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Il fascismo e il nazismo




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IL FASCISMO E IL NAZISMO

D'Annunzio viene considerato spesso come padre della patria dal fascismo, movimento nato tra il 1919 e il 1921 da un'idea forte ma perdente di Giolitti di "costituzionalizzare" il fascismo: di renderlo meno sovversivo, di assorbirlo nella maggioranza parlamentare, spegnendone gli eccessi violenti. Quel progetto non andò a buon fine e il fascismo entra nel Parlamento come partito autonomo e ben definito. Per mostrare che il fascismo è una forza politicamente matura, Mussolini si fa promotore di un "patto di pacificazione" tra fascismo, Partito socialista e Confederazione generale del lavoro, che però fallisce. Al Congresso di Roma il movimento fascista si trasforma in Partito nazionale fascista. Il 1922 è l'anno in cui il fascismo si organizza sul piano sindacale, cogliendo i successi delle violenze condotte contro il movimento operaio. Il 31 luglio l'Alleanza del lavoro proclama uno sciopero generale "per la libertà" contro il terrorismo fascista. È un completo insuccesso, i fascisti si mobilitano e scatenano un'offensiva violentissima contro le sedi dei partiti antifascisti. In ottobre precipita la crisi definitiva dello Stato liberale. Risultando evidenti la debolezza e l'inconsistenza di Facta, Giolitti inizia trattative, soprattutto con il Partito popolare e con i fascisti, nel tentativo estremo di fare del fascismo una forza subalterna allo Stato liberale. Intanto, a sinistra, mentre i comunisti sono rimasti l'unica forza antifascista, si consuma un'altra frattura. La maggioranza del Partito socialista espelle i riformisti, i quali fondano il Partito socialista unitario. I maggiori esponenti di questo partito operaio sono Turati, Treves e Matteotti. Sotto la minaccia di u n colpo di stato si cela una pressione politica volta direttamente al re. Facta si dimette. Il giorno dopo "l'esercito delle camicie nere" entra in azione e si dispiega le sue forze nell'Italia settentrionale e centrale, con il proposito di mettere in atto la "marcia su Roma". È una vera minaccia allo Stato di diritto, al Parlamento, al sistema liberale. Il re inizialmente pare orientato a difendere lo Stato;vorrebbe proclamare lo stato d'assedio, ma il giorno dopo cambia idea e rifiuta di firmare il decreto. La monarchia teme di mettere in gioco se stessa in uno scontro con il fascismo. Mussolini è deciso a chiedere l'incarico di formare il nuovo governo. Il re accetta le sue condizioni e la mattina del 30 ottobre alcune migliaia di squadristi fascisti entrano in Roma senza incontrare resistenza; in quelle stesse ore, Mussolini è ricevuto dal re e nominato presidente del Consiglio. Tra il 1922 e il 1926 il fascismo distrugge le istituzioni ereditate dallo Stato liberale; lo Stato viene trasformato nello Stato di un dittatore. Mussolini, giunto al potere, fa intendere che vuole avviare la "normalizzazione del fascismo", cioè la fine delle violenze sistematiche. Ma le squadre fasciste continuano a colpire. Nel dicembre 1922 nasce il Gran Consiglio del fascismo con il compito di fungere da trait d'union tra partito e governo. Si costituisce la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale e la fusione tra Partito fascista e Partito nazionalista. Nei confronti del mondo cattolico, Mussolini agisce con abilità: assume un atteggiamento sempre più ostile verso il Partito popolare ma stringe i migliori rapporti con il Vaticano. Il 27 aprile 1923 viene approvata dal governo la riforma scolastica Gentile, che con i suoi sviluppi dovrà segnare la fine della scuola laica, dare un nuovo, grande peso alla dottrina cattolica nell'insegnamento, favorire con l'introduzione dell'esame di Stato la scuola privata. Nel 1923 una nuova legge elettorale rivela che il fascismo intende sanzionare sul piano parlamentare, con l'aiuto di una "truffa" legale, la propria posizione di forza. Questa legge stabilisce che la lista di maggioranza relativa che abbia raggiunto il 25% dei voti, avrebbe ottenuto i due terzi dei seggi alla Camera. La campagna elettorale si svolge in un clima di violenze e intimidazioni contro tutti gli oppositori, ma soprattutto contro socialisti e comunisti. Il segretario politico del Partito socialista unitario, Giacomo Matteotti, denunzia le violenze fasciste nel corso della campagna elettorale e mette sotto accusa la validità dei risultati. Il suo discorso diventa la sua sentenza di morte: il 10 giugno 1924 Matteotti viene rapito e ucciso a pugnalate da sicari fascisti. Dopo aver concordato l'unità di azione i deputati dell'opposizione decidono di non partecipare più ai lavori della Camera, ritirandosi. Gli oppositori dichiarano che rientreranno alla Camera solo quando sarà restaurata la legalità e abolita la Milizia, e ciò rappresenta una chiara pressione sul re affinché ritiri la fiducia. Nel gennaio 1925 alla Camera si verifica l'ultimo atto della definitiva presa del potere da parte del fascismo: con un discorso duro e violento, Mussolini respinge ogni addebito riguardante il delitto Matteotti, assume personalmente la responsabilità dell'accaduto, difende apertamente tutto ciò che la violenza delle camicie nere ha fatto e farà. Questo discorso segna di fatto il punto terminale del sistema liberale parlamentare, la conquista da parte del fascismo del "monopolio politico". La trasformazione dello Stato liberale parlamentare dominato dai fascisti in Stato e regime propriamente "fascisti" viene realizzata attraverso una serie di leggi dette "fascistissime". Si provvede a mettere definitivamente fuori gioco la Confederazione generale del lavoro; le Corporazioni nazionali, cioè i sindacati fascisti, sono riconosciuti come i soli rappresentanti dei lavoratori; le commissioni interne vengono abolite. Un'altra legge sottopone tutte le associazioni al controllo della polizia. Infine la legge del 24 dicembre stabilisce che la figura del Presidente del Consiglio venga mutata in quella di "capo del governo"; il capo del governo sia nominato e revocato dal re; i ministri non siano più "responsabili" di fronte al potere legislativo; il capo del governo decide che cosa debba venire discusso in Parlamento. Una serie di norme abolisce le amministrazioni locali di nomina elettiva, sostituendole con autorità di nomina governativa: i podestà prendono il posto dei sindacati. Sono annullati tutti i passaporti, soppressi i giornali antifascisti, sciolti tutti i partiti di opposizione; viene istituito il confino di polizia in località particolari per gli oppositori; 120 deputati dell'opposizione sono privati del mandato parlamentare. Viene creato un "Tribunale speciale per la difesa dello Stato". Anche la scuola subisce un processo di radicale fascistizzazione. Il controllo su di essa diviene capillare e totale: gli insegnanti sono costretti a iscriversi al Partito fascista, pena il licenziamento; il loro operato viene sorvegliato; i professori universitari sono costretti a prestare giuramento di fedeltà al fascismo. Il risultato plebiscitario delle elezioni del 1929 è stato raggiunto anche grazie all'invito della Chiesa a votare. Nel 1929, a conclusione di un fitto lavoro diplomatico iniziato sin dal 1926, avviene la cosiddetta "Conciliazione": la firma di un accordo tra Italia e Vaticano, si parla di Patti lateranensi. I punti centrali del trattato comprendono: 1) il riconoscimento, da parte dello Stato italiano, che la religione cattolica e apostolica romana è la sola religione dello Stato"; 2) il riconoscimento da parte dello Stato italiano dello Stato della città del Vaticano, pienamente sovrano e indipendente; 3) il riconoscimento da parte vaticana del Regno d'Italia e di Roma come sua capitale. La convenzione finanziaria include il pagamento da parte dello Stato italiano di ogni indennizzo dovuto per la perdita da parte del Vaticano dei proventi dell'ex Stato pontificio. Nonostante i Patti del Laterano, la Chiesa e il fascismo entrano in un contrasto acuto nel 1931 per la questione dell'Azione cattolica. Oggetto della contesa sono la gioventù e la sua educazione. Il conflitto tocca l'apice con violenze di parte fascista contro le sedi cattoliche, ma successivamente viene composto da un accordo in base al quale l'Azione cattolica rimane in vita, ma con l'impegno di limitarsi all'ambito religioso e di espellere dalle proprie fila gli antifascisti o i non fascisti. L'ideologia del regime fascista pone come suo scopo supremo l'integrazione totalitaria del cittadino nello Stato. Il liberalismo e la democrazia pluralistica rinnegati come contrari alla compattezza dello Stato nazionale, mentre il socialismo e il comunismo combattuti e repressi in una lotta senza quartiere quali nemici dell'ordine sociale. Il fascismo esalta l'unità organica tra Stato e popolo, ma concepisce questa unità in senso piramidale e organicamente gerarchico. In alto, il duce del fascismo e i suoi gerarchi, detentori del potere decisionale. Questo potere deve trovare il suo veicolo nel partito unico al potere, con compiti di organizzare, disciplinare, indottrinare, dirigere e mobilitare le masse, chiamate a "credere, obbedire, combattere". L'ideologia fascista è statalistica e nazionalistica, non razzistica. Nel 1938 un manifesto degli studiosi razzisti definisce il volto del razzismo fascista. Si colpiscono sia gli indigeni delle colonie sia gli ebrei italiani. Gravissime misure di discriminazione colpiscono gli ebrei, che vengono "ghettizzati" ; si vieta agli scolari ebrei di frequentare scuole pubbliche e private insieme ai loro coetanei italiani. Contro gli ebrei non vengono però attuate misure di violenza fisica. L'antisemitismo non ha trovato appoggio nella popolazione e neppure tra i fascisti, con l'eccezione di gruppi minoritari, ma paura e conformismo sono prevalsi.

Spesso il nome di Nietzsche è stato associato alla cultura nazista, al punto che si è giunti a parlare del nazismo come di un "esperimento nietzscheano". Da alcuni critici è stata data la responsabilità della nazificazione di Nietzsche alla sorella, dopo un noto episodio, nel quale Hitler aveva visitato l'archivio di Nietzsche e all'uscita aveva ricevuto dalla sorella un bastone appartenuto a Nietzsche. Ma attribuire alla sorella la totale responsabilità è eccessivo e bisogna ammettere che in alcuni testi editi e inediti di Nietzsche si trovano spunti antidemocratici atti a favorire almeno qualche lettura "reazionaria". Nell'agosto 1920 il Partito dei lavoratori tedeschi ha assunto il nome di Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi. Il nazismo emerge nel corso del 1923, dove Hitler tenta di prendere il potere con un putsch, fallito però miseramente. Hitler viene condannato a 5 anni di prigione. Il Partito nazista è messo fuori legge. Nelle elezioni del 1930hanno maggiore successo il Partito nazista e il Partito comunista. Due anni dopo si vota per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. I candidati sono tre: il marescialli Hindenburg, Hitler e il comunista Thalmann. La rielezione di Hindemburg, esponente diretto degli interessi dei grandi proprietari agrari, a opera dei socialdemocratici, in contrapposizione a Hitler, indica che la Repubblica è in uno stato di disfacimento. Data l'incapacità di far fronte alla situazione, il debole esecutivo guidato da Bruning dovette rassegnarsi a convocare nuove elezioni a seguito delle quali il risultato più eclatante fu l'ascesa dei nazisti. Alla guida del governo fu posto Von Papen che, fece larghe concessioni alle idee e al linguaggio del nazismo. Da quel punto in poi l'avanzata nazista divenne inarrestabile, facendo leva su una propaganda che seppe sfruttare il malcontento nel Paese, riversando la colpa dei disagi tedeschi su ebrei. Appoggiati dai grandi "trusts" industriali e finanziari, i seguaci di Hitler riuscirono a presentarsi all'opinione pubblica come unici rappresentanti del popolo tedesco. Al nazismo guardavano con simpatia anche i circoli militari, abbagliati da Hitler, che prometteva di restituire alla Germania il suo antico ruolo di potenza mondiale. Il leader nazista acquisì ufficialmente il potere. Ciò avvenne dopo le elezioni del 1932, quando i nazisti risultarono il primo partito tedesco, sicché Hindemburg si risolse a nominare Hitler cancelliere della Repubblica. Ormai giunto al potere, impiegò un anno per trasformare il nazismo in regime, procedendo alla distruzione di ogni istituzione costituzionale e democratica. L'incendio del palazzo del Reichstag a Berlino fornì l'occasione per la promulgazione di leggi eccezionali che abolirono ogni libertà civile. Subito dopo, avendo ottenuto pieni poteri, Hitler potè statalizzare le proprie milizie di partito. A tal fine vennero create la gestapo e le S.S. (milizie di difesa) poste sotto il comando di Himmler. Nel corse del "notte dei lunghi coltelli"(30 giugno 1934) fu assassinato tutto lo stato maggiore delle S.A. Frattanto, hitler aveva già provveduto ad eliminare i sindacati e a far approvare una legge che riconosceva il diritto di esistenza al solo Partito Nazista. La morte di Hindemburg gli consentì di autoproclamarsi capo (Fuhrer) del partito, dello stato e dell'esercito. L'irreggimentazione della società tedesca secondo gli ideali del nazismo venne completata attraverso una propaganda che, da un lato impose un rigido controllo su tutti i mezzi di comunicazione di massa, dall'altro fece ricorso a parate militari per pubblicizzare gli slogans nazisti. L'istituzione della Camera dell'economia del Reich divenne il punto di riferimento per la ristrutturazione dell'economia tedesca che, vide risolto il problema della disoccupazione grazie ad una politica tesa a favorire vasti programmi di lavori pubblici. Dato il carattere razziale dello Stato nazista, un ruolo fondamentale ha la legislazione diretta a preservare e migliorare la "purezza della razza ariana". Essa viene diretta in primo luogo contro gli ebrei. Nel 1935, con le leggi di Norimberga, gli ebrei, che sono stati messi ai margini della vita pubblica fin dal 1933, vengono privati della cittadinanza e ridotti a "soggetti". Viene vietato il matrimonio tra ariani ed ebrei. L'antisemitismo divampa in un clima di inaudite violenze. A fianco della persecuzione contro le "razze inferiori", il regime vara una legislazione medico-sanitaria rivolta alla salvaguardia della razza ariana, che in specie sancisce il diritto dello Stato di procedere alla sterilizzazione delle persone gravate da tare ereditarie e infine, viene stabilita l'eliminazione dei malti di mente giudicati inguaribili.



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