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LAVORO di STORIOGRAFIA
Molteplici sono le tesi riguardanti la distruzione dei così detti "Indiani d'America", distruzione che non è assolutamente discussa, viste le statistiche, ma che ancora oggi viene analizzata per capire se si può parlare o no di genocidio da parte specialmente spagnola.
Tra le diverse tesi, si schierano sotto bandiere diverse quelle di Benassar e quella di Todorov.
Il primo,
Benassan, sostenne che il termine genocidio, fosse improprio, poiché gli
spagnoli non ebbero mai l'intenzione di sterminare questa razza, che al
contrario, sarebbe stata loro molto utile, costituendo infatti una mano d'opera
indispensabile e praticamente priva di costi; inoltre
Al contrario, Todorov, sostenne che si trattò proprio di genocidio, dando così la colpa al regno spagnolo, elemento di gran lunga più presente, all'epoca, nel continente, rispetto ad altri Stati come Francia o Inghilterra. Secondo Todorov, affianco alle morti per malattie (responsabilità indiretta), si pongono le morti in seguito a maltrattamenti (responsabilità meno diretta), e le ben più gravi morti per stermino (causa di responsabilità diretta).
La principale colpa, se di colpa si può parlare, è un semplice fatto di grande differenza culturale. Infatti, mentre solitamente, in un processo di acculturazione, le due civiltà che vengono a contatto fra loro, si influenzano a vicenda, in questo caso, i coloni e i religiosi europei, non cercarono di comprendere la cultura dei popoli amerindi, ma anzi, colpiti da pratiche cruente, come i sacrifici umani, videro in esse un'empietà pagana da estirpare a tutti i costi, e con qualsiasi mezzo. Inoltre la scrittura amerinda, caratterizzata da pittogrammi, fu vista come strumento del Demonio dagli europei, che ordinarono così la distruzione di essa. Per finire, gli Indios, erano visti da molti, non come esseri umani, ma come degli "omuncoli", a metà tra l'uomo e l'animale.
Il principale trauma per gli Indios, si identificò con una sorta di espropriazione, i fiumi e le terre, fino a quel momento incontaminati, cominciarono a portare ora i segni di massacri, saccheggi e incendi: per i vinti, la disfatta, non significò solo la fine della supremazia nei loro territori, ma, soprattutto, ebbe una portata religiosa e cosmica. Le culture Maya, Azteca, e di tutte le altre civiltà amerinde, fino a quel momento indiscusse, vennero improvvisamente accusate di inutilità, e scavalcate dalla cultura europea, letteralmente trapiantata a forza nel nuovo continente, lasciando le popolazioni indigene, ormai con un senso di smarrimento e incredulità, in un mondo non più loro. In relativamente pochi anni, fu distrutta una civiltà, e smantellata una cultura.
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