La
nascita del Fascismo
Il fascismo fu un movimento politico italiano del XX
secolo, rivoluzionario e reazionario, di carattere nazionalista, autoritario e totalitario,
che sorse in Italia per iniziativa di Benito Mussolini alla fine della prima
guerra mondiale.
Il fascismo si basava su una visione interclassista, corporativista e totalitaria
dello Stato. Nacque
contemporaneamente come reazione alla Rivoluzione Bolscevica del 1917 e alle
lotte sindacali, operaie e bracciantili, culminate nel Biennio rosso, in parte
in polemica con la società liberal-democratica uscita lacerata dall'esperienza
della prima guerra mondiale,unendo aspetti ideologici tipici dell'estrema
destra (nazionalismo, militarismo, espansionismo, meritocrazia) con quelli
dell'estrema sinistra (primato del lavoro, rivoluzione sociale e generazionale,
sindacalismo rivoluzionario), inserendovi elementi ideali originali e non,
quali l'aristocrazia dei lavoratori e dei combattenti, la concordia fra
le classi (organicismo) ,il primato dei doveri dell'uomo sui diritti e il principio
gerarchico, portato al suo culmine dell'obbedienza cieca e pronta al capo di
alcuni reparti d'assalto (Arditi) durante la grande guerra. Il nome fascismo deriva dai Fasci di combattimento fondati nel 1919
da Benito Mussolini. Il riferimento era ai fasci usati dagli antichi littori come simbolo del
potere legittimo, e poi passati ai movimenti popolari e rivoluzionari come
simbolo di unione dei cittadini. L'ascia
presente nel fascio simboleggiava il supremo potere di ius vitae necisque,
diritto di vita o di morte, esercitato solo dalle massime magistrature romane,
mentre le verghe erano simbolo dell'ordinaria potestà sanzionatoria, e
materialmente usate dai littori per infliggere la pena (non capitale) della verberatio. Il
richiamo ai fasci evidenzia l' innegabile fascino che il mito di Roma
esercitava sul fascismo, il quale di fatti tentò una restaurazione degli
antichi fasti imperiali romani, e giustificò la sua politica espansionistica
alla luce di una missione civilizzatrice del popolo italiano, erede di
Roma. La crisi
economica del dopoguerra, la disoccupazione e l'inflazione crescenti, la smobilitazione
dell'esercito (che restituì alla vita civile migliaia di persone), i conflitti
sociali e gli scioperi nelle fabbriche del nord, l'avanzata del partito
socialista divenuto il primo partito alle elezioni del 1919, crearono, negli
anni 1919-1922, le condizioni per un grave indebolimento delle strutture
statali e per un crescente timore da parte dei ceti agrari e industriali di una
rivoluzione comunista in Italia sul modello di quella in corso in Russia. In questa situazione fluida,
Mussolini colse l'occasione e, abbandonando rapidamente il programma socialista
e repubblicano, si pose al servizio della causa antisocialista; le milizie
fasciste, appoggiate dai ceti possidenti e da buona parte dell'apparato statale
che vedeva in Mussolini il restauratore
dell'ordine, lanciarono una violenta offensiva contro i sindacati e i partiti
di ispirazione socialista (ma anche cattolici), in particolar modo nel
centro-nord d'Italia, causando numerose vittime nella sostanziale indifferenza
delle forze dell'ordine. Fu l'indiscussa abilità di politico di Benito Mussolini, ex dirigente
del Partito Socialista Italiano, convertito alla causa del nazionalismo e della
grande guerra, a fondere la confusa congerie di idee, aspirazioni, frustrazioni
degli ex combattenti reduci dalla dura esperienza della guerra di trincea, in
un movimento politico che all'inizio ebbe una chiara ispirazione socialista e
rivoluzionaria e che subito si contraddistinse per la violenza dei metodi
impiegati contro gli oppositori. Il fascismo nacque ufficialmente il 23 marzo 1919 a Milano. Quel giorno
a Piazza San Sepolcro, all'interno di Palazzo Castagni - sede in quel tempo del
Circolo per gli Interessi Industriali, Commerciali e Agricoli della provincia
di Milano ed i cui locali erano stati regolarmente presi in affitto e non certo
«benevolmente concessi» dai responsabili del Capitalismo lombardo, si radunò un
piccolo gruppo di circa 120 ex combattenti, interventisti, arditi e
intellettuali, che fondarono i Fasci italiani di combattimento. Il programma di questo gruppo fu essenzialmente volto alla
valorizzazione della vittoria sull'Austria Ungheria, alla rivendicazione dei
diritti degli ex-combattenti, al 'sabotaggio con ogni mezzo delle
candidature dei neutralisti'. Seguì un programma economico-sociale che
prevedeva - fra l'altro - l'abolizione del Senato, tasse progressive, pensione
a 55 anni, giornata lavorativa di otto ore, abolizione dei Vescovati,
sostituzione dell'Esercito con una milizia popolare. Un
fondamentale contributo alla nascita del fascismo fu dato dal movimento dello Squadrismo,
ovvero l'organizzazione di squadre paramilitari con le quali si realizzò una
sistematica demolizione di sedi di partito (socialisti, popolari, comunisti) e
di giornali, cooperative, case del popolo e la progressiva occupazione - con
mezzi legalitari e illegali - di posizioni chiave nelle amministrazioni
comunali. Le squadre, che, a detta di
Mussolini, giunsero a raccogliere 300.000 aderenti, fornirono il nerbo della
forza eversiva con la quale, il 28 ottobre 1922 il Fascismo marciò su Roma
convincendo il sovrano Vittorio Emanuele III a consegnare le redini del
governo. Con il congresso di Roma del 9 novembre
1921 il fascismo si trasformò da movimento in partito. In seguito alla marcia
su Roma del 28 ottobre il re Vittorio Emanuele III incaricò Benito Mussolini di
formare un nuovo governo. Mussolini si presentò alla Camere con un governo di
coalizione formato soprattutto da esponenti liberali, cattolici e da alcuni esponenti
moderati dal Partito Fascista, ed ottenne la fiducia. Il programma politico
aveva subito una serie di aggiustamenti con l'obiettivo di favorire gli
abboccamenti con le forze conservatrici e reazionarie, le quali iniziarono
quasi da subito a finanziare il movimento. Con
l'arrivo al potere, Mussolini intraprese una politica di riassetto delle casse
dello stato, di liberalizzazioni e riduzioni della spesa pubblica. Venne
riformata la scuola dietro impulso del filosofo Giovanni Gentile. D'altro canto
diede seguito ad una serie di rivendicazioni delle associazioni
combattentistiche, e dei sindacati fascisti, garantendo le pensioni e le
indennità ai reduci e ai mutilati e rendendo obbligatoria la giornata
lavorativa di otto ore agli operai. In politica estera, l'Italia accettò i
patti siglati a Locarno con la Jugoslavia, ma ebbe la protezione delle
minoranze italiane in Dalmazia e l'autonomia di Fiume (che nel 1924 venne unita
all'Italia). Infine ci fu anche la revisione - a favore dell'Italia - dei
confini delle colonie. La presenza tuttavia di un'ala oltranzista nel PNF, rappresentata da
elementi estremisti come Italo Balbo e Roberto Farinacci, impedì la
'normalizzazione' delle squadre d'azione, che continuarono ad imperversare
nel paese spesso fuori da ogni controllo. Ne fecero le spese numerosi
antifascisti, il più importante dei quali, Giacomo Matteotti, che accusò in
Parlamento Mussolini di aver vinto grazie ad imbrogli elettorali, e venne
assassinato il 10 giugno 1924 nel corso del suo rapimento da parte di una banda
di squadristi capeggiata da Amerigo Dumini. La cosiddetta 'crisi Matteotti' che ne seguì mise il governo
Mussolini di fronte ad un bivio: continuare a governare in modo legalitario,
rispettando quantomeno nella forma lo Statuto, oppure imprimere una svolta
autoritaria. Mussolini, premuto dai ras dello squadrismo, optò per la
seconda scelta. Il fascismo divenne dunque dittatura. I passaggi successivi con cui il governo Mussolini si trasforma in dittatura
sono i seguenti:
- 3 gennaio 1925
- Discorso della 'Ceka', Mussolini respinge l'accusa di essere
mandante dell'omicidio di Matteotti ma rivendica la 'responsabilità
politica storica e morale' degli avvenimenti e del clima di violenza
di quei mesi. Annuncia provvedimenti straordinari contro la Secessione
dell'Aventino e minaccia di usare la Milizia contro le aggressioni dell'opposizione
a membri dei Fasci e a militari. Il giorno successivo il ministro degli
Interni Federzoni, inoltre, fa diramare telegrammi a tutti i prefetti
affinché si proceda alla 'chiusura di tutti i circoli e ritrovi
sospetti dal punto di vista politico', 'lo scioglimento di tutte
le organizzazioni 'sovversive'', 'la vigilanza sui
comunisti e gli 'antinazionali''.
- 2 ottobre 1925
- Patto di Palazzo Vidoni (perfezionato con la legge Rocco del 3
aprile 1926) che riduce i sindacati a due, uno per i lavoratori e l'altro
per il padronato (entrambi fascisti), abolisce il diritto di sciopero (per
gli operai) e di serrata (per il padronato) e riconduce le controversie
fra lavoratori e datori di lavoro all'arbitrato dello stato e delle
corporazioni.
- 24 dicembre 1925
- Tutti i poteri vengono affidati a Mussolini: il capo del governo viene
dichiarato non più responsabile di fronte al Parlamento, ma solo nei
confronti del sovrano.
- 31 ottobre 1926
- Mussolini subisce un attentato da parte di Anteo Zamboni in seguito al
quale vengono abolite la libertà di stampa per l'antifascismo, i partiti e
le organizzazioni antifasciste e si dichiarano decaduti i deputati della Secessione
dell'Aventino.
In seguito alla crisi del 1924-25 il regime fascista - fino ad
allora al governo in maniera statutaria - subirà una svolta autoritaria che
porterà all'abolizione delle libertà democratiche e alla realizzazione di una
dittatura autoritaria. Il potere relativamente ampio del regime mussoliniano,
ottenuto tramite la soppressione poliziesca dell'opposizione politico-partitica
e il contemporaneo ottenimento di un vasto consenso interno, consentirà al
fascismo di imprimere radicali modificazioni al paese, alla sua società, alla
sua cultura e alla sua struttura economica.
Nel corso dei due decenni di governo, detti Ventennio, il
fascismo cercherà anche di imporre la propria visione antropologica al popolo
italiano attraverso politiche educative, culturali, eugenetiche e infine
attraverso una legislazione razzista ed antisemita. In politica estera, il regime promuoverà prima una blanda revisione dei trattati
di pace del 1919 per assicurare contemporaneamente una maggiore forza
all'Italia e la stabilità in Europa, ma in seguito al sorgere del nazismo in Germania
a metà degli anni trenta, il regime si vedrà costretto ad una spirale di scelte
tali che nel suo ultimo quinquennio il fascismo finì col legarsi sempre più al
regime nazista, con il quale finirà coinvolto nella seconda guerra mondiale. L'esperienza
bellica sarà disastrosa per il regime e per il paese. Le sconfitte sui fronti
d'Africa e Russia con la conseguente invasione alleata delle regioni
meridionali italiane portò alla caduta del governo di Mussolini ed al suo
arresto e la nomina del generale Badoglio come primo ministro: in una sola
giornata venti anni di regime - oramai completamente privato di consenso
popolare - vennero spazzati via e si arrivò quindi ad una divisione della
penisola in due tronconi, occupati rispettivamente dalle forze dell'Asse al
nord ed Alleati al sud. Questa divisione consentì una temporanea rinascita del
fascismo nelle regioni settentrionali, dove esso organizzò uno Stato di fatto (Repubblica
Sociale Italiana, RSI) riconosciuto solo dai paesi dell'Asse. Negli ultimi venti mesi di esistenza il fascismo fu coinvolto nella guerra
civile con le formazioni partigiane che fiancheggiavano l'avanzata
alleata. Alla fine di aprile 1945 con il crollo del fronte e l'insurrezione
popolare proclamata per il giorno 25 dal Comitato di Liberazione Nazionale, la RSI fu spazzata via. I suoi
elementi dirigenti - compreso Mussolini - catturati dai partigiani, furono
fucilati fra 28 e 29 aprile 1945. Con la morte di Mussolini l'esperienza fascista
può essere considerata conclusa.