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L'ITALIA E LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la Germania si vide favorita per la vittoria, ma quella che doveva essere una guerra lampo, della durata di sei giorni, si trasformò in una lunga guerra. Mussolini alla guida del governo italiano, temendo l'ira di Hitler, se fosse venuto meno al patto d'acciaio stipulato nel maggio '39 e vedendo l'avvicinarsi della pace, decise di entrare in guerra al fianco della Germania il 10 giugno 1940, dichiarando guerra alla Francia.
Alla fine del 1940 Germania, Italia e Giappone stipularono il "patto tripartito", il quale stabiliva che, in caso di vittoria:
L'Europa andava alla Germania,
Il Mediterraneo all'Italia
La Cina, il Sud-est asiatico e l'Oceania al Giappone.
Successivamente a questo patto aderirono anche Ungheria, Romania e Slovacchia.
L'Italia però si prospettava l'anello debole dell'alleanza.
Dal 21 al 24giugno '40 ci fu la cosiddetta "guerra dei tre giorni" tra Italia e Francia, con il successivo armistizio da parte della Francia, ma con l'ingente perdita di numerosi uomini italiani.
Ritenendo imminente la sconfitta dell'Inghilterra, Mussolini decise, nell'agosto del '40, sotto la guida del duca d'Aosta di attaccare l'Etiopia avanzando dal Sudan e dalla Somalia, ma l'attacco non andò a buon fine poiché furono respinti dagli inglesi e inoltre subirono anche moltissime perdite al contrario delle poche migliaia dell'esercito inglese.
Mussolini decise di "rifarsi" con l'"obiettivo di controbilanciare" la penetrazione tedesca nei Balcani, avvenuta il 12 ottobre '40 con l'occupazione della Grecia. Non andò neanche qui a buon fine, poiché l'impreparazione dell'esercito, il terreno montagnoso, la resistenza inaspettata dei greci e la stagione avversa fecero fallire l'idea della "guerra parallela", portando l'attività militare italiana ad essere rigorosamente subordinata ai progetti strategici della Germania.
Nel giugno '41 Mussolini decise di inviare truppe in Russia, con l'unico fondamento di voler acquistare titoli di benemerenza con la Germania e per sdebitarsi dell'aiuto ricevuto in Grecia.
Nel '42 ottennero soltanto numerosi morti (congelati, per l'inadeguato equipaggiamento) e prigionieri.
Il 9-10 luglio '43 gli anglo-americani sbarcarono in Sicilia, senza che l'esercito italiano oppose resistenza. Nel resto d'Italia, contemporaneamente, la disastrosa conduzione della guerra e le peggiorate condizioni di vita avevano creato una situazione di profondo malcontento, che provocarono anche scioperi delle masse lavoratrici al Nord.
Per la paura di essere travolto insieme a Mussolini, il re Vittorio Emanuele III concepì una manovra di sganciamento dal fascismo, volta a creare le basi di una soluzione moderata.
Il Gran Consiglio del Fascismo con a capo Dino Grandi, si riunì il 25 luglio '43, il quale propose come ordine del giorno la sfiducia nei confronti di Mussolini. Il Consiglio approvò l'ordine con 19 voti favorevoli contro sette. Il re prendendo atto di questa decisione, destituì Mussolini, facendolo arrestare e imprigionandolo sul Gran Sasso e sostituendolo con il generale Pietro Badoglio.
Il nuovo governo Badoglio mostrò subito la sua ambiguità sia in politica estera sia interna. Sul piano interno permise il ripristino di alcune libertà politiche fondamentali come la rinascita dei sindacati e dei partiti antifascisti, avviò inoltre la liberazione dei detenuti politici e lo scioglimento del partito fascista, conservando l'apparato amministrativo fascista e non esitando a reprimere qualsiasi manifestazione antifascista. In politica estera affermò pubblicamente di voler continuare la guerra al fianco dell'"alleato germanico", avviando contemporaneamente trattative segrete con gli anglo-americani.
L'8 settembre '43 fu annunciato alla radio la firma dell'armistizio,
Fu firmato il 3 settembre dal generale Castellano e dal generale Smith, alla presenza delle truppe alleate comandate da Eisenhower. Prevedeva che da parte italiana ci si assumeva l'impegno di cessare ogni ostilità con le truppe alleate, di porre fine alla collaborazione coi tedeschi, di consentire ai nuovi alleati pieno utilizzo del territorio per le operazioni militari e di provvedere alla liberazione dei prigionieri di guerra.
Dopo la firma dell'armistizio, nella notte tra l'8 e il 9 settembre, il re, il generale Badoglio con il governo e la corte furono portati a Pescara per poi imbarcarsi per Brindisi dove stare sotto la protezione degli alleati; mentre l'esercito italiano senza indicazioni precise andava dissolvendosi.
Nel Nord e Centro- Italia intanto andavano formandosi le prime bande partigiane costituite da soldati "sbandati" dall'esercito appena dissolto, e da vecchi quadri antifascisti rifugiatisi nelle montagne, nel ventennio fascista. Il punto di riferimento di queste bande divenne il CLN (consiglio di liberazione nazionale) fondato il 9 settembre '43 dai partiti antifascisti.
Il CLN era composto:
per il Partito Comunista Italiano: Giorgio Amendola e Mauro Scocciamarro,
per il Partito Socialista d'Unità proletaria: Pietro Nenni e Giuseppe Romita,
per il Partito d'Azione: Ugo La Malfa e Sergio Fenoaltea,
per la Democrazia Cristiana: Alcide De Gaspari,
per il Partito Liberale: Alessandro Casati.
Il 12 settembre Mussolini fu liberato da un gruppo di paracadutisti tedeschi, dietro ordine di Hitler.
Il 23 settembre '43 proclamò la Repubblica di Salò e formò un nuovo governo dichiarando, anche, di voler continuare la guerra al fianco dei tedeschi; a questo proposito formò un esercito: la Guardia nazionale repubblicana, reclutata attraverso l'emissione di "bandi", dove si minacciava di pena di morte i giovani di leva che non si fossero arruolati.
Nell'autunno- inverno '43 i partigiani non superavano le 9-10.000 persone, ma nell'arco di un anno diventarono circa 120-130.000; diventò un vero e proprio esercito strutturato in brigate, divisione e formazioni gerarchicamente inquadrate, disciplinate e in parte politicizzate.
Il 1° luglio '44 fu costituito, anche, il Corpo volontari della libertà con a capo il generale Raffaele Cadorna con i vice-comandanti Luigi Longo e Ferruccio Parri.
Scoppiò una guerra durissima con i tedeschi, e gli italiani che si rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò furono internati nei campi di sterminio (circa 150.000).
Anche se i partiti antifascisti erano il principale punto di riferimento per la lotta di liberazione delle regioni settentrionali, questi non facevano parte del governo di Brindisi (dove si era rifugiato il re, Badoglio..). Gli alleati sollecitarono più volte il re, ad allargare la base di consenso del governo almeno ad alcuni partiti antifascisti in vista della fine del conflitto. Il principale problema era che, i partiti antifascisti non perdonavano al re Vittorio Emanuele III la convivenza con il regime fascista e l'appoggio dato a Mussolini nell'entrare in guerra.
Il 28 gennaio '44 si tenne a Bari il Congresso dei Comitati di liberazione nazionale, i democristiani e liberali prospettarono l'ipotesi di un'abdicazione del re in favore del figlio Umberto, come condizione dell'allargamento del governo a tutti i partiti del CLN. La situazione rimase in sospeso perché il re rinviò ogni decisione al momento della liberazione di Roma; pochi mesi più tardi il segretario del Partito Comunista, Palmiro Togliatti modificò completamente le posizioni, dichiarando appoggio al governo Badoglio, se tutti i partiti del CLN vi avessero fatto parte, senza rivendicare l'abdicazione del re, ma rivendicando la questione istituzionale a un'assemblea nazionale costituente da eleggere a suffragio universale dopo la fine della guerra. Mentre il re passava a vita privata lasciando il posto al figlio Umberto si andava formando un governo di "unità nazionale" con a capo Badoglio, che entrò in carica il 24 aprile '44.
Fu nominato vice- presidente Palmiro Togliatti
Ministero degli interni: Salvatore Aldisio
Ministero degli esteri: Badoglio
Educazione nazionale e lavori pubblici: Omodeo e Tarchiani
Giustizia: Arangio Ruiz
Industria e lavoro: Attilio Di Napoli
Ministeri senza portafoglio assegnati a: Benedetto Croce, Carlo Sforza, Giulio Rodinò e Pietro Mancini
Badoglio rimase in carica fino al giugno '44, dopo di ché il posto fu preso da Ivanoe Bonomi.
La fine della guerra si stava avvicinando, gli alleati anglo-americani dopo aver raggiunto l'Appennino tosco-emiliano furono costretti a fermarsi fino all'aprile '45, dopo allora l'offensiva alleata riprese con intensità, favorita anche dall'insurrezione generale proclamata il 25 aprile dal CLN, il quale prese tutti i poteri civili e militari nei territori liberati.
LA RESISTENZA E LA GUERRA DI LIBERAZIONE IN ITALIA:
L'11 maggio '44 cominciò l'offensiva alleata a Cassino, diretta a sfondare la "linea Gustav" (che andava da Napoli a Termoli), dopo un mese di duri combattimenti gli alleati sfondarono il fronte e raggiunsero Roma il 4 giugno. L'11 luglio arrivarono ad Arezzo, il 19 luglio ad Ancona e Livorno, il 4 agosto raggiunsero i sobborghi di Firenze e l'11 agosto il CLN decise di insorgere con l'aiuto di formazioni partigiane, durò fino al 1° settembre. Gli alleati si fermarono alla "linea gotica", ci vollero sei mesi per sfondarla, nel frattempo i partigiani passarono all'offensiva nell'Italia settentrionale, il 10 settembre liberarono la Val d'Ossola (in Piemonte) dove fu proclama la Repubblica partigiana, che resistette 40 giorni agli attacchi nazifascisti. Il 26 settembre fu proclamata la Repubblica partigiana della Carnia che liberò Alba. Agli inizi del '45 l'offensiva alleata riprese grazie all'appoggio dei partigiani. Il 21 aprile fu liberata Bologna, il 23 Genova e il 25 il CLN impartì l'ordine di insurrezione generale.
La guerra ormai era finita, Mussolini fu catturato il 27 aprile '45 da un gruppo di partigiani
mentre cercava di fuggire in Svizzera, travestito da tedesco, fu giudicato da un tribunale di guerra e poi giustiziato il 28 aprile.
La Seconda Guerra Mondiale si concluse il 7 maggio '45, dopo che si seppe che il 30 aprile Hitler si era ucciso, il Giappone continuò ancora a combattere, fino al 6 agosto dopo che gli Stati Uniti sganciarono due bombe atomiche sul Giappone, non si sanno ancora precisamente i motivi, come ipotesi si pensa che sia stata usata o per finir prima il conflitto o per dimostrare la propria superiorità tecnologica al suo nemico attuale e agli eventuali nemici futuri.
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