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Il battesimo del fuoco:
La Guerra del Vietnam
La guerra del Vietnam venne combattuta tra il 1964 e il sul territorio
del Vietnam del Sud e delle aree confinanti di Cambogia
e Laos
e in missioni di bombardamento (Operazione Rolling Thunder) sul Vietnam del
Nord. Una parte delle forze in conflitto era la coalizione di forze
composta da Vietnam del Sud, Stati Uniti, Corea del Sud,
Thailandia,
Australia,
Nuova Zelanda,
e Filippine.
Dall'altra parte c'era la coalizione formata da Vietnam del Nord e Fronte di Liberazione Nazionale del
Vietnam (FLN) conosciuto anche come Viet Cong,
un movimento di guerriglia Sudvietnamita. L'Unione
Sovietica e la Repubblica Popolare Cinese fornirono aiuti
militari a Vietnam del Nord ed FLN, ma non presero parte alla guerra con le
loro truppe. La guerra fece parte di un più ampio conflitto regionale che
coinvolse le nazioni confinanti di Cambogia e Laos, conosciuto come Seconda
Guerra Indocinese. In Vietnam questo conflitto è conosciuto come Guerra
Americana (in vietnamita Chiến Tranh Chống Mỹ Cứu Nước,
letteralmente Guerra
contro gli americani per salvare la nazione).
La guerra del Vietnam è la guerra nella quale i francesi combatterono,
con il supporto logistico e finanziario degli Stati Uniti, per
riprendere il controllo della loro ex-Colonia in Indocina. In base alla Conferenza di Ginevra del la penisola
indocinese venne divisa in tre Stati indipendenti: Laos, Cambogia e Vietnam,
diviso a sua volta in due lungo il 17° parallelo: il Vietnam
del Nord, nel quale viene riconosciuta una repubblica democratica guidata da Ho Chi Minh
(con capitale Hanoi),
e il Vietnam del Sud, affidato al cattolico Ngo Dinh Diem
(capitale Saigon, sotto il
controllo americano). Gli accordi di Ginevra specificavano che si
sarebbero dovute programmare delle elezioni per unificare la nazione, da
svolgersi nel giugno
, ma tali elezioni non
si tennero mai. Il governo della Repubblica Sudvietnamita (RVN), del Presidente Diem, con l'appoggio degli
USA sotto l'amministrazione Dwight
Eisenhower, interpretò il Sud-est Asiatico come un altro campo
di battaglia della Guerra Fredda e quindi non aveva interesse a
far tenere elezioni democratiche che avrebbero favorito l'influenza comunista
sul governo del Sud. Il
Presidente Eisenhower annotò nelle sue memorie che, se si fosse tenuta un'
elezione su base nazionale, i comunisti avrebbero vinto. In aggiunta si
disse che i comunisti probabilmente non avrebbero permesso elezioni libere
nella loro parte di Vietnam. Indipendentemente da ciò né gli USA né i due
Vietnam avevano firmato la clausola elettorale dell'accordo. L'FLN (o comunisti
vietnamiti) guidò l'insurrezione popolare contro il governo Sudvietnamita. Per
salvare l'RVN, gli Stati Uniti iniziarono ad inviare consiglieri militari. Il
Vietnam del Nord, che era appoggiato da Unione Sovietica e Repubblica Popolare
Cinese, appoggiò a sua volta l'FLN con armi e rifornimenti, consiglieri, e
unità regolari dell'Esercito del Vietnam del Nord.
Anche se la guerra venne dipinta come lo sforzo di una coalizione,
la gran parte degli stati coinvolti a fianco del Vietnam del Sud mandarono pro
forma, un contingente simbolico, per onorare gli obblighi con gli
Stati Uniti. Nei combattimenti principali c'erano, a seconda dei punti di
vista, da due a quattro principali organizzazioni combattenti; le quattro
erano: le forze armate statunitensi, l'esercito della
Repubblica del Vietnam (ARVN, i Sudvietnamiti), i Viet Cong,
un gruppo di guerriglieri sudvietnamiti, e l'esercito popolare del
Vietnam (PAVN, i nordvietnamiti). Le discussioni su quali di questi quattro
fossero gli effettivi combattenti furono uno dei punti di interesse politico
della guerra. Gli Stati Uniti cercarono di ritrarre la guerra come una tra i
difensori dell'ARVN, aiutati dagli USA, contro le forze del PAVN, considerando
quindi i Viet Cong come dei burattini o un esercito ombra e la guerra come la
difesa dei Sudvietnamiti contro un aggressione del Nord. I Nordvietnamiti
ritrassero il conflitto come uno scontro tra i Sudvietnamiti dell'FLN contro
gli Stati Uniti e i loro alleati. Questa visione considerava l'ARNV come un
burattino degli USA. Queste dichiarazioni propagandistiche in contrasto vennero
sfruttate nei primi colloqui di pace, nei quali il dibattito ruotava attorno
alla 'forma del tavolo delle trattative', nel quale ognuna delle
parti cercava di dipingere sé stessa come due entità distinte opposte a una
singola entità, ignorandone i 'burattini'.
Anche se oggi viene universalmente descritta come la Guerra del Vietnam, all'epoca veniva indicata come il conflitto del Vietnam. Ciò rifletteva il concetto che, non essendo stata dichiarata, quella guerra era un'azione di minore o differente natura, continuando la tendenza del dopoguerra di proiettare il termine guerra in un nuovo contesto, come nella guerra di Corea, che venne definita come un'azione di polizia sotto gli auspici delle Nazioni Unite. Le Leggi di guerra terrestre, l'insieme di trattati espressi dalla tradizione e dalla pratica, incluse le varie Convenzioni di Ginevra e Convenzioni dell'Aia, richiedono che le ostilità non possano cominciare senza una Dichiarazione di guerra:
<<Le Potenze contraenti riconoscono che le ostilità fra esse non devono cominciare senza un avvertimento preliminare e non equivoco, che avrà sia la forma d'una dichiarazione di guerra motivata, sia quella di un ultimatum con dichiarazione di guerra condizionale.>> (Convenzione dell'Aia III, articolo 1, 18 ottobre 1907)
La Costituzione degli Stati Uniti specifica il potere di dichiarare guerra:
<<Il Congresso avrà facoltà di: [] Di dichiarare la guerra, di concedere permessi di preda e rappresaglia e di stabilire norme relative alle prede in terra e in mare.>>
Nessuna dichiarazione venne richiesta o concessa dal Congresso, il
Presidente Johnson si affidò al suo ruolo di Comandante
in Capo delle Forze Armate e alla Risoluzione del Golfo del Tonchino
come giustificazione per l'intensificazione del conflitto. I sostenitori della
guerra affermarono che il conflitto era poco meno di una guerra formale, che
gli USA stavano assistendo nella difesa un alleato in deciso pericolo e che la
mancanza di una dichiarazione era una pura formalità. Gli oppositori dissero
che, in aggiunta ad altre considerazioni, la mancanza di una dichiarazione
rendeva quella del Vietnam una guerra illegale. Questa questione avrebbe dovuto
ragionevolmente essere risolta dalla Corte Suprema degli Stati Uniti,
ma nessun caso venne mai portato all'attenzione della corte.
Il crescente impegno USA nella guerra
Il coinvolgimento degli USA nella guerra fu graduale, con personale militare che arrivò già nel 1950. Il coinvolgimento militare incrementò lungo il corso degli anni sessanta e sotto successivi presidenti, sia democratici che repubblicani (Eisenhower, Kennedy, Johnson, e Nixon), nonostante gli avvertimenti del comando militare statunitense contro una grossa guerra di terra in Asia. Non ci fu mai una dichiarazione formale di guerra, ma ci furono una serie di decisioni presidenziali che incrementarono il numero di 'consiglieri militari' nella regione. Nella campagna per la presidenza del , la percepita minaccia sovietica e l'erosione della posizione statunitense a livello mondiale furono una questione prominente e Kennedy ne fece uno dei principali argomenti della campagna. Le Carte del Pentagono (Capitolo I, 'Impegni e programmi di Kennedy, 1961'), elaborano questo punto:
<<Un altro elemento del problema sovietico influì direttamente sul Vietnam. La nuova amministrazione, anche prima di entrare in carica, era incline a credere che una guerra non convenzionale avrebbe probabilmente avuto enorme importanza negli anni '60. Nel gennaio, Khrushchev assecondò quella visione con il suo discorso che prometteva il supporto sovietico alle 'guerre di liberazione nazionale'. Il Vietnam fu il luogo dove questa guerra si stava effettivamente svolgendo. In effetti, da quando la guerra in Laos si era mossa ben oltre la fase insurrezionale, il Vietnam era l'unico posto del mondo dove l'amministrazione affrontò un ben sviluppato sforzo comunista per far cadere un governo filo-occidentale, con un'insurrezione filo-comunista aiutata dall'esterno.>>
Noam Chomsky sostiene che Kennedy ordinò all'Aviazione USA di iniziare a bombardare il Vietman del Nord già nel usando insegne sudvietnamite, per mascherare il coinvolgimento statunitense. Egli inoltre accusò Kennedy di aver autorizzato l'uso del napalm, assieme ad altri programmi di distruzione delle coltivazioni, sempre in quella data, piuttosto che in una fase successiva della guerra. La visione tradizionale sostiene che il reale e aumentato coinvolgimento statunitense nella Guerra del Vietnam non avvenne fino al 1964 come reazione al Bombardamento del Brinks Hotel. Il programma di operazioni coperte del GVN (Sudvietnamiti), secondo le fonti tradizionali, venne progettato per imporre una pressione progressiva e crescente sul Nord, e iniziò su una scala piccola e sostanzialmente inefficace nel febbraio 1964. Il ruolo attivo degli USA nelle poche operazioni coperte che vennero portate avanti, fu essenzialmente limitato alla pianificazione, equipaggiamento ed addestramento delle forze del GVN coinvolte, ma le responsabilità degli USA per aver lanciato e condotto queste attività fu inequivoco e portò con se una implicita, simbolica e psicologica intensificazione dell'impegno statunitense.
Gli sforzi dell'amministrazione Kennedy per contenere il Vietnam del
Nord avvennero simultaneamente agli sforzi di ammodernare il regime del Sud. Kennedy era fortemente convinto
che il Vietnam del Sud fosse una nazione stabile e democratica e screditò
ampiamente il Nord e la sua retorica comunista. L'aiuto al Sud venne spesso
concesso a patto che il governo attuasse determinate riforme politiche. Ben
presto i consiglieri del governo statunitense giocarono un ruolo determinante
in ogni livello del governo Sudvietnamita. Il Presidente del Vietnam del
Sud, Ngô Đình Diem, ebbe poco tempo per queste riforme e fu
abbastanza poco cooperativo. Spesso attuò pro forma queste riforme
prescritte dagli USA, in un modo molto superficiale che finì per essere
abbastanza imbarazzante per gli Stati Uniti stessi. Ad esempio, quando si
presentò alle elezioni, venne permesso solo un candidato dell'opposizione, e ci
furono diffuse accuse di brogli elettorali. Diem non credeva che le idee
statunitensi di democrazia fossero applicabili al suo governo, in quanto la
nazione era ancora giovane e instabile. Kennedy venne accusato di essere troppo ingenuo e utopico
nel suo convincimento che i valori americani potessero essere importati
istantaneamente da un altro paese, indipendentemente dalla sua cultura o storia,
così che l'amministrazione Kennedy venne sempre più frustrata da Diem. In un
incidente imbarazzante che venne ampiamente riportato dalla stampa statunitense,
le forze di Diem scatenarono una violenta repressione contro i monaci buddisti.
Poiché il Vietnam del Sud era una nazione prevalentemente buddista, e Diem e
gran parte della classe dirigente era cattolica,
questa azione venne vista come un ulteriore prova che Diem aveva perso
completamente il contatto con il suo popolo. Dagli Stati Uniti vennero
inviati messaggi ai generali sudvietnamiti, che li incoraggiavano ad
agire contro gli eccessi di Diem. Anche se c'è dibattito sul fatto che questa
fosse o meno l'intenzione di Kennedy, l'esercito sudvietnamita
interpretò questi messaggi come una chiamata alle armi e inscenò un violento
colpo di
stato, rovesciando e uccidendo Diem il 1° novembre
. Il sabato 24
agosto 1963 un gruppo dirigente del Dipartimento di Stato (Hilsman, Harryman e
Forrestal) mandò un telegramma all'ambasciatore Cabot-Lodge in cui si dava
istruzione a questo ultimo di contattare eventuali generali ribelli in vista di
un colpo di stato. Sembrava che il tempismo della missiva fosse coniato in modo
da mettere il Presidente Kennedy e gli altri alti dirigenti, tra cui il vice
Presidente Jonhson, davanti al fatto compiuto. Anche se
nelle riunioni alla Casa Bianca nella settimana seguente, molti
espressero dubbi e critiche riguardo al contenuto del telegramma, Kennedy
sembrava non accorgersi che Cabot-Lodge aveva interpretato la missiva come un
semaforo verde all'organizzazione concreta di un colpo di stato. Non ci fu
quindi un contrordine chiaro e le cose sono andate avanti così fino agli eventi
del 1 novembre 1963. Lontana dall'unire la nazione sotto la nuova leadership,
la morte di Diem rese il Sud ancor più instabile. I nuovi governanti militari
erano molto poco esperti nelle questioni politiche e non furono in grado di
fornire la forte autorità centrale del governo di Diem. Colpi e contro-colpi
piagarono la nazione, il che, in cambio, funse da grande ispirazione agli
sforzi del Nord. Tre settimane dopo la morte di Diem, Kennedy stesso venne
assassinato e il vice presidente Johnson venne improvvisamente spinto a
interpretare il ruolo principale della guerra. L'appena insediato Presidente
Johnson confermò, il 24 novembre 1963, che gli Stati Uniti
intendevano continuare ad appoggiare il Vietnam del Sud, militarmente ed
economicamente.
Premesso che Johnson era contrario
alla politica d'ingerenza negli affari interni vietnamiti quando era ancora
vice-presidente, in un visita ufficiale in quel paese definì il presidente Ngô
Đình Diem, il Churchill del sud est asiatico. Era quindi
verosimile che l'intervento militare, da lui diretto in Vietnam non era frutto
di una politica deliberata, ma di un ripiego, da lui visto come obbligatorio,
per non perdere quel paese, dopo gli eventi del 1 novembre 1963. Johnson alzò
il livello del coinvolgimento statunitense il 27 luglio
1964, quando altri 5.000 consiglieri militari vennero inviati nel
Vietnam del Sud, il che portò il numero totale di forze statunitensi in Vietnam
a 21.000. Il 31 luglio
1964 l'incrociatore americano USS Maddox riprese una missione di
ricognizione nel Golfo del Tonchino, che era stata sospesa per sei
mesi. Lo scopo della missione era di provocare una reazione da parte delle
forze della difesa costiera nordvietnamita, da usare come pretesto per una
guerra più ampia. Rispondendo ad un presunto attacco, e con l'aiuto della
vicina portaerei USS Ticonderoga, la Maddox distrusse un torpediniere
nordvietnamita e ne danneggiò altri due. La Maddox soffrì solo un danno
superficiale causato da un singolo proiettile di mitragliatrice da 14,5 mm e si
ritirò nelle acque del Vietnam del Sud, dove venne raggiunta dalla USS C. Turner Joy. Il 3 agosto,
il GVN attaccò nuovamente il Vietnam del Nord; l'estuario del fiume Rhon e
l'installazione radar
di Vinh Sonh furono bombardate con il favore del buio. Il 4 agosto
venne iniziato un nuovo pattugliamento finalizzato a intercettare con
dispositivi elettronici le comunicazioni nordvietnamite, sul Vietnam del Nord,
con la Maddox e la C. Turner Joy. Quest'ultima ricevette dei segnali radar che
vennero in seguito dichiarati come un altro attacco dei nordvietnamiti. Per
circa due ore le navi fecero fuoco su bersagli radar e manovrarono
vigorosamente in mezzo ad avvistamenti radar e visuali di siluri. In seguito il
Capitano
John J. Herrick ammise che non si trattò
d'altro che di un 'addetto radar troppo attento' che 'stava
udendo il battito dei propulsori della nave stessa'. Il Senato statunitense approvò quindi la Risoluzione del Golfo del Tonchino,
il 7 agosto
1964, che diede un ampio supporto al Presidente Johnson per aumentare il coinvolgimento statunitense
nella guerra 'come il Presidente riterrà opportuno'. In un
messaggio televisivo Johnson sostenne che 'la sfida che stiamo affrontando
oggi, nel sud-est asiatico , è la stessa che affrontammo con coraggio in Grecia
e Turchia, a Berlino e in Corea, in Libano e a Cuba', una lettura
pericolosamente errata delle questioni politiche del conflitto vietnamita. I
membri del Consiglio di Sicurezza Nazionale,
compreso Robert McNamara, Dean Rusk,
e Maxwell
Taylor concordarono il 28 novembre
1964 di raccomandare che il Presidente Johnson adottasse un piano per una
escalation in due fasi del bombardamento del Vietnam del Nord. L'8 marzo
, 3.500 US Marines
divennero la prima forza combattente americana a sbarcare nel Vietnam del Sud,
aggiungendosi ai 25.000 consiglieri militari statunitensi che erano già sul
posto. Anche la guerra aerea crebbe d'intensità; il 24 luglio
1965, quattro F-4C Phantom di scorta a un incursione di
bombardamento a Kang Chi vennero fatti bersaglio di missili
antiaerei, nel primo attacco di questo tipo contro aeroplani
americani nel corso della guerra. Un aereo
venne abbattuto e gli altri tre furono danneggiati. Quattro giorni dopo
Johnson annunciò un altro ordine per incrementare le truppe statunitensi in
Vietnam da 75.000 a 125.000. Il giorno dopo, 29 luglio,
i primi 4.000 paracadutisti della 101a Divisione Aviotrasportata
arrivarono in Vietnam, atterrando a Cam Ranh Bay. Quindi il 18 agosto
1965 iniziò l'Operazione Starlite, come la prima
grossa battaglia di terra della guerra, quando 5.500 Marines distrussero
una roccaforte Viet Cong sulla penisola di Van Tuong, nella Provincia di Quang Ngai. I Marines
ricevettero una soffiata da un disertore Viet Cong che disse che era progettato
un attacco contro la base statunitense di Chu Lai. L'NVA apprese dalla loro sconfitta e cercò da
allora in poi, di evitare i combattimenti nello stile degli statunitensi.
Il Pentagono
disse al Presidente Johnson il 27 novembre
1965 che, se le principali operazioni pianificate per neutralizzare le forze
Viet Cong durante l'anno seguente volevano avere successo, il numero di truppe
americane necessarie in Vietnam doveva essere aumentato da 120.000 a 400.000.
Per la fine del 1965 184.000 soldati americani si trovavano in Vetnam. Nel febbraio
1966 ci fu una riunione tra il comandante della missione USA, capo
del Comando Assistenza Militare Vietnam
(MACV), il generale William Westmoreland e Johnson a Honolulu.
Westmoreland sostenne che la presenza statunitense aveva prevenuto una
sconfitta ma che erano necessarie più truppe per poter passare all'offensiva,
egli sostenne che un aumento immediato poteva portare a raggiungere il
'punto di svolta' nelle perdite di Viet Cong e NVA per gli inizi del
1967. Johnson autorizzò un incremento delle truppe a 429.000 unità per l'agosto
1966. Il 12 ottobre
Il Segretario di
Stato statunitense Dean Rusk dichiarò, nel corso di una conferenza stampa, che
le proposte del Congresso degli Stati Uniti
per
un'iniziativa di pace erano futili, a causa dell'opposizione
Nordvietnamita. Johnson tenne quindi una riunione segreta, con un gruppo dei
più prestigiosi uomini della nazione ('I Saggi'), il 2 novembre,
e chiese loro di suggerire dei modi per riunire il popolo americano attorno
allo sforzo bellico. Questi conclusero che al popolo americano andavano forniti
rapporti più ottimistici sul progredire della guerra. Quindi, basandosi sui
rapporti che gli vennero consegnati il 13 novembre,
Johnson disse alla nazione, il 17 novembre,
che mentre molto rimaneva da fare, 'stiamo infliggendo perdite più grosse di quelle che
subiamoStiamo facendo progressi'. Facendo seguito a questa
dichiarazione, il generale William Westmoreland, il 21 novembre
disse ai cronisti: 'Io
sono assolutamente certo che dove il nemico nel 1965 stava vincendo, oggi sta
certamente perdendo'. Due mesi dopo, l'offensiva del Têt fece rimpiangere ad entrambi
le loro parole. Il continuo incremento del coinvolgimento militare americano
avvenne mentre l'amministrazione Johnson e Westmoreland assicuravano
ripetutamente il pubblico americano che il successivo incremento di truppe
avrebbe portato alla vittoria. La fede dell'opinione pubblica nella 'luce
alla fine del tunnel' venne però frantumata, il 30 gennaio
, quando il nemico,
apparentemente sull'orlo del collasso, inscenò l'offensiva del Têt
(che prendeva il nome dal Tet Nguyên Ðán, l'anno nuovo lunare, che è la più importante
festività vietnamita) nel Vietnam del Sud. Durante l'offensiva, quasi tutte le
città principali de Vietnam del Sud vennero attaccate. Anche se nessuna di
queste
offensive conseguì degli obiettivi militari, la sorprendente capacità
di un nemico ormai dato per spacciato, di riuscire semplicemente a lanciare una
tale offensiva, convinse molti americani che la vittoria era impossibile. Ci fu
un crescente sentimento, tra gli americani, che il governo stesse fuorviando il
popolo su una guerra priva di un chiaro inizio e di una fine. Quando il
generale Westmoreland richiese un ulteriore invio di truppe in Vietnam, Clark Clifford, un membro del gabinetto di
Johnson, si schierò contro la guerra. Dovendo fronteggiare una scarsità di
truppe, il 14 ottobre
1968 il Dipartimento della Difesa degli Stati
Uniti annunciò che l'Esercito Statunitense e i Marines,
avrebbero rimandato circa 24.000 uomini in Vietnam, per un secondo
periodo non volontario. Due settimane più tardi, il 31 ottobre,
citando i progressi nei colloqui di pace di Parigi, il
presidente Lyndon Johnson annunciò alla sua nazione che aveva ordinato una
completa cessazione di 'tutti i bombardamenti aerei, navali e di
artiglieria sul Vietnam del Nord', effettivo dal 1° novembre. I colloqui
di pace alla fine si interruppero, e un anno dopo, il 3 novembre
, il Presidente Richard M.
Nixon si rivolse alla nazione in una trasmissione radio-televisiva,
chiedendo alla 'maggioranza silenziosa' di unirsi a lui in
solidarietà con lo sforzo bellico in Vietnam e per appoggiare la sua politica. La
credibilità del governo soffrì, quando il New York
Times, e successivamente il Washington
Post e altri quotidiani, pubblicarono le Carte del Pentagono. Si trattava di uno studio
storico segreto sulla guerra, commissionato dal Pentagono, che mostrava come il
governo stesse fuorviando l'opinione pubblica statunitense,
compreso il supporto segreto alla Francia nella prima guerra in Vietnam.
L'USAF in Vietnam
Il Vietnam fu per gli Usa il più grande scenario dove impiegare i
propri velivoli, ma soprattutto fu fondamentale per confrontarsi con la
produzione bellica dell,URSS. Il Mig-21 Fishbed,
durante la guerra del Vietnam, diede del filo da torcere agli americani
soprattutto nei combattimenti manovrati. C'è da dire che i piloti americani,
grazie ad una follia imposta dai politici di Washington, non avevano la possibilità di
ingaggiare i caccia Nord vietnamiti se non a contatto visivo. In quegli
anni, con l'entrata in servizio dei missili a guida radar Sparrow che
permettevano di ingaggiare degli aerei nemici fuori della portata visiva, il concetto di guerra aerea era
totalmente cambiato, tant'è vero che i costruttori evitavano di mettere
delle mitragliatrici o cannoni su i veivoli perchè pensavano fosse inutile.
Quindi i piloti americani furono costretti ad utilizzare maggiormente i missili a ricerca di calore Sidwinder, che richiedevano manovre aeree che erano alla base della caccia
risalente alla prima Guerra Mndiale e cioè di portarsi alle spalle del nemico,
in questo caso per fare in modo che i missili captassero meglio il calore provocato
dai motori dei jet nemici. Non dimentichiamo che erano i primi tipi di missili
a ricerca di calore non certo paragonabili agli attuali sidwinder che possono
essere lanciati anche frontalmente al nemico, e un esempio n'è anche la guerra delle Malvinas dova fu evidente
la differenza fra il tipo di Sidwinder impiegati dagli argentini e quelli
utilizzati dagli inglesi, d'ultima generazione. I piloti americani si trovarono
coinvolti in duelli aerei con dei caccia, come Mig-17 e Mig-21,
sicuramente più maneggevoli. Nonostante questo il rapporto d'abbattimenti fu di
2 Mig-21 abbattuti per un F-4 perso (che è il peggior rapporto nella storia
postbellica delle forze aeree americane). Già la situazione era sicuramente
migliore ad esempio con l'F-8 Crusader
della marina, un caccia notevolmente più maneggevole rispetto al Phantom.
Un'opposizione alla guerra su piccola scala iniziò nel 1964 nei campus
delle università.
Ciò avvenne durante un periodo senza precedenti di attivismo politico
studentesco di sinistra, e con l'arrivo all'età dell'università, della numerosa
generazione dei cosiddetti 'Baby Boomers'. La crescente opposizione
alla guerra è attribuibile in parte al più ampio accesso alle informazioni sul
conflitto, disponibile agli americani in età universitaria, se confrontato con
quello delle generazioni precedenti, soprattutto grazie all'estesa copertura
televisiva. Migliaia di giovani americani scelsero l'auto-esilio in Canada o in Svezia,
piuttosto che rischiare la coscrizione. A quel tempo, solo una frazione di
tutti gli uomini in età di leva venivano effettivamente chiamati alle armi; gli
uffici del sistema di reclutamento, in ogni località, avevano ampia
discrezionalità su chi arruolare e chi dispensare, in quanto non c'erano delle
linee guida chiare per l'esonero. Le accuse di ingiustizia portarono
all'istituzione di una 'lotteria di leva' per l'anno 1970,
nella quale, il giorno di nascita di un ragazzo, determinava il rischio
relativo di essere arruolato. Allo scopo di guadagnarsi l'esenzione o il
rinvio, molti ragazzi ottennero un rinvio studentesco frequentando
l'università, anche se ci dovevano rimanere fino al compimento del 26°
compleanno, per essere sicuri di evitare l'arruolamento. Alcuni si sposarono,
il che rimase motivo di esenzione per tutto il corso della guerra. Altri
trovarono dei dottori accondiscendenti che sostenevano le basi mediche per una esenzione
'4F' (inadeguatezza mentale), anche se i medici dell'esercito
potevano dare, e davano, un loro giudizio. Altri ancora si unirono alla Guardia Nazionale o
entrarono nei Corpi della Pace, come sistema per evitare il
Vietnam. Tutte queste questioni sollevarono preoccupazioni sull'imparzialità
con cui le persone venivano scelte per un servizio non volontario, in quanto
toccava spesso ai poveri o a quelli che non avevano appoggi essere arruolati.
Ironicamente, alla luce delle moderne questioni politiche, un'esenzione certa
veniva data da una convincente dichiarazione di omosessualità,
ma in pochi tentarono questa strada, a causa dell'etichettatura che tale
dichiarazione comportava. Gli arruolati stessi iniziarono a protestare, quando
il 15 ottobre
1965, l'organizzazione studentesca 'Comitato di coordinamento
nazionale per la fine della guerra in Vietnam', inscenò la prima
manifestazione pubblica negli USA, in cui vennero bruciate le cartoline di
leva. La prima 'lotteria di leva' negli USA, dalla seconda guerra mondiale, si tenne il 1 dicembre
e fu accolta da grandi
proteste e controversie; l'analisi statistica indicò che la metodologia di
estrazione svantaggiava involontariamente i ragazzi nati verso la fine
dell'anno. La questione venne trattata estesamente in un articolo del New York
Times del 4 gennaio
intitolato: 'Gli
statistici accusano che la lotteria di leva non è casuale'. Molti di
quelli che non ricevettero mai un rinvio o un'esenzione non prestarono
servizio. Questo semplicemente perché il parco degli eleggibili era enorme, se
comparato al numero di
persone richieste per il servizio, e gli uffici di leva non si ponevano
il problema di arruolarli o perché era disponibile una nuova annata di leva
(fino al 1969) o perché avevano un numero della lotteria troppo alto (dal 1970
in poi). La popolazione statunitense si polarizzò attorno alla guerra. Molti
sostenitori della guerra ritenevano corretta quella che era conosciuta come la
'Teoria del domino', la quale sosteneva
che se il Vietnam del Sud cedeva alla guerriglia comunista, altre nazioni,
principalmente nel Sud-est Asiatico, sarebbero cadute in rapida successione,
come pezzi del domino,
appunto. I militari critici verso la guerra puntualizzarono che il conflitto
era politico e che la missione militare mancava di obiettivi chiari. I critici
civili argomentarono che il governo del Vietnam del Sud mancava di
legittimazione politica, o che il supporto alla guerra era immorale. George Ball, sottosegretario di stato del
Presidente Johnson, fu una delle voci solitarie dell'amministrazione, ammonendo
contro la guerra in Vietnam. Le agghiaccianti immagini di due attivisti
pacifisti che si diedero fuoco nel novembre 1965, fornirono un
simbolo di quanto fortemente alcune persone ritenessero che la guerra era
immorale. Il 2 novembre il trentaduenne quacchero
Norman Morrison si diede fuoco davanti al
Pentagono e il 9 novembre il ventiduenne cattolico Roger Allen LaPorte fece lo stesso davanti al
palazzo delle Nazioni Unite. Entrambe le proteste erano consapevoli imitazioni
di proteste simili condotte in precedenza da monaci buddisti nel Vietnam del
Sud. Il
crescente movimento pacifista allarmò molti all'interno del governo
statunitense. Il 16 agosto il Comitato
della Camera sulle Attività Antiamericane iniziò le indagini
sugli americani che erano sospettati di aiutare i Viet Cong, con l'intenzione
di introdurre una legislazione che rendesse queste attività illegali. I
dimostranti pacifisti interruppero l'incontro e in 50 vennero arrestati. Il 1° febbraio
un sospetto ufficiale
Viet Cong venne giustiziato sommariamente da Nguyen Ngoc Loan, un capo della polizia
nazionale sudvietnamita. Loan sparò in testa al sospettato, sulla pubblica
piazza, davanti a dei giornalisti. L'esecuzione venne filmata e fotografata e
fornì un'altra immagine simbolo che aiutò a far spostare l'opinione pubblica
statunitense contro la guerra. Il 15 ottobre centinaia di migliaia
di persone presero parte alla dimostrazione pacifista a livello nazionale detta
'National Moratorium'. Gli USA capirono che
il governo sudvietnamita aveva bisogno di una solida base di supporto popolare
se voleva sopravvivere all'insurrezione. Allo scopo di ottenere l´obiettivo di
'vincere i cuori e le menti' dei vietnamiti, unità dell'esercito
statunitense, indicate come unità per gli 'Affari
Civili', vennero utilizzate estensivamente, per la prima volta
dalla seconda guerra mondiale. Queste unità, pur rimanendo armate e sotto
diretto controllo militare, si impegnarono in quella che venne definita la
'costruzione di una nazione': costruendo (o ricostruendo) scuole,
edifici pubblici, strade e altre infrastrutture fisiche; realizzando programmi
medici per i civili che non avevano accesso alle strutture mediche; facilitando
la cooperazione tra i vari leader civili locali; organizzando corsi di
formazione per i civili e attività simili. Questa politica del cercare di
vincere i 'cuori e le menti' del popolo vietnamita, comunque, si
scontrò spesso con altri aspetti della guerra che servirono ad inimicarsi molti
civili. Questi comprendevano l'enfasi sulla 'conta dei corpi',
come mezzo per misurare il successo militare sul campo di battaglia, il
bombardamento di villaggi (simboleggiato dalla famosa frase del giornalista
Peter Arnett, 'fu
necessario distruggere il villaggio, allo scopo di salvarlo'), e
l'uccisione di civili in incidenti come il Massacro di My Lai. Nel il documentario
'Hearts and Minds' ('cuori e menti') affrontò questi
problemi, e vinse un Premio Oscar al miglior documentario
tra notevoli controversie. Anche il governo sudvietnamita si inimicò molti
cittadini con la soppressione delle opposizioni politiche, attraverso misure
come la detenzione di molti prigionieri politici e il tenere elezioni
presidenziali con un solo candidato nel . Nonostante le
notizie sempre più deprimenti sulla guerra molti americani continuarono ad
appoggiare gli sforzi del Presidente Johnson. A parte la teoria del domino,
precedentemente menzionata, era diffuso il sentimento che impedire una
conquista del governo filo-occidentale sudvietnamita, da parte dei comunisti,
fosse un obiettivo nobile. Molti americani erano anche preoccupati di
'salvare la faccia' in caso di un disimpegno dalla guerra o, come
venne successivamente detto da Nixon, 'ottenere la pace con onore'. Comunque
anche i sentimenti contro la guerra iniziarono a crescere. Molti americani si
opposero alla guerra per questioni morali, vedendola come un conflitto distruttivo contro
l'indipendenza vietnamita, o come un intervento in una guerra civile straniera; altri
la opposero perché sentivano che mancava di obiettivi chiari e appariva come
non vincibile. Alcuni attivisti pacifisti erano essi stessi veterani del
Vietnam, come evidenziato dall'organizzazione Veterani del Vietnam Contro la Guerra.
Molti degli oppositori alla Guerra del Vietnam erano visti all'epoca, e sono
visti tuttora, più come sostenitori dei vietnamiti che come contrari alla
guerra; il più famoso di questi fu l'attrice Jane Fonda.
Molti dei contestatori vennero accusati di 'sputare sui soldati del
Vietnam' dopo il loro ritorno; comunque, la validità di queste accuse è
obiettabile. Nel 1968, Lyndon Johnson iniziò la sua campagna di rielezione. Un
membro del suo stesso partito, Eugene McCarthy, corse contro di lui per la
candidatura, con una piattaforma contro la guerra. McCarthy non vinse le
iniziali elezioni primarie nel New Hampshire,
ma fece sorprendentemente bene contro il Presidente in carica. Il colpo che ne
risultò per la campagna di Johnson, preso assieme ad altri fattori, portò il
Presidente, in un discorso televisivo del 31 marzo,
ad annunciare il suo ritiro dalla corsa elettorale. Sempre nello stesso
discorso annunciò anche l'avvio dei colloqui di pace di Parigi con il Vietnam.
Quindi, il 4 agosto 1969, il rappresentante statunitense Henry
Kissinger e quello nordvietnamita Xuan Thuy iniziarono dei negoziati segreti di
pace, nell'appartamento parigino dell'intermediario francese Jean Sainteny. I negoziati comunque fallirono. Afferrando
l'opportunità creata dall'abbandono di Johnson, Robert
Kennedy entrò in scena concorrendo alla candidatura, anch'egli con
una piattaforma pacifista. Il vice di Johnson, Hubert Humphrey, si candidò
invece promettendo di continuare l'appoggio al governo del Vietnam del Sud. Kennedy
venne assassinato in quella stessa estate, ed Eugene McCarthy non fu in grado
di vincere il supporto di cui Humphrey godeva, all'interno dell'elite del
partito. Humphrey vinse la candidatura e corse contro Richard Nixon
nell'elezione generale. Durante la campagna, si disse che Nixon avesse
sostenuto di conoscere un piano segreto per porre fine alla guerra; questo
fatto non avvenne mai. Si pensò che ciò fosse accaduto perché, a un certo
punto, il suo avversario per la candidatura repubblicana, Gov. George Romney
del Michigan, gli chiese: 'Dov'è il tuo piano segreto?' L'opposizione
alla guerra del Vietnam in Australia si svolse su linee simili a quelle degli
USA, in particolare con l'opposizione alla coscrizione. Mentre il disimpegno
australiano iniziò nel 1970 sotto John Gorton,
non fu fino all'elezione di Gough Whitlam, nel 1972, che l'arruolamento di
leva ebbe fine.
Nixon venne eletto Presidente ed iniziò la sua politica di lento
disimpegno dalla guerra. Lo scopo era quello di rafforzare gradualmente
l'esercito sudvietnamita, di modo che potesse combattere la guerra da solo.
Questa politica divenne la chiave di volta
della cosiddetta 'Dottrina Nixon', che applicata al Vietnam
venne chiamata 'Vietnamizzazione'. L'obiettivo dichiarato
della Vietnamizzazione era di mettere l'esercito sudvietnamita in grado di
reggere sempre più contro l'FLN e l'esercito nordvietnamita; l'obiettivo non
dichiarato era che il fardello principale dei combattimenti sarebbe ritornato
alle truppe dell'ARVN, diminuendo quindi l'opposizione interna alla guerra, da
parte dei cittadini statunitensi. Durante questo periodo gli USA condussero un
graduale ritiro delle truppe dal Vietnam. Nixon continuò a usare la forza aerea
per bombardare il nemico e i soldati americani continuarono a morire in
combattimento. In fin dei conti, durante la presidenza di Nixon, morirono più
soldati americani e vennero sganciate più bombe, che durante quella di Johnson.
Durante l'amministrazione Nixon vennero comunque fatti molti significativi
passi avanti nella guerra. Uno di particolare importanza fu l'indebolimento del
supporto che l'esercito nordvietnamita riceveva da Unione Sovietica e Cina. Uno degli scopi
principali della politica estera di Nixon fu quello di aprire una breccia nelle
relazioni tra le due nazioni creando un nuovo spirito di cooperazione. Sotto
molti aspetti lo scopo venne raggiunto. Cina e URSS erano stati i principali
sostenitori dell'esercito del Vietnam del Nord grazie a un abbondante supporto
militare e finanziario. Il desiderio di entrambe le nazioni di migliorare le
loro relazioni con gli USA, di fronte a una sempre maggiore divisione
nell'alleanza inter-comunista, portò alla riduzione del loro aiuto ai
nordvietnamiti. La moralità della condotta di guerra statunitense continuò ad
essere un problema anche sotto la presidenza Nixon. Nel 1969, venne alla luce
che il tenente William Calley, un capo plotone in Vietnam,
aveva guidato un massacro di civili vietnamiti (compresi bambini) a My
Lai un anno prima. Il massacro venne fermato solo dopo che l'equipaggio
di un elicottero americano notò la carneficina e intervenne per impedire ai
suoi commilitoni di uccidere altre persone. Anche se molti rimasero sconvolti
dall'uccisione in massa di My Lai, Calley fu condannato a una pena leggera dopo
il suo processo davanti alla corte
marziale nel 1970, e venne in seguito graziato da Nixon. Nel 1970,
Nixon ordinò un'incursione militare in Cambogia allo scopo di distruggere i
santuari dell'FLN lungo il confine con il Vietnam del Sud. Questa azione
sollecitò ulteriori proteste nei campus delle università americane. Diversi
studenti vennero uccisi dai soldati della Guardia Nazionale
durante una manifestazione alla Kent State University. Un effetto
dell'incursione fu quello di spingere le forze comuniste più in profondità
nella Cambogia, il che destabilizzò la nazione e potrebbe aver incoraggiato la
sollevazione dei Khmer
Rossi, che presero il potere nel
1975. Lo scopo degli attacchi, comunque, era di riportare i negoziatori
nordvietnamiti al tavolo delle trattative, con più flessibilità nelle loro
richieste che il governo sudvietnamita venisse rovesciato come parte
dell'accordo. Si è anche presunto che le perdite americane e sudvietnamite
vennero ridotte dalla distruzione dei rifornimenti militari che i comunisti
conservavano in Cambogia. In uno sforzo di alleviare il crescente malcontento
sulla guerra, Nixon annunciò, il 12 ottobre 1970 che gli Stati Uniti avrebbero
ritirato altri 40.000 uomini prima di Natale. Alla
fine dello stesso mese, il 30 ottobre, il peggior monsone
degli ultimi sei anni colpì il Vietnam, causando vaste inondazioni, facendo 293
vittime e lasciando senza tetto 200.000 persone, oltre a fermare virtualmente
la guerra. Appoggiati dall'aviazione e dall'artiglieria statunitense, le truppe
sudvietnamite invasero il Laos il 13 febbraio
1971. Il 18 agosto dello stesso anno, Australia e Nuova Zelanda decisero di
ritirare le loro truppe dal Vietnam. Il numero totale di truppe americane nel
Vietnam scese a 196.700 il 29 ottobre 1971, il livello più basso dal
gennaio 1966. Il 12 novembre 1971, Nixon fissò il 1° febbraio , come scadenza per
rimuovere altre 45.000 unità americane dal Vietnam. Nelle elezioni del 1972, la
guerra fu nuovamente una delle principali questioni politiche negli USA. Un
candidato contro la guerra, George
McGovern, corse contro il Presidente Nixon. Il Segretario di Stato
di Nixon, Henry Kissinger, dichiarò che la 'pace era a portata di
mano', poco prima che gli elettori si recassero alle urne, sferrando un
colpo mortale alla campagna di McGovern, che già aveva affrontato una corsa in
salita. Comunque, l'accordo di pace non venne firmato fino all'anno successivo,
portando molti a concludere che l'annuncio di Kissinger fosse solo uno
stratagemma politico. I difensori di Kissinger asserirono che i negoziatori
nordvietnamiti avevano utilizzato l'annuncio di Kissinger come un opportunità
di mettere in imbarazzo l'amministrazione Nixon e indebolirla al tavolo delle
trattative. L'addetto stampa della Casa Bianca,
Ron Zeigler, il 30 novembre
1972 disse ai giornalisti che non ci sarebbero più stati annunci riguardanti il
ritiro di truppe americane dal Vietnam, a causa del fatto che il loro livello
era sceso sotto le 27.000 unità. Nel dicembre
del 1972, gli USA lanciarono l'operazione
Linebacker II al fine di ottenere maggior peso negoziale
attraverso una vittoria sul campo. Gli USA cessarono i bombardamenti sul
Vietnam del Nord il 30 dicembre 1972. La minaccia di una
campagna di bombardamento delle dighe vietnamite
che avrebbe distrutto le scorte di cibo, venne impiegata per indurre le
forze del Vietnam del Nord a cedere. I dettagli di questa mossa iniziarono ad
affiorare solo molto più tardi.
Sospensione dell'offensiva in Vietnam del Nord
Il 15 gennaio , citando i progressi nei negoziati di pace, Nixon annunciò la sospensione dell'azione offensiva nel Vietnam del Nord, che venne fatta seguire da un ritiro unilaterale delle truppe statunitensi dal Vietnam. Gli accordi di pace di Parigi vennero firmati il 27 gennaio 1973, il che pose ufficialmente fine all'intervento statunitense nel conflitto del Vietnam. Il primo prigioniero di guerra americano venne rilasciato l'11 febbraio e a tutti i soldati statunitensi venne ordinato di andarsene entro il 29 marzo. Contrariamente alle precedenti guerre americane, i soldati di ritorno in genere non vennero trattati come eroi, e i soldati vennero talvolta addirittura condannati per la loro partecipazione alla guerra. Anche se Nixon aveva promesso al Vietnam del Sud che avrebbe fornito supporto militare, nel caso di una situazione militare sgretolata, il Congresso votò contro ogni ulteriore sovvenzionamento dell'azione militare nella regione. Nixon stava anche lottando per la sua carriera politica, nel crescente scandalo Watergate. In questo modo, nessuno degli aiuti promessi ai sudvietnamiti era in arrivo. Anche se qualche piccolo aiuto economico continuò ad arrivare, la maggior parte venne incamerato da elementi corrotti del governo sudvietnamita, e poco venne effettivamente impiegato per lo sforzo bellico. Il 94° Congresso, alla fine, votò per un taglio totale di tutti gli aiuti, a partire dall'inizio dell'anno fiscale 1975-76 (1° luglio 1975). Allo stesso tempo gli aiuti al Vietnam del Nord da parte di URSS e Cina iniziarono ad aumentare, in quanto con l'abbandono degli americani, le due nazioni non vedevano più la guerra come importante per le loro relazioni con gli USA. L'equilibrio del potere pendeva decisamente dalla parte del Nord. All'inizio del 1975 il Nord invase il Sud e consolidò rapidamente il suo controllo sulla nazione. Saigon venne catturata il 30 aprile 1975. Il Vietnam del Nord fu annesso al Vietnam del Sud il 2 luglio , per formare la Repubblica Socialista del Vietnam. Saigon venne ribattezzata Città Ho Chi Minh, in onore dell'ex Presidente nordvietnamita. Centinaia di sostenitori del governo sudvietnamita vennero arrestati e giustiziati, molti di più vennero imprigionati. Il governo comunista resiste tutt'oggi. Il 21 gennaio il presidente statunitense Jimmy Carter graziò praticamente tutti quelli che si erano sottratti alla coscrizione per la guerra del Vietnam.
L'ultima grande conta dei corpi
Stimare il numero di vittime del
conflitto è estremamente difficile. Le registrazioni ufficiali sono altrettanto
difficili da reperire o inesistenti e molti degli uccisi vennero letteralmente fatti
a pezzi dai bombardamenti. Per molti anni i nordvietnamiti soppressero il
vero numero delle loro perdite per motivi di propaganda.
È altresì difficile dire chi vada contato come 'vittima della guerra del
Vietnam'; la gente muore ancora oggi a causa degli ordigni inesplosi, in particolare dalle bombe a grappolo. Gli effetti sull'ambiente
prodotti dagli agenti chimici e i colossali problemi sociali causati da una
nazione devastata, con così tanti morti, hanno sicuramente prodotto la perdita
di ulteriori vite. Inoltre, i Khmer Rossi non avrebbero probabilmente preso il
potere e commesso i loro massacri, se non ci fosse stata la destabilizzazione
causata dalla guerra, in particolare dalle campagne di bombardamenti americani
per ripulire i santuari in Cambogia. La più bassa stima delle vittime,
basata su dichiarazioni nordvietnamite che vengono ora scartate dal Vietnam
stesso, è di circa 1,5 milioni di vietnamiti uccisi. Il Vietnam ha rilasciato
delle cifre, il 3 aprile 1995, che parlano di un milione di combattenti vietnamiti e 4 milioni di
civili uccisi durante la guerra. L'accuratezza di queste cifre in
genere non è mai stata contestata. Non è chiaro quanti vietnamiti vennero
feriti nel corso del conflitto. Da parte degli americani, 58.226 vennero uccisi in azione
o classificati come dispersi in azione. Altri americani vennero feriti, dando un totale
di 211.529. L'Esercito degli Stati Uniti si prese la maggior parte delle
perdite, con 38.179 morti e 96.802 feriti; il Corpo dei Marines soffrì 14.836 morti e 51.392 feriti; la Marina 2.556 e 4.178;
l'Aviazione subì le perdite più basse sia in termini di numeri che di
percentuale, con 2.580 uccisi e 931 feriti. Anche gli alleati degli americani
subirono perdite. L'Australia perse quasi 500 uomini e 2.400 feriti su un
totale di 47.000 soldati dispiegati in Vietnam. La Nuova Zelanda ebbe 38 morti
e 187 feriti. La Thailandia ebbe 351 vittime. Le perdite della Corea del Sud
furono quantomeno nell'ordine delle centinaia ma, come per le Filippine e in
effetti la Tailandia, è difficile individuare cifre accurate per le loro
perdite. Anche se il Canada non fu coinvolto nella guerra, decine di migliaia
di canadesi si arruolarono nell'esercito statunitense e prestarono servizio in
Vietnam. Tra i morti americani ci sono almeno 56 cittadini canadesi. Nel
periodo successivo alla guerra, molti americani arrivarono a pensare che alcuni
dei 2.300 soldati americani elencati come 'dispersi in azione',
fossero in realtà stati fatti prigionieri dal Vietnam del Nord e trattenuti
indefinitamente. 'Disperso in azione' è un termine che si applica a
soldati il cui status non può essere determinato attraverso una testimonianza
oculare della loro morte, o tramite il recupero del corpo. Mentre poche prove
credibili sono state fornite per questi fatti, i prigionieri di guerra emaciati
(si pensi alla serie di Rambo), continuano a provocare rabbia in molti americani. I
vietnamiti elencano oltre 200.000 dispersi, tra i loro soldati, e soldati
'dispersi in azione' della prima e seconda guerra mondiale,
continuano ad essere disseppelliti in Europa. Sia durante che dopo la guerra,
si ebbero significative violazioni dei diritti umani.
Sia i nord che i sudvietnamiti detenevano molti prigionieri politici, molti dei quali
vennero uccisi o torturati.
Nel 1970,
due membri del Congresso in visita nel Vietnam del Sud, scoprirono
l'esistenza delle 'gabbie di tigre', che erano piccole celle
usate per torturare i prigionieri politici del Vietnam del Sud. Dopo la guerra,
le azioni intraprese dai vincitori in Vietnam, compresi plotoni d'esecuzione,
torture, campi di concentramento e 'rieducazione', portarono all'esodo di
centinaia di migliaia di vietnamiti. Molti di questi rifugiati scapparono con
barche, facendo nascere il termine 'boat people'.
Queste persone emigrarono verso Hong Kong, Francia, Stati Uniti, Canada, e
altre nazioni, creando comunità di espatriati di dimensioni considerevoli,
soprattutto negli USA. Tra le molte vittime della guerra ci furono anche le
persone che vivevano nella confinante Cambogia. Circa 600.000 morirono come risultato diretto delle
campagne di bombardamento americane. Queste campagne portarono anche
molti cambogiani nelle braccia dei Khmer Rossi, nazionalisti e comunisti, che
presero il potere e continuarono a massacrare i loro oppositori (reali o
presunti). Circa 1,7 milioni di cambogiani vennero assassinati o caddero
vittime dell'inedia e delle malattie, prima che il regime venisse rovesciato
dalle forze vietnamite nel . Molti effetti dell'animosità e del rancore generati
durante la guerra del Vietnam sono sentiti ancora oggi tra coloro che vissero
in quell'epoca turbolenta per la storia degli USA e dell'Indocina.
In primo luogo, la guerra fu la
prima significativa sconfitta militare degli USA. Ciò fu molto dannoso
per la reputazione degli Stati Uniti di essere la prima superpotenza
mondiale, che in precedenza era stata vista come praticamente invincibile. Le
massicce perdite americane e la mancanza di una vittoria decisiva crearono
anche un grande disgusto dell'opinione pubblica americana nei confronti delle
guerre all'estero. In effetti, non fu che fino alla Guerra del
Golfo, 18 anni dopo la fine della guerra del Vietnam, che gli Stati
Uniti si sarebbero impegnati, con un numero paragonabile di soldati, a
combattere in una nazione straniera. Politicamente, la scarsa pianificazione
della guerra e l''assegno in bianco' alla legislazione, portarono il
congresso a rivedere il modo in cui gli USA possono dichiarare guerra. A causa
del montare della guerra del Vietnam, il Congresso passò la Risoluzione sui poteri di guerra
del 1973, che ridusse la capacità del Presidente di impegnare truppe in azione,
senza aver prima ottenuto l'approvazione del Congresso. L'uso del defoliante noto come Agente Arancio (Agent Orange),
designato a distruggere i rifugi dei Viet Cong, continua a causare molte
malattie e difetti alla nascita, per le persone che furono su entrambi i lati
del conflitto. Dal punto di vista sociale, la guerra fu un periodo chiave per
molti giovani americani, specialmente per quelli della generazione del
cosiddetto baby boom. Per i dimostranti così come per i
soldati, la guerra creò molte opinioni forti a riguardo della politica estera
americana e della giustezza della guerra. Come risultato, la guerra del Vietnam
fu significativa anche nel mostrare che l'opinione pubblica poteva influenzare la politica del governo,
attraverso la mobilitazione e la protesta.La guerra e le sue conseguenze
portarono a una massiccia emigrazione dal Vietnam verso gli Stati Uniti. Questa
comprendeva sia i figli di soldati americani e giovani donne sudvietnamite che
i rifugiati vietnamiti, che scapparono subito dopo la presa del potere
da parte dei comunisti. Durante l'anno successivo, più di 1 milione di
queste persone arrivò negli USA. Nel iniziò la costruzione del Memoriale dei Veterani del Vietnam
(conosciuto anche come 'Il Muro'). Si trova sul Mall di Washington DC adiacente al Lincoln Memorial. La 'statua dei 3
soldati' venne aggiunta successivamente. Aver prestato servizio nella
guerra, anche se inizialmente impopolare, divenne presto rispettato, anche se
la guerra in sé non lo fu. Divenne importante per l'elezione di molti politici
americani; ad esempio, fu un fattore nell'elezione di John McCain,
un ex prigioniero di guerra del Vietnam, al Senato. Il fatto che i Presidenti Bill Clinton
e George W.
Bush abbiano evitato il servizio militare in Vietnam fu fonte di
controversia durante le loro rispettive campagne elettorali. Dopo essere
entrato in carica, Bill Clinton annunciò il desiderio di sanare le
relazioni con il Vietnam. La sua amministrazione tolse le sanzioni
economiche sulla nazione nel e nel maggio i due stati rinnovarono le relazioni diplomatiche, con
gli USA che aprirono un'ambasciata sul suolo vietnamita per la prima volta dal
1975.
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