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L'ALZAMIENTO
PREFAZIONE
La monografia relativa alla guerra civile spagnola esprime una delle mie più grandi passioni: l'interesse per la storia e per la politica.
Il risultato finale è l'evoluzione di un progetto iniziale che non riguardava solo la guerra civile spagnola ma un contesto più ampio.
L'idea era balenata dal "Bellum Civile" di Lucano, che, vissuto e morto sotto Nerone, rappresentava la condizione degli intellettuali scissi tra rimpianto della repubblica e intenti celebrativi verso l'impero. Nativo di Cordova e nipote di Seneca, Lucano scrive l'ultimo poema antiepico della letteratura latina in cui i due "antieroi", Cesare e Pompeo, si fronteggiano nella battaglia di Farsalo, discrimine tra la Repubblica e Principato.
I collegamenti erano ampi e molteplici e la mappa concettuale, strutturata dal nucleo centrale intitolato "Bellum Civile", offriva moltissimi e variegati riferimenti: dal latino alla filosofia, dalla guerra civile alla resistenza, da scrittori di varia matrice politica e culturale alla nascita della Repubblica, dal cinema del neorealismo all'arte figurativa… …, ma si rischiava di dilagare a macchia d'olio.
Lavorando, il mio obiettivo si è man mano ristretto e focalizzato sulla Spagna e su quel periodo di storia così interessante nel quadro della politica del '900 e degli sviluppi prebellici e postbellici sul piano internazionale.
Da Picasso, che fa da sfondo alla mappa concettuale, a Hemingway, che racconta una storia nella storia, ho scoperto e approfondito quegli aspetti culturali che da sempre mi hanno appassionato.
Il titolo spagnolo, il cui significato potrebbe tradursi con il termine "sollevazione militare", vuole essere rappresentativo della mia ricerca, non finalizzata tanto a descrivere gli eventi bellici, che contrapposero i generali golpisti e i repubblicani, ma ad un'attenta analisi del clima politico precedente lo scontro. Se la guerra è stata documentata con dovizia di particolari già a partire dal quel fatidico 17 luglio del '36 è la situazione precedente che rimane tuttora di difficile interpretazione. Questo, sicuramente, fu causato dall'impossibilità di consultare gli archivi ufficiali spagnoli se non dopo il 1975, anno della morte di Franco. Non stupisce che, a distanza di più di settant'anni, escano gli studi più maturi su questa triste vicenda, come dimostra quello compiuto da Pietro Barbieri nel suo saggio "Le cause della guerra civile spagnola" del 2006. Ho voluto quindi cimentarmi anch'io nella ricostruzione storica dei fatti: per maggior chiarezza ho suddiviso l'arco temporale precedente l' "alzamiento", in quattro momenti.
Napoleone aveva conquistato la Spagna nel 1808 insediando sul trono suo fratello Giuseppe Bonaparte. La guerra d'indipendenza che seguì riuscì a scacciare i francesi e il potere ritornò nelle mani dell'odiato Ferdinando VII. Dopo la parentesi napoleonica la monarchia aveva perso tutto il suo tradizionale prestigio. Il mezzo secolo seguente fu quindi caratterizzato da un' accesa lotta per l'adozione di una costituzione liberale. I due avversari erano la Chiesa e l'esercito: la prima voleva imporsi in Spagna a tutela dei suoi interessi e di quelli dell'aristocrazia, il secondo era animato da principi più liberali. Ne derivò una vera e propria guerra allorché nel 1834, morto Ferdinando VII, la Chiesa sostenne l'investitura di don Carlos, il fratello, mentre l'esercito quella della figlia, Isabella II, del resto designata dallo stesso re. Le ostilità si conclusero con la vittoria dell'esercito che tuttavia non fu totale. Si aprì un periodo durato fino al 1868 durante il quale la lotta tra liberali e conservatori assunse la forma di una serie incessante di colpi di Stato (pronunciamenti) da parte di generali appartenenti ai due schieramenti. Nel 1868 uno dei più importanti generali liberali spagnoli, il generale Prim, depose Isabella II. I sette anni successivi furono molto confusi: dapprima il potere passò nelle mani del duca d'Aosta, Amedeo I, che rinunciò al potere dopo solo un anno di governo. In seguito fu proclamata la prima Repubblica che tuttavia non riuscì a risanare la crisi in cui stava scivolando la Spagna. L'instabilità della Repubblica permise ai carlisti, sostenuti dalla Chiesa e guidati da un nipote del vecchio pretendente don Carlos, di riorganizzarsi. L'esercito comunque uscì vincitore dal nuovo scontro ma non trovò altra soluzione se non quella di richiamare il figlio dell'ex regina Isabella II, Alfonso XII. Seguirono trenta anni di Restaurazione e Reggenza: Alfonso XII morì all'età di 28 anni nel 1885, lasciando un figlio, Alfonso XIII. In questi anni la Spagna vide una serie di riforme in senso democratico: adottata una costituzione (1875), istituito un parlamento e concesso il suffragio universale maschile. La piaga sociale, però, vedeva una forte corruzione, specialmente elettorale che, di fatto,vanificava gli ordinamenti democratici.
Tale clima contribuì alla diffusione d'idee anarco-sindacaliste e socialiste che si tradussero rispettivamente in due grandi strutture, il CNT (Confederaciòn Nacional del Trabajo) e l'UGT ( Uniòn Nacional de Trabajadores). Il CNT aveva inaugurato a partire dal 1890 una serie di violenti attentati e scioperi-lampo che gettarono il paese nel caos.
Nel trentennio successivo altri fattori contribuirono a peggiorare la situazione: la richiesta di una maggiore autonomia da parte della Catalogna, la perdita, nel 1898, delle rimanenti colonie americane e la crisi seguente il tentativo di conquista del Marocco, culminata con la disfatta di Anual nel 1921. Nel 1923 il sistema parlamentare era ferito a morte: non fu difficile per il generale Primo de Rivera impossessarsi del potere inaugurando una dittatura durata fino al gennaio 1930. Gli anni che seguirono furono caratterizzati da un notevole sviluppo economico del paese. Un ambizioso programma di lavori pubblici dette alla Spagna degli anni venti un'aria di prosperità, che si rese concreto in politica estera con l'annessione del Marocco. Il periodo favorevole per il generale durò fino al 1929 quando la depressione economica lo fece cadere in disgrazia presso gli stessi gerarchi militari e lo costrinse a dimettersi. Il potere ritornò nelle mani di Alfonso XIII ma per poco: la monarchia era caduta in disgrazia, come l'altra grande istituzione, la Chiesa. A san Sebastian, nell'autunno del 1930, socialisti e repubblicani firmarono un patto in chiave anti-monarchica e scatenarono una serie di rivolte popolari in tutta la penisola iberica. Il re fu costretto a indire elezioni per il 12 aprile del '31, che avrebbero deciso il futuro assetto del paese.
Il generale Primo de Rivera dittatore dal 1923
al 1930
La Chiesa nella Spagna dell'Ottocento ebbe una grande influenza, specialmente nella nomina dei re. Contraria a qualsiasi tipo d'ammodernamento sociale tutelava i suoi interessi e quelli della grande aristocrazia. L'egemonia clericale durò fino al 1931, quando il malcontento popolare scoppiò, dapprima in forme civili e democratiche, poi, purtroppo, in episodi d'ingiustificata violenza.
Negli anni trenta la Chiesa contava 20.000 monaci, 60.000 suore e 31.000 sacerdoti; C'erano circa 5.000 comunità religiose, maschili e femminili.
Secondo alcuni cattolici moderati, circa i due terzi degli Spagnoli non erano praticanti, cioè, anche se ricorrevano alla Chiesa per battesimi, nozze e funerali, non si confessavano mai e non andavano a messa. Secondo il Gesuita Francisco Peirò, nel 1931, solo il 5% della popolazione contadina della Nuova Castiglia santificò le feste pasquali. In certi villaggi dell'Andalusia, appena l'1% degli uomini andava in chiesa. C'erano villaggi dove il parroco diceva messa da solo. Nella ricca parrocchia di San Ramon, sobborgo madrileno di "Vallecas", il 90% delle persone educate negli istituti religiosi non si confessava più e non andava più a messa, una volta fuori da quelle scuole.
Benché sia quasi impossibile rintracciare statistiche riguardanti tutta la Spagna nel suo complesso, le cifre citate confortano la brutale affermazione del capo del governo Manuel Azana secondo cui la Spagna aveva "cessato di essere cattolica".
Madrid, 7 agosto 1931: un gruppo di miliziani punta le armi contro
la statua del sacro Cuore del monastero del Cerro de los Angeles
Le elezioni amministrative del 12 aprile 1931 sancirono la fine della monarchia: il re, Alfonso XIII si rifugiò a Roma senza abdicare convinto che la situazione "rivoluzionaria" si sarebbe presto risolta.
Il 14 aprile fu proclamata la seconda Repubblica. Lo stesso giorno si formò un governo provvisorio, presieduto dal cattolico Niceto Alcalà Zamora, che assunse anche la carica di Presidente della Repubblica. Don Niceto Alcalà Zamora mantenne entrambe le cariche fino al 10 dicembre dello stesso anno quando la presidenza del consiglio passò nelle mani di Manuel Azana: le cariche istituzionali erano così definite e il governo poteva iniziare la sua opera riformatrice.
L'esecutivo, profondamente anticlericale, era composto di membri ideologicamente poco inclini al compromesso:
Manuel Azana capo del governo e ministro della Guerra: era ateo, repubblicano progressista e esperto di arte militare;
Alejandro Lerroux ministro degli Esteri: fenomenale doppiogiochista e fondatore del Partito Radicale;
Largo Caballero ministro del Lavoro: capo del Partito Socialista e dell'omologo sindacato UGT (Union general de trabajadores), era più vicino a posizioni comuniste che a quelle riformatrici;
Indalecio Prieto: avversario di Caballero, rappresentava nel governo l'anima riformatrice del Partito Socialista.
Il nuovo esecutivo approvò il 9 dicembre la nuova Costituzione, moderna ma eccessivamente progressista che spaventò i conservatori e le autorità ecclesiastiche. La Chiesa fu duramente colpita:
netta distinzione tra Chiesa e Stato;
abolito l'insegnamento religioso obbligatorio;
istituito il matrimonio civile e il divorzio;
articoli 26 e 27 della Costituzione obbligarono lo scioglimento di molti ordini ecclesiastici, tra cui i Gesuiti.
Queste clausole anticlericali furono una follia dal punto di vista politico: anche se tali misure avrebbero condotto ad una società più giusta, tuttavia sarebbe stato più saggio pazientare qualche tempo, prima di arrivare ad una così totale esautorazione della Chiesa, che, di fatto, inasprì irrimediabilmente i rapporti tra destra e sinistra.
Le riforme non riguardarono solamente la Chiesa ma l'intera società, penalizzando soprattutto esercito e grandi proprietari terrieri, nonché l'aristocrazia.
Così esordiva la Costituzione "La Spagna è una Repubblica democratica di lavoratori di tutte le classi, organizzati in un regime di libertà e giustizia. Il governo è emanazione del popolo e tutti i cittadini sono uguali". Il paese avrebbe quindi rinunciato alla guerra come strumento di politica nazionale e sarebbero stati abbattuti tutti i privilegi nobiliari.
La riforma dell'esercito, in sintonia con la Costituzione, fu la prima ad essere attuata: fu drasticamente ridotto il numero degli ufficiali che passarono da 21000 a 9517. Questa rivoluzione porterà ad un diffuso malcontento tra le gerarchie militari che inizieranno a prospettare un golpe.
Nel 1932 fu emanata la legge sulla riforma agraria che pur non essendo radicale nei confronti dei proprietari terrieri li preoccupò molto. Il provvedimento mirava a risolvere la condizione di povertà contadina: basti pensare che nel 1930 le riserve di caccia di 38 "grandi signori spagnoli", appartenenti alla nobiltà, occupavano più di un milione e mezzo di ettari, mentre a fronte di circa 200.000 ricchi proprietari vi erano 3.000.000 di piccoli possidenti e oltre 2.000.000 di braccianti mal pagati e privi delle più elementari tutele lavorative. Il decreto non fu però risolutivo: interessava soltanto l'Andalusia, l'Estremadura, tre province della Castiglia e Albacete nella Murcia. Esso sanciva che tutti i possedimenti in stato d'abbandono superiori ai 22 ettari sarebbero stati requisiti dall'Istituto della riforma agraria, che avrebbe pagato un indennizzo fissandolo in base al valore totale dell'area, calcolato a sua volta in base al gettito delle imposte. Era inevitabile che la maggioranza dei conservatori, proprietari terrieri e industriali, di fronte a tali misure avvertisse un pericolo: anche il loro appoggio economico decretò la vittoria di Franco.
Il Generalissimo a colloquio con Mussolini
La Costituzione prevedeva inoltre il federalismo: tutte le regioni che lo avessero desiderato, avrebbero potuto instaurare una sorta d'autogoverno. Così il referendum del 1931, con cui la Catalogna sanciva l'autonomia, con ben 592961 voti favorevoli e solo 3276 contrari, diventò nel 1932 legge. Le quattro province della regione furono riorganizzate in un governo chiamato Generalitat: questo organismo avrebbe avuto determinati poteri, piuttosto limitati, in materia d'istruzione, polizia e imposte. Il catalano e lo spagnolo sarebbero state entrambe lingue ufficiali e il governo regionale oltre ad avere un proprio parlamento in Barcellona avrebbe avuto anche deputati al Parlamento centrale.
Nel frattempo un'analoga richiesta d'autonomia venne dai baschi, circa 600000, stanziati sui Pirenei occidentali.
Il federalismo fu avvertito dai conservatori lealisti, che auspicavano il ritorno di Alfonso XIII, come una minaccia per l'unità nazionale e contribuì a incrinare le posizioni ideologiche.
Durante la presidenza di Azana bisogna registrare, in alcune frange della popolazione, un profondo sentimento d'odio nei confronti delle istituzioni ecclesiastiche che sfociarono in episodi di violenza, tra cui saccheggi e incendi di edifici religiosi e l'uccisione di alcuni preti. Tali atteggiamenti divennero sistematici in seguito allo scoppio della guerra nel 1936. In ogni modo già nel '31 intimidazioni ai religiosi erano attuate da parte dei movimenti anarchici.
L'anarchismo in quegli anni era una corrente politica organizzata nel sindacato CNT (Confederacion nacional del trabajo), fondato nel 1911, e contava più di un milione e mezzo di persone. Il CNT, che mirava all'abolizione di ogni governo ufficiale e a una epurazione religiosa del paese, causerà non pochi problemi agli esecutivi futuri oltre ad essere una delle cause della sconfitta repubblicana nella guerra civile.
Nel 1932 le tensioni sociali dovute all'imponente attività riformatrice di Azana culminarono nel tentativo di golpe del generale Josè Sanjurjo Sacanell, che fallì costringendo l'alto grado militare a fuggire in Portogallo: il capo del Governo e Ministro della Guerra controllava assiduamente i movimenti dei militari ispanici, tra cui iniziava delinearsi la figura di Francisco Franco.
La destra conservatrice e clericale capì che la lotta doveva essere condotta per vie legali e politiche e così nel 1933 fu fondata da Gil Robles la CEDA (Conferacion Espanola de Derechas Autonomas) che raccolse sempre più consensi da parte di coloro che volevano porre un freno all'attività riformatrice della sinistra e auspicavano un ritorno alla situazione pre-rivoluzionaria.
Lo stesso anno Josè Antonio de Rivera, figlio dell'ex dittatore Primo de Rivera, creava la Falange, un movimento d'estrema destra che si rifaceva al fascismo italiano e che esaltava valori antidemocratici, antiparlamentari, militaristi e nazionalisti.
A partire dal 1933, in seno alla stessa sinistra, iniziò un periodo di lotte intensine, tra i repubblicani guidati da Azana, i socialisti di Largo Caballero e i radicali di Alejandro Lerroux Garcia. Manuel Azana era boicottato dalla sua stessa compagine di governo: da una parte il radicale Lerroux Garcia complottava con le destre in modo da scatenare una crisi per poi prendere la guida del Paese, dall'altra i socialisti andavano dicendo che per realizzare serie politiche riformatrici in Spagna era necessaria la rivoluzione. In questa situazione il 12 settembre del '33 Azana rassegnò le dimissioni e nuove elezioni furono indette per il mese di novembre: la sinistra aveva fallito nella sua opera d'ammodernamento del paese e aveva creato le premesse per la guerra.
La storia della Spagna nei due anni e mezzo successivi alle elezioni fu caratterizzata da un progressivo scivolamento verso il caos, la violenza e infine la guerra. Durante quegli anni tumultuosi, di tanto in tanto, alcuni individui potevano tentare vanamente di arrestare quel processo fatale e irreversibile, ma tutti mancavano dell'energia, della fortuna e della fiducia in se stessi necessarie per riuscirci.
I primi governi che si succedettero dopo le elezioni furono delle coalizioni di centro composte principalmente da radicali. Lerroux divenne primo ministro, mentre la CEDA di Gil Robles rimase fuori dalla compagine di governo. Per il doppiogiochista Lerroux iniziarono presto i problemi: una serie di violenti scioperi, diretti dagli anarchici scoppiarono sia a Valencia che a Saragoza. Questi erano dovuti all'egoismo suicida della classe padronale che celebrò la vittoria elettorale delle destre con una riduzione dei salari, l'aumento degli affitti e lo sfratto dei debitori.
Il governo abrogò la legge agraria e risarcì la Chiesa colpita il biennio precedente.
La riconciliazione tra le parti politiche appariva quanto mai difficile: a partire dal '33 i gruppi politici iniziarono l'addestramento dei loro giovani in previsione di un futuro scontro.
Il 4 ottobre del '34 Lerroux incluse nel suo gabinetto tre membri della CEDA. La reazione dell'opposizione fu immediata: a Madrid e Barcellona il sindacato socialista UGT diretto da Largo Caballero fece scoppiare una vera e propria guerriglia urbana contro le forze governative, che si concluse con la morte di una ventina di persone. Se in queste due città la "rivoluzione d'ottobre" era stata sedata, diversamente accadde nelle Asturie.
Qui l'insurrezione fu diretta dai minatori della regione, uomini indomiti e politicamente molto preparati. Mentre nelle altre parti della Spagna i partiti operai erano divisi, in questa regione, anarchici, socialisti, comunisti, trotzkisti collaborarono uniti. La rivolta partì dai centri di Oviedo, la capitale, e dalle vicine città minerarie di Mieres e di Sama. Tre giorni dopo l'inizio della rivoluzione, gran parte della provincia era nelle mani dei minatori. Uffici di reclutamento invitavano alle armi tutti i giovani tra i diciotto e i quarant'anni. In dieci giorni furono mobilitati 30.000 operai. Si ebbero vere e proprie battaglie ma anche episodi d'ingiustificata violenza: chiese e edifici religiosi, tra cui il palazzo vescovile di Oviedo, furono incendiati. Queste atrocità, dettate dallo stato di confusione, provocarono la violenta reazione del governo: il ministro della Guerra Diego Hidalgo lasciò pieni poteri nelle mani del generale Francisco Franco e della temibile Legione straniera il "Tercio" che soffocò nel sangue la rivolta. La rappresaglia, durissima, provocò 1.300 morti e oltre 3.000 feriti.
Dopo la rivoluzione dell'ottobre 1934 e la sua repressione, soltanto con uno sforzo sovraumano si sarebbe potuto evitare il disastro della guerra civile. Tale sforzo non fu compiuto da nessuno. Tutti i capi socialisti erano in prigione. Imprigionati furono anche Azana e vari altri uomini di sinistra. L'ex presidente fu poi scarcerato per mancanza di prove che lo collegassero agli episodi delle Asturie.
La destra, retta sempre da Lerroux, fallì lungo tutto il 1935.
Il generale Franco nel frattempo aveva accresciuto enormemente il suo prestigio e iniziava a prospettare un colpo di stato militare. La compagine di governo, lacerata internamente, si dimise, e il 4 gennaio 1936 il Presidente della Repubblica Zamora sciolse le Cortes e fissò nuove elezioni per il 16 febbraio.
La campagna elettorale vide fronteggiarsi due schieramenti principali:
I risultati elettorali
FRONTE POPOLARE SEGGI FRONTE NAZIONALE SEGGI
-Socialisti… …..… …… …..99 -CEDA… …… …… …… ….88
-Sinistra Repubblicana… ….. 87 -Agrari… …… …… …… ….11
-Unione Repubblicana..39 -Monarchici… …… …… ….13
-Esquerra… …… …… …… …36 -Indipendenti… …… …… …..10
-Comunisti… …… …… …..17 -Tradizionalisti… …… …… ….9
-Altri… …… …… …… …… ….3
TOT… …… …… …… …... 278 TOT… …… …… …… ….134
VOTI COMPLESSIVI DATI AD OGNI BLOCCO
- Fronte Popolare 4.176.156
- Nazionalisti baschi 130.000
- Centro 681.047
- Fronte Nazionale 3.783.601
- TOT 8.770.804
Mentre cominciavano ad essere noti i risultati elettorali, il generale Franco, capo di stato maggiore chiese di parlare con il primo ministro "ad interim", Portela Valladares, che doveva reggere il potere fino a quando non fosse stata decretata la coalizione vincente. Il generale, che era diventato il nemico numero uno della sinistra dopo la rivolta asturiana, suggeriva di dichiarare lo stato d'assedio per impedire al Fronte Popolare di insediarsi. Naturalmente Portela rifiutò con sdegno il suggerimento e passò il potere ad Azana, il rappresentante principale della sinistra. Franco d'accordo con i generali Fanjul, Varela, Emilio Mola, Orgaz e Ponte decise di non prendere nessuna contromisura sebbene la rivoluzione asturiana lo avesse convinto che la frattura di cui soffriva la Spagna era insanabile e occorreva un atto di forza per ristabilire l'ordine.
I primi provvedimenti presi dal capo del governo furono:
Firmare un decreto di amnistia politica per tutti i detenuti imprigionati nel biennio 33-35 tra cui il leader socialista Largo Caballero.
Esonerare il generale Franco dal suo incarico e inviarlo a comandare le truppe di stanza nelle Canarie.
Il mancato arresto del generale, futuro cospiratore a danno della Repubblica, sarà pagato con la guerra.
Azana inserì nella compagine di governo solamente i rappresentanti del suo partito (la Sinistra Repubblicana), del partito di Martinez Barrio (l'Unione Repubblicana), dell'Esquerra di Companys (la Sinistra catalana), e degli Autonomisti galiziani di Casares Quiroga che divenne ministro degli Interni. Naturalmente questo era un governo di minoranza e per avere la maggioranza al parlamento (Cortes) doveva contare sugli alleati del Fronte, primi tra tutti i socialisti di Largo Caballero.
Il governo si mise subito al lavoro per attuare il suo programma:
Rese di nuovo funzionante l'Istituto della riforma agraria. Prima della fine di Marzo, da 50.000 a 75.000 contadini divennero proprietari di un appezzamento di terreno.
Obbligò i datori di lavoro che avevano licenziato i loro dipendenti, in seguito alla vittoria delle destre, a riassumerli e a indennizzarli per i salari persi.
L'attività governativa era ripresa ma tra febbraio e luglio sarebbero accaduti fatti così gravi da compromettere irrimediabilmente la Repubblica, rendendo impossibile ogni tentativo di riconciliazione tra le parti. Il primo ministro Azana, invece di adottare una linea dura per ristabilire l'ordine, si mostrò incapace d'ogni decisione. Vediamo gli eventi più rilevanti.
Dopo la vittoria del Fronte un'ondata di violenze agitò il paese da un capo all'altro. Queste, in parte, furono dovute alla spontanea euforia delle sinistre, per aver ottenuto l'amnistia e per essersi sbarazzati della CEDA e dei radicali. Dall'altra derivarono dalle azioni terroristiche e destabilizzatrici della Falange, rimasta senza rappresentanti al parlamento, decisa a gettare il paese nel caos.
A tutto ciò si unì la crescente discordia tra i sindacati UGT e CNT, che raggiunse il culmine nei primi mesi del '36, quando iniziarono scontri a fuoco tra i loro iscritti.
La situazione era instabile anche in seno allo stesso Partito Socialista: le tensioni, mai venute meno, tra Prieto e Caballero esplosero con la vittoria dell'ultimo. Caballero, che in prigione aveva letto Marx e Engels, profetizzava a folle entusiaste,che la rivoluzione operaia era ormai vicina.
Mentre il Fronte andava verso la disintegrazione, la destra iniziò a fare causa comune, mossa dalla paura di una marea rivoluzionaria. Contemporaneamente aveva iniziato a mettere radici un complotto di generali, per metà monarchico per metà puramente militare: diversamente da quanto si può pensare l'anima della cospirazione non era Franco, confinato alle Canarie, ma ben altre personalità tra cui il generale leader Mola, il generale Sanjurio, esiliato in Portogallo, il generale Varala e il generale Orgaz.
Franco, in un primo momento, fu scettico sull'efficacia di una tale operazione, ma cambiò idea di fronte al comportamento del primo ministro Azana che non fece nulla per riportare l'ordine. Tuttavia, ancora per qualche tempo, continuò a titubare.
Nei primi mesi il generale Mola si prese l'incarico di organizzare la sollevazione militare fissandola per la fine d'Aprile.
Il governo, intanto, mostrava sempre più la sua impotenza. Le sparatorie tra falangisti e anarchici, e tra quest'ultimi e i socialisti erano all'ordine del giorno e la guardia civile spagnola non riusciva a contenerle.
L'unico provvedimento preso dall'esecutivo fu quello di destituire il presidente Alcalà Zamora, in carica dal 1931, sospettato, a torto, di appoggiare la destra. La repubblica perdeva così una delle personalità più moderate che aveva permesso la salita al potere della sinistra nel '35 sciogliendo le cortès e aveva tolto l'incarico di governo al corrotto Lerroux. In seguito Azana diventò presidente della Repubblica, mentre primo ministro fu nominato Casares Quiroga.
La situazione nazionale peggiorò ancora quando il Movimento giovanile socialista si fuse con quello comunista e il Movimento giovanile della CEDA con quello della Falange: le posizioni si erano radicalizzate in previsione di uno scontro.
Il mese d'Aprile era giunto ma la sollevazione militare non ebbe luogo perché il generale Mola non era riuscito ad accordarsi né con i carlisti né con la Falange. In particolare il leader di quest'ultima, Josè Antonio de Rivera, considerava Franco, che nel frattempo si era unito alla cospirazione, un generale pusillanime che avrebbe potuto compromettere l'"alzaamiento". I carlisti, invece, avrebbero partecipato all'insurrezione solo se fosse avvenuta sotto bandiera monarchica.
La diatriba fra le parti rischiava di compromettere il sollevamento militare ma la situazione di stallo si sciolse in seguito ad un episodio gravissimo sul piano politico: una squadra d'asaltos (le truppe speciali repubblicane) aveva assassinato la notte del 13 luglio il capo dei monarchici Calvo Sotelo. L'atto era dovuto all'uccisione del loro tenente, Castillo, avvenuta il giorno prima, per mano di un falangista.
I cospiratori, messe da parte le divergenze stabilirono per il 17 di luglio la data definitiva per il loro piano. Quel giorno l'insurrezione iniziò in Marocco, alle cinque del pomeriggio, diretta dal generale Franco, giunto apposta dalle Canarie. Poche ore dopo il generale Mola e il generale Sanjurio avrebbero dovuto raggiungere in aereo rispettivamente Madrid e Barcellona, mentre altri ufficiali dovevano agire nelle altre città minori. Il caso volle che sia Mola che Sanjurio, fino ad ora leaders dell'alzaamiento perdessero la vita in seguito ad un incidente.
Franco rimaneva il capo indiscusso dell'operazione.
La notizia della rivolta nella colonia africana e del piano cospirativo indusse il governo a distribuire armi ai miliziani di sinistra che già affollavano Madrid e Barcellona:
Franco aveva l'ordine di approdare, con l'esercito, in Andalusia, ma l'operazione si presentava complicata a causa del blocco navale della Marina rimasta fedele alla repubblica.
Decisivo fu allora l'intervento nazi-fascista che trasferì con un ponte aereo l'esercito nel sud della Spagna, da dove risalì la penisola conquistandone la parte occidentale a termine dell'estate. Il generale, aiutato dai successi politici e militari conseguiti e da alcune circostanze favorevoli come la morte di Sanjurjo, ottenne a Burgos nel 1936 pieni poteri e divenne il leader dei golpisti.
Nel frattempo il governo democratico, sentendosi in pericolo, chiese sostegno militare alla Francia che, invece, si fece anche promotrice di un patto internazionale di non intervento cui aderirono tutti i principali Paesi europei. Ufficialmente non vi fu nessuna intrusione estera nella vicenda. Ufficiosamente invece le alleanze furono ben definite: Germania e Italia sostennero con gran numero di mezzi e uomini l'ascesi di Franco, mentre il fronte repubblicano poteva contare sul sostegno, più modesto, dell' URSS sotto la copertura dell' Internazionale Comunista. Rilevante fu anche l'apporto alla causa democratica dei volontari delle Brigate internazionali (circa 50.00 uomini) mentre simbolico fu quello d'intellettuali di prestigio come Hemingway e Orwell.
Nell'autunno del 1936 Franco, conquistata la parte occidentale del Paese, decise di assediare Madrid, sede del governo repubblicano. Le Brigate Internazionali riuscirono però nell'impresa di difendere la capitale e respinsero i nazionalisti che tuttavia consolidarono la loro posizione nella Spagna centrale.
A partire dall'estate del '37 le cose iniziarono a volgere al peggio per i repubblicani: i nazionalisti avevano sottomesso i Paesi Baschi e puntavano a separare i territori ancora in mano repubblicana.
Franco, intenzionato a rafforzare il suo potere personale, iniziò una serie di persecuzioni contro i repubblicani e i militanti di sinistra, mentre per i suoi alleati stabilì un unico partito di destra, chiamato Falange Spagnola Tradizionalista.
Il Generale, nonostante la controffensiva del fronte democratico sul fiume Ebro nel Luglio del '38, vide la strada spianata al suo successo allorché Stalin decise di interrompere le forniture militari ai repubblicani e le Brigate internazionali si ritirarono. Barcellona si arrese all'inizio del '39, e Madrid, che aveva opposto una strenua resistenza, dovette desistere il 28 marzo quando il "generalissimo" entrò vittorioso nella città.
La guerra, costata più di un milione di vite, era finita e stava per aprirsi un periodo di dittatura che sarebbe durato più di un quarantennio.
LA SPAGNA PRIMA DEL 1931
v Totale accentramento del potere nelle due maggiori istituzioni, la Chiesa e la Monarchia, e conseguente difficoltà allo sviluppo di una democrazia moderna sul modello francese e inglese.
v Mancanza di un ceto medio dinamico dovuto ad un'industrializzazione debole e parziale del Paese.
v Formazione di fronti politici di sinistra anche rivoluzionari e di tendenza anarchica (soprattutto nell'Asturie e nei Paesi Baschi).
v Tendenza all'autoritarismo contro qualsiasi minaccia rivoluzionaria. Infatti il re Alfonso XIII di Borbone nel 1923, di fronte all'intensificarsi della crisi sociale, favorisce il colpo di stato del generale Primo de Rivera che rimarrà al potere fino al 1930.
v Situazione agraria assolutamente arcaica: basti pensare che nel 1930 le riserve di caccia di 38 "grandi signori spagnoli", appartenenti alla nobiltà, occupavano più di un milione e mezzo d'ettari, mentre a fronte di circa 200000 ricchi proprietari vi erano 3000000 di piccoli possidenti e oltre 2000000 di braccianti mal pagati e privi delle più elementari tutele lavorative.
v Situazione economica difficile dovuta sia alla perdita delle colonie americane nel 1898 in seguito alla guerra con gli Stati Uniti (Cuba, Porto Rico e Filippine) sia alla che toccò maggiormente un paese arretrato come la Spagna.
DAL 1931 AL 1933: IL GOVERNO DI CENTRO SINISTRA
Nell'aprile del 1931 in Spagna furono indette nuove elezioni che sanciscono la vittoria dei partiti della sinistra guidati da Manuel Azana, con il re costretto all'esilio. Inizia la Seconda Repubblica, guidata da Niceto Alcalà Zamora. La nuova situazione politica inasprisce i rapporti tra i partiti di sinistra e quelli di destra.
Analizziamo gli avvenimenti più significativi.
v Il 9 dicembre 1931 promulgata Costituzione fortemente progressista che intimorisce i clerico - conservatori.
v I provvedimenti più significativi colpiscono la Chiesa:
netta distinzione tra Chiesa e Stato;
abolito l'insegnamento religioso obbligatorio
istituito il matrimonio civile e il divorzio;
gli articoli 26 e 27 della Costituzione obbligano lo scioglimento degli ordini ecclesiastici basati su più di tre voti canonici, tra cui i Gesuiti.
v Il nuovo esecutivo vara riforme che preoccupano i partiti conservatori, i movimenti di estrema destra e gli ambienti militari:
la riforma dell'esercito all'interno del quale viene drasticamente ridotto il numero degli ufficiali che passano da 21000 a 9517. Questa rivoluzione porterà ad un diffuso malcontento tra le gerarchie militari che inizieranno a prospettare un golpe;
larga autonomia ad alcune regioni come la Catalogna e le Province Basche immediatamente avvertita dai conservatori, lealisti e carlisti, come una minaccia per l'unita del Paese;
la riforma agraria che se da un lato allarma i grandi proprietari terrieri, timorosi di essere espropriati, dall'altro scontenta i contadini, rimasti per la maggior parte privi di terre.
v Dal 1933 nella stessa sinistra inizia un periodo di accese lotte intestine, tra i repubblicani guidati da Azana, i socialisti e i radicali di Alejandro Lerroux Garcia , che nel giro di pochi mesi favorisce l'ascesa dei partiti di destra.
DAL 1933 AL 1935: IL GOVERNO DI CENTRODESTRA
Il biennio 33-35 è caratterizzato dal governo dell'ex radicale Lerroux e dal rafforzamento dei partiti di destra tra cui la CEDA (Confederaciòn Espanola de Derechas Autònomas) e la Falange entrambe d' ispirazione fascista. Analizziamo gli eventi del periodo:
v incapacità del Capo del Governo, Lerroux, di governare il Paese e conseguente spostamento dell' elettorato verso la CEDA guidata da Josè Maria Gil Robles Y Quinones;
v rafforzamento delle forze politiche di sinistra, specialmente quelle più radicali, come gli anarchici nei Paesi Baschi e nelle Asturie;
v riduzione dell'autonomia regionale basca e asturiana: scoppiano violenti disordini, organizzati dai minatori sostenuti dai movimenti della sinistra più radicale. La gravità dell' insurrezione, che mirava a rovesciare il governo locale per portare la rivoluzione bolscevica, costringe l'Esecutivo ad affidare le operazioni militari al generale Francisco Franco che reprime i moti nel sangue. In seguito all'episodio Franco accrescerà il suo prestigio a scapito sia della CEDA che dell' Esecutivo;
v nel 1935 Franco, sebbene ritenuto il leader dei cospiratori contro la Repubblica, non viene arrestato, ma trasferito in Marocco in qualità di Comandante Capo.
L' ULTIMO GOVERNO DEL CENTROSINISTRA
Il 16 febbraio 1936 le nuove elezioni consegnano il Paese in mano al centrosinistra, ancora guidato da Manuel Azana. La situazione è ormai molto critica e le tensioni tra i partiti ideologicamente opposti sono sul punto di scoppiare.
I cinque mesi che precedono il piano insurrezionale, datato 16 luglio 1936, contribuiscono ancor più a destabilizzare la situazione.
Riassumiamo gli aspetti più significativi:
v l'Esecutivo del '36 è molto più radicale di quello del '31: vengono adottate misure ancora più restrittive nei confronti della Chiesa e contemporaneamente si assiste alla devastazione di molti edifici religiosi e all'uccisione di centinaia di ecclesiastici da parte di estremisti anarchici;
v In Navarra, tradizionalmente monarchica, truppe paramilitari della Falange sfilano per le strade senza incontrare opposizione;
v i partiti di sinistra al governo, iniziano una lotta interna, rendendo il Paese ingovernabile e favoriscono l'avvento dei militari. In particolare gli scontri avvengono tra il sindacato socialista UGT (Uniòn General de Trabajadores) e quello rivoluzionario CNT (Confederaciòn nacional de Trabajo);
v il generale Franco, sospettato di alto tradimento, non viene arrestato ma nuovamente trasferito nelle Isole Canarie;
v il 12 luglio 1936 un squadra di "asaltos", i reparti speciali della Repubblica, si reca a casa del leader monarchico Josè Calvo Sotelo e lo uccidono. E' il giusto pretesto per Franco: scoppia la guerra.
"No man is an island, entire of itself; every man is a piece of the continent, a part of the main. If a clod be washed away by the sea, Europe is the less, as well as if a promontory were, as well as if a manor of thy friend's or of thine own were: any man's death diminishes me, because I am involved in mankind, and therefore never send to know for whom the bell tolls; it tolls for thee".
John Donne (1573-1651)
"Nessun uomo è un'isola, intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente,
una parte della Terra.
Se una Zolla viene portata dall'onda delMare, l'Europa ne è diminuita, come se un Promontorio fosse stato al suo posto, o una Magione amica, o la tua stessa Casa.
Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell'umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te".
John Donne (1573-1651)
The cover of the first Italian edition by Mondadori.
Ernest Hemingway (1899-1961), born in Oak Park, Illinois, started
his career as a writer in a newspaper office in Kansas City at the age of
seventeen. After the United States entered the First World War, he joined a
volunteer ambulance unit in the Italian army. Serving at the front, he was
wounded, was decorated by the Italian Government, and spent considerable time
in hospitals. After his return to the United States, he became a reporter for
Canadian and American newspapers and was soon sent back to Europe to cover such
events as the Greek Revolution.
During the twenties, Hemingway became a member of the group of expatriate
Americans in Paris, which he described in his first important work, The Sun
Also Rises (1926). Equally successful was A Farewell to Arms (1929),
the study of an American ambulance officer's disillusionment in the war and his
role as a deserter. Hemingway used his experiences as a reporter during the
civil war in Spain as the background for his most ambitious novel, For Whom
the Bell Tolls (1940). Among his later works, the most outstanding is the
short novel, The Old Man and the Sea (1952), the story of an old
fisherman's journey, his long and lonely struggle with a fish and the sea, and
his victory in defeat.
Hemingway - himself a great sportsman - liked to portray soldiers, hunters,
bullfighters - tough, at times primitive people whose courage and honesty are
set against the brutal ways of modern society, and who in this confrontation
lose hope and faith. His straightforward prose, his spare dialogue, and his
predilection for understatement are particularly effective in his short
stories, some of which are collected in Men Without Women (1927) and The
Fifth Column and the First Forty-Nine Stories (1938). Hemingway died in
Idaho in 1961.
Hemingway went to Spain for the first time in 1922-23 and immediately became very fond of it. That is why he set his first novel The Sun Also Rises there. Some years later, he dedicated Death in the Afternoon to his love and devotion to this country.
It is thus easy to understand how motivated and sentimentally engaged he was when the Spanish Civil War broke out: he took part in it since the very beginning in July 1936. At that time, he lived in Key West, Florida, but though far he organized a huge fund raising in the US to finance medical assistance in favour of the Republican army.
He was just about to end To Have and Have Not when he left for Spain in February 1937. Officially, he went there as a journalist, but the true reasons of his first visit were far beyond the merely professional intent. He arrived there short after the Republican victory at Guadalajara and immediately took the lead of an American committee called 'Friends of Democracy', who clearly supported the Republicans.
From Madrid (which at that time was under siege) he personally took part in some military offences, then he reported on the war for an American newspaper from the major fronts and in December 1937 he had the great satisfaction of being one of the first to enter Teruel, freshly conquered by the Republicans. Nevertheless, he began to dislike the political fight within the Republican forces, above all among the government exponents, the chiefs of the army and the representatives of the International Brigades.
Meanwhile, the military situation was becoming worse and worse. Until the summer of 1938 his articles had been full of passionate euphemisms, but from September on his tone changed, according to the predictable disaster the Republicans were going to face. This new attitude is recognisable in a story, Old Man at the Bridge, published in May 1938 as a newspaper report and then included in the anthology The Fifth Column and the First Forty-Nine Stories: this may also be considered a kind of prelude to For Whom the Bell Tolls, where the writer clearly shows his militant passion is now overcome by a general sense of piety for the tragedy of the Spanish people. Back to the US, Hemingway quickly wrote and edited this novel in just about eighteen months (beginning 1939-summer 1940) in order to keep the meaningful load of emotions and memories from Spain alive.
Robert Jordan is a young American (an 'intellectual') who volunteers for the Republican army. Having successfully taken part in many acts of sabotage behind the enemy lines and since he is an expert in the use of explosives, he is given the mission to blow up a bridge between Madrid and Segovia. For this assignment he has to attach to an anti-fascist guerilla unit in the mountains, Pablo's band, whose base is in a cavern near the bridge. Another band, lead by El Sordo, who seems to be much more active and involved than the ambiguous Pablo, is the main support in that area.
Robert settles with his dynamite in Pablo's cavern, where the genius loci of the whole story is actually the fighter's fifty-year-old wife, Pilar, whereas the young Maria represents all the natural and moral virtues that a man like Robert could dream of. Robert falls in love with Maria and the two lovers, aware of the time ticking by, succeed in changing their fate in just seventy hours: love makes Robert transcendentally stronger and although he is doomed to die, he eventually survives.
In the meantime, another much more general and negative destiny takes place: the Republican offensive to Segovia comes to the fascist troops as no surprise, since a traitor revealed them the place of the attack. Robert tries to let the general in charge of the operation (General Golz) know in time but he has no success, since many obstacles are created by some indolent officials. El Sordo's death in a minor battle instils new life to the offensive, so that in the end Robert blows up the bridge. Nevertheless, his and his companions' sacrifice will not be able to prevent the Republican army from being defeated. However, as reported in Chapter 3, Robert Jordan believes that there are "necessary orders that are no fault of yours and there is a bridge and that bridge can be the point on which the future of the human race can turn. As it can on everything that happens in this war. You have only one thing to do and you must do it." This is the first, and maybe the deepest, moral the writer eventually draws and offers to his readers.
The novel revolves around two main themes: death and love. Though apparently antithetical, they are so strongly linked with each other to be complementary.
Robert's death hovers about the whole plot since the very beginning, when the gipsy Pilar reads his hand and predicts him an imminent tragedy. Moreover, a sense of fatal pessimism about the outcome of his mission is also conveyed by Robert's reflections, which are expressed in his passionate and emotional monologues. Nevertheless, it is this same pessimistic feeling underlying the whole novel that allows Hemingway to pay his homage to Life. The writer's desire for celebrating and glorifying the truest essence of existence, i.e. Life, is beautifully represented in Robert's love for Maria, the young woman he meets in the guerrilleros' band. This love is in some way extreme and beyond limits, because the protagonist realizes his mission may not have a happy ending and thus he concentrates the emotions of a whole life in just three days: he wants to live this love relationship at his deepest, being aware that Time is ephemeral and flies by with no hesitation. In Chapter 13 Robert reflects upon this matter: "There is only now and if now is only two days, then two days is your life and everything in it will be in proportion. This is how you live a life in two days. And if you stop complaining and asking for what you will never get, you will have a good life." From this point of view the relationship between the two lovers can be interpreted as a message of encouragement, of not giving in because even in the most difficult situations it is always possible to find something or someone worth to fight for.
Another relevant theme is the sense of duty embodied by the partisans' band. Robert is given the mission to blow up a bridge connecting Madrid to Segovia and, although the operation at once sounds desperate, he has no hesitation and is ready to sacrifice his life for Spain's freedom. The soldiers lead by Pablo and El Sordo have the same brave behaviour: in fact, they accept to collaborate with the young American despite being aware of the risks involved. Both Robert and the guerrilleros are but pawns in the war scenery, but it is for this very same reason that they feel determined to carry out their mission.
Portraying the freedom fighters' valour, Hemingway pursues two aims: on the one hand, he wants to celebrate the heroism demonstrated by most of the Spanish population in hindering the Francoist dictatorship, on the other hand he openly criticizes some generals, who officially were Republican but eventually contributed with their mistakes and indolence to the defeat of democracy. As a matter of fact, in the final part of the novel the writer describes the atmosphere of suspicion and hostility within the military hierarchy. The envy within the various detachments of the army (especially between anarchists and communists) leads to the final defeat, both in the novel and in history.
The only exception is represented by Pablo, the band's chief, who is at first introduced as a betrayer of the Republican cause, but in the end he collaborates in helping the survivors after the bridge explosion. Despite having been one of the most valorous fighters at the outbreak of the war, he is the first to realize that the Republic is going to be defeated. So, after a more careful analysis of his behaviour, it is easy to understand that Pablo is no traitor, but simply a realist, who can evaluate life and war in an objective and impartial manner.
In conclusion, another important feature of the novel is Hemingway's 'taste for blood': as a matter of fact, some scenes are described with very crude, brutal and even vicious words. He adopted this style to highlight the cruel violence of a dreadful war that caused one million deaths.
Il 26 Aprile 1937,
l'aviazione falangista, con aerei e piloti tedeschi, attaccò e rase al suolo la
cittadina basca di Guernica, uccidendo in tre ore e mezza circa 2000 persone.
Dal punto di vista militare, Guernica era un obbiettivo del tutto
insignificante; l'azione, svoltasi in un giorno di mercato, fu una strage
compiuta per seminare terrore nella popolazione civile e sperimentare una nuova
tattica di guerra aerea: il bombardamento a tappeto.
Così racconta l'episodio il quotidiano britannico Times del 28 aprile 1937: 'Il
lunedì a Guernica è giorno di mercato per la gente delle campagne. Alle 16,30,
quando la piazza era affollata, e molti contadini stavano ancora arrivando, la
campana diede l'allarme . Cinque minuti dopo un bombardiere tedesco volteggiò
sulla città a bassa quota, quindi lanciò le bombe mirando alla stazione. Dopo
altri cinque minuti ne comparve un secondo, che lanciò sul centro un egual
numero di esplosivi. Un quarto d'ora più tardi tre Junker continuarono l'opera
di demolizione e il bombardamento si intensificò ed ebbe termine solo alle
19,45, con l'approssimarsi dell'oscurità. L'intera cittadina, con settemila
abitanti e oltre tremila profughi, fu ridotta sistematicamente a pezzi. Per un
raggio di otto chilometri, tutt'intorno, gli incursori adottarono la tecnica di
colpire fattorie isolate. Nella notte esse ardevano come candele accese sulle
colline.
La città distrutta. |
(Pablo Picasso, Guernica, 1937.Olio su tela 349,3 776,6 cm. Madrid, museo del Prado.)
Guernica è un'opera nella quale Picasso subordinò gli eventi storici al suo orizzonte empirico personale: non è l'attualità, il racconto concreto a garantire la validità autentica del dipinto, bensì il valore eterno della sofferenza e dell'effetto da essa prodotta sulla sua psiche. Il gesto di dolore, lo sgomento, inteso non come momento ma come persistente aspetto negativo dell'esistenza umana, prende il sopravvento.
In questa tela, nata come murale e quindi di dimensioni tali da coinvolgere lo spettatore quasi aggredendolo, facendolo sentire vittima tra le vittime, il pittore non inventa nuove maniere ma piuttosto crea una summa dei suoi risultati. Mette dunque al servizio del racconto tutti i dispositivi stilistici che era andato scoprendo negli anni: l'attitudine a mostrare le cose nel loro aspetto sia frontale che laterale, la riduzione del colore al monocromo, il convivere di una prospettiva costruita dall'incastro delle figure e di un'altra, più classica, indicata dallo strombo della finestra, la giustapposizione di rappresentazioni piatte e di figure con un volume (il cavallo, in cui il chiaroscuro è rafforzato da un tratteggio verticale), la capacità di creare immagini che si spingono verso lo spettatore anziché allontanarsene.
Lo spazio descritto è un interno sventrato dai bombardamenti. Leggendo l'opera da sinistra a destra vi si vedono una madre con bimbo morto in braccio, un toro, un uomo caduto, un cavallo urlante sotto una lampada a olio, una donna che si trascina in avanti, un uomo in fiamme.
Le figure recano molti rimandi classici e alla stessa opera di Picasso. La madre con il bambino è a tutti gli effetti una pietà: il braccio cadente del bambino ricorda per esempio quello del Cristo morto nella prima Pietà di Michelangelo, il bimbo presago della passione in molte Natività, il braccio di Marat nel ritratto di David. Il toro, segno di forza nella Spagna delle corride, è stato dipinto in modo quasi ossessivo nelle sue tauromachie (lotte con il toro); in particolare il toro di Guernica ricorda quello dell'acquaforte Minotauromachia (1935), dove la bestia compare come segno di forza bruta; anche il cavallo di Guernica sembra un proseguimento degli studi per la stessa incisione, dove appare come segno di una forza addomesticata dall'intelligenza. Picasso ebbe a dichiarare " il toro qui rappresenta la brutalità, il cavallo rappresenta il popolo", ma poi smentì più di una volta questa contrapposizione allegorica.
In Guernica le bestie, in realtà, sono concepite come generose compagne dell'uomo e ne condividono lo stesso destino: l'universo della vita civile, offeso, si contrappone alla violenza indiscriminata di quello militare.
Le guerre del Novecento entrano nelle case così come nelle stalle, non risparmiando bambini, donne, animali. La luce della modesta lampada casalinga emana raggi che richiamano le fiamme della guerra; sulla parte destra del quadro vediamo lingue che trovano un rimando letterale anche nella lingua del cavallo. L'ultima figura a destra, l'uomo in fiamme, ricorda nella posizione la Maddalena di molte crocifissioni, dove la disperazione non si domina, ma anzi si manifesta in modo spettacolare.
La composizione, concepita dopo quasi cento studi e numerose varianti, è suddivisa in parti come i polittici medievali e molti quadri di storia, che restano il suo modello principale: nella parte alta compaiono, ritmicamente, il toro, il cavallo, la donna con lampada, l'uomo in fiamme. Ciascuno di questi elementi è rafforzato da una linea verticale che ne dipende: il collo del toro, il bastone del cavallo, la lampada della donna, il braccio sinistro dell'uomo urlante.
Si sovrappone a tale divisione in comparti anche un raggruppamento delle figure che crea un triangolo isoscele fortemente centrale, evidenziato attraverso il colore chiaro. Il suo vertice è nel polso della donna, mentre si chiude da entrambi i lati, sulle due parti basse della tela, con il braccio del caduto a sinistra e il ginocchio della donna a destra.
Le parti chiare che stanno fuori da questo triangolo assumono, così, l'effetto di frammenti esplosi dal centro, aumentando la drammaticità della scena quasi creando un rumore visivo. Il caduto, del resto, ha in mano un frammento di spada e il cavallo, nel suo moto circolare, mostra di avere perso l'orientamento come in un labirinto: se le Demoiselles d'Avignon erano statiche, in posa , volutamente in scena, qui ci troviamo di fronte a un attimo di panico collettivo catturato e fermato a forza. Quasi tutte le figure, inoltre, sono descritte come spinte verso sinistra da una sorta di vento: la forza d'urto delle bombe che sospinge verso la fuga.
Il quadro dunque si trasforma in un'allegoria del dolore in ogni sua forma fisica e morale. Il continuo richiamo al classicismo, alla mitologia, alla poesia epica fertilizza la scena di cronaca e rende mitica anche l'attualità più scottante.
L'impegno civile di Picasso aveva avuto momenti alterni e non si era mai espresso in modo tanto esplicito quanto in quest'opera, concepita come la descrizione di un dramma locale, ma anche come un manifesto universale contro la forza cieca delle guerre che coinvolgono la popolazione inerme. Picasso volle che il quadro divenisse proprietà della spagna solo allorché questa avesse recuperato ordinamenti democratici: solo negli anni ottanta il quadro è ritornato a Madrid dal Museum of Modern Art di New York
BIBLIOGRAFIA
Storia della guerra civile spagnola
o Autore: Hughes Thomas
o Editore: Einaudi Editore 1961;
Le cause della guerra civile spagnola
o Autore: Pietro Barbieri
o Editore: Robin Edizioni 2006;
L'età contemporanea
o Autore: P.Ortoleva e M.Revelli
o Editore: Edizioni Scolastiche Mondatori 1998;
Nuove prospettive storiche 3: il 900
o Autore: Gentile/ Ronga/ Salassa
o Editore: La scuola 1999;
Storia dell'arte 4: il Novecento e oltre
o Autore: G.Dorfles e A.Vettese
o Editore: Edizioni Atlas 2005;
Pablo Picasso: Monografia
o Autore: Ingo F. Walther
o Editore: Benedikt Taschen 1990;
Per chi suona la campana
o Autore: E.Hemingway
o Editore: Arnoldo Mondatori Editore 1969;
Per le immagini consultazione siti Internet in particolare "Wikipedia"
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