoltà i governi.

Nel 1973 è nata la tecnica delle azioni urgenti , utilizzata quando è fondamentale agire immediatamente. E' stata infatti ideata per contrastare l'uso sistematico della tortura, che spesso si concentra nei primi momenti dopo l'arresto, quando è necessario intervenire in tempi rapidissimi per far sentire alle autorità la pressione dell'opinione pubblica. Quando il Segretariato ha notizia di imminenti violazioni dei diritti umani lancia un'azione urgente. Nelle successive 48 ore gli aderenti alla rete che ricevono i casi si attivano inviando fax, telegrammi e messaggi di posta elettronica. Questo provoca in molti casi sensibili miglioramenti e scongiura il pericolo imminente di gravi violazioni.

Gli action files sono dossier d'azione assegnati direttamente dal Segretariato Internazionale ai Gruppi locali. L'obiettivo è quello di far rilasciare un prigioniero di coscienza, di scoprire le circostanze inerenti a 'sparizioni' o esecuzioni extragiudiziali, di promuovere l'introduzione in un determinato paese di una salvaguardia legale o l'abrogazione di leggi, della tortura, della pena di morte.

Le reti di azione regionale sono invece reti di Gruppi Amnesty appartenenti a diverse Sezioni nazionali che si occupano di una particolare regione del mondo. I gruppi aderenti si adoperano per aumentare la propria conoscenza su specifiche zone geografiche e si tengono pronti a rispondere a emergenze dei diritti umani che si presentino in quelle regioni.

Un'altra modalità di azione utilizzata da Amnesty è quella della crisi, che viene attivata quando in un paese si verifica un aggravamento delle violazioni dei diritti umani a causa di guerre, conflitti interni, catastrofi ambientali o altre situazioni di emergenza.

Parte del lavoro di Amnesty è fare richieste e pressione sui governi, rendere pubbliche le loro violazioni e inviare raccomandazioni sul rispetto dei diritti umani, con un delicata attività di rapporti con le istituzioni. Amnesty chiede alle istituzioni di proporre e sostenere disegni di legge volti a promuovere e a difendere i diritti umani e di orientare la politica estera e le relazioni internazionali dell'Italia, affinché i diritti umani ne costituiscano il parametro di valutazione ineludibile.

Un altro aspetto fondamentale dell'impegno di Amnesty è quello dell'educazione ai diritti umani . Un processo di lungo periodo che costituisce una strategia preventiva efficace di difesa della dignità e della libertà di ogni individuo. Un lavoro che parte dalle scuole ma si estende a tutti gli ambiti della formazione.





Tiananmen square

the spring of the freedom


"Our liberty depends on

the freedom of the

press, and that cannot

be limited, without being

lost"


[Thomas Jefferson]



The image I have chosen to symbol the violent repression of Tian An Men. Is a young student, Wang Weilin, of 19 who challenges alone a column of tanks of Chinese soldiers who aim the crews against its population to constrict the protest against the maladministration. It does not want to remind only a historical event, but get other two important meanings:

The image evokes in symbolic way the contrast between the totalitarian and brutal power (represented in the sequence of the tanks that oppress with the force the demands and the hopes of freedom and democracy of the Chinese youth) and the moral force of the single willing individual resist also risking his life in order to defend the fundamental rights of the person. The boy, shown as weak and brittle in comparison with the steel and the force of the heavy weapons.

It is also the political symbol of a moral and civil engagement that is still alive defending and promoting the freedom and the democracy in a China that still nowadays viola systematically the rights of the man. The ideal fight of the movement of the students, started in 1989, when they asked for the end of governmental corruption and a series of political reforms.

The fact that one single student was able to stop a group of tanks arose my interest. To remember the massacre a man opened an umbrella with 'remembers about 10 years ago 'written on it, while one student launched leaflets against the social corruption and imparities; the police intervened in few seconds and the two were arrested.


The facts

Hu Yaobang, president of the Chinese Communist Party, who died in 1989, due to an heart attack, was remembered during the funeral as a 'great proletarian revolutionary' and his mistakes were put in shade.

The protest against Hu Yaobang had become gradually more intense after the news about the first manifesting crashes between manifestant and police. The students convinced that Chinese medias were distorting the nature of their actions.

On 22nd April, the day of the funerals, the students came down to Tiananmen Square, in the city of Beijing, asking to meet the First minister Li Peng; the communist leadership and the medias ignored the protest and for this reason the students preached a general strike.

Zhao Ziyang, general Secretary of the Party, was favourable to a moderate opposition and not violent against the manifestation, bringing back the debate provoked from the students in institutional ambles, whereas Li Peng, the First Minister, was convinced that the students were manipulated by foreign powers.

He used the absence of Zhao, on an official visit in North Korea, in order to spreads his ideas. He met Deng Xiaoping, the President of the military Commission, and agreed on the same views to handle the situation.

On April 26th the official newspaper People's Daily published an editorial signed by Deng Xiaoping who accused the students to conspire against the state and to instigate the public square agitations.

This declaration brought approximately 50,000 students in the roads of Beijing, ignoring the danger of repressions, demanding the recall of those  declarations.

On May 4th , approximately 100,000 students and workers marched in Beijing making demands for free media reform and a formal dialogue between the authorities and student-elected representatives.

A truce was established, but the students could not establish a really constructive dialogue. The protest seemed on the point to flow back.

The government rejected the proposed dialogue, only agreeing to talk to members of appointed student organizations

On May 13th, two days prior to the highly-publicized state visit by the reform-minded Soviet leader Mikhail Gorbachev, huge groups of students occupied Tiananmen Square and started a hunger strike, insisting the government withdrawal of the accusation made in the People's Daily editorial and asking to begin talks with the designated student representatives.

At the beginning of the movement, most of the news media were free to write and report however they wanted due to lack of control from the central and local governments. The news was spread quickly across the land. According to Chinese news media's report, students and workers in over 400 cities, including cities in Inner Mongolia, also organized and started to protest. People also traveled to the capital to join the protest in the Square.

Hundreds of students went on hunger strikes and were supported by hundreds of thousands of protesting students and part of the population of Beijing, for one week.

On May 19th Zhao Ziyang went to the Square and made a speech urging the students to end the hunger strike. Part of his speech was to become a famous quote, when he said, referring to the older generation of people in China, 'We are already old, it doesn't matter to us anymore.' In contrast, the students were young and he urged them to stay healthy and not to sacrifice themselves so easily. Zhao's visit to the Square was his last public appearance (before his arrestation).

Partially successful attempts were made to negotiate with the PRC government. Because of the visit of Mikhail Gorbachev, foreign media were present in mainland China in large numbers.

During the visit of Gorbacev the mobilization continued and the protest had been become larger also outside from the city of Beijing, involving beyond 300 cities.

Deng Xiaoping with the party elders, were, at first, hopeful that the demonstrations would be short-lived, they wished to avoid violence if possible, trying to persuade the students to abandon the protest and return to their studies.

The Party elders believed that lengthy demonstrations were a threat to the stability of the country. The demonstrators were seen as tools of advocates of 'bourgeois liberalism' who were pulling the strings behind the scenes, as well as tools of elements within the party who wished to further their personal ambitions.

Although the government declared martial law on May 20, the military's entry into Beijing was blocked by throngs of protesters, and the army was eventually ordered to withdraw. Meanwhile, the demonstrations continued. The hunger strike ended at the third week, and the government resolved to end the matter before deaths occurred. After deliberation among Communist party leaders, the use of military force to resolve the crisis was ordered, and a deep divide in the politburo resulted. General Secretary Zhao Ziyang was ousted from political leadership as a result of his support for the demonstrators.

Soldiers and tanks from the 27th and 28th Armies of the People's Liberation Army were sent to take control of the city.

Entry of the troops into the city was actively opposed by many citizens of Beijing. Protesters burned public buses and used them as roadblocks to stop the military's progress. The battle continued on the streets surrounding the Square, with protesters repeatedly advancing toward the People's Liberation Army (PLA) and constructing barricades with vehicles, while the PLA attempted to clear the streets using tear gas, rifles, and tanks. Many injured citizens were saved by rickshaw drivers who ventured into the no-man's-land between the soldiers and crowds and carried the wounded off to hospitals. After the attack on the square, live television coverage showed many people wearing black armbands in protest of the government's action, crowding various boulevards or congregating by burnt out and smoking barricades. Meanwhile, the PLA systematically established checkpoints around the city, chasing after protesters and blocking off the university district.

The assault on the square began on June 3, as Armored Personnel Carriers (APCs) and armed troops with fixed bayonets approached from various positions. BBC spoke of 'indiscriminate fire' within the square. Students who sought refuge in buses were pulled out by groups of soldiers and beaten with heavy sticks. Even students attempting to leave the square were beset by soldiers and beaten. Leaders of the protest inside the square, where some had attempted to erect flimsy barricades ahead of the APCs, were said to have 'implored' the students not to use weapons (such as Molotov cocktails) against the oncoming soldiers. Meanwhile, many students apparently were shouting, 'Why are you killing us?'. The following morning, June 4th, the Square had been cleared.

The number of dead and wounded remains unclear because of the large discrepancies between the different estimates. The Chinese government released casualty count of 241, but did not release list of the deceased.

According to Nicholas D. Kristof 'The true number of deaths will probably never be known, and it is possible that thousands of people were killed without leaving evidence behind. But based on the evidence that is now available, it seems plausible that about a dozen soldiers and policemen were killed, along with 400 to 800 civilians.' One reason the number may never be known is suspicion that Chinese troops may have quickly removed the bodies.

The Chinese government has maintained that there were no deaths within the square itself, although videos taken there at the time recorded the sound of gunshots. Central Committee of the Communist Party of China and State Council claimed that 'hundreds of PLA soldiers died and more were injured.' Yuan Mu, the spokesman of the State Council, said that a total of about 300 people died, most of them soldiers.

However, foreign journalists who witnessed the incident have claimed that at least 3,000 people died. Some lists of casualties were created from underground sources with numbers as high as 5,000.

A strict focus on the number of deaths within Tiananmen Square itself does not give an accurate picture of the carnage and overall death count since Chinese civilians were fired on in the streets surrounding Tiananmen Square. And students are reported to have been fired on after they left the Square, especially in the area near the Beijing concert hall.

Still today the esteem of the dead vary. The Chinese government initially spoke about 200 civilians and 100 died soldiers, but then he lowered the number of military killed to ' some dozens'. The CIA estimated instead 400-800 victims.

Foreign testimonies asserted that 3000 persons were killed. The higher esteem spoke about 7.000-12.000 dead. Not governmental organizations as Amnesty International has denounced that, to the dead men who attended the fight, had to be added the execution ones for ' rebellion' , ' military vehicles blazes' , wounding or killing of soldiers and similar crimes. Amnesty International has estimated that their number is advanced to 400.









Die Brücke

L'ESPRESSIONISMO TEDESCO


Con il termine espressionismo si usa definire la propensione di un artista a privilegiare, esasperandolo, il dato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente. Tale tendenza si è manifestata in molte forme d'arte, come la pittura, la danza, la letteratura, l'architettura, il cinema, il teatro, la musica.

Storicamente, l'espressionismo è circoscrivibile a livello europeo a circa un ventennio che coincide con i primi anni del 1900.

Le caratteristiche salienti del movimento sono: una volontà esasperata di comunicazione, di espressione, dove non vengono applicate le leggi della prospettiva, e non vi è la presenza di volumi e profondità; colori e linee sono sufficienti a comunicare con impetuosa violenza la visione drammatica e pessimistica che questi artisti hanno del mondo e della società in cui vivono, diventando il tema stesso della composizione. Contrariamente all'impressionismo, che si proponeva di elaborare i dati della natura, l'espressionismo accentuò prepotentemente il ruolo del soggetto, le sue emozioni, la sua interiorità. Contrariamente al simbolismo, non voleva alludere, accennare, ma esprimere compiutamente, anzi 'urlare' le proprie verità.

Il clima culturale in cui sorse l'espressionismo era segnato da elementi di rottura rispetto alla cultura tradizionale: la conoscenza di Nietzsche; l'attenzione ai valori dell'emozione e dell'istinto, contrapposti alla miopia della ragione e del positivismo; la critica alla civiltà europea e alla società borghese, in nome di un ritorno a un'umanità primigenia e libera.

L' espressionismo è la prima avanguardia che nasce, e si sviluppa in due correnti, una tedesca e una francese. La corrente tedesca prende il nome di "Die Brücke", titolo che è un omaggio alla filosofia di Nietzsche per il concetto di ponte che il superuomo deve costruire per andare oltre la civiltà moderna. L'espressionismo francese sono i Fauves (belve)


Die Brücke (Il ponte) fu un gruppo di artisti espressionisti tedeschi formatosi a Dresda il 7 giugno .

I primi artisti che entrarono a far parte del nuovo movimento, guidati da Hermann Obrist, furono: Fritz Bleyl , Erich Heckel, Ernst Ludwig Kirchnere, Emil Nolde e e Otto Mueller. I membri di Die Brücke puntarono a creare un 'ponte' tra la tradizionale pittura neoromantica tedesca e la nuova pittura espressionista moderna.

Il gruppo Die Brücke voleva porsi come un ponte tra la tradizionale pittura neoromantica tedesca e la nuova pittura espressionista moderna, contrapponendo all'Ottocento realista e impressionista un '900 espressionista e antinaturalista. I soggetti della loro pittura sono omogenei come: la realtà metropolitana, nudi nel paesaggio, gruppi di ballerini e scene da circo. Vi sono molti colori e spigolosità delle forme.

I membri di Die Brücke si isolarono in un quartiere operaio di Dresda e svilupparono uno stile comune basato su colori accesi, tensione emozionale, immagini violente e una certa influenza del primitivismo.

Dopo essersi inizialmente concentrato esclusivamente su argomenti di natura urbana, il gruppo si avventurò in spedizioni nella Germania del Sud organizzate da Mueller e produsse più nudi e immagini arcadiche. Il gruppo si sciolse nel a causa delle divergenze artistiche sorte tra i componenti.

Il gruppo Die Brücke voleva porsi come un ponte tra vecchio e nuovo, contrapponendo all'800 realista e impressionista un '900 espressionista e antinaturalista. I soggetti della loro pittura sono omogenei come: la realtà metropolitana, nudi nel paesaggio, gruppi di ballerini e scene da circo. Vi sono molti colori e spigolosità delle forme.

In quel periodo, la Germania, è molto legata al suo periodo gotico e ciò è visibile in queste opere per la forte stilizzazione delle figure e l'allungamento delle stesse con forme triangolari; riferite sempre al passato anche la xilografia (prima forma di incisione, sul legno), i contorni sono netti, spessi, neri e non uniformi, danno l'idea dell'incisione sul legno. Avevano molta fiducia nella loro arte e nel futuro, pensavano di cambiare il mondo. Quando la situazione politica precipita, loro sono interventisti, perché pensano che la guerra porti un cambiamento radicale, migliore, ma cambiano presto idea. La loro arte è considerata dal regime "arte degenerata" e sotto Hitler saranno distrutte molte opere. Le figure sono stilizzate e anche brutte, non c'è ricerca del bello. Come dice Argan " la deformazione espressionista non è una caricatura del bello, ma è il bello che passando da una rappresentazione idealizzata ad una reale inverte il suo significato, cioè diventa brutto".

Essi videro un possibile punto di partenza nelle accentuate, primitive spigolosità del gotico e del '400 tedesco, che tentarono di riprodurre in numerosissime xilografie.




Ernst Ludwig Kirchner


Influenzato dalla pittura di Van Gogh, Gauguin e soprattutto di Munch, egli elaborò tuttavia uno stile in cui la stilizzazione si accompagnava a un colore acceso e capace di insoliti accostamenti. La qualità 'incisoria' del tratto, l'aguzza, tagliente deformazione delle forme, tradiscono la profonda sostanza spirituale della sua arte.

Trasferitosi a Berlino, l'artista volse la sua attenzione verso le rappresentazioni della vita urbana, colta nel suo paradossale sfarzo sullo sfondo dei disastri della guerra, nell'anonimo disporsi di figure irrimediabilmente sole, angosciante, tragiche. Donne emancipate, alte e filiformi mostrano il loro profilo indurito senza mai guardarsi, senza comunicare altro che una smodata, disperata e disperante vanità ("Cinque donne nella strada").

L'esperienza del fronte minò irrimediabilmente l'equilibrio nervoso dell'artista, che fu per tale ragione riformato. Si veda "Autoritratto in divisa", dove la mano mozzata sta a significare una avvenuta mutilazione interiore. Kirchner proseguì la propria ricerca artistica perseguendo una più equilibrata compenetrazione tra forme e colori, ripresi questa volta dalla natura.

Dopo la presa del potere dei nazisti in Germania, centinaia di sue opere furono sequestrate e dapprima mostrate nell'esposizione diffamatoria del' "Arte degenerata", e poi distrutte.

Questi avvenimenti, a cui si aggiunge anche un forte aggravarsi delle condizioni fisiche, provocarono in lui un forte shock.

Kirchner si suicidò il 15 giugno a Davos.


OPERA Cinque donne per strada

AUTORE DELL'OPERA Ernst Ludwig Kirchner

DATAZIONE

COLLOCAZIONE Colonia, Wallraf-Richartz-Museum

TECNICA olio su tela

DIMENSIONI 120,5x91 cm


Questo quadro rappresenta un gruppo di prostitute che sembrano in un atteggiamento di attesa: quella centrale di tre quarti, le altre di profilo, due sono avvolte in boa di piume, le silhouette espressionisticamente allungate e rigide si stagliano tra chiazze giallo cromo e verdi. Non c'è profondità, lo spazio è piatto, un accenno di fuga prospettica, di fatto, pare ribalti le figure verso di noi. Grotteschi cappelli a forma di creste, nasi taglienti, incredibili scarpe con punte e tacchi ad angoli acuti fanno perdere a queste figure i connotati umani per conferire loro un'aria da arpie appollaiate a spiare le prede. Queste figure imbellettate e dalle forme stereotipate esprimono al massimo grado la poetica propria dell'espressionismo che mette in luce gli aspetti seduttivi della femminilità ma in un'ottica di morbosità e perdizione.


COMMENTO

Il quadro non ha una spazialità ben definita, benché le cinque donne, nel loro disporsi in angolazioni diversificate, riescono a disegnare un cerchio approssimativo. La gamma cromatica è molto ridotta, dominando nettamente le tonalità del verde, da cui si stacca solo il nero che costruisce e separa dall'ambiente le cinque figure. Una pittura quindi volutamente semplificata, non molto lontana dalle immagini xilografiche molto praticate sia da Kirchner sia dagli altri espressionisti del gruppo «Die Brucke». L'opera dal " Cinque donne per strada " ricorda molto i lavori di Munch e ne riflette sicuramente la rabbia, la mancanza di certezze e la voglia di cambiare le cose. Le donne, sono vestite di nero e blu scuro, hanno un aspetto severo, inquietante e se vogliamo malinconico. L'occhio dello spettatore viene colpito in modo inesorabile dalla durezza del contorno delle donne, un tratto estremamente deciso. Lo sfondo non esiste, il mondo non c'è, solo quelle donne rappresentano il nostro pianeta. Questa è una visione sconfortante e cinica della vita. Il segno dominante è l'angolosità, le sagome sono rigide e spigolose come incise in un materiale duro. Non a caso, gli espressionisti tedeschi amavano la xilografia, quel contatto aspro tra sgorbia e legno che produceva un'immagine rigida. Quest'aspetto denuncia un non adattamento all'ambiente, un'esistenza sofferta e forzata nella mercificazione del proprio corpo. Un segno forte, deciso, senza sfumature, grosso nei segni neri e senza sfumature per evidenziare un'esistenza materiale priva di spiritualità. Possiamo rilevare la mancanza di relazione tra le figure, chiuse nella loro individualità che non si guardano, non comunicano, indisponibili all'apertura all'altro. Simboleggiano un isolamento, una rigidità, di reazioni aggressive di una società alle soglie della guerra. Le donne sono disposte lungo linee dall'andamento verticale che occupano quasi interamente l'altezza della tela; sono isolate l'una dall'altra, mostrano il loro profilo indurito senza mai guardarsi, le forme risultano semplificate, e dure persino nei lineamenti dei volti. I colori sono cupi e contrastanti; gli abiti scuri delle donne sono, infatti, in netto contrasto con lo sfondo, dove si alternano il giallo e il verde.


MESSAGGIO VISIVO

Egli si dedica anche alla grafica e attraverso le sue tecniche elabora un segno fortemente comunicativo in quanto schematico e graffiante, capace di quell'immediatezza espressiva propria dei linguaggi ingenui e primitivi. L'interesse del quadro è nel trattare un tema delicato, di denuncia come quello della prostituzione, raffigurando queste donne come delle arpie, tanto affascinanti quanto corrotte. L'espressionismo tedesco nasce da situazioni sofferte, che portano a guardare alla realtà con occhio triste e disperato. La realtà non è quella che appare, perché è mascherata da troppe convenzioni e ipocrisie. La verità non può essere colta con gli occhi, ma solo con una conoscenza più profonda dell'animo umano. La pittura espressionista tedesca deforma l'aspetto della realtà per renderlo più simile a ciò che l'animo avverte. Così, nei quadri di Kirchner i corpi hanno aspetti sempre spigolosi e taglienti: non ispirano calore ma solo freddezza. In questo quadro si ritrovano quindi un po' tutti gli elementi stilistici tipici dell'espressionismo tedesco: la semplificazione delle forme, l'uso espressivo del colore, le atmosfere cupe, la denuncia contro una società borghese, ma soprattutto la volontaria rinuncia alla bellezza come valore consolatorio dell'arte, apprezzato soprattutto dai borghesi






Rigoberta Menchú


Rigoberta Menchú Tum es una indígena guatemalteca, miembro del grupo Quiché-Maya. Es Embajadora de Buena Voluntad de la UNESCO y ganadora del Premio Nobel de la Paz y el Premio Príncipe de Asturias de Cooperación Internacional.

Es hija de Vicente Menchú Pérez y Juana Tum Kótojà, dos personajes muy respetados en su comunidad. Su padre fue supuestamente un activista en la defensa de las tierras y los derechos indígenas y Juana Tum Kótojà, indígena experta en los saberes de los partos (tradición indígena pasada de generación en generación, generalmente realizada en zonas rurales donde no llegan los servicios médicos).

El 12 de Febrero de 2007 anunció que se postularía para la presidencia en las elecciones presidenciales de Guatemala del 2007. Su esperanza de ser electa y ser la primera mujer en ocupar el cargo en su país, no se pudo hacer realidad. En las elecciones generales del 9 de septiembre de 2007 obtuvo el 2.7% de los votos.


Vida y obra

En al año 1992 le fue otrogado elPremio Nobel en reconocimiento de su trabajo por la justicia social y reconciliación etno-cultural basado en el respeto a los derechos de los indígenas, coincidiendo con el quinto centenario de la llegada de Colón a América, y con la declaración de como Año Internacional de los Pueblos Indios.

En la lectura del premio, reivindicó los derechos históricos negados a los pueblos indígenas y denunció la persecución sufrida desde la llegada de los europeos al continente americano, momento en que concluyó una civilización plenamente desarrollada en todos los ámbitos del conocimiento; finalmente reflejó la necesidad de paz, desmilitarización y la justicia social en su país, Guatemala, así como el respeto por la naturaleza y la igualdad para las mujeres.

Gran parte de la popularidad de su obra le vino de su libro autobiográfico de 1982-1983 "Me llamo Rigoberta Menchú y así me nació la conciencia". El libro fue por Elisabeth Burgos a partir de las conversaciones con Rigoberta. En su libro, Rigoberta explica como comenzó a trabajar en una finca de café a los cinco años de edad, en condiciones tan pésimas que fueron la causa de la muerte de hermanos y amigos suyos. Recibió educación católica, cosa que la vincularía más tarde a colaboraciones con la iglesia católica.

Ya adulta, participó en protestas contra el régimen militar por sus abusos contra los derechos humanos. La Guerra civil de Guatemala tuvo lugar entre 1962 y 1996, aunque la violencia estalló años antes. La violencia la forzó al exilio a México en . Aquel mismo año, su padre fue asesinado en la embajada española en la Ciudad de Guatemala. En 1991 participó en la preparación de la declaración de los derechos de los pueblos indígenas por parte de las Naciones Unidas.

Una vez finalizada la guerra civil intentó llevar a los tribunales españoles a políticos y militares por haber asesinado a ciudadanos españoles, y por genocidio contra el pueblo maya de Guatemala. Las acusaciones incluyeron al dictador ex militar y candidato a la presidencia Efraín Ríos Montt.

En 1998 fue galardonada con el Premio Príncipe de Asturias de Cooperación Internacional, junto con Fatiha Boudiaf, Fatana Ishaq Gailani, Somaly Mam, Emma Bonino, Graça Machel y Olayinka Koso-Thomas por su trabajo, por separado, en defensa y dignificación de la mujer.

En 2006 participa como embajadora de 'Buena Voluntad' de la UNESCO del gobierno de Óscar Berger.

Recientemente se involucró con la industria farmacéutica mexicana como presidenta de la compañía 'Salud para Todos', con la finalidad de proveer de medicinas genéricas a los indígenas guatemaltecos.

L'EXISTENTIALISME


L'existentialisme se développe depuis le XVII siècle et commence avec Blaise Pascal, mais le vrai fondateur de l'existentialisme moderne est Sorën Kierkegaard.

C'est une réflexion sur l'existence humaine et pour les existentialistes, l'homme doit construire sa propre existence parce que son essence se constitue dans l'existence : « l'existence précède l'essence », il n'est pas défini par sa nature ou son destin. Il s'édifie dans sa relation avec le monde extérieur.

L'existentialisme se base sur des thèmes principaux qui sont :

L'impuissance de la raison: elle ne suffit pas à l'homme pour connaitre son destin parce qu'il faut aussi explorer notre ame intime.

La contingence de l'être humain: il n'est pas un être nécessaire parce qu'on pourrait aussi ne pas exister

Le bondissement de l'être humain: cette philosophie pousse l'homme à l'activité, à l'effort.

La fragilité de l'être humaine: l'homme risque toujours de se perdre et de se détruire car notre existence n'est pas nécessaire.

L'aliénation: l'homme qui se perd est aliéné, il n'a pas la possession de soi.

La finitude et l'urgence de la mort : les existentialistes ne veulent pas dissimuler la vérité que notre vie doit finir.

La solitude et le secret: les individus se sentent solitaires.

Conversion personnelle : l'homme ne doit pas s'abandonner à l'idée de son destin, mais doit réaliser une vie personnelle et consciente.

Engagement: l'homme est liberté et il doit choisir et s'engager par rapport à sa destinée et aux autres.

L'autre: l'homme n'est pas seul mais il est entouré par les autres.

La vie exposée: les individus sont obligés à agir et vivre sous le regard des autres.

Il y a différents types d'existentialisme, par exemple la vision athée de Sartre et Camus qui élimine la référence religieuse parce que la foi fait oublier aux hommes la réalité de la condition humaine. Mais on parle aussi d'un existentialisme chrétien qui n'exclut pas la religion qui est vue comme un cadre sociologique et idéologique rassurant ; croire veut dire répondre à un appel qui exige le don entier de soi.


JEAN-PAUL SARTRE


LA VIE

Philosophe, dramaturge, romancier et journaliste politique français qui a été une personnalité majeure de la vie intellectuelle française de la seconde moitié du XXe siècle et la figure plus importante de l'existentialisme.

Jean - Paul Sartre est né à Paris le 21 juin 1905 et orphelin de père, il a été élevé par sa mère catholique et un grand - parent maternel. Après quelques années à La Rochelle, il a été instruit à l'Ecole normale supérieure à Paris où il prépare l'agrégation de philosophie. C'est à cette époque qu'il rencontre sa femme Simone de Beauvoir.

En 1929 il est nommé professeur de philosophie d'abord au lycée du Havre et puis à paris. De 1933 à 1934 il séjourne à Berlin où il découvre la pensée d'Edmund Husserl, qui aura une grande importance pour l'élaboration de sa propre pensée.

Sartre connait la célébrité en publiant un roman, la Nausée, et des nouvelles, Le Mur et L'Enfance d'un chef.

Il est mobilisé en 1939, fait prisonnier en 1940 et libéré en 1941. il participe à la Résistance en collaborant aux journaux clandestins mais son activité d'écrivain continue avec la publication de l'Être et le Néant et la représentation de Les Mouches et Huis - Clos, qui exprime la philosophie de la liberté et des idées de la Résistance.

A la fin de la guerre, Sartre abandonne l'enseignement pour s'engager dans l'activité littéraire et dans la lutte politique. Il fonde la revue Les temps modernes, dont le but est d'ouvrir la voie à une transformation de la société bourgeoise.

Il se rapproche au Parti communiste même - s'il y avait des relations difficiles parce qu'il critiquait le marxisme dogmatique en proposant une version existentialiste du marxisme fondée sur la pratique individuelle dans Critique de la raison dialectique.

Sartre s'engage aussi dans le combat contre le colonialisme lors des conflits d Indochine, d'Algérie, du Vietnam et de la révolution cubaine. En 1968, il appuie aussi la révolte des étudiants et soutien les maoïstes.

En 1964 il refuse le Prix Nobel parce qu'il pensait qu'un prix comme celui l'aurait ruiné son intégrité comme écrivain. Il continue quand - même à écrire livres qui s'agissaient des problèmes littéraires et politiques jusqu'au moment où il perd en 1974 presque totalement sa vu et il ne peut plus écrire. Il meurt à Paris, en 1980.


UOVRES

Il s'engage au niveau politique comme dans son ouvre théatrale « Les mains sales » où il défende l'efficacité de l'action politique. La pièce évoque la conquête du pouvoir par des communistes dans un pays de l'Europe centrale où le gouvernement fasciste s'était lié à Hitler. Le parti communiste est divisé : Hoderer veut s'allier aux fascistes, même s'il signifie trahir les principes du parti. Son but est de partager le pouvoir avec les fascistes. Pour arriver à une efficacité politique il n'a pas peur de se saler les mains. Au contraire il y a l'opposition que charge un intellectuel, Hugo, de tuer Hoderer. Même si Hugo épreuve de l'amitié et de respect pour lui, il est obligé à le tuer. Hugo est emprisonné mais quand il sort de prison il découvre que les communistes avaient obtenu le pouvoir grace à la politique d'Hoderer et maintenant ils veulent le tuer. Cet ouvre démontre comme en politique n'existe pas de la honnête.

« Huis clos »a été suggérée par sa femme qui lui propose l'idée d'un drame très bref avec deux ou trois personnages. Il y a trois personnages : Inès Serrano, employée des Postes qui n'aime pas les hommes et se définit méchante ; Estelle, une noble infanticide qui a aussi causé la mort de sono amant ; Joseph Garcin, publiciste et homme de lettres, il est lache mais il fait semblant d'être un héros. Tous les trois se retrouvent après leur mort dans un enfer qui a l'aspect d'un salon d'où ils ne peuvent pas sortir et ils parlent de leurs actions. Ils veulent donner une bonne image de leur même mais ils doivent affronter le regard et le jugement des autres, de cette façon ils commencent à se torturer psychologiquement mutuellement. Avec cette pièce, Sartre veut montrer que les gens ne peuvent pas vivre ensemble en paix, parce qu'on est toujours jugé et sous le regard des autres, pourtant on n'est pas seulement objet mais aussi sujet, car les autres sont obligés de se voir à travers nos yeux.

« La Nausée » représente l'ouvres plus important de Sartre. Prend d'abord le nom de 'Melancholia' et, après une série de modifications, il prend le nom définitif de 'La Nausée. Sartre y impose son style et toutes ses préoccupations. C'est une variation sur le thème de l'absurde. L'action se passe à Bouville, qui est une ville fictive qui évoque Le Havre, où Sartre a été professeur. Exécré par l'opinion publique, ce roman, qui a contribué à la réputation de Sartre romancier de l'angoisse existentielle, marque une première phase dans la pensée de Sartre: celle de la découverte du mal de vivre. Le roman a la forme d'un journal tenu par Roquentin, un intellectuel venu s'installer dans une ville de province pour écrire la biographie d'un personnage historique, Roquentin prend peu à peu conscience de la scandaleuse inutilité de l'existence. Il éprouve la Nausée qui est la seule réaction possible face à l'expérience de l'absurde à l'égard des objets, des hommes et de lui- même. L'absence de raisons de vivre lui est évidente.

Il écrit un trilogie « Les chemins de la liberté » qui est un roman collectif et qui se compose en :

  1. « L'age de la raison »
  2. « Le sursis »
  3. « La mort dans l'aime »

Dans cet ouvre il prendre conscience des problèmes de son temps, et comprends que la littérature est la manière la plus efficace de participer à la vie. Mais son engagement ne peut pas être seulement moral, donc il comprends que ce le moment de passer à l'action: l'engagement deviens donc total, littéraire, politique et social.

Il découvre la nécessité de l'action et de la solidarité énoncée par Marx.

Les Chemins de la liberté présente des personnages torturés par leurs choix, leurs principes et leur exigence et soif d'indépendance exhaustive. Cette quête de liberté - ou son refus - conditionne toute leur existence : de ceux pour qui elle est un principe de vie assumé et clamé à un droit bafoué ou pour ceux qu'elle embarrasse à l'heure de prendre des décisions fondamentales.

Cette ouvre sombre, riche en surprises et en retournements, se révèle être en réalité une véritable remise en question de la position du lecteur vis-à-vis de sa propre liberté. L'écriture crue et forte de cette saga joue le rôle d'instigateur dans un interrogatoire sans concession pour le lecteur impliqué. Ainsi, lire Les Chemins de la liberté ne se résume pas à suivre de simples péripéties mais constitue un acte d'engagement pour le lecteur, engagement donnant du sens à des mots comme vivre, être, exister, agir ou subir.

« Les mots » est un roman autobiographique où il cherche à expliquer son erreurs passés à travers les fantasmes et les conflits de l'enfance.








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