Lo sbarco in
Sicilia - La II Guerra Mondiale
Nel canale fra la
Tunisia e la Sicilia, l'isoletta di Pantelleria era base nemica di aerei e
motosiluranti. Nel gennaio 1941 gli Alleati ne avevano progettato l'attacco e
l'occupazione, ma passò l'occasione ed essa rimase come una spina su1 fianco
per tutto il periodo più duro dell'assedio di Malta. Ora si rendeva necessario
non solo conquistarla, ma utilizzarla per la loro aviazione. Attacchi
aeronavali cominciarono subito dopo la presa di Tunisi. I bombardamenti
continuarono fino all'8 giugno, quando fu chiesta la resa incondizionata da
parte delle forze dell'Asse. Questa fu respinta, e uno sbarco fu attuato l'11
giugno, protetto da un massiccio bombardamento dal cielo e dal mare.S'era fatto
in precedenza un gran parlare dell'entità e dei pericoli di questa impresa. La
quale fu coronata da un pieno successo, senza perdite da parte degli Alleati, a
eccezione, secondo i marinai, d'un soldato ferito dal morso di un somarello.
Più di 11.000 prigionieri caddero nelle loro mani. Nei due giorni successivi
anche le isole vicine di Lampedusa e Linosa capitolarono, la prima dinanzi al
pilota di un aereo costretto ad atterrare per mancanza di carburante. Ora
nessun avamposto nemico rimaneva più a sud della Sicilia. Intensi attacchi
aerei sulla Sicilia (e Sardegna) ebbero inizio il 3 luglio col bombardamento di
aeroporti, molti dei quali furono resi inservibili. I caccia Italiani furono
costretti alla difensiva e i bombardieri a largo raggio a ritirarsi sul
continente italiano. Quattro delle cinque navi-traghetto operanti attraverso lo
stretto di Messina furono affondate. Quando i convogli britannici e americani
si stavano avvicinando all'isola la superiorità aerea s'era saldamente
affermata e le forze aero-navali dell'Asse non fecero nessun serio tentativo di
opporsi al nostro sbarco. Fino all'ultimo, il nemico fu in dubbio, grazie alle
loro finte, sul punto preciso ove avrebbero attaccato.
I movimenti navali degli Alleati e i preparativi militari in Egitto fecero
pensare a una spedizione in Grecia. Dopo la caduta della Tunisia il nemico
aveva mandato altri aeroplani nel Mediterraneo, ma non in Sicilia, sebbene nel
Mediterraneo orientale, nell'Italia nord-occidentale e in Sardegna.Nel periodo
critico, mentre i convogli stavano per toccare il loro obiettivo, il generale
Eisenhower stabilì il suo comando a Malta, dove le comunicazioni erano
eccellenti. E là fu raggiunto dal generale Alexander e dall'ammiraglio
Cunningham. Il maresciallo dell'Aria Tedder rimase presso Cartagine a
controllare le operazioni aeree combinate. Il 10 luglio era il giorno
stabilito. La mattina del 9 luglio le due grandi flotte conversero dall'est e
dall'ovest a sud di Malta, e fu quello il momento per tutti di volgere la prua
verso le spiagge di Sicilia. L'ammiraglio Cunningham dice nel suo dispaccio: «I
soli incidenti che velarono la precisione di quel notevole concentramento di
vapori fu la perdita per attacchi sottomarini di tre navi in convoglio. Il
passaggio dei convogli fu protetto nel modo più efficace: la maggioranza non fu
avvistata dagli apparecchi nemici». Frattanto le forze aeree alleate
martellavano le linee di comunicazione e gli aeroporti del nemico nell'Italia
meridionale, e il porto di Napoli. Il 19 luglio una grossa formazione di
bombardieri americani attaccò gli scali ferroviari e l'aeroporto di Roma.I
danni furono notevoli e il colpo accusato. Nella stessa Sicilia gli americani
avanzavano senza posa sotto la guida entusiasta del generale Patton. La loro 3à
divisione di fanteria e la 2à corazzata ebbero il compito di occupare la parte
occidentale dell'isola, dove erano rimaste soltanto truppe italiane, mentre il
Il corpo d'armata americano, formato dalla 1à e dalla 45à divisione, doveva
giungere sulla costa settentrionale e poi puntare a est, lungo le due strade
principali per Messina.
Palermo fu presa il 22 luglio e alla fine del mese gli americani avevano
raggiunto la linea Nicosia-Santo Stefano.La loro 3à divisione, compiuta la sua
missione nella Sicilia occidentale, era stata portata a sostegno dell'avanzata
lungo la costa settentrionale, mentre la 9a divisione veniva fatta giungere
dall'Africa, dove, come la 78a divisione inglese, era stata tenuta in riserva. Il
campo era cosi' pronto per le battaglie finali. Queste sarebbero state certo
molto dure, dato che, indipendentemente da ciò che restava della guarnigione
italiana, più di tre divisioni tedesche erano ora in campo agli ordini di un
provato comandante germanico, il generale Hube. Ma il rapido crollo dell'Italia
si faceva sempre più probabile. Si determinò un chiaro mutare di sentimenti nei
circoli di Whitehall onde risolverono un più audace piano di attacco diretto
sulla costa occidentale italiana per prendere Napoli.
Washington si dichiarò d'accordo ma insistette sul fatto che non potevano
essere fornite altre forze oltre a quelle concordate alla conferenza "Trident".
Gli americani sostenevano che nessuna delle operazioni progettate in altri
settori, e in particolar modo l'"Overlord',doveva essere compromessa da una più
energica azione nel Mediterraneo: riserva, questa, che doveva procurare
notevoli angosce agli inglesi durante lo sbarco di Salerno. Il generale
Eisenhower e i suoi principali collaboratori convennero ora che l'italia fosse
il loro obiettivo immediato. Sebbene preferissero ancora sbarcare innanzi tutto
sulla punta dello stivale, perché scarseggiavano gli aeroplani e i mezzi da
sbarco, per la prima volta cominciarono a vedere di buon occhio un attacco
diretto su Napoli.Questa era cosi' lontana dalle basi aeree britanniche
recentemente conquistate in Sicilia, da ridurre notevolmente le possibilità di
protezione dello sbarco da parte dell'aviazione da caccia. Tuttavia Napoli
divenne in breve il centro di ogni nostro pensiero.
Le probabilità di schiacciare rapidamente l'Italia sembravano giustificare un
rallentamento delle operazioni contro la Birmania; e l'Ammiragliato sospese le
partenze dal Mediterraneo per l'India di parecchie navi. Il 22 luglio i capi di
Stato Maggiore britannici invitarono i colleghi americani a studiare l'attacco
diretto su Napoli dato che portaerei e naviglio supplementare sarebbero stati a
disposizione. Gli americani però vedevano la situazione da un punto di vista
diverso. Pur accettando l'idea dell'attacco restarono tenacemente fedeli alla
loro decisione originaria di non mandare ulteriori rinforzi dall'America a
Eisenhower né per questo né per alcun altro fine. Eisenhower facesse il meglio
che poteva con quello che aveva. Inoltre insistettero perché tre gruppi dei
loro bombardieri pesanti fossero trasferiti in Inghilterra. Ne nacque cosi' un
dissidio. I capi di Stato Maggiore americani non credevano che la conquista
d'Italia potesse seriamente minacciare la Germania, e temevano inoltre che i
tedeschi si ritirassero lasciandoli a colpire il vuoto. Non ritenevano che ci
fosse una grande convenienza a bombardare la Germania meridionale da basi aeree
poste nell'Italia del Sud, e volevano che tutti gli storzi contro la Germania fossero
concentrati sulla rotta più breve attraverso la Manica, anche se per dieci mesi
almeno nulla potesse accadere in quel settore. I capi di Stato Maggiore
britannici fecero notare che la conferenza di Washington aveva espressamente
dichiarato che l'eliminazione dell'Italia dalla guerra era uno dei più
immediati obiettivi alleati.
L'attacco su Napoli, al quale era stato dato ora il nome convenzionale di
'AvaIanche', era il mezzo migliore di raggiungere questo obiettivo,
senza contare che il crollo dell'Italia avrebbe enormemente aumentato le
probabilità favorevoli, per non dire decisive, dello sbarco oltre
Manica.Portal, capo di Stato Maggiore dell'aviazione, sottolineò il fatto che
attacchi in grande stile contro l'industria bellica germanica, particolarmente
sulle fabbriche di aeroplani da caccia, avrebbero potuto essere pienamente
efficaci solo con l'aiuto degli aeroporti italiani. Il possesso di queste basi
aeree avrebbe pertanto contribuito grandemente a una vittoriosa invasione della
Francia. Gli americani non si lasciarono convincere. Tuttavia, la maggior parte
delle forze da impiegarsi nell' 'Avalanche" erano britanniche.Per riparare alla
scarsità di apparecchi da caccia a grande autonomia, l'Ammiragliato britannico
assegnò in sostegno dello sbarco una portaerei leggera e altre quattro di
scorta, e il Ministero dell'Aria dette al generale Eisenhower tre delle nostre
squadriglie di bombardieri, che si era precedentemente deciso di ritirare dal
Mediterraneo.
Mentre queste discussioni piuttosto aspre erano in corso, la situazione venne
completamente trasformata dalla caduta di Mussolini il 25 luglio. L'argomento a
favore dell'invasione dell'Italia divenne ora preminente. Come si vedrà i
tedeschi reagirono prontamente e la invasione degli Alleati, e in particolar
modo l'attacco su Napoli, non ne fu grandemente facilitata. Soltanto
l''Avalanche" riusci'.E fu una fortuna che gli inglesi avessero inviato
ulteriori forze britanniche aeronavali.I rischi sarebbero stati ulteriormente
ridotti se il naviglio supplementare che ritenevano essenziale per accrescere
il flusso dei rinforzi dopo lo sbarco fosse stato concesso. In questo non
riuscirono a convincere gli americani, e prima che l'operazione avesse inizio
molte navi americane furono ritirate e alcune delle navi da guerra britanniche
furono anche mandate in India. La brillante conquista di Centuripe, da parte
della 78à divisione britannica da poco arrivata, segnò l'ultima fase. Catania
cadde il 5, dopo di che tutto il fronte britannico si spostò in avanti fino
alle pendici meridionali e occidentali dell'Etna. La la divisione americana
prese Troina il 6 agosto dopo accaniti combattimenti, e la 9à divisione
americana, inserendosi entro la 1à, entrava a Cesarò il giorno 8.Lungo la costa
settentrionale la 45à divisione seguita dalla 3à,entrambe degli Stati Uniti,
raggiunse Capo Orlando il 10 agosto, con l'aiuto di due piccole ma abilmente
condotte operazioni anfibie di aggiramento sul fianco. Dopo l'occupazione di
Randazzo, il giorno 13, i tedeschi si sganciarono per tutta la lunghezza del
fronte, e sotto la protezione delle sue forti difese antiaeree dello stretto di
Messina fuggirono nelle notti seguenti sull'Italia continentale. Gli eserciti
Alleati si precipitarono su Messina. Le demolizioni nemiche sulla strada
costiera Catania-Messina rallentarono la marcia dell'8à armata, e con un breve
margine la corsa fu vinta dagli americani, che entrarono per primi a Messina il
16 agosto.Cosi' si concluse un'abile e vittoriosa campagna in soli 38 giorni.
Il nemico, riavutosi dalla sorpresa iniziale, s'era battuto tenacemente. Grandi
erano state le difficoltà del terreno. Le strade erano anguste e i movimenti di
truppe attraverso il paese erano stati spesso impossibili se non per uomini
appiedati. Sul fronte dell'8à armata la massa torreggiante dell'Etna gli aveva
sbarrato la strada, permettendo inoltre al nemico di spiare le loro mosse. Tra
i gli uomini nella parte bassa della piana di Catania aveva infuriato la
malaria. Ciò nondimeno, stabilito che erano saldamente nell'isola, e quando le
loro forze aeree entrarono in azione dagli aeroporti occupati, mai l'esito fu
in dubbio.Le forze dell'Asse, secondo i dati del generale Marshall, perdette
167.000 uomini, trentasettemila dei quali tedeschi.Gli Alleati perdettero
31.158 uomini, tra morti, feriti e dispersi.