El-Alamein
- La II Guerra Mondiale
Il generale Montgomery
aveva a sua immediata disposizione tre divisioni corazzate e l'equivalente di
sette divisioni di fanteria. Il concentramento di forze cosi' ingenti richiese
molte misure ingegnose di occultamento e molte precauzioni. Soprattutto, fu
necessario per la Gran Bretagna impedire all'aviazione nemica di rendersi conto
perfettamente dell'imponenza dei preparativi. Tale sforzo fu coronato da un
completo successo cosi che l'attacco costitui' per il nemico una vera sorpresa.
Sotto la luce della luna piena, quasi un migliaio di pezzi di artiglieria apri
il fuoco sulle batterie nemiche la sera del 23 ottobre per una ventina di
minuti; il tiro fu quindi diretto contro le posizioni occupate dalla fanteria.
Sotto la protezione del fuoco delle artiglierie, resa più efficace dai
bombardamenti aerei, avanzarono il XXX e il XIII corpo d'armata, comandati
rispettivamente dai generali Leese e Horrocks, che attaccarono su un fronte di
quattro divisioni; l'intero XXX corpo cercò di aprirsi due varchi attraverso le
linee fortificate nemiche.
Dietro di esso seguivano le due divisioni corazzate del X corpo d'armata
(generale Lumsden) per sfruttare l'eventuale successo. Notevoli progressi
furono compiuti sotto la protezione di un fuoco imponente; all'alba erano state
create nello schieramento nemico profonde sacche. I soldati del genio avevano intanto
sgombrato il terreno dalle mine alle spalle delle truppe di punta; ma il
sistema di campi minati non era stato sfondato in tutta la sua profondità e non
vi era alcuna speranza che le forze inglesi corazzate riuscissero ad aprirsi
molto presto una breccia. Più a sud, la 4a divisione indiana lanciò diversi
attacchi dalla collina di Ruweisat, mentre la 7a divisione corazzata e la 44a
divisione del XIII corpo d'armata irrompevano contro le linee tedesche che
stavano di fronte a loro. Con ciò ottennero il risultato di indurre il nemico a
trattenere per tre giorni due divisioni corazzate dietro questo tratto del
fronte, mentre la battaglia decisiva si sviluppava più a nord. Tuttavia, sino a
quel momento nessuna breccia era stata aperta nel profondo sistema di campi
minati e di sistemazioni difensive dei tedeschi.
Nelle primissime ore del giorno 25 Montgomery tenne rapporto ai comandanti di
grado più elevato, dando ordine di spingere di nuovo all'attacco prima
dell'alba le forze corazzate, in conformità alle sue istruzioni iniziali.
Effettivamente, durante la giornata altro terreno fu guadagnato dopo aspri
combattimenti; l'altura chiamata Kidney Ridge divenne teatro d'una battaglia
furiosa con le divisioni corazzate nemiche, la 15a tedesca e l"'Ariete" italiana,
che lanciarono una serie di violenti contrattacchi. Sul fronte del XIII corpo
d'armata l'attacco ebbe una sosta, allo scopo di mantenere intatta la divisione
corazzata per farla entrare in azione al momento decisivo. Negli Alti Comandi
nemici c'erano stati gravi sconvolgimenti. Alla fine di settembre, Rommel era
stato ricoverato in ospedale in Germania ed era stato sostituito dal generale
Stumme.24 ore dopo l'inizio della battaglia Stumme mori in seguito ad un
attacco cardiaco; su richiesta di Hitler, Rommel lasciò l'ospedale e riprese il
comando nel tardo pomeriggio del giorno 25. Aspri combattimenti si svolsero per
tutto il 26 lungo la profonda sacca aperta sino a quel momento nelle linee
nemiche, e soprattutto ancora nella zona di Kidney Ridge. Laviazione tedesca,
che nei due giorni precedenti era rimasta inoperosa, lanciò ora l'ultima sfida
alla superiorità aerea inglese. Ci furono parecchi scontri, che si risolsero
per la maggior parte a favore di Montgomery. Gli sforzi del XIII corpo d'armata
avevano ritardato, ma non erano riusciti a impedire, il trasferimento delle
unità corazzate tedesche verso quello che ormai Rommel sapeva essere il settore
decisivo della battaglia. Questo movimento fu tuttavia duramente ostacolato
dalla RAF.
A questo punto la 9a divisione australiana, agli ordini del generale Morshead,
fece una nuova ed efficace puntata in direzione nord, dalla sacca verso il
mare. Montgomery fu pronto a sfruttare questo importante successo: egli
trattenne i neozelandesi nella loro avanzata verso occidente, e ordinò agli
australiani di continuare a premere in direzione nord. Questa mossa minacciava
seriamente la ritirata d'una parte della divisione di fanteria tedesca che si
trovava a nord del saliente. Contemporaneamente, Montgomery si rese conto che
l'impeto del suo attacco principale cominciava ad affievolirsi in mezzo ai
campi minati e di fronte alle robuste postazioni anticarro; riuni' pertanto le
sue forze e le sue riserve per un nuovo e più intenso attacco. Durante tutto il
27 e il 28 ottobre infuriò una violenta battaglia per l'altura di Kidney,
scatenata ripetutamente dalla 15a e dalla 21 a divisione corazzata tedesche,
che erano appena arrivate dal settore sud. A questo punto Montgomery fece i
suoi piani e diede le disposizioni per effettuare lo sfondamento decisivo
(operazione'Supercharge'). Ritirò dalla prima linea la 2à divisione
neozelandese e la 1a divisione corazzata, l'ultima delle quali soprattutto
aveva bisogno di essere riorganizzata dopo aver partecipato attivamente all'azione
intorno all'altura di Kidney in cui erano state respinte le forze corazzate
tedesche.
La VII brigata corazzata britannica, la 51à divisione britannica e una brigata
della 44à divisione furono raggruppate per costituire una nuova riserva. Lo
sfondamento avrebbe dovuto essere effettuato dalla 2à divisione neozelandese,
dalla CLI e dalla CLII brigata britannica di fanteria e dalla IX brigata
corazzata britannica. Ecco come si svolse l'operazione, secondo le parole
stesse di Alexander: «La notte del 28 e poi nuovamente il 30 ottobre gli
australiani attaccarono verso nord in direzione della costa riuscendo
finalmente a isolare quattro battaglioni tedeschi rimasti sul posto. Il nemico
sembrava fermamente convinto che intendessimo attaccare lungo la strada e la linea
ferroviaria e reagi' alla nostra puntata con estrema energia. Rommel spostò la
2à divisione corazzata dalla sua posizione a ovest del nostro saliente vi
aggiunse la 90à divisione leggera che sorvegliava il fianco nord dello stesso
saliente e lanciò le due unità in furiosi attacchi per disimpegnare le truppe
accerchiate. Il posto lasciato libero dalla 2a divisione corazzata fece
avanzare la divisione 'Trieste' che era la sua ultima unità di
riserva non ancora impiegata. Mentre Rommel era cosi' duramente impegnato e
dava fondo alle ultime formazioni fresche che gli rimanevano nel tentativo di
disimpegnare un solo reggimento noi fummo in grado di completare senza essere
disturbati la riorganizzazione delle nostre forze per l'operazione
"Supercharge"». La magnifica puntata degli australiani, attuata con una serie
ininterrotta di aspri combattimenti, aveva volto a favore degli inglesi le
sorti di tutta la battaglia. All'una antimeridiana del 2 novembre l'operazione
"Supercharge" aveva inizio. Protette da un fuoco di sbarramento di 300 pezzi
d'artiglieria, le brigate britanniche aggregate alla divisione neozelandese
sfondarono il sistema di difesa nemico e la IX brigata corazzata britannica si
lanciò in avanti. Esse urtarono tuttavia in una nuova linea di difesa, forte di
numerose postazioni anticarro, lungo la pista di Ei Rahman. Ne risultò un lungo
combattimento che costò gravi perdite alla brigata; il corridoio alle sue
spalle fu però tenuto aperto e la la divisione corazzata britannica poté
avanzare lungo di esso. A questo punto si ebbe l'ultimo scontro di forze
corazzate della battaglia. Tutti i carri armati nemici superstiti attaccarono
il nostro saliente sui due fianchi, ma furono respinti. Fu questo il fatto
decisivo; tuttavia il giorno successivo, 3 novembre, quando la nostra
ricognizione aerea già ci segnalava che il nemico aveva cominciato a ripiegare,
le retroguardie di Rommel, rimaste a coprire la pista di El Rahman, riuscirono
ancora a tenere a bada il grosso delle loro forze corazzate.
Arrivò allora l'ordine di Hitler che proibiva qualsiasi ritirata, ma la
decisione non era più nelle mani dei tedeschi. V'era ancora un varco da aprire:
nelle prime ore del giorno 4, la V brigata indiana scatenò un fulmineo attacco
a otto chilometri a sud di Tel el-Aggagir, che ebbe pieno successo. La
battaglia era ormai vinta per gli inglesi e la via era aperta ai loro carri
armati per inseguire il nemico attraverso il deserto ormai sgombro di ostacoli.
Rommel si trovava ormai in piena ritirata, ma vi erano mezzi di trasporto e
carburante sufficienti soltanto per una parte delle sue truppe e i tedeschi,
che pure avevano combattuto valorosamente, si arrogarono la precedenza nell'uso
degli automezzi. Parecchie migliaia di uomini appartenenti alle sei divisioni
italiane furono cosi abbandonate in pieno deserto con poca acqua e poco cibo, e
senz'altra prospettiva che quella di essere circondati e spediti nei campi di
concentramento. Il campo di battaglia era seminato di carri armati distrutti o
inutilizzabili, di cannoni e di automezzi abbandonati. Secondo le stesse fonti
tedesche, le divisioni corazzate germaniche, che avevano iniziato la battaglia
con 240 carri efficienti, ne allineavano il 5 novembre soltanto 38. L'aviazione
tedesca aveva rinunciato alla disperata impresa di contrastare la superiorità
aerea della RAF,cosi' che l' aviazione inglese operava pressoché indisturbata,
attaccando senza tregua con tutte le sue forze le lunghe colonne di uomini e di
automezzi che fuggivano verso ovest. Rommel stesso ha reso il dovuto omaggio
all'eccezionale attività svolta dalla RAF.Egli era stato battuto in maniera
decisiva;il suo luogotenente, generale von Thoma, era caduto nelle nostre mani
insieme con nove generali italiani. Sembrava che ci fossero buone probabilità
di trasformare la sconfitta dell'Asse in una completa catastrofe. La divisione
neozelandese fu lanciata in direzione di Fuka, ma quando vi giunse,il 5
novembre, il nemico era già passato. C'era ancora la possibilità di tagliargli
la strada a Mersa Matruh, sulla quale puntavano la 1à e la 7à divisione
corazzata britanniche. All'imbrunire del giorno 6 esse erano assai vicine al
loro obiettivo, mentre il nemico tentava ancora di sfuggire alla trappola che
si stava chiudendo. Ma a questo punto cominciò a piovere e per giunta i reparti
avanzati scarseggiavano di carburante. Durante tutto il giorno 7 l'inseguimento
subi una sosta: queste ventiquattro ore di respiro impedirono l'accerchiamento
completo.Tuttavia, quattro divisioni germaniche e otto italiane avevano cessato
di esistere come unità combattenti. Furono catturati 30.000 prigionieri con
enormi quantità di materiale d'ogni genere.