Governo Giolitti
Dopo l'unita d'Italia
si ha molto caos, infatti, prima del '900 ci furono molte ribellioni, a Milano
in una manifestazione, ci furono degli spari sulla folla, la tensione era
altissima e dovette toccare a Giolitti in seguito a prendere in mano questa
situazione molto delicata. Il sud comincia ad essere marginato, e l'Italia si
divide in destra e sinistra. In questo periodo a capo del governo c'era
Zanardelli, come ministro del tesoro s'era Giolitti, ricordiamo che in seguito
fu implicato con la mafia, era un deputato piemontese esperto in questioni
finanziarie allievo di Quintino Sella. Nel 1903 Zanardelli si dimette e
Giolitti assume la sua carica proponendo un governo di centro. Tenne un
discorso che si basava su pochi punti ma essenziali: riduzione delle spese, riordino
dello Stato, politica estera prudente e un ottimo rapporto con lavoratori e le
loro associazioni. Giolitti cerca anche di integrare le forze di destra con
quelle del mondo operaio, in pratica associare le idee liberali con quelle
operaie. Il governo doveva limitarsi a garantire l'ordine pubblico secondo
Giolitti, le manifestazioni erano un errore economico, anche gli scioperi erano
visti negativamente. Da queste dichiarazioni c'è un accrescita del governo,
nascono cosi in questo periodo i sindacati con le loro camere del lavoro e nel
1901 nasce le Feder-Terra che poi nel 1906 diventerà C.G.L. nel 1903 Giolitti
invita Filippo Turati segretario del partito socialista ad entrare nel governo,
c'è un avvicinamento tra liberali e socialisti e cosi cominciano ad espandersi
vare leghe: sindacati, cooperative. Tra Turati e Giolitti nasce un'intesa
basata su un tipo di cultura positiva sul valore del lavoro, istruzione e
sviluppo moderno. Molte persone aderiscono a queste idee; nell'aprile del 1904
i liberali cominciano ad essere in minoranza nel partito socialista e
cominciano ad emergere i massimalisti. Iniziano scioperi nelle grandi città
settentrionali, nel centro-sud c'è un movimento rivoluzionario e Giolitti
chiede a Vittorio Emanuele III a sciogliere le camere e chiedere nuove elezioni.
C'è un arretramento dei socialisti e uno splendore dei liberali. I cattolici
furono obbligati a dare il loro voto ai liberali per non far trionfare i
socialisti, Turati si oppose all'entrata nel governo e si appoggio ai liberali
e cosi iniziò il decadentismo del governo Giolitti. Giolitti comincia a
comprare voti promettendo posti di lavoro al sud dando anche denaro dello Stato,
cominciano a nascere le banche come la Banca di Roma o il Credito Italiano,
buoni ordinari del tesoro sono falsificati e dati a chi appoggiava Giolitti. Inizia
cosi il gran flagello dell'Italia e inizia la politica meridionalistica del
governo. Giolitti decide di creare il polo meccanico del sud, milioni di soldi
buttati al vento ed entrano a lavorare solo chi aveva favorito Giolitti e non
chi ne aveva veramente bisogno. Anche gli avvenimenti sembrano favorevoli per
uno spreco di capitali, avvenne l'eruzione del Vesuvio e una scossa di
terremoto creo molti problemi alla città di Messina che fu quasi resa al suolo.
La spesa pubblica comincia a salire e cominciano a nascere le grosse industrie
come quelle siderurgiche, le industrie tessile, le industrie chimiche(Pirelli a
Milano), le industrie meccaniche di cui abbiamo la Fiat e le industrie
elettriche. Il decollo industriale fece sentire i suoi effetti anche sul tenore
di vita dei cittadini: il reddito pro-capite aumentò e ciò permise ai cittadini
di destinare soldi non solo all'alimentazione ma anche alla casa, all'istruzione,
ai trasporti.., aumentarono i servizi pubblici, anche se le condizioni
abitative dei lavoratori urbani rimasero precarie. Inizia anche il flusso
emigratorio degli italiani verso Australia e America. La corruzione del Sud
aumenta. Ora l'Italia inizia a valutare un'alleanza con la Germania che
comprendeva anche l'Austria. Una triplice alleanza che vedeva l'entrata in
guerra dell'Italia solo in caso d'attacco ad una delle altre potenze dell'alleanza.
Nel 1915 con il Patto di Londra, l'Italia si staccherà dall'Austria
definitivamente. Per ora Giolitti accetta a causa della supremazia francese e
per la potenza inglese. In quel momento l'Italia comincia ad accorgersi del
colonialismo e inizia la campagna di Libia cui Pascoli dedicherà "la grande
proletaria si è mossa". La guerra fu più lunga e difficile del previsto in
quanto l'impero turco era intervenuto a favore della Libia in quanto esercitava
su quei territori la sovranità, solo nel 1912 i turchi acconsentirono a firmare
la pace di Losanna rinunciando alla propria sovranità politica, ma conservando
un autorità religiosa sul popolo musulmano. Dal punto di vista economico tale
conquista fu un pessimo affare: i costi della guerra furono pesanti, le
ricchezze naturali erano scarse, la disoccupazione era alta, e per questa
guerra si opposero socialisti che fecero manifestazioni, intellettuali e parte
dei repubblicani e tutto questo portò ad uno squilibrio politico. Giolitti era
arrivato a quasi nove milioni(sono le ipotesi) di buoni del tesoro, con gli
stessi numeri comprò i voti a suo favore e per favorire i candidati siciliani,
voti dati non solo a liberali ma anche a socialisti. Questa denuncia fu fatta
da Napoleone Colaganni che aveva reso noto alcuni stralci del Bilancio Statale non
reso pubblico da Giolitti. Crispi fu chiamato immediatamente per sostituire
Giolitti, inizia in questo momento la depressione economica. In Sicilia si
iniziano a formare i Fasci Lavoratori differenti da quelli Fascisti, il partito
socialista inizia ad organizzarsi. Edmondo de Amicis si aggrega ai socialisti
come fecero d'Ombroso e Ferrero. Per il governo Crispi si dovette adottare una
massiccia emanazione di decreti legge a favore del partito socialista. Alla fine
della crisi grazie al ministro Giorgio Sidney Sondino, capo delle finanze con
nuove emissioni di buoni del tesoro potenziando la Banca d'Italia. Sorgono così
la Banca Commerciale Italiana. Iniziando poi l'espansione in Africa facendo
sorgere la triplice alleanza e cercando di conquistare l'Etiopia, poco dopo l'esercito
italiano ebbe una grossa perdita con la caduta di 16.000 uomini nella battaglia
di Adua. Fu richiamato Giolitti al governo e lasciato Sondino alle finanze ma
iniziarono delle insurrezioni. Il Re si rifiutò di sciogliere di nuovo il
parlamento e rifare le elezioni, in questo periodo accadde anche un grave
episodio cioè l'assassinio da parte di Gaetano Bresci dell'anarchico Umberto I.
Sale così al trono Emanuele III che regnerà fino al termine della I Guerra
Mondiale che vedrà poi Umberto come breve successore prima del suo assassinio.