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Gaio Giulio Cesare nacque a Roma il 13 luglio del 101 a.C..
Era l'anno del consolato di Gaio Mario, zio di Cesare da parte paterna, in quanto aveva sposato Giulia, la sorella del padre.
Gaio Mario, eroe della fazione dei popolari, si opponeva con questi ultimi agli ottimati che rappresentavano la consorteria più conservatrice e retriva all'interno del senato romano.
Gli Iulii appartenevano a una gens di altissimo lignaggio, addirittura appartenevano ad una delle pochissime genti albane, che dovevano la loro origine a Iulio, figlio di Enea, che alla morte della padre aveva dovuto appunto fondare la città di Alba Longa.
La madre, a sua volta, era una Aurelia, appartenente alla gens degli Aurelli Cottae.
Aurelia, alla morte del marito rimase univira, ossai sposa di un solo marito.
Aurelia, a differenza delle sue contemporanee, alla morte del marito si occupò dell'educazione di Cesare e di Giulia, l'altra sua figlia da cui nascerà Azia, madre di Augusto.
Consigliato dalla zia Giulia e dalla madre Aurelia,all'età di circa sedici anni, già divorziava dalla prima moglie Cossuzia, figlia di un oscuro, ma evidentemente ricchissimo cavaliere romano.
Intorno all'84 a.C. invece Cesare sposava Cornelia, figlia di Cornelio Cinna che nell'86, dopo la morte di Mario, ne aveva preso il posto alla testa dei popolari.
Il matrimonio con Cornelia era stato sapientemente combinato da Aurelia e da Giulia: esso infatti non solo saldava al livello più alto i legami di Cesare con le file dell'aristocrazia romana, ma permetteva allo stesso Cesare di essere designato flamen Dialis: sacerdote di Giove e pertanto statua vivente di quel dio.
Sulla infatti, dopo aver sconfitto Mitridate re del Ponte, tornò in Italia nell'83 dopo essere sbarcato a Brindisi e nell'ottobre del 82 si svolse a Roma la famosa battaglia di Porta Collina. I seguaci di Mario e di Cinna in quella battaglia furono sconfitti.
Cesare,nipote di Gaio Mario e cugino di Mario il giovane, fu quindi privato dal dittatore della sua carica sacerdotale. Sulla pretendeva anche che ripudiasse la moglie Cornelia, ma su questo punto Cesare fu irremovibile: forse per amore, forse per non screditarsi agli occhi dei popolari, che ancora vedono nel vecchio Mario e poi nel suo giovane figlio i propri eroi.
Sulla inoltre aveva introdotto le proscrizioni, ossia liste di persone che potevano essere uccise da chiunque, e l'uccisore avrebbe potuto impossessarsi di tutti i beni della vittima, oltre a ricevere un compenso dallo stesso Sulla dopo aver mostrato la testa del malcapitato.
Era comunque prudente allontanarsi da Roma e pertanto Cesare si recò in Asia dove prestò servizio militare agli ordini del sullano Marco Minucio Termo, che avrebbe sicuramente esercitato su di lui un'adeguata sorveglianza.
Minucio Termo gli dette un compito relativamente semplice durante il suo servizio in Asia: Cesare avrebbe dovuto limitarsi a sollecitare una flotta promessa da Nicomede, re di Bitinia.
Sembra che Nicomede fosse attratto dalla bellezza del giovane romano e che lo stesso Cesare non sdegnasse e attenzioni del re.
Cesare partecipò all'assedio di Mitilene, dove fu decorato da Minucio Termo con una corona civica: si trattava di una grande onorificenza poiché essa veniva conferita solo a chi avesse avuto il merito di salvare la vita di altri cittadini romani.
Nei due anni successivi fu in Cilicia agli ordini di Servilio Isaurico e appunto in Cilicia gli giunse la notizia della morte di Sulla, che del resto aveva già abdicato dalla dittatura, e dei tumulti di Lepido, console nel 78, che aveva riacceso le fiaccole della guerra civile.
Di ritorno a Roma Cesare fu eletto tribuno militare: era un incarico che veniva conferito per voto popolare.
Nel 70 Cesare ancora una volta dette il suo aiuto a coloro che cercavano di ripristinare gli antichi poteri dei tribuni della plebe praticamente esautorati da Sulla: a questo proposito i consoli Pompeo e Crasso fecero approvare dal senato un'apposita legge che ripristinava gli antichissimi e inviolabili diritti dei tribuni che il tirannico Sulla aveva invece abolito all'inizio della sua dittatura.
Il diritto di veto verso decreti senatori che i tribuni ritenessero contrari agli interessi dei plebei;
Il diritto di interporsi tra un magistrato fornito di imperio e un plebeo che avesse subito una condanna;
Il diritto di proporre plebisciti i quali, dopo una semplice ratifica formale da parte del senato, avevano il valore di vere e proprie leggi.
Cesare fu eletto questore nel 70 per il 69, e ricoprì la sua magistratura nella Spagna Ulteriore.
Se il dominio sul mondo è stata un'accusa che avrebbe perseguitato Cesare per tutta la vita fino alle idi di marzo del 44, l'anno 69 fu anche un anno dolorosissimo per i lutti provocati nella sua stessa famiglia dalla morte della zia Giulia e della moglie Cornelia.
Frazie al favore del popolo che si era conquistato con l'edilità, tentò di farsi attribuire su proposta dei tribuni un comando straordinario in Egitto, nel regno dei Tolomei, dove i disordini regnatici erano continui e dove allora, nel caso specifico, gli abitanti di Alessandria avevano scacciato il loro re, Tolomeo XI Alessandro II.
Gli ottimati si opposero.
Più in generale, nel contesto di questa edilità appaiono i rapporti, profondissimi e strutturali, istituiti allora per la prima volta da Cesare con la plebe urbana. Di questa plebe si è detto tutto, mettendo ben in evidenza la sostanziale impermeabilità alla politica, l'amore per le distribuzioni di frumento, la passione per i giochi e gli spettacoli, il sostanziale parassitismo.
La plebe urbana di Roma amò indubbiamente Cesare e non solo ne fu riamata ma anche protetta, nel contesto di quei legami organici, sebbene paternalistici, che già l'avevano unita indissolubilmente ad altri suoi eroi o benefattori.
Le elezioni consolari a favore di Publio Cornelio Sulla e di Publio Autronio Peto favorirono disordini da parte di due loro concorrenti moderati che li accusarono di brogli elettorali e che si fecero eleggere al loro posto.
Come reazione da parte di Crasso, di Cesare e dei consoli deposti dovrebbe essere scoppiata tra il 66 e il 65, la cosiddetta "prima congiura di Catilina".
Scopo della congiura era l'assassinio di tutti i nuovi consoli eletti e di tutti i senatori che sarebbero corsi in loro aiuto.
Con il pretesto di far fronte ai tumulti Crasso sarebbe stato eletto dittatore e Cesare suo maestro della cavalleria.
Tuttavia la prima congiura che avrebbe ridato il consolato a Sulla e ad Autronio fallì perché Cesare venne incaricato di cominciare il tumulto, ma se ne dimenticò.
Nel 63 (anno del famoso consolato di Cicerone) Cesare fu eletto pontefice massimo_(supremo garante della religione cittadina e con dovere di sorveglianza sul collegio delle vergini Vestali).
Piganiol Andrè: Catilina sarebbe sto costretto a compiere queste congiure da Cicerone con la scelta della sedizione aperta in città oppure dell'abbandono di Roma.
Quando il primo gennaio Cesare diviene pretore propose che il nome di Lutazio Catulo (suo odiatissimo nemico) nell'iscrizione del tempio Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio fosse sostituita con quella di Pompeo, allora ancora impegato nelle sue conquiste in Oriente.
Cesare successivamente appoggiò la proposta del tribuno Metello Nepote di richiamare a Roma Pompeo per ristabilire l'ordine, con assoluta disapprovazione del senato che depose dalle loro cariche sia Metello che Cesare. Metello abbandonò Roma, mentre Cesare pochi giorni dopo fu reintegrato nella carica.
Successivamente alla morte di Cornelia Cesare sposò Pompeia, la quale aveva però un debole per Publio Clodio, da sempre un protetto di Cesare.
Ogni anno a Roma, nella casa del pontefice massimo, si festeggiava una festa dedicata valla bona Dea, legata probabilmente alla sfera della fertilità femminile.
La festa veniva organizzata dalla moglie del pontefice e vi partecipavano sole donne. Nel 62 però Publio Clodio travestito da donna osò introdursi nella casa del pontefice per incontrare di nascosto Pompeia.
Di fatto se Pompeia non era una moglie di specchiati costumi, neanche Cesare era un marito fedelissimo, infatti ebbe numerosi rapporti nei ceti alti dell'aristocrazia romana: tra le altre, con Tertulla (moglie di Crasso), con Mucia (moglie di Pompeo), ma la relazione più duratura ed importante fu quella con Servilia (nipote di Marco Livio Druso e prima sposa di Marco Giunio Bruto).
Dopo la pretura Cesare ottenne come provincia la Spagna Ulteriore. Ma un gravissimo ostacolo gli impediva di allontanarsi da Roma: la mole immensa di debiti che aveva accumulato e di cui i creditori pretendevano l'immediata restituzione prima della partenza per la provincia assegnatagli. Come al solito, in casi analoghi, Cesare fece ricorso al ricchissimo Crasso che, ben contento di farsi amico un personaggio come Cesare, appianò con le sue risorse finanziarie ogni difficoltà.
Giunto nella Spagna Ulteriore raccolse subito dieci coorti che aggiunte alle sue altre venti gli conferivano una forza notevole, così attaccò gli abitanti della Galizia e i Lusitani e li sconfisse e primo tra i Romani, giunse a contemplare l'Oceano. Si occupò dell'amministrazione della città e stabilì i rapporti tra creditori e debitori, cosicché quando lasciò la provincia, non solo si era arricchito notevolmente, ma aveva arricchito anche i suoi soldati, ricevendo dalla sue truppe l'acclamazione a Imperator.
Il cosiddetto triumvirato doveva essere a tutti gli effetti un patto segreto tra Pompeo, Crasso e Cesare, che allora a Roma erano a diverso titolo personalità di grande rango o almeno di notevole potere.
Con il primo triumvirato si trattava da parte sia di Crasso che di Cesare, di costituire non tanto u governo ombra, quanto piuttosto - sottraendo Pompeo dal campo degli ottimati - di sconfiggere per sempre la loro egemonia: un'egemonia che aveva fatto sentire tutta la sua nefasta influenza per lunghi e plumbei periodi degli anni Settanta, un'influenza che non aveva mancato di danneggiare le carriere politiche tanto di Crasso quanto di Cesare decisi ora, grazie all'accordo con Pompeo, a prendere la loro rivalsa sugli odiati ottimati.
Lo schieramento di Pompeo dalla parte di Crasso e Cesare si spiega bene in base alla delusione e al bisogno: delusione per l'atteggiamento degli stessi ottimati - un tempo i suoi migliori alleati - nei confronti dei provvedimenti da lui proposti in modo tale che quanti avevano militato ai suoi ordini fossero stanziati, come egli stesso aveva promesso, in colonie.
Crasso cercava incarichi militari che gli restituissero l'onora di comandante militare, oltre che lusso e ricchezze.
Cesare sarebbe stato eletto console nel 59, grazia all'appoggio congiunto e concorde di Crasso e Pompeo. Come console fece subito approvare una legge agraria con la quale provvedeva allo stanziamento dei veterani di Pompeo in una delle zone agricole più ricche e fertili di tutta Italia, il territorio di Capua.
Cesare vinse anche ben presto le lunghe resistenze opposte dall'ex console Lucullo alla ratifica degli atti di Pompeo relativi alla sistemazione da lui data all'Oriente.
L'alleanza politica, come era caratteristico a Roma venne cementata attraverso matrimoni. L'ormai anziano Pompeo sposò Giulia, la giovane figlia di Cesare, quella che gli era nata dal matrimonio con Cornelia.
Il senato per prendersi una rivincita volle assegnare ai consoli del 59 i boschi e le regioni montuose, che ai tempi di Cesare costituivano il mondo dell'inciviltà e delle barbarie. Cesare offeso, ricevette grazie ad un plebiscito stabilito da Vatinio con l'aiuto di Crasso e Pompeo, la Gallia e l'Illirico, la Gallia Narbonese e quattro legioni. Inoltre aveva potere di scegliere personalmente i suoi legati e la facoltà di dedurre colonie di cittadini romani.
De bello gallico e de bello civili: ottimo uso della lingua latina.
Cicerone a Irzio: "Sono tanto universalmente lodati che sembra vogliano non offrire ad altri l'occasione di scrivere sullo stesso argomento.
Gallia transalpina: abitata da Belgi, Aquilani e da Celti (nella nostra lingua detti Galli).
Con l'arrivo di Cesare gli Elvezi, guidati da Orgetorige, vogliono conquistare tutta la Gallia.
L'urbanizzazione della Gallia, l'introduzione in Gallia di vere e proprie strutture cittadine, è opera della conquista operata da Cesare, anche se questa urbanizzazione avverrà solamente più tardi.
Gli Elvezi si alleano con i Galli Boi, e si suddividevano in quattro tribù, una delle quali costituita dai Figurini, che portavano odio per i Romani.
In un primo tempo si ribellarono i Belgi, successivamente si ribellarono anche i Suessioni e gli Ambiani che confinavano con i Nervi.
Gli Suessioni, gli Ambiani e i Nervi furono duramente sconfitti e i Nervi quasi annientati.
Gli Atatuaci che si dicevano discendenti dai Cimbri e dai Teutoni, quando seppero che i nervi erano stati battuti, fecero ritorno in patria e tutti i popoli d'oltre Reno si sottomisero a Cesare.
Ora si ribellarono i Veneti
Secondo Cesare i Veneti sollecitano gli altri popoli a difendere la libertà ereditata dai loro padri piuttosto che sopportare la schiavitù dei Romani.
I Galli in rivolta chiamarono i Germani che Cesare sconfisse, superando addirittura il Reno, dove si scontra con i Sicambri, una popolazione germanica che il proconsole troverà ancora pochi anni più tardi sul suo cammino.
Quello che soprattutto preoccupava Cesare, era che questa gente rozza e barbara (i germani), una volta occupata tutta la Gallia, non avrebbe mancato di passare nella nostra provincia e di dirigersi verso l'Italia, come un tempo i Cimbri e i Teutoni.
I Romani: con i Galli si lotta per la salvezza, non per la gloria.
Ariovisto affermò che se avesse ucciso Cesare, avrebbe fatto cosa gradita a molti nobili e capi del popolo romano; lo aveva saputo dai suoi emissari: con la morte di Cesare, poteva guadagnarsi il favore e l'amicizia di tutti loro. Ariovisto alludeva a tutti i nemici che Cesare si era lasciato alle spalle in città.
Cesare attaccò battaglia e in essa si distinse il giovane Publio Crasso, figlio del triumviro e comandante della cavalleria. Una volta sconfitti i Germani volsero le spalle e si diressero verso il Reno per traghettarlo. Lo stesso Arioviosto, così altezzoso e sicuro di sé riusci a fuggire per mare grazie ad una barca che trovò sulla riva, mentre tutti gli altri Germani vennero inseguiti dalla nostra cavalleria e uccisi.
Successivamente Cesare si recò verso la Cisalpina, lasciando Labieno come comandante negli accampamenti invernali.
Cesare riteneva molto utile partire per la Britannia, poiché capiva che di là giungevano ai nostri nemici in quasi tutte le guerre in Gallia.
Lo accolse al suo arrivo uno scontro sul mare dove risultò vincitore;
Seguì un'altra battaglia e un'altra sconfitta dei britanni
Tornando in Gallia, i Romani furono attaccati dai Morini, ma furono miserabilmente sconfitti.
Nell'anno 54 muore la madre di Cesare, Aurelia.
Nel 58, Publio Clodio, in quanto tribuno della plebe e grazie anche all'appoggio del console di quell'anno, Calpurnio Cesonino, suocero di Cesare, aveva introdotto tra lev altre quattro leggi da lui fatte approvare, una che ripristinava i collegia: sedici organizzazioni di mestiere che, tuttavia, per il tribuno, avevano lo scopo di strutturare anche i ceti inferiori della plebe urbana in vere e proprie bande. Di fatto Clodio aveva messo a capo delle bande veri e propri caporioni che, alla guida di loro subalterni, quando se ne presentasse la necessità, chiamavano a raccolta la plebe urbana.
Venne richiamato Cicerone, che era stato mandato in esilio, per diciotto mesi, dallo stesso Clodio, con un'apposita legge che si riferiva a chi avesse fatto condannare cittadini romani senza un regolare processo.
Cicerone, ormai anziano consolare, come costretto e soprattutto provato dalla vicenda dell'esilio, nel 56 proponeva in senato con un suo discorso che fosse confermato a Cesare il governo della Gallia, contro quei molti senatori ottimati - dunque della sua stessa fazione - che volevano gli fosse revocato.
Cesare, Pompeo e Crasso convennero a Lucca.
Pompeo e Crasso l'anno successivo sarebbero stati consoli e come tali avrebbero provveduto a fare in modo che il proconsolato di Cesare fosse rinnovato, sventando le continue manovre di che ne sosteneva il richiamo.
Crasso, in cerca di gloria militare, partì da Roma, passò dalla Siria e condusse una campagna contro i Parti, durante la quale perse la vita nel 53 nella battaglia di Carrhae, ignaro o forse ingannato dalla tattica dell'esercito nemico.
In Gallia si era verificata una nuova rivolta: i Galli, ed in particolare i Treviri, avevano chiamato i Germani al di là del Reno come rinforzo contro i Romani. Cesare venne a sapere che anche i Nervi, i Menapi, gli Atatauci erano in armi e i Senoni, un tempo fedelissimi ai Romani, ormai non rispondevano più alle sue convocazioni.
Per prima cosa Cesare sottomise nuovamente i Senoni, i quali chiesero perdono insieme agli Edui. Successivamente per contrastare le loro mosse Cesare decise di oltrepassare il Reno: in primo luogo per i punire i Germani degli aiuti inviati ai Treviri, in secondo luogo perché non voleva che Ambiorige (re degli Eburoni) trovasse rifugio presso di loro.
I Treviri furono sconfitti e anche Ambiorige mosse guerra ai Romani sperando nell'aiuto dei Germani.
Successivamente Ambiorige vistosi ormai sconfitto decise di darsi la morte, per avvelenamento.
Sempre in Gallia si verificò una nuova rivolta nella quale i Galli chiamarono nuovamente i Germani in aiuto. Alla loro guida vi era l'arverno Vercingetorige.
Dalla parte di Vercingetorige passarono dunque gli Edui e gli Arverni, la cui capitale Gergovia venne inizialmente assediata dai Romani.
Vercingetorige, in seguito a numerosissimi scontri con i Romani, fu costretto a chiudersi nella fortezza di Alesia, dove avrebbe subito un lunghissimo assedio.
I Romani, aizzati dalla fatica dell'assedio, non risparmiarono né vecchi, né donne, né bambini..
Alla fine sconfitto più volte in battaglia, Vercingetorige si arrende.
Nel 54 morì Giulia, l'amatissima figlia di Cesare data in sposa giovanissima a Pompeo, in seguito ad un parto prematuro.
Nel 52, mentre Cesare era assente da Roma, il suo amico e agente Clodio fu ucciso sulla via Appia dalle bande del suo avversario Milone, notoriamente al soldo degli ottimati.
Cesare avrebbe continuato le sue campagne in Gallia senza problemi. Pompeo nel 52 fu eletto dal senato console senza collega: i suoi poteri dunque potevano apparire largamente parossistici.
Pompeo trasformò un decreto in una vera e propria legge generale: in tal modo accettò con profonda gratitudine la deroga con cui il senato, sebbene egli rimanesse in pianta stabile a Roma, prolungava il suo governatorato della Spagna fino al 1° gennaio del 45.
I commentari sulla guerra civile rappresentano un'opera in cui Cesare lo storico e Cesare il politico risultano a tutti gli effetti un solo ed unico personaggio. In quest'opera Cesare è certamente consapevole di non dover raccontare una guerra contro nemici esterni ma appunto una guerra civile combattuta contro Pompeo e i suoi alleati ottimati.
La guerra scoppia nel 49 e i motivi sono secondo Cesare:
In primo luogo da ricollegarsi alla difesa delle prerogative dei tribuni della plebe;
Il rifiuto, sempre opposto dal senato - un senato, si noti bene, ora capeggiato da Pompeo - , di accogliere se egli è assente da Roma, la candidatura dello stesso Cesare per il consolato del 48.
Il senato pretendeva dunque che Cesare lasciasse non solo la Gallia Comsata, ma anche la Gallia Cisalpina, le legioni in esse stanziate e si sottoponesse a normali comizi, e in altre parole, senza godere di nessuna garanzia di essere eletto.
Dopo tutte le tergiversazioni di Pompeo, Cesare con le legioni che avevano combattuto con lui in Gallia passò il Rubiconde - il confine tra la Cisalpina e l'Italia - nella notte del 12 gennaio del 49.
Cesare occupò subito Pesaro, Ancona, Fano e Osimo. Antonio fu inviato ad Arezzo, di cui si impadronì. Inoltre Cesare conquistò Piceno, molto importante perché era entrato a far parte della clientela di Pompeo Stradone, una clientela che Cesare aveva sottratto a suo figlio, Pompeo il Grande.
Cesare, quando passò per la prima volta a Roma, si impadronì senza scrupolo alcuno dell'erario santo per le esigenze delle spesa della guerra. Inoltre occupò anche Sulmona e Corfinio, e lo stesso Pompeo si recò a Brindisi, dove evidentemente pensava di doversi sentire più al sicuro.
Successivamente Pompeo, dopo un soggiorno poco sicuro a Brindisi, si trasferì dopo i consoli sull'altra sponda dell'Adriatico.
A questo punto, con i consoli e Pompeo fuori dall'Italia, Cesare poté tranquillamente recarsi a Roma, dove convocò il senato e tenne un lungo discorso sulle ingiustizie da lui subite a opera dei suoi avversari. Invitò i senatori a gestire il governo insieme con lui.
Mentre i Pompeiani discutevano su chi di loro avrebbe ricevuto il pontificato massimo di Cesare, ormai già dato per defunto, si svolsero molti e diversi scontri.
Dopo questi scontri, si giunse infine il 9 agosto del 48 alla battaglia di Farsalo che si risolse per i Pompeiani in una poderosa sconfitta. Pompeo in presenza dell'esito disastroso di quella battaglia, si vide costretto a fuggire in Egitto dove, invece del sicuro rifugio da lui sperato, trovò la morte per mano di un sicario romano di quel paese, Tolomeo III.
Immediatamente dopo il suo ritorno a Roma, nel 49, Cesare fu eletto, con un titolo che non poteva non richiamare quasi irresistibilmente quello ricevuto da Sulla nel 72, dictator rei publicae costituendae (dittatore con l'incarico di costituire la repubblica): incarico evidentemente importantissimo e fondamentale a cui Cesare si sarebbe dedicato con tutte le forze a sua disposizione.
Comunque dopo la sconfitta dei nemici, ora - dopo la fine delle guerre civili - per Cesare il problema era rappresentato da Roma o, piuttosto, dalle sue due componenti che ne condizionavano maggiormente la vita politica: il senato e il popolo.
Cesare:
Decretò che i debitori soddisfacessero i creditori riferendosi al valore dei beni prima delle guerre civili e deducendo dalla somma del debito quanto era stato pagato come interesse;
Sciolse i collegia;
Sciolse tutte le associazioni di mestieri, tranne quelle esistenti fin dalla più remota antichità;
Stravolse la composizione del precedente senato introducendovi uomini suoi, tratti dalla borghesia italica, o addirittura da quelle provinciali.
Al suo ritorno a Roma nel 46 Cesare ricevette la dittatura per 10 anni: un onore inusitato che mai nessuno aveva ricevuto prima di lui.
Poi due anni dopo, nel 44, questa carica, già di per sé era assolutamente straordinaria, fu trasformata in magistratura a vita.
Nel 46 aveva già celebrato 4 trionfi: rispettivamente per le vittorie in Gallia, in Egitto, nel Ponto e in Africa.
Nel 45 ne celebrò un quinto ancora più splendido e grandiose per le vittorie conseguite in Spagna e, implicitamente, in Africa.
Lo stesso Cesare, la notte che precedette l'alba del giorno dell'assassinio, sognò di volare in tutta quiete sopra le nuvole e di stringere la destra a Giove. Sua moglie Calpurnia sognò che crollasse il fastigio di casa e che il marito le fosse ucciso in grembo.
Nonostante questi prodigi assolutamente negativi Cesare, benché Calpurnia avesse cercato di dissuaderlo, volle comunque recarsi alla seduta in senato che quel giorno si teneva nella curia di Pompeo.
Il giorno scelto dai congiurati cadeva un mese esatto, nel sistema calendariale romano, dalle idi di febbraio di quello stesso anno, quando Antonio aveva cercato di imporre il diadema sul capo di Cesare.
Così Cesare, che era stato messo in guardia da Spurinna sulle idi di marzo, venne ucciso a Roma il 17 marzo del 44 da una congiura organizzata da Decimo Bruto.
Antonio quel giorno mise in salvo tanto il cadavere di Cesare dalla minaccia dello scempio quanto il suo testamento dalla minaccia di invalidità.
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