Marx e "Il Capitale"
Pubblicando il "Manifesto dei comunisti", Marx ed Engels non solo
avevano gettato le basi per una nuova concezione del socialismo, ma avevano
anche indicato al proletariato europeo un programma rivoluzionario da attuarsi
a breve scadenza. Lontano in esilio a Londra, Marx dedicò gran parte del suo
tempo allo studio dell'economia politica: l'analisi economica divenne sempre
più la base fondamentale del suo "socialismo scientifico". Il frutto più maturo
di questa fase del pensiero marxiano fu "Il Capitale" che era innanzitutto una
minuziosa descrizione delle leggi e dei meccanismo su cui si fonda il mondo di
produzione capitalistico. Ma al tempo stesso contiene anche una storia del
capitalismo, una previsione circa i suoi futuri sviluppi e un'indicazione dei
compiti che spettano al nuovo soggetto rivoluzionario: il proletariato
industriale. Fondamento principale della costruzione di Marx è la teoria del
valore-lavoro: la teoria cioè per cui il valore di scambio di una merce è dato
dalla quantità di lavoro mediamente impiegata per produrla. Il lavoro stesso è
una merce e come tale viene comprato e venduto. Ma la caratteristica della
merce-lavoro è di produrre un valore superiore ai propri costi di produzione,
di rendere più di quanto non costi. La differenza fra il valore del lavoro e il
valore del prodotto - differenza di cui si appropria il capitalista - è detta
da Marx plusvalore. L'imprenditore che, assumendo salariati, acquista sul
mercato il lavoro e vende il prodotto di questo lavoro, realizza così un profitto.
Da esso si forma il capitale che si accumula e cresce. Secondo Marx, man mano
che si sviluppa, il capitalismo produce i germi della sua dissoluzione. La
concentrazione del capitale in poche mani si accompagna alla formazione di una
massa proletaria sempre più numerosa e sempre più misera; quindi si allarga
l'incapacità di assorbimento dei prodotti. La pubblicazione del "Capitale"
segnò una data fondamentale nella storia del movimento operaio e della cultura
occidentale. Per la prima volta il socialismo non era presentato come un sogno.
L'utopia diventava necessità, la profezia acquistava il fascino della
previsione scientifica. Marx non era più soltanto il teorico del materialismo
storico, ma era colui che aveva individuato nel proletariato di fabbrica il
protagonista del processo rivoluzionario. Il marxismo divenne alla fine del
secolo la dottrina "ufficiale" del movimento operaio e rimase tale per molto
tempo.