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Il '68 in Italia
Il '68 italiano fu il più intenso e ampio tra tutti quelli dell'Europa occidentale assieme a quello francese. In Italia la contestazione fu il risultato di un malessere sociale profondo, accumulato negli anni '60, dovuto al fatto che lo sviluppo economico (il cosiddetto boom economico) e della borghesia, non era stato accompagnato da un adeguato aumento del livello sociale ed economico delle classi più basse.
L'esplosione degli scioperi degli operai in fabbrica si saldò con il movimento degli studenti che contestavano i contenuti arretrati e parziali dell'istruzione e rivendicavano l'estensione del diritto allo studio anche ai giovani di condizione economica disagiata, i prodromi di quello che diverrà il sessantotto inizieranno a palesarsi nel 1966. La contestazione fu attuata con forme di protesta fino ad allora sconosciute: vennero occupate scuole e università e vennero organizzate manifestazioni che in molti casi portarono scontri con la polizia . Il 24 gennaio 1966 avvenne a Trento la prima occupazione di una università italiana ad opera degli studenti che occuparono la facoltà di Sociologia.
Dalla contestazione studentesca che fu inizialmente sottovalutata dai politici e dalla stampa, si passa appunto repentinamente alle lotte dei lavoratori. Prendono origine le agitazioni per il rinnovo di molti contratti di lavoro; per l'aumento dei salari uguale per tutti, per la diminuzione dell'orario, per le pensioni, la casa, la salute, i servizi. Per la prima volta il mondo dei lavoratori e il mondo studentesco unito fin dalla prime agitazioni su molte questioni del mondo del lavoro, provocano delle tensioni nel Paese sempre più radicali e a carattere rivoluzionario, sfiorando in alcuni casi l'insurrezione, visti i proclami, i giornali e i fatti che accadono in Italia. La Fiat di Torino, dopo alcuni incidenti in settembre, causati da atti di sabotaggio alle catene di montaggio, dove vengono persino distrutte migliaia di auto, reagisce e sospende 25.000 operai, dopo cinque giorni di inutili mediazioni, e si sfiora il dramma. Al grido di 'potere operaio' c'è mobilitazione generale e il tentativo di occupazione dell'azienda. Ai primi di novembre si processa il padronato dell'azienda. Tre mesi di agitazione mettono in crisi la città, con tre mesi senza salario vengono paralizzate tutte le attività produttive e commerciali. Nei primi giorni di dicembre la città è vicino al Natale più nero. Nemmeno la guerra aveva angosciato tanto: spente le luci, chiusi i negozi. Il 21 dicembre con una mediazione vengono accolte quasi tutte le richieste dei sindacati e ritorna una calma apparente. Ma inizia un'altra epoca, generando nuovi movimenti che sfociano nelle azioni armate (come le Brigate Rosse). Ma gli operai otterranno alla fine dell'anno molti risultati: aumenti salariali, interventi nel sociale, pensioni, minori ore lavorative, diritti di assemblea, consigli di fabbrica. E getteranno anche le basi dello Statuto dei lavoratori
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