Foibe
Probabilmente
a molti questa parola non dice niente, così come Basovizza e Opicina sono
luoghi sconosciuti ai più, ma quella parola, quei luoghi rappresentano una
delle pagine più tristi e drammatiche della storia d'Italia.Le foibe non sono
solo delle profondissime voragini che si aprono sui monti del Carso, ma anche
delle inguaribili ferite nella memoria e nella coscienza di molti italiani. In
quei luoghi tra il 1943 ed il 1945 furono gettati migliaia di corpi: di uomini
e donne, di civili e non, martoriati e seviziati dai partigiani comunisti agli
ordini del maresciallo Tito.Nei libri di storia a scuola non troverete
quest'argomento, poiché rappresenta un aspetto scandaloso e sconcertante della
'intoccabile Resistenza'. La ragione risiede, ovviamente, nei
cinquant'anni del dopoguerra, quando la cultura è stata solo quella
dell'antifascismo facilmente traducibile in propaganda di sinistra.In Italia
per cinquant'anni si è volutamente e vergognosamente taciuto su questi fatti.
Si è taciuto sulle liste di proscrizione che i titini portarono con loro
quando, nel 1943 e nel 1945, invasero Trieste e la Venezia Giulia; si è taciuto
sulle migliaia di persone che scomparirono da quei luoghi deportati nei campi
di concentramento di Borovnica, Maribor, Aidussina ed altre località della
allora Jugoslavia. Da quei lager molti non tornarono mai indietro. Neppure le
spoglie fecero ritorno, gettate nelle foibe dopo terrificanti esecuzioni di
massa; talvolta persone ancora vive, dopo essere scampate ai mitra, venivano
trascinate nel baratro dai corpi dei morti ai quali erano legati con filo di
ferro. Si è taciuto sull'immane esodo di 350.000 italiani costretti a scappare
dalle proprie case, dalla propria cultura, dalla propria terra e dalla propria
storia dopo che, nel 1947, Fiume, l'Istria e la Dalmazia furono cedute alla
Jugoslavia. In mezzo secolo pochi coraggiosi hanno osato andare controcorrente
cercando documenti, testimonianze e prove di quello sterminio dimenticato.I
sopravvissuti ed i parenti delle vittime aspettano ancora giustizia. La stessa
Italia attende ancora che sia scritto questo capitolo della sua storia; la
pulizia etnica subita dalla comunità italiana è un fatto vergognoso, ma ancora più
vergognosa è la viltà e la malafede con cui alcuni storici ed alcuni uomini
politici hanno tentato di offuscare la memoria storica di quanto successo
cinquant'anni fa. Ancora oggi la comunità italiana di quelle terre subisce
continue discriminazioni nella totale indifferenza del governo italiano che
garantisce più diritti a croati e sloveni in Italia di quanti non ne pretenda
da Slovenia e Croazia nei confronti della minoranza italiana.
Uccidere non bastava ai partigiani comunisti di
Tito. Gli Italiani infobiati venivano prima torturati atrocemente e poi buttati
ancora vivi nel fondo delle foibie.Questa conferenza si è tenuta a Tor Vergata
dopo una grand'opera di sensibilizzazione fatta agli studenti attraverso
rassegne stampa, volantinaggi e raccolte di firme. Ebbe un tale risalto tale da
indurre anche la stampa a darne gran rilievo, come si può notare dall'articolo
seguente, pubblicato da 'Il Tempo' nella sesta pagina della cronaca
nazionale dell'11 marzo 1998.Riportiamo, ora, alcuni tratti del suddetto
articolo che reputiamo possano essere, anche, spunti per una riflessione
sull'immane eccidio di ventimila italiani nelle fosse carsiche.'Nei
confronti degli autori della strage deve essere usata la stessa inflessibilità
riservata a Priebke' disse un anno fa (1997, N.d.R.) il deputato di AN
Roberto Menia, figlio di esuli. Una frase tanto più attuale all'indomani della
conferma in appello dell'ergastolo per l'ex capitano nazista e il suo 'collega'
Hass. Ma quello che fecero i tedeschi alle Fosse Ardeatine (S) è solo
lontanamente paragonabile all'eccidio sistematico di nostri connazionali in
Istria, Dalmazia e Venezia Giulia. Non solo per la rozzezza e l'inumanità delle
esecuzioni (un uomo fu lapidato con le stesse pietre che era stato costretto a
trasportare, quindi decapitato per impossessarsi dei suoi due denti d'oro e
infine la sua testa venne usata per giocare a pallone), ma per il progrom di
350.000 italiani che dovettero abbandonare per sempre la loro terra e le loro
case e per le omissioni e le bugie stese come un velo gelido su tutta la
vicenda. E ancora: 'Fu proprio il professor Sinagra, nel giugno del '94, a
far partire l'inchiesta sul massacro del PM romano Giuseppe Pititto. 'Non
sempre gli infoibatori sono stati slavi e non sempre comunisti - ha
sottolineato il prof. Sinagra - E non sempre le vittime erano fascisti, anzi ce
ne erano pochi perché la logica dell'eccidio non era quella della lotta
politica. Si trattava di azioni programmate che dovevano far sparire le tracce
e i ricordi di italianità in quelle regioni italianizzate.' ' Ed
infine: ' Menia ha ripercorso il dramma dell'esodo italiano, precisando
che a titolo di risarcimento i Paesi dell'ex Jugoslavia hanno proposto di
pagare 330 lire a metro quadro per i terreni espropriati, compresi i beni che
vi sorgevano, e il governo italiano sembra intenzionato ad accettare'.
Concludiamo affermando che con questa iniziativa
culturale Azione Universitaria non pretende di riscrivere la storia, ma vuole
solamente farla conoscere.