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Alfabetismo e cultura scritta sec. v-xi




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ALFABETISMO E CULTURA SCRITTA SEC. V-XI


POCHI SCRITTORI, POCHISSIMI LETTORI

Nel VII sec. la caduta dell'impero fece cadere anche le strutture scolastiche e l'analfabetismo si diffuse dove prima non c'era. A Roma quasi tutti sapevano leggere e scrivere (almeno i maschi). Nell'Italia di tradizione romana, e Francia il 40% dei laici era analfabeta, mentre i sottoscrittori ecclesiastici sapevano tutti leggere e scrivere. Dai Longo si calava di un 10% per i laici e l'analfabetizzazione era molto diffusa.(Petrucci e Romeo). Coesistevano due tipi di scrittura: una scorrevole e decisa propria di notai e gente avvezza a far conti e contratti, e un'altra stentata e a caratteri separati di sottoscrittori quasi analfabeti. Vi era ancora un'istruzione di base ma c'era sempre meno gente che l'apprendeva. Vi erano quindi gruppi ristretti che tendevano ad isolarsi e a diversificare i tipi di scrittura. Spariscono (VI sec) le officine librarie per lasciare spazio a centri scrittoripiccoli situati in chiese a e cattedrali e poi in monasteri (senza pubblico estraneo alla comunità). La lettura non decolla e il libro acquisisce un carattere mistico (libro chiuso) che lo rende inacessibile.


L'EDUCAZIONE CRISTIANA

La chiesa elaboro una sua autonoma politica culturale: acculturazione ed evangelizzazione delle campagne. I parroci rurali dovevano insegnare a leggere il salterio e creare una coscienza cristiana. Il vescovo di Roma creò un monopolio ecclesiastico della scrittura. L'epistolario di Gregorio Magno riflette la necessità di spiegare la parola divina con immagini e rituali. Anche da questo si ripartì per rifondare e riformare la scuola. Carlo Magno cercò di dilatare questa tendenza cercando di portare l'alfabetizzazione a tutti i livelli.


I MODI DELL'INSEGNAMENTO

Furono quelli classici: insegnamento di lettere, sillabe, frasi tratte dal salterio alle elementari.

Per le superiori si andava invece con il Trivio (grammatica, retorica, dialettica) e Quadrivio (matematica, geometria, astronomia e musica). L'essenziale per tutti era il latino anche se non più parlato. Verso il X sec la tendenza si ribalta e l'arricchimento diventa l'obbiettivo principale, e i laici riescono ad entrare nella produzione scritta. Ma tutto ciò è sintomo di mutate e più favorevoli condizioni economiche. Cambia la domanda economica ed anche quella culturale.


AVANGUARDIE CULTURALI

Si comincia dall'educazione dei chierici. Con la fine dell'impero di occidente si chiude il canone dei testi classici che verranno ripresi in seguito dai classici. Rimaneva presente e ben operante la produzione cristiana. Nella provincia africana nasce la prima bibbia, ma tutto viene interrotto dagli islamici, come era successo con i Longo in Italia; in questo periodo era stata la chiesa a conservare ed elaborare la cultura. Dal mondo anglosassone partì la riscossa culturale Carolingia che era basata sui classici. (monaco Bonifacio). Il Rinascimento Carolingio fu comunque di piccola entità ma servì ad incentivare la costruzione di monasteri dove si moltiplicò la cultura cristiana. Alla corte di C.M. i classici tornarono ad essere conosciuti come non lo si faceva da tempo; intanto il processo era lanciato e non si sarebbe fermato nemmeno con la seconda ondata di invasioni, anzi i contatti tra le varie strutture cristiane si rinsaldano. Il numero di testi classici da cui attingere era finalmente cresciuto e anche i più giovani ora erano ammessi al cenobio per studiare. I classici tornano di nuovo importanti per l'Occidente.



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