La guerra fredda
La seconda guerra mondiale è riconosciuta
dagli storici come il più violentemente spettacolare fenomeno bellico-sociale
che la storia dell'umanità abbia mai conosciuto. Nessun avvenimento ha segnato
così profondamente la vita di (quasi) tutta la popolazione mondiale, niente fu
tanto sconvolgente e drammatico, nulla da allora sarà più come prima. Tutti i
rami della società furono toccati e da essa mutati profondamente. Dalla scienza
alle ideologie politiche, dall'industria alla cultura, tutto fu inglobato nel
gigantesco vortice della guerra. Gli episodi e gli avvenimenti che si
tramanderanno fino all'estinzione della specie umana sono innumerevoli.
Auschwitz, Hiroshima, Pearl Harbor e tanti altri sono nomi che non saranno mai
rimossi dalla memoria dei popoli. Simboli di una crudeltà e una malvagità che
l'umanità non aveva mai conosciuto neanche nelle epoche più barbare. Questa
universalità di fenomeni mi ha sempre affascinato. Quei sei anni
nell'evoluzione politica e sociale del genere. Con le Conferenze di Yalta (4-12
febbraio 1944) e di Postdam (17 luglio - 2 agosto) (febbraio 1945) si stabilì
che l'Europa occidentale, compresa la Grecia, sarebbe stata assegnata agli anglo-americani
e l'Europa orientale all'influenza sovietica. Questo provocò la divisione del
mondo in due blocchi ideologici: gli accordi stabilivano l'influenza parziale o
totale dell'URSS nei paesi dell'Europa orientale (Polonia, Romania, Bulgaria,
Ungheria, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Albania) che l'Armata rossa aveva
liberato dalla dominazione tedesca, mentre l'Italia e la Grecia, con tutte le
altre nazioni occidentali, sarebbero dovute rimanere sotto l'influenza
americana. La carta d'Europa mutò profondamente. Le maggiori annessioni furono
realizzate dall'Unione Sovietica la quale aggiunse alle terre occupate tra il
1939 e il 1940 (Galizia, Estonia, Lettonia e Lituania) e la Polonia orientale.
Quale compenso per tale perdita il nuovo governo polacco ricevette dalla
Germania l'ampia fascia territoriale comprendente importanti centri quali
Stettino e Breslavia nonché Danzica e il suo territorio. Tra il luglio e
l'ottobre del 1946, i rappresentanti dei 21 paesi si riunirono a Parigi per
stipulare le condizioni di pace che furono firmate nel febbraio del 1947.
L'Italia dovette cedere l'Istria e parte della Venezia Giulia alla Iugoslavia;
l'Austria e la Cecoslovacchia riottennero l'indipendenza. La Germania, privata
di una buona parte dei territori sul confine orientale (Prussia orientale,
Pomerania e Slesia, cedute alla Polonia), venne divisa in due repubbliche, la
Repubblica Federale Tedesca e la Repubblica Democratica Tedesca, mentre Berlino
risultò a sua volta divisa fra gli ex alleati in quattro settori. Da Yalta in
poi fino 1989 assistiamo al capitolo di storia, a noi contemporaneo, chiamato
guerra fredda. Il primo avvenimento della 'guerra fredda' fu la
dichiarazione del presidente degli Stati Uniti Truman (marzo 1947), nella quale
egli si impegnava a sostenere militarmente e finanziariamente i governi
minacciati dal comunismo (dottrina Truman di 'contenimento del
comunismo'). La politica enunciata da Truman non si prefiggeva l'obiettivo
di intervenire negli Stati dell'Europa centro- orientale presidiati dall'esercito
sovietico, ma di impedire l'espansione del comunismo negli altri paesi. Alle
parole Truman fece seguire subito i fatti chiedendo al Congresso la concessione
di aiuti militari ed economici alla Grecia, dal 1946 teatro di una sanguinosa
guerra civile tra le forze monarchiche al governo e i comunisti, e alla
Turchia, considerata troppo esposta alla pressione sovietica. Con il lancio del
piano Marshall (giugno 1947) la politica americana di 'contenimento del
comunismo' si dispiegò in Europa. Così chiamato dal nome del segretario di
Stato americano che lo promosse, il piano consisteva in un'offerta di aiuti
economici per oltre 13 miliardi di dollari da parte degli USA ai paesi europei
devastai dalla guerra al fine di agevolarne la ricostruzione.
In linea di principio non erano esclusi
neppure l'URSS e i paesi dell'Europa centro-orientale passati sotto la sua
sfera di influenza. L'obiettivo dell'iniziativa statunitense, che aveva
certamente anche contenuti umanitari, era anzitutto economico e politico. Infatti,
mediante il risanamento delle economie europee, gli Stati Uniti puntavano ad
assicurarsi un vasto mercato per i propri prodotti, oltre che rimuovere le
cause di un disagio popolare che avrebbe potuto allargare l'area del consenso
sociale alla propaganda anticapitalista dei partiti comunisti. Nello stesso
Washington esercitò forti pressioni perché i comunisti fossero estromessi dai
governi di coalizione, formati da tutti i partiti antifascisti, che si erano
costituiti in alcuni paesi dell'Europa occidentale fra cui l'Italia. Il piano
Marshall fu adottato da 16 Stati europei compresi l'Italia. Esso fu invece
rifiutato dall'URSS che lo denunciò come manovra imperialistica, costringendo
ad allinearsi alle sue decisioni i paesi dell'Europa centro-orientale rientranti
nella propria orbita, comprese la Cecoslovacchia e la Polonia che in un primo
tempo lo avevano accettato. In risposta alla dottrina Truman e al piano
Marshall, Stalin, nel settembre del 1947, promosse la costituzione del
Cominform (abbreviazione di Ufficio d'informazione dei partiti comunisti) cui
aderirono i partiti comunisti di Unione Sovietica, Bulgaria, Cecoslovacchia,
Iugoslavia, Polonia, Romania, Ungheria, e quelli italiano e francese, che
costituivano i due maggiori partiti comunisti dell'Europa occidentale. Il
Cominform sostituiva in qualche modo il Comintern, sciolto nel 1943, sebbene
avesse obiettivi più limitati. Esso, infatti, mirava a coordinare la politica
dei partiti comunisti europei e non a porsi alla guida del movimento comunista mondiale,
come invece si era proposto il Comintern. La formazione di un compatto blocco
socialista comprendente l'Unione Sovietica e i paesi europei centro-orientali
divenne da allora un obiettivo strategico di grande importanza per Mosca, che
nel gennaio del 1949 promosse la costituzione del Comecon (Consiglio di mutua
assistenza economica). Compito di questo organismo, al quale aderirono Unione
Sovietica, Bulgaria, Cecoslovacchia, Polonia, Romania, Ungheria (i membri
fondatori) e Albania, era di rendere omogenee le economie pianificate degli
Stati associati. Intanto anche l'Unione Sovietica entrava in possesso della
bomba atomica, divenendo a pieno titolo un a superpotenza. Il blocco socialista
venne chiamato anche 'blocco orientale' (o 'blocco
dell'Est'). La Germania fu il principale terreno di scontro della
'guerra fredda' tra Est e Ovest. La sua posizione centrale in Europa
ne faceva un paese di grande importanza strategica per entrambi i blocchi
rivali. Tra marzo e giugno 1948 Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia decidevano
di unificare economicamente i territori tedeschi da loro occupati e di dotarli
di una moneta unica (il marco occidentale). L'iniziatica mirava a gettare le
basi per la creazione di un futuro Stato tedesco occidentale. Stalin reagì accusando
americani, britannici e francesi di non rispettare gli accordi di Potsdam
riguardo all'amministrazione alleata della Germania, data l'unilateralità della
loro azione, e impose il blocco di ogni via terrestre di accesso a Berlino
Ovest. La città si trovò così privata della possibilità di ricevere i
rifornimenti che le erano necessari dai territori della Germania occidentale.
Con il blocco del settore occidentale di Berlino iniziava per 2 milioni di
berlinesi e per le truppe anglo-franco-americane di stanza nella città un lungo
assedio. La tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica sembrava
inevitabilmente destinate a crescere fino al punto di rottura; i primi,
tuttavia, anziché forzare il blocco con un'azione che li avrebbe portati a un
rischioso contatto con le truppe sovietiche, per approvvigionare Berlino Ovest
organizzarono un imponente ponte aereo. I sovietici evitarono di intercettare
gli aerei americani, ben sapendo che a loro volta gli Stati Uniti avrebbero
reagito militarmente, e dopo circa un anno tolsero il blocco alla città (maggio
1949). In Italia nel 1948 fu promulgata la Costituzione Italiana da Enrico De
Nicola il 27 dicembre 1947, entrò in vigore il 1° gennaio 1948. Si compone di
129 articoli e 18 disposizioni transitorie e finali. Il 2 giugno del 1946 gli
italiani, per la prima volta a suffragio universale, furono chiamati alle urne
e votarono per scegliere fra monarchia e repubblica e per eleggere i deputati
all'Assemblea Costituente.
La repubblica ottenne il 54,3% dei voti e la
monarchia il 45,7%. Per costituzione s'intende l'insieme delle norme
fondamentali di un ordinamento giuridico, cioè le regole che disciplinano i
tratti essenziali dell'organizzazione dello Stato e le relazioni fra questo e i
cittadini.