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Atene, democrazia e imperialismo
Con la conclusione delle guerre persiane due poleis - Sparta e Atene - emersero per importanza nel mondo greco: esse però erano governate da sistemi politici opposti e si ispiravano a ideologie radicalmente differenti; per questi motivi la loro alleanza fu di breve durata. Sparta consolidò il proprio ruolo militare nel Peloponneso; Atene nel 477 a.C. istituì la Lega di Delo, assicurandosi il controllo di gran parte dell'Egeo.
Nel frattempo il dibattito politico interno ad Atene si fece molto aspro: Temistocle riuscì a restare al potere ancora per poco tempo ma fu poi costretto all'esilio (471 a.C.) per il prevalere degli aristocratici, alla cui guida era Cimone, il quale riprese le ostilità contro i Persiani, sconfiggendone la flotta in Pamfilia (Asia Minore). Egli attuò anche una politica di riavvicinamento a Sparta, ma, fu proprio questo il motivo che diede l'occasione ai democratici di riconquistare il potere (un contingente militare ateniese era stato rifiutato dagli Spartani e ciò fu considerato un affronto) e di ostracizzare Cimone (461 a.C.).
Sono la guida di Pericle i democratici indebolirono sensibilmente tutti i centri di potere controllati dall'aristocrazia, in primo luogo l'areopago, le cui principali competenze vennero affidate ad altri organismi dove i democratici erano in maggioranza. In politica interna Pericle attuò una serie di provvedimenti miranti ad estendere al massimo la possibilità di partecipare attivamente alle assemblee e di ricoprire le magistrature (stabilì, ad esempio, una retribuzione per le cariche). Si può affermare pertanto che sotto il suo regime l'isonomia si trasformò in democrazia, cioè in governo del popolo. Dalla vita politica rimasero esclusi gli stranieri (meteci), le donne e gli schiavi.
In politica estera Pericle accentuò l'egemonia ateniese sulle poleis alleate: trasportò ad Atene il tesoro della Lega di Delo, lo utilizzò in parte per la ricostruzione dell'acropoli, esercitò un rigido controllo sul governo degli alleati. Di fatto perciò attuò una politica imperialistica. L'economia mercantile della città conobbe un notevole sviluppo, in quanto la flotta ateniese poté solcare la rotte marittime dell'Egeo senza subire alcuna forma di concorrenza. Così verso la metà del V secolo a.C. Atene raggiunse l'apogeo della sua potenza e, anche sotto il profilo culturale, conobbe un periodo di grande splendore. Pericle, infatti, volle che venisse ricostruita l'acropoli incendiata dai Persiani e per questo scopo affidò l'incarico ai più famosi architetti e scultori del tempo sotto la guida di Fidia. Il complesso monumentale sorto intorno al Partenone - il tempio dedicato ad Atena, la dea protettrice della città - comprendeva santuari, edifici sacri, altari; le statue e le decorazioni sulle pareti dei templi si ispirarono alla mitologia e ai più recenti avvenimenti bellici e sviluppavano come motivo centrale il tema della gloria e della potenza di Atene nel passato e nel presente. Le opere dell'acropoli di conseguenza non furono solo una testimonianza di grande valore artistico ma divennero il simbolo della supremazia politica e culturale della città in quanto richiamavano alla mente dei cittadini i momenti più significativi della storia di Atene.
Lo Stato si assunse anche il compito di finanziare gli spettacoli teatrali. Il teatro era allo stesso tempo rito e spettacolo: le tragedie proponevano all'attenzione degli spettatori tematiche religiose, politiche ed etiche; esse svolgevano perciò un'importante funzione educativa.
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