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La figura di Mussolini nella stampa britannica e le relazioni anglo-italiane
Dallo studio di R.J.B. Bosworth sull'atteggiamento dei conservatori britannici verso Mussolini e il fascismo tra il 1920 e il 1934,106) emerge che la sua ascesa al potere negli anni Venti aveva rappresentato per buona parte dell'opinione pubblica britannica un segnale positivo in vista di un rinnovamento del sistema politico italiano. Mussolini fu inizialmente considerato come il leader capace di eliminare il giolittismo e la corruzione nonché di portare ordine e disciplina in quello che, agli occhi di molti inglesi, era un popolo di analfabeti e di 'sturdy beggars'.107) Certo, vi fu anche chi espresse preoccupazione per i metodi antidemocratici e repressivi dei fascisti, soprattutto in seguito al delitto Matteotti, ma - sempre secondo Bosworth - la risposta della stampa e degli ambienti conservatori fu che ciò che accadeva in Italia non doveva essere giudicato secondo i canoni della politica britannica.108) La tendenza dei conservatori britannici era, infatti, quella di approvare il governo di 'uomini forti' in quei paesi stranieri ritenuti incapaci di raggiungere un livello di democrazia simile a quello del Regno Unito. Il fascismo e la dittatura, dunque, erano la giusta soluzione per l'Italia, ma non per la Gran Bretagna, tant'è vero che i movimenti fascisti inglesi, dai British Fascists di Rotha Lintorn-Orman alla British Union of Fascists di Oswald Mosley ebbero scarsissimo seguito.109)
Complessivamente, almeno sino alla conferenza di Stresa, Mussolini si era, inoltre, guadagnato la stima dei conservatori britannici sia per la gestione della politica estera, nella quale si era dimostrato quasi sempre moderato e disposto alla collaborazione con la Gran Bretagna,110) sia per i risultati ottenuti e valorizzati dalla propaganda, grazie al nuovo clima di coatta collaborazione sociale nonché alle teorizzate soluzioni del corporativismo. Tra le benemerenze riconosciute al leader fascista era poi il presunto ripristino dell'ordine nel paese, dopo la tormentata stagione postbellica, e l'aver sventato una possibile deriva rivoluzionaria, di tipo bolscevico.111) A queste tesi, ampiamente sfruttate dalla propaganda fascista all'estero, replicò con forza Gaetano Salvemini, uno dei più importanti esponenti dell'antifascismo e del fuoriuscitismo italiani.112) E' nota al proposito la 'polemica sul fascismo' che Salvemini intraprese nell'ottobre-novembre del 1927 con George Bernard Shaw sulle pagine del Manchester Guardian prima e di The Nation poi. In quell'occasione Salvemini contestò le argomentazioni di Shaw in difesa dei metodi di Mussolini e del fascismo: secondo il commediografo irlandese il leader fascista aveva salvato l'Italia dall'anarchia del periodo postbellico e ne aveva risanata l'economia. Questi risultati - nell'opinione di Shaw - oltre a giustificare la violenza dell'azione fascista, avrebbero dovuto suscitare l'ammirazione dell'Inghilterra nei confronti del dittatore italiano. Nella sua replica Salvemini accusò Shaw di ignorare la reale situazione politica dell'Italia e di avere assimilato la lezione della propaganda fascista.113) Salvemini smentì, tra l'altro, l'esistenza nell'Italia del 1920 delle premesse per una rivoluzione bolscevica, e dimostrò, dati alla mano, che la politica economica del fascismo non aveva affatto ottenuto risultati tali da giustificare l'elogio di Shaw.
A proposito della propaganda fascista all'estero non va dimenticato che essa influì notevolmente sull'opinione degli ambienti politici e dell'opinione pubblica britannica: i fasci italiani nel Regno Unito furono sempre piuttosto attivi, specialmente a Londra. Essi operavano principalmente per l'aggregazione degli emigrati italiani e per la diffusione di un'immagine vincente dell'Italia fascista114): il duce era presentato come artefice del rinnovamento dell'Italia, l'uomo del popolo nel quale tutti gli italiani si riconoscevano e per il quale erano 'pronti a marciare'.115) Questo protagonismo del leader fascista nell'immagine diffusa dalla propaganda spiega, almeno in parte, la mancata percezione in Gran Bretagna dell'importanza di altri personaggi dell'establishment fascista e la spiccata tendenza della stampa inglese ad identificare Mussolini con il regime.116)
1 Mussolini e il Fuhrer.
L'ascesa al potere di Hitler e del nazismo in Germania diffuse negli ambienti politici britannici il timore di un'alleanza tra i regimi fascisti, ritenuta uno sbocco naturale. Bosworth osserva che nei quotidiani britannici dal 1933 in poi si coglie la tendenza ad attribuire la stessa valenza di significato ai termini 'nazista' e 'fascista' e, soprattutto negli ambienti di sinistra, fu sempre meno netta la differenza tra i due sistemi totalitari e tra i due uomini che ne erano a capo. Sia i conservatori che i laburisti, comunque, si mostrarono propensi ad una politica di dialogo con le potenze fasciste117): avvertirono, però, che il pericolo maggiore era rappresentato dalla Germania, e ritennero necessario dapprima stabilire delle buone relazioni con l'Italia, per poi intraprendere, con il sostegno del duce, il più difficile dialogo con il Fuhrer.
Una buona parte della stampa britannica ritenne che Mussolini avrebbe potuto influenzare Hitler e svolgere un ruolo di mediatore internazionale per favorire la nascita di un patto tra le quattro potenze europee. In realtà, Mussolini si rivelò presto il 'Dictator Minor' - secondo la definizione di Bosworth e nell'opinione di vari pubblicisti britannici dell'epoca:
Germany is the predominant partner in the Axis. Italy is the noisy but rather anxious second: shouting and strutting to convince the world that she is just as important as her fellow, but by no means succeeding in convincing herself.
Dalla metà degli anni Trenta in poi, fu sempre più evidente che le scelte del duce mirarono ad accattivarsi il Fuhrer e a favorire l'alleanza tra i due regimi. La guerra d'Etiopia e l'intervento italiano in Spagna rischiarono di compromettere le relazioni anglo-italiane e diedero uno 'scossone' alla popolarità del duce sul piano internazionale.119) Mussolini, però, pur intraprendendo la strada che l'avrebbe condotto, nell'ottobre del 1936, alla firma dell'Asse Roma-Berlino, non tralasciò mai le relazioni con la Gran Bretagna. Questo tentativo di non inimicarsi né l'una né l'altra nazione, da un lato gli consentì di ricoprire il ruolo di mediatore,120) in particolare, come vedremo, alla conferenza di Monaco, ma dall'altro, gli impedì di guadagnarsi la piena fiducia dell'una e dell'altra parte, come dimostra un articolo pubblicato dal Daily Herald in occasione della visita di Hitler in Italia, nel maggio del 1938:
// the impression is that the lion's share of the talking went to Hitler, who wants to know just where his ally stands, in view of the Anglo-Italian Agreement and the Franco-Italian conversations. One point known to worry him is whether Germany can still count on whole-hearted Italian support of her colonial claims. Another is: What are Mussolini's intentions about Spain? Does the Duce think of withdrawing to please his new English friend, or is he simply fooling Downing Street?
2 'I muscoli' della nazione.
La stampa britannica ironizzò molto sull'importanza che in Italia si attribuiva alla forza fisica e alla virilità. Le scelte eugenetiche e di profilassi igienico-sanitaria nonché la valorizzazione, anche nella gerarchia, della pratica sportiva e agonistica erano direttamente imputate a Mussolini. Il Daily Herald, nel commentare una gara di nuoto a cui avevano preso parte, alla fine del giugno 1938, 94 dirigenti del partito fascista, fece dell'umorismo a proposito del terzo piazzamento del 'gen. Starace', allora segretario del PNF. Il giorno seguente lo stesso quotidiano descrisse le difficoltà di alcuni membri del partito nel superare le prove fisiche imposte dal duce e ancora una volta commentò con ironia:
// trouble started when Mussolini ordered that fascist laeders should be athletic.
Mussolini stesso esibiva prestanza fisica e baldanza, facendosi immortalare a torso nudo nei campi di grano della bonificata pianura pontina o mentre era impegnato in qualche attività sportiva o marciava a capo di un battaglione:
Nearer sixty than fifty years old, and as hairless as the original Caesar at the same age, Mussolini is still the first to give the example of the strenuous life, piloting his own plane, driving his own car and seizing chance opportunities to march and even to run at the head of military detachments, and to be photographed so doing.124)
Si noti che il 'culto del duce', introdotto in Italia già con la segreteria di Turati e perfezionato da Starace, era colto dalla stampa britannica più che come un aspetto della 'nazionalizzazione delle masse' e della costruzione di un sistema tendenzialmente totalitario, come un aspetto esteriore risibile.
La forza fisica rappresetava per il duce il simbolo della forza militare ed economica della nazione: esibire i propri muscoli era un modo per dare l'immagine di un popolo che non temeva confronti, che sapeva difendersi e conquistare, che aveva il diritto e il dovere di costruirsi un impero, perché la sua popolazione era numerosa e aveva bisogno di spazi da coltivare per continuare a crescere.
Mussolini voleva essere considerato, dagli italiani in primo luogo, e dal mondo intero, come colui che aveva riportato in vita un glorioso passato, ridato lustro ai fasti dell'antica Roma e fondato l'impero. Il Manchester Guardian 125) notò l'insistenza con cui il leader fascista sottolineava il legame con l'antica Roma: oltre all'enfasi per i monumenti dell'età romana e per la cultura classica, nei suoi discorsi era sottolineata la tendenza a sostituire l'aggettivo 'italiano' con quello di 'romano' quasi fossero sinonimi. Tutto questo, secondo il Manchester Guardian, insieme alla capacità di tenere aperto il dialogo sia con la Germania che con la Gran Bretagna, aveva alimentato un vero e proprio 'culto' per Mussolini in Italia, confermandolo a capo del paese:
Mussolini has achieved, inside Italy, a progressive transcendence. Only as joint First Marshal with the King does he accept a titular partnership with another man, perhaps remembering that the Caesars as consuls // accepted it jointly with the heirs of illustrious families. // this Caesar has been able, in 1938, to bear frustration without appearing humiliated. // Mussolini is not reproached for failing to restore the 'Stresa' alignment, since by their sanctionist policy England and France are thought to have shown tendencies if anything more dangerous for Italy than those shown by Germany. // The Founder of the Empire, then, still has such people's confidence when he claims to be acquiescing, under historical duress, in the embrace of Germany.126)
Il consenso che il duce ancora raccoglieva - sebbene in misura minore rispetto al periodo 1935-'36127)- era certo anche il frutto dei successi tanto elogiati dalla propaganda ed attribuiti alla sapiente organizzazione dello Stato fascista.
Mussolini, però, - era l'opinione del corrispondente del Manchester Guardian - non si accontentava di essere un eroe nazionale e voleva dare all'Italia una 'degna' collocazione nel quadro europeo: il ruolo che il duce voleva per sé e per l'Italia era quello di 'arbiter of the destinies of both factions in quarrel'.128) Secondo l'inviato del Manchester Guardian, l'Europa rappresentava per Mussolini il banco di prova della politica di potenza dell'Italia. In alcuni passaggi gli articoli del Manchester Guardian sembrano essere rivolti al duce stesso, con un monito implicito a non entrare in conflitto con le potenze occidentali:
// Mussolini, who has managed to reconcile his national omnipotence with the survival of the Savoy dynasty and of the See of Peter, would avoid any gross frontal assault to the national independence of the Great European countries. He has the sense to respect the British Empire as much as the Savoy dynasty, and the Third Reich as much as the Vatican.129)
Il giornalista del Manchester Guardian non nascose la propria opinione sull'alleanza italo-tedesca: egli riteneva, infatti, che la manifesta volontà di espansione di entrambi i partner dell'Asse avrebbe potuto generare conflitti di interesse - come già si era verificato nel caso dell'Austria - e nella verosimile ipotesi in cui nessuno dei due fosse disposto a cedere, lo scontro sarebbe stato inevitabile. Il duce - era questa la convinzione del corrispondente - aveva scelto un alleato per nulla interessato all'Italia come potenza e invece proiettato ad estendere il proprio dominio anche al Mediterraneo. Tuttavia, - proseguiva il pubblicista - malgrado la maggioranza degli italiani diffidasse dell'alleato tedesco e non desiderasse un destino comune per le due nazioni, il duce sembrava ritenere che la Germania avrebbe limitato la propria espansione all'Europa centro-orientale, così da lasciare all'Italia il controllo del Mediterraneo:
// Mussolini seems still to stake his hopes on the Axis partner keeping a respectable distance and allowing him, in the sphere of Italy's radiation, to shine alone as the creator of the new Romanism //.130)
Il 1938 fu un anno dalle alterne fortune per la popolarità di Mussolini: da un lato l'accordo raggiunto nell'aprile con la Gran Bretagna e poi la conferenza di Monaco di fine settembre gli guadagnarono la stima dell'opinione pubblica italiana ed estera, dall'altro, però, in primo luogo l'adozione della legislazione razziale, ma anche la protesta contenuta di fronte all'Anschluss, nonché i continui rinvii dell'entrata in vigore dell'accordo anglo-italiano per il mancato ritiro dei 'volontari' dalla Spagna incrinarono l'immagine del duce.131) Si è visto come fosse opinione diffusa tra gli osservatori stranieri, ma anche tra gli italiani, che la decisione di discriminare gli ebrei altro non era se non l'espressione della volontà del duce di compiacere ed imitare il Fuhrer.
Nel 1939, il tentativo di Mussolini di tenere testa al suo alleato e l'ambizione di gestire una 'guerra parallela' ebbero come esito l'invasione dell'Albania e per il Daily Herald le ragioni di quell'iniziativa risultarono ben chiare:
Signor Mussolini has acted as we foresaw that he would act. Jealous of his Axis partner's success, anxious to pose before himself, his own people and the world as a Caesar and a conqueror, he has flung his troops, his ships, and his aeroplanes suddenly at a peaceful neighbour. // The Duce's vanity has need of a diplomatic and a military triumph.
L'opinione pubblica britannica non si lasciò ingannare dall'immagine - ostentata dal duce - di un'Italia economicamente indipendente e militarmente preparata, guidata da un uomo forte, che godeva del consenso popolare e di un ruolo paritario all'interno dell'Asse: ciò che l'invasione dell'Albania aveva dimostrato era che Mussolini, pur di tenere il passo con il Fuhrer, non aveva esitato ad inventare un pretesto per attaccare 'the smallest and the weakest of his neighbours'.133) Pertanto il duce non sembrava più meritevole della fiducia della Gran Bretagna e dava ragione a coloro che avevano affermato che egli era 'incorreggibile e inconciliabile'134):
// from now on Fascist Italy, by its own choice, established, beyond doubt or cavil, that it is a power in whose word and in whose good faith, no shred of reliance can be placed.
Risulta qui del tutto evidente il cambiamento di opinione nei confronti di Mussolini rispetto alle simpatie inizialmente riservategli da buona parte del mondo politico britannico: mentre prima il duce era l'uomo su cui puntare per raggiungere un equilibrio di forze in Europa, è chiaro che ora le sue ambizioni prevalevano sul desiderio di pace.
Nonostante la dimostrazione di forza, che l'Albania aveva voluto rappresentare, nel 1939 il duce, secondo la descrizione di W.N. Ewer, - un corrispondente del Daily Herald che si occupò spesso delle vicende italiane - appariva affaticato e meno direttamente impegnato nella gestione del potere:
Signor Mussolini is growing tired, is losing his grip on policy and on administration, is sitting back and letting his lieutenants do the job. // Few men could have stood the strain so long. Not even Mussolini's physique and vitality could stand it indefinitely.136)
Ewer mise a confronto il Mussolini incontrato a Stresa nel 1935 con il Mussolini del 1939 e notò il radicale cambiamento:
That Mussolini was keen, fit, alert. // bright-eyed, hard-muscled, capable, one guessed, of any exertion. A man of energy and decisive will. The Mussolini of last January was, by comparison, flabby. He looked far more then four years older, the skin was not so clear, the jowl was sagging. // the springy walk had become something of a waddle. // It was the difference between a man in a hard training and a man gone rather soft.137)
Un duce stanco ed invecchiato, dunque, e di riflesso tutto il sistema politico era in difficoltà: ancora una volta l'identificazione tra uomo e regime è sintomatica, come l'uomo perde di vigore il regime è in declino.
Non si poteva certo ancora dire - secondo Ewer - che il duce avesse perso il proprio potere decisionale o che fosse solo un prestanome, anche se era sempre più evidente che egli stesse lasciando maggiore libertà d'azione a Ciano, Starace ed Alfieri,138) i quali sembravano desiderare un ulteriore avvicinamento alla Germania:
He still has fits of the old energy and the old fire. In the last resort it is his word always which is decisive. But he is no longer, as he was, an all-time dictator. // Galeazzo Ciano, Achille Starace, Dino Alfieri. These are the three men who make policy to-day: the three men, say the Romans under their breath, who are turning Italy into a German colony.
Compaiono qui per la prima volta altre figure del regime accanto a quella di Mussolini: se finora un solo uomo era stato alla guida della nazione, ora che quell'uomo perdeva progressivamente il controllo ecco emergere come suoi possibili successori figure che, in realtà, da tempo rivestivano ruoli preminenti nel regime, ma che il protagonismo di Mussolini sulla stampa britannica aveva relegato in secondo piano.
3 Le relazioni anglo-italiane dal Patto di Pasqua alla conferenza di Monaco.
Il 1938 fu un anno cruciale per le relazioni tra Gran Bretagna e Italia e per l'equilibrio di forze in Europa. Già nel 1937, le due nazioni avevano siglato un accordo per il Mediterraneo, noto come Gentlemen's Agreement, che, però, non trovò mai applicazione concreta, sia a causa di reciproci sospetti e in particolare perché l'Italia era convinta che la Gran Bretagna ostacolasse il suo sviluppo e la Gran Bretagna riteneva che l'Italia volesse estrometterla dal Mediterraneo e dal Medio Oriente, sia per alcune questioni rimaste in sospeso, come, ad esempio, il riconoscimento della sovranità italiana in Etiopia e l'intervento nella guerra di Spagna, elementi tutti che impedirono il successo dell'accordo.140) Fin dall'estate del 1937 furono riprese le attività diplomatiche per favorire un accordo di più ampia portata, che avrebbe rappresentato, secondo gli auspici inglesi, un passo fondamentale verso un'ipotesi di Patto a Quattro.
Non pochi ostacoli, tuttavia, si frapposero, nel corso del 1937, all'avvio delle conversazioni anglo-italiane: in agosto si verificarono alcuni attacchi ad imbarcazioni britanniche e francesi al largo della costa spagnola e Gran Bretagna e Francia presentarono le loro rimostranze all'Italia, che, però, negò ogni responsabilità; il 24 settembre Mussolini si recò inoltre in Germania per una visita ufficiale, che suscitò nelle nazioni democratiche il timore di un ulteriore rafforzamento dell'Asse; ancora in ottobre Ciano respinse la proposta di conversazioni a tre (Gran Bretagna , Italia , Francia) per risolvere il problema dei volontari in Spagna; in novembre l'Italia rifiutò di partecipare ad una conferenza delle nove potenze interessate al conflitto sino-giapponese e il 6 di quello stesso mese aderì al Patto Antikomintern con la Germania e il Giappone; infine, il 23 dicembre, Mussolini annunciò il ritiro dell'Italia dalla Società delle Nazioni. Queste prese di posizione contribuirono ad accrescere il distacco tra Italia e Gran Bretagna e rimandarano l'avvio delle conversazioni ai primi mesi del 1938.
I colloqui italo-iglesi, però, furono resi difficoltosi anche dalle posizioni contrastanti del Primo Ministro britannico, Neville Chamberlain, e del Segretario di Stato agli Esteri, Anthony Eden141): il primo più accomodante e incline alla politica dell'appeasement, riteneva che tutte le questioni rimaste in sospeso tra le due nazioni avrebbero trovato soluzione durante le trattative, il secondo, intransigente e diffidente verso i regimi dittatoriali, era convinto che l'Italia - come aveva dimostrato dopo la firma del Gentlemen's Agreement - non avrebbe modificato la propria linea politica e, pertanto, esigeva come condizioni per l'avvio di nuovi colloqui formali la cessazione della propaganda antibritannica e il ritiro graduale delle truppe italiane dalla Spagna. Le divergenze d'opinione tra i due ministri si fecero irriconciliabili nel febbraio del 1938, quando Chamberlain, nonostante il parere contrario del Ministro degli Esteri, decise di convocare l'ambasciatore italiano, Dino Grandi,142) a Downing Street: in quell'occasione Eden insistette per ottenere da Grandi rassicurazioni in merito al ritiro dei 'volontari' italiani dalla Spagna e Chamberlain ritenne questa insistenza lesiva per l'avvio delle conversazioni. Nell'impossibilità di giungere ad un'intesa tra i due ministri britannici si decise di consultare il Gabinetto, che appoggiò la linea di Chamberlain: Eden presentò le proprie dimissioni - con grande soddisfazione della stampa italiana143) - e fu sostituito da Edward Halifax, più vicino a Chamberlain.144)
Il Times notò che nel corso del mese di febbraio la stampa italiana aveva, tra l'altro, mitigato i toni della propaganda antiebraica e le relazioni anglo-italiane sembravano avviate ad un miglioramento, in buona parte dovuto - secondo il corrispondente romano del Times - alla parziale frattura tra Roma e Berlino seguita all'annuncio della nazificazione dell'Austria.145) Nondimeno, il Times escludeva la possibilità che Mussolini, pur mostrandosi più disponibile al colloquio con la Gran Bretagna, avrebbe compromesso i propri rapporti con Hitler per difendere l'indipendenza austriaca:
// the Duce may be thinking more seriously than before of friendship with Great Britain in this connection, but to imagine, as some persons have done, that he would jeopardize the Rome-Berlin axis by championing Austria's wish for independence would be a great mistake.146)
Dalla metà di marzo i rappresentanti dei due governi si incontrarono con regolarità e dai loro colloqui emersero con chiarezza le questioni che da una parte e dall'altra erano considerate fondamentali per la buona riuscita dell'accordo: l'Inghilterra premeva per la soluzione del problema spagnolo, chiedendo che l'Italia si impegnasse a ritirare i propri contingenti in quell'area; l'Italia pretendeva indicazioni precise sull'intenzione britannica di operare il riconoscimento dell'impero.
Nei primi giorni di aprile il Times riportò un discorso del Primo Ministro inglese, nel quale egli faceva il punto dei colloqui anglo-italiani ed esprimeva la propria fiducia nella possibilità di giungere presto ad un accordo tra le due nazioni:
// During recent weeks we have been engaging in conversations // with Italian Government with the result that a whole cloud of suspicion and misunderstanding has been blown away. There is today a good prospect of restoring those friendly relations which, until they where recently broken, had lasted so long that they had become almost traditional between our two countries.147)
Il Patto di Pasqua - così chiamato perché ricorrevano in quei giorni le festività pasquali - fu siglato il 16 aprile a Roma e la sua entrata in vigore era subordinata alla soluzione della questione spagnola e al riconoscimento giuridico della conquista dell'Etiopia, ma quando finalmente - dopo vari rinvii - il 16 novembre entrò in vigore, la situazione internazionale era notevolmente cambiata: alla conferenza di Monaco le potenze democratiche erano state costrette a piegarsi a Hitler e in Spagna Franco e i suoi alleati erano ormai prossimi alla vittoria.148)
Nell'aprile, comunque, il Patto fu accolto da più parti con soddisfazione per il contributo dato alla pace europea dalla ristabilita amicizia tra Gran Bretagna e Italia:
The Anglo-Italian agreement signed in Rome Saturday evening has been welcomed in most European countries //. All the basis of good relation in the Mediterranean and Suez Canal and Red Sea are re-established. All the new problems and difficulties that have risen during the past two years to separate the two countries have been faced // In addition, problems that might have risen have been anticipated and agreement has been reached.149)
Il Times, tuttavia, notò come sulla stampa fascista l'entusiasmo fosse accompagnato da insistenti riferimenti all'immutata solidità dell'Asse:
One point on which commentators are careful to insist is that the new agreement with Great Britain in no way weakens Italy's attachment to Germany. // Sig. Gayda points out that the new Rome Agreement represents no new direction in Italian policy.150)
Nelle settimane successive alla firma dell'accordo, la Gran Bretagna insistette affinché l'Italia e la Francia aprissero le conversazioni per chiarire le rispettive posizioni e, inizialmente, sia in Gran Bretagna che in Francia, come osservò il corrispondente parigino del Times, non si nascose un certo ottimismo sulla possibilità di un accordo:
The cordial welcome given by Count Ciano to the French Government's suggestion that the time is opportune for a settlement of outstanding differences has made an excellent impression here, and the general feeling // is one of relief that the ice is broken at last.
I tentativi di mediazione da parte britannica non riuscirono, però, a cancellare l'ostilità e la diffidenza tra i governi italiano e francese. Il 22 di aprile, il Ministro degli Esteri francese, Blondel, aveva presentato un memorandum contenente le richieste della Francia per un accordo con l'Italia. Due punti in particolare incontrarono il rifiuto italiano: a) la subordinazione dell'accordo alla soluzione del problema spagnolo, b) la partecipazione della Francia al condominio anglo-italiano sul Mar Rosso. Il Ministro degli Esteri Ciano tuttavia non escluse la possibilità di trattare. Solo qualche settimana più tardi, però, il discorso che Mussolini pronunciò a Genova il 14 maggio, non lasciò dubbi sull'atteggiamento che l'Italia avrebbe adottato nei confronti della Francia, e da più parti si ritenne che la visita di Hitler in Italia152) - conclusasi solo pochi giorni prima - avesse influito sulla posizione del duce: in quel discorso egli esprimeva grande scetticismo sulla possibilità di un buon esito delle conversazioni con la Francia a causa della questione spagnola, che vedeva le due nazioni schierate ai lati opposti della barricata. Il discorso suscitò il risentimento della Francia, ma anche della Gran Bretagna. Infatti, anche se Mussolini aveva ribadito l'importanza dell'accordo anglo-italiano, egli aveva allo stesso tempo giustificato la posizione italiana rispetto all'Anschluss, sostenendo di aver agito in modo da eludere 'il disegno dei nemici che avrebbero desiderato un urto tra i due stati totalitari'.153) Queste affermazioni e il deterioramento dei rapporti tra Roma e Parigi avevano contrariato il Primo Ministro inglese e avevano confermato l'impressione che Mussolini, siglando l'accordo anglo-italiano, avesse semplicemente inteso rafforzare la propria posizione di fronte al Fuhrer.154)
Tra il giugno e l'agosto del 1938 si verificarono nuovi bombardamenti contro le imbarcazioni britanniche e francesi al largo della costa spagnola e Mussolini, venendo meno agli impegni assunti con la firma del Patto di Pasqua, decise l'invio di nuovi 'volontari' per la presa di Valencia. Di nuovo crebbero le tensioni tra le potenze democratiche e l'Italia e, ancora una volta, l'entrata in vigore dell'accordo fu rimandata.
4 Mussolini a Monaco.
Nell'agosto si riaprì la crisi cecoslovacca,155) che già nel maggio aveva richiamato l'attenzione delle potenze occidentali. Gran Bretagna e Francia osservavano da vicino l'atteggiamento italiano in merito alla questione dei Sudeti, perché temevano che l'appoggio del duce a Hitler avrebbe spinto quest'ultimo ad avanzare ulteriori pretese. L'Italia espresse la propria posizione nell'Informazione Diplomatica del 13 settembre, dichiarandosi solidale con la Germania. Chamberlain decise dapprima di inviare a Praga Lord Runciman, presidente della Camera di Commercio, in qualità di mediatore, e successivamente si impegnò in prima persona nelle trattative con Berlino.
Mussolini, che seguì l'azione diplomatica della Gran Bretagna, si convinse, come Hitler, della debolezza delle democrazie occidentali156) e confermò a più riprese il proprio sostegno all'alleato tedesco in caso di guerra. Nei discorsi che tenne nelle principali città del Veneto tra il 18 e il 27 settembre - come riferì Times - il duce espresse chiaramente le intenzioni del governo italiano riguardo alla crisi cecoslovacca e, pur dichiarando di apprezzare gli sforzi di Chamberlain per mantenere la pace, non mancò di notare che Hitler, dal canto suo, si era dimostrato molto paziente verso le democrazie occidentali:
// he referred in his speeches to the European crisis and in the first and last place his remarks gave important indications of Italy's attitude. He stated more explicitly than ever before that she would side with Germany in the event of a European conflict and that, though she had so far taken no special military precautions, she would do so if other countries continued their preparations.157)
Sig. Mussolini said that all must appreciate the efforts of Mr. Chamberlain to find a solution to the problem // as well as the patience 'so far' displayed by Germany.158)
Nel frattempo, il 22 settembre, Chamberlain incontrò Hitler a Godesberg159) e gli prospettò la disponibilità dei governi britannico, francese e ceco ad aderire alle cessione del territorio dei Sudeti al Reich: Hitler allora avanzò nuove richieste che il Primo Ministro britannico non poteva accettare senza consultare le altre parti interessate. Di fronte al successivo diniego opposto dalla Gran Bretagna alle sue pretese, Hitler minacciò di invadere i Sudeti.
Il 28 settembre Chamberlain si disse disposto a nuove trattative e presentò ad Hitler il progetto di una conferenza. Quello stesso giorno, in seguito all'intervento dell'ambasciatore italiano a Londra, Dino Grandi, che riteneva indispensabile la mediazione di Mussolini, il Premier britannico inviò un appello al duce.160) Immediati i commenti della stampa inglese nei quali era espressa la convinzione che Mussolini fosse l'uomo giusto per giungere ad una soluzione pacifica della questione dei Sudeti:
// It is felt that if anybody can save the situation at the last moment by influencing Herr Hitler it is his partner in the Rome-Berlin Axis, and the situation is thought now to have entered a new phase. Certainly the role of mediator in the present circumstances will be highly congenial to Sig. Mussolini, and he can be counted on to do his utmost to save the peace.161)
Con il suo primo intervento Mussolini chiese ed ottenne, tramite l'ambasciatore italiano a Berlino, Bernardo Attolico, che Hitler posponesse di ventiquattro ore la mobilitazione prevista per il 1° ottobre. Quello stesso giorno, il 28 settembre, Hitler accettò la proposta britannica di una conferenza internazionale, ponendo come condizione la partecipazione del proprio alleato: il duce accolse l'invito del Fuhrer e partì immediatamente per Monaco.
La conferenza di Monaco si svolse tra il 29 e il 30 settembre e l'accordo finale si rivelò nettamente favorevole a Hitler, che sostanzialmente 'ottenne senza combattere tutto ciò che aveva chiesto'162): il 1° ottobre avrebbe avuto inizio l'occupazione dei Sudeti da parte delle truppe tedesche. La Francia e la Gran Bretagna, dunque, subirono una dura sconfitta diplomatica. Unico vantaggio, pur non trascurabile, fu quello di aver evitato - o meglio rimandato - un conflitto che in quel momento le avrebbe colte impreparate: restava il fatto, però, che le grandi potenze occidentali si erano dovute piegare al volere del Fuhrer.
Il vero trionfatore a Monaco fu Mussolini: il suo ruolo di mediatore gli attirò la stima britannica e tedesca ad un tempo. Se da un lato, infatti, il Primo Ministro britannico lo considerò come l'unico in grado di esercitare un'influenza moderatrice su Hitler, dall'altro, il Fuhrer sapeva che solo dal duce avrebbe dovuto aspettarsi un appoggio.
Tornato in Italia, Mussolini ricevette un'accoglienza trionfale: le folle inneggiavano al 'salvatore della pace' e la stampa britannica riconobbe il ruolo cruciale del duce:
Pride in the predominant part which Sig. Mussolini has played in saving the peace of Europe comes naturally foremost in their thoughts, but expression of this feeling is almost invariably linked with words of warm praise for Mr. Chamberlain's indefatigable and undaunted efforts.163)
La conferenza di Monaco fu, sia per l'Italia che per la Gran Bretagna, un'occasione per discutere, seppur brevemente, dell'accordo siglato in aprile e per rinnovare l'impegno a risolvere quelle questioni preliminari (Spagna e Etiopia) che ne avevano fin a quel momento ostacolato l'entrata in vigore. Chamberlain lasciò Monaco con la speranza che anche la questione spagnola sarebbe presto giunta ad una svolta: le relazioni con l'Italia sembravano essere tornate cordiali e l'azione Mussolini a Monaco aveva dimostrato la volontà del duce di conservare la pace:
// the hopes has been renewed that the settlement in Czecoslovakia would lead to a settlement in Spain, on which depends the Anglo-Italian Agreement. // There is reason to believe that both Sign. Mussolini and Gen. Franco feel a time to be approaching when a majority of Italian contingent might be withdrawn, and such action would naturally increase the welcome already given to Sig. Mussolini's mediatory attitude towards Czecoslovakia.
La mediazione di Mussolini a Monaco riaccese, dunque, momentaneamente le speranze britanniche secondo cui il duce avrebbe contribuito a mantenere un equilibrio di forze in Europa e avrebbe saputo influenzare in senso moderatore il Fuhrer. Fu quella, inoltre, l'ultima occasione per il riaffiorare di una positiva immagine di Mussolini prima del suo definitivo oscurarsi.
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