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Roma dominatrice del mediterraneo




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ROMA DOMINATRICE DEL MEDITERRANEO

Cartagine:

Cartagine, fondata nel IX secolo a.C., fu la prima grande potenza sorta nel Mediterraneo centro occidentale. La sua classe dirigente era formata dai mercanti e dagli armatori. In un primo momento i suoi nemici più temibili furono i Greci della Sicilia, ma poi subentrarono ad essi i Romani. La vera difesa di Cartagine era rappresentata dalla flotta, meno potente era l'esercito di terra, costituito da mercenari. Cartagine era una repubblica oligarchica governata da due alti magistrati, i suffeti. Essi duravano in carica per un anno ed erano soggetti alla sorveglianza del senato, che prendeva le decisioni più importanti. La migliore dote cartaginese fu la straordinaria capacità marinara e grazie a questa essi svilupparono un'amplissima rete commerciale. Essi, per non facilitare i loro concorrenti, non rilasciavano però resoconti dettagliati sulle loro esplorazioni, ma ci suppliscono le notizie tramandateci dagli storici greci e romani. Diodoro Siculo ci tramanda degli orribili sacrifici umani praticati dai Cartaginesi, ma egli riconosce la loro eccezionale capacità come agricoltori.

La prima guerra punica:

Dopo la guerra tarantina il rapporto fra Romani e Cartaginesi subì un drastico cambiamento. Nel 265 a.C. Cartagine inviò a Messina un piccolo reparto per proteggerla dai Siracusani, però Messina chiese successivamente a Roma un aiuto e accettare la richiesta significava dichiarare guerra a Cartagine: tuttavia nel 264 a.C. ebbe inizio la prima guerra punica. I Romani, dopo aver spinto gli avversari nella parte occidentale dell'isola, si procurarono una flotta, la quale ottenne un successo del tutto insperato a Milazzo grazie all'invenzione dei ponti mobili. Dopo alcuni anni di stanca Attilio Regolo condusse a buon fine lo sbarco sul suolo africano, ma fu poi sconfitto e fatto prigioniero. Nel 242 a.C. Roma costruì una nuova flotta che presso le isole Egadi inflisse un anno dopo riuscì a sconfiggere i Cartaginesi: così Roma si impossessò dei possedimenti siciliani di Cartagine.

Trasformazioni e problemi del dopoguerra:

La vittoria conseguita contro i Cartaginesi trasformò Roma in una grande potenza commerciale marittima: ora i territori da lei conquistati diventano provincia come la Sicilia, considerandoli così come una sorta di terra di conquista. Particolarmente grave era però la situazione delle piccole aziende agricole cosicché gli agrari più ricchi potevano acquistarle a basso prezzo trasformandole in latifondi. Per attenuare il disagio delle classi inferiori il Senato varò un programma che prevedeva la costruzione di molte opere pubbliche. Nuovi problemi nacquero nel Mar Adriatico, insediati dai pirati illirici, che però furono stroncati in due missioni da Roma fra il 229-219 a.C.. Questo intervento fu però considerato dalla Macedonia come una provocazione con dei risultati che si vedranno in futuro. Nello stesso periodo Roma dovette affrontare anche i Galli insediati nella pianura padana e nel 222 a.C. li costrinse alla resa.

La seconda guerra punica:

La riduzione da parte romana a provincie di Sardegna e Sicilia, riattizzò l'odio del partito cartaginese dei commercianti e degli armatori, contrapposto a quello dei proprietari terrieri. Comunque, Amilcare Barca fu incaricato di condurre una missione di espansione nella penisola iberica, dove i Romani gli imposero di non spingersi più a nord del fiume Ebro. Dopo alcuni anni Annibale attaccò nel 219 a.C. Sagunto, città alleata dei Romani, e la costrinse alla resa. Annibale allora portò la guerra direttamente in Italia e conseguì due splendide vittorie al Ticino e al Trebbia e successivamente anche al lago Trasimeno. I Romani, proclamando lo stato di emergenza, nominarono Quinto Fabio Massimo come dittatore, il quale evitò di affrontare i Cartaginesi in campo aperto senza però ottenere successi. Così furono nominati consoli Terenzio Varrone e Lucio Emilio Paolo che cercarono la battaglia campale: ottenuta questa però furono duramente sconfitti presso Canne nel 216 a.C. con perdite gravissime. Dopo questa dura sconfitta molte popolazioni italiane passarono dalla parte dei Cartaginesi, fra le quali Capua e lo stesso Filippo II di Macedonia entrò in guerra contro i Romani. I Romani riuscirono a rialzarsi e, grazie ai mancati rifornimenti giunti ad Annibale, riconquistarono Capua punendola. Publio Cornelio Scipione diede la svolta decisiva ai combattimenti battendo ripetutamente gli eserciti cartaginesi in Spagna. Per giunta Filippo II si ritirò dalla guerra firmando la pace con i Romani e Scipione sconfisse i

Cartaginesi a Naraggara nel 202 a.C. costringendo così i Cartaginesi alla resa.

La pace cartaginese e le conseguenze della guerra:

La pace imposta da Roma fu durissima:

Cartagine doveva versare ai vincitori un'indennità di 10000 talenti d'argento.

Doveva rinunciare a tutti i possedimenti fuori dall'Africa.

Doveva consegnare gran parte della flotta.

S'impegnava a non intraprendere azioni militari senza l'autorizzazione di Roma.

Roma aveva vinto grazie soprattutto alla sua capacità di riunire intorno a sé una vera e propria confederazione di popoli. Cartagine, invece, non aveva alleati, ma sudditi. Annibale, dopo la sconfitta, tentò di riformare l'esercito, ma i ricchi lo denunciarono ai Romani di preparare una nuova guerra contro di loro. Così egli fu costretto a fuggire nell'Oriente ellenistico dove però fu tradito dal re Prusia e si tolse la vita. Grazie alla vittoria contro Cartagine, Roma si impadroniva dei suoi territori iberici. Ma all'interno dello stato, i senatori si erano abituati a svolgere un'autorità svincolata da ogni controllo. Scipione esemplificava la tendenza dei generali a sottrarsi al controllo dell'autorità pubblica e a sovvertire le istituzioni della repubblica. La guerra aveva fatto spostare grandi masse di popolo dalle campagne alle città, costituendo un pericolo per l'ordine sociale e politico. Intanto gli equites avevano avuto ottime possibilità di arricchimento. In compenso la religione romana si apriva agli influssi dei culti orientali ed era stato importato, malgrado le ostilità del senato, il culto della Gran Madre. I romani colti inoltre furono molto interessati dalla cultura greca e ellenistica.  

Roma capitale del Mediterraneo:

La riconquista della Valle Padana in mano ai Galli fu rapidissima, mentre fu più difficile sistemare le due province di Spagna dove popoli indigeni, quali i Celtiberi e i Lusitani, si opposero attivamente al dominio di Roma. Intanto in Oriente si stava creando una grave situazione: ebbe inizio, infatti, la seconda guerra macedonica e solo Tito Quinzio Flaminino inflisse a Filippo V una sconfitta decisiva nel 197 a.C.. La successiva pace di Tempe impose a Filippo V di non fare più alcuna guerra senza l'autorizzazione di Roma. Pochi mesi più tardi il console Flaminino proclamò che le poleis greche avevano recuperato per intero la loro vecchia indipendenza, ma presto i Greci si resero conto che era una farsa. Nel frattempo Roma intraprese una guerra contro l'esercito di Antioco III, che fu battuto alle Termopili. La successiva pace di Apamea costrinse Antioco ad abbandonare la Tracia e l'Asia Minore: ormai l'intromissione di Roma nelle vicende del Mediterraneo orientale sarebbe diventata sempre più incombente. Perseo provocò nel 180 a.C. la terza guerra macedonica che si conclusa con la sua irrimediabile sconfitta. Qualche decennio più tardi la Macedonia tentò l'estrema rivolta sotto Andrisco: la rivolta fu però repressa e la Macedonia fu ridotta a provincia. Una sorte analoga subirono le poleis greche che insorsero.

La fine di Cartagine:

Dopo la conclusione della seconda guerra punica Cartagine rispettò scrupolosamente le condizioni di pace: però un largo settore della classe dirigente romana continuava a considerare Cartagine come un potenziale pericolo. Così una scintilla fece scoppiare la terza guerra punica e subito Cartagine si disse disposta ad accettare una qualsiasi proposta di pace, ma Roma le propose delle condizioni veramente inaccettabili e così i Cartaginesi decisero di resistere ad oltranza, ma nel 147 a.C. Publio Cornelio Scipione Emiliano sferrò l'attacco finale a Cartagine e la rese alla condizione di provincia con il nome di Africa. Nel 146 a.C. Roma poteva considerarsi capitale del Mediterraneo.



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