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Le Troiane sono il terzo dramma(l'unico superstite) di una trilogia comprendente l'Alessandro e il Palamede con cui Euripide fu secondo, dopo Senocle, nel 414.
Sullo sfondo di Troia in fiamme, le prigioniere di guerra, che compongono il Coro, sono alla mercé degli Achei. L'esito di un sorteggio, annunciato da Taltibio, assegna Cassandra ad Agamennone, Andromaca a Neottòlemo, Ecuba a Odisseo; Polissena sarà immolata al fantasma di Achille. Cassandra appare agitata da un delirio fatidico. Le sofferenze di Andromaca, tratta in servitù, raggiungono l'apice quando una nuova decisione dei vincitori, annunciata ancora da Taltibio, le strappa il figlio piccolo Astianatte, che sarà gettato giù dalle mura. Dopo un contrasto tra Elena, Ecuba e Menelao, in cui la maga riesce a stornare da sé la vendetta del marito, il cadavere del figlio di Ettore viene portato in scena e viene pianto da Ecuba e dal Coro. La partenza delle navi si affretta, mentre in un incendio totale la città di Troia rovina, con sinistri fragori.
La tecnica compositiva della tragedia consiste in un susseguirsi di momenti, senza un 'nodo' tragico che li accomuna, come in Alcesti dove il fatto accomunante di tutti gli avvenimenti è la morte della protagonista e tutto gira intorno a questo fatto.
Cassandra è in cima ai pensieri di Ecuba: è la figlia pazza, fonte di costante timore; è la prima di cui la madre chiede la sorte perché da sempre si preoccupa della sua sorte.
Elena, causa della rovina di Troia, doveva essere rappresentata come una donna umile cosciente dei suoi errori, invece è rappresentata come una donna abile, fresca, dominatrice, impavida. Per questo sembra strano che un poeta come Euripide così accorto ai sentimenti umani abbia rappresentato Elena così. Altro momento toccante, almeno secondo me , è quando prega Ecuba che la vendetta di Menelao si compia su Elena.
L'azione si svolge in un'aria di sgombero, dal prologo di Posidone, che saluta la città con, quasi mi sembra di sentirla, voce grave, fino alle urla strazianti delle anime. Le prigioniere evocano soprattutto lo fondo della tragedia imminente.
Fra i personaggi, si può ricordare Taltibio, pietoso e composto. La desolazione e il patetico si trovano nelle figure di Andromaca e di Ecuba. Nel lamento di Ecuba sul cadavere di Astianatte ogni parte del corpo del bambino è occasione di uno sviluppo della poesia. Nell'emozione di Ecuba ci sono tremiti e gridi.
Questa forse è la tragedia che mi ha commosso di più. Mi ha fatto un grande commozione la descrizione del pianto di Ecuba sul corpicino di Astianatte appena ucciso.
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