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Primavera di Praga
Il
25 gennaio 1969: I funerali di Jan Palach. Il giovane divenne il simbolo
di una Cecoslovacchia silenziosa e angosciata.
Per protestare contro l'occupazione sovietica della Cecoslovacchia un gruppo di
giovani ha deciso di immolarsi appiccandosi il fuoco dopo essersi cosparsi di
benzina, nella principale Piazza della città, Venceslao per attirare
l'attenzione di tutto il mondo all'occupazione militare che invece i sovietici
vorrebbero far apparire come volontà popolare.
'Considerato che i nostri due popoli s trovano sull'orlo della disperazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta in questo modo. Io ho avuto l'onore di essere estratto a sorte per primo, di cominciare ad essere la prima torcia'
Jan
Palach.
Infatti
i giovani hanno deciso di estrarsi a sorte uno alla volta e di morire come
torce umane. Il primo estratto é Jan Palach studente di filosofia, di 21 anni.
Gli altri uno alla volta poi lo imiteranno.
Quasi un milione di praghesi seguiranno i funerali, mentre al confine pronti ad
intervenire un altro contingente di carri armati russi. Seguiranno altri
'sacrifici' che scuoteranno il Paese, ma la Cecoslovacchia dovrà
attendere fino agli anni Novanta per avere la sua indipendenza.
(Negli anni Sessanta, Praga, in particolar modo con l'elezione di Dubcek al partito comunista cecoslovacco, aviò il tentativo di instaurare un nuovo corso politico, economico e sociale, tentativo denominato "Primavera di Praga", con lo scopo di far rinascere il paese).
'Martedì 20 agosto fu un giorno che segnò l'apertura di una ferita lunga più di vent'anni e che vide i carri armati dei paesi aderenti al Patto di Varsavia, U.R.S.S., Bulgaria, Ungheria, Polonia e Germania Est (la Romania non aderì), calpestare le strade di Praga, permettere la parola fine a un processo politico il cui obiettivo, sempre secondo Dubcek, doveva essere 'la creazione delle condizioni necessarie a ogni individuo per autoaffermarsi in tutte le sfere del lavoro e della vita'.
Quel giorno si tenne, come da programma, la riunione della presidenza del Pcc (partito comunista cecoslovacco), presieduta dallo stesso Dubcek, in cui si dovevano consolidare le conquiste della Primavera di Praga e rafforzare le basi per tradurre in pratica il Programma d'Azione e aprire la strada ad altre riforme, nonché preparare le risoluzioni per l'imminente XIV congresso del partito. Ma la riunione si interruppe poco prima di mezzanotte, quando il premier Cernik fu avvisato telefonicamente dell'invasione
Quella notte del 20 agosto fu solo l'inizio della fine delle aspirazioni democratiche di una buona parte della dirigenza politica e della popolazione cecoslovacca. Naturalmente una resistenza militare si rivelò impossibile per la disparità di forze in campo, ma i sovietici non riuscirono comunque nel loro intento di dare una giustificazione legale all'invasione e inoltre, nei convulsi giorni di quella fine estate dimostrarono di non agire secondo un piano ben organizzato, dando l'impressione di improvvisare, in modo anche grossolano, buona parte delle loro mosse. Dubcek ed altri esponenti politici cecoslovacchi furono sequestrati e portati al Cremlino, al cospetto della dirigenza brezneviana, dove cominciarono le 'trattative' per ristabilire la situazione politica nel paese invaso, naturalmente alle condizioni sovietiche che vedevano il nemico principale nella politica riformista del nuovo corso, apertosi nel gennaio del 1968 con l'elezione di Dubcek a capo del Partito.
Al termine di quei giorni estenuanti, il 26 agosto, il diktat di Mosca risultò aperto ad alcune concessioni e a blande ammissioni di colpa. Ma per tutta la Cecoslovacchia quelli furono i giorni dell'umiliazione e della resa che si protrassero fino alla primavera del 1969, quando la Primavera di Praga fu definitivamente seppellita, dopo il cambiamento di quadri politici e l'insediamento nelle più alte cariche statuali di uomini di provata fiducia del Cremlino. Il popolo cecoslovacco fu duramente fiaccato nell'animo e il rogo del 19 gennaio di quell'anno in cui si spense volontariamente il giovane Jan Palach fu la più tragica testimonianza del dolore per la definitiva perdita di libertà, ma soprattutto di speranza che colpì quel popolo.
L'intervento delle truppe del Patto di Varsavia (*), mette fine all'esperimento riformatore di Dubcek e così (anche con il suicidio dei giovani nella Piazza di Venceslao) alla Primavera di Praga.
* Il patto di Varsavia regolava il dominio sovietico socialista, sui paesi orientali.
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