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Le Trasformazioni del Sistema Politico
Nel quarantennio fra il 1870 ed il 1910 il mondo occidentale conobbe una profonda trasformazione del suo sistema politico, con il progressivo ingresso delle masse nella vita politica degli Stati, attraverso lo sviluppo dei sindacati e la creazione dei partiti socialisti. Questo processo fu reso possibile dall'abbandono da parte del socialismo internazionale della prospettiva rivoluzionaria, sostituita dal riformismo gradualista e legalitario. Su questa base si riformò un'altra associazione del movimento operaio: la seconda internazionale.
Se la classe operaia giunse a partecipare direttamente alla politica attraverso i partiti socialisti, più contorto fu il percorso delle masse contadine: una parte si orientò verso il socialismo, una parte fu la base di massa dei partiti reazionari, una parte ancora si avvicinò alla organizzazioni cattoliche. La base strutturale che alimentò l'allargamento del sistema politico fu la progressiva massificazione della società, determinata dall'accesso ai consumi di settori sempre più larghi delle popolazioni e dalla diffusione di modelli sociali prima appannaggio dell'élite.
Per quanto attiene la politica internazionale, tra il 1870 e la prima guerra mondiale le relazioni diplomatiche tra le potenze europee furono dominate dagli orientamenti della politica estera del REICH tedesco, mentre oltreoceano emergevano le due grandi potenze degli Stati Uniti e del Giappone.
Fino al 1890 il cancelliere Bismark riuscì ad imporre una politica di equilibrio imperniata sull'egemonia della Germania, che di fatto si assunse il ruolo di arbitro nelle controversie internazionali, ed un sistema di alleanze che manteneva in perenne isolamento la Francia. Dopo il 1890, quando Bismark venne allontanato dalla carica di cancelliere da Guglielmo II, la POLITICA dell'EQUILIBRIO venne sostituita da una politica estera aggressiva e segnata da spinte militaristiche che ebbero come risultato quello di accelerare l'aggregazione della Francia, dell'Inghilterra e della Russia in un sistema di alleanze in funzione anti-tedesca.
La frizione tra questo blocco di Stati e quello costruito attorno alla Germania (TRIPLICE ALLEANZA con Italia e Austria) era destinata a crescere e sarebbe bastata una scintilla occasionale per far precipitare il continente in una guerra generale.
I processi politici che caratterizzarono le vicende interne dei grandi Stati Europei consistettero nel riemergere e nell'affermarsi di tendenze politiche fortemente conservatrici ed antidemocratiche. I governi tesero ad imporre soluzioni politiche autoritarie allo scopo di colpire soprattutto i partiti socialisti e gli sforzi di emancipazione della classe operaia.
Antiparlamentarismo e militarismo furono le tendenze che animarono le forze di governo o di potenti gruppi di pressione. In Francia, per esempio, le forze reazionarie si coalizzarono intorno al ministro della guerra Georges Boulanger. Le elezioni del 1889 confermarono però la maggioranza repubblicana (dopo il crollo di Napoleone III e l'esperienza della Comune fu proclamata la TERZA REPUBBLICA). subito dopo l'opinione pubblica fu scossa da un avvenimento che ebbe larghissima risonanza, l'AFFAIRE DREYFUS, che era un capitano ebreo-alsaziano condannato ai lavori forzati sotto la falsa accusa di spionaggio a favore della Germania. Attorno a questo caso si radicalizzò l'antagonismo fra Destra nazionalista e Sinistra repubblicana. Solo l'Inghilterra si differenziò da questo quadro; nonostante l'alternarsi alla guida del governo di liberali e conservatori e più precisamente fra Gladstone, pacifista e democratico, e Disraeli, fautore di una politica di espansione coloniale, venne condotta con continuità ed efficacia una politica riformatrice, come ad esempio l'allargamento del suffragio universale (maschile) che portò il corpo elettorale inglese da 3 a 5 milioni di unità.
Negli ultimi anni del 1800, però, l'economia inglese non aveva più l'assoluta preminenza del secolo precedente. Questo riflusso economico ebbe conseguenze politiche, infatti l'inasprimento dei conflitti sociali, alimentati dalla disoccupazione e dai bassi salari, travolse il cauto riformismo dei conservatori. Nel 1906 i liberali conquistarono la maggioranza parlamentare dando vita ad un vasto programma di riforme sociali: giornata lavorativa di 8 ore per i minatori, assicurazione contro gli infortuni, assistenza agli operai. Per varare questo programma il Governo propose una rigida politica fiscale basata sulle imposte dirette che colpivano maggiormente gli alti redditi.
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