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Superstizione e societÀ




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Superstizione e società


1. Antropologia psicoanalitica: origine e valore.

Considerando l'uomo nato e cresciuto in una società omogenea, se è ben inserito in questa società, ne considera i valori in modo scontato. Pensa che non siano altro che una parte della comune ereditarietà e perciò inalterabili, senza considerarli come prodotti locali di un tipo d'educazione. L'uomo non può comprendere ne considerare nazioni o classi che non condividano questi valori, cosi le disprezza o le disapprova. Se, invece, egli stesso è un disadattato, non condividerà i valori della sua cultura, ma se ignora altri tipi di cultura avrà una conoscenza superficiale della sua stessa cultura, non comprendendo l'interdipendenza esistente tra loro. L'antropologia, specialmente quella sociale, può offrire molto sia al conservatore sia al progressista. I suoi effetti sul conservatore sono di convincerlo che ci sono infiniti modi per costruire una società. Il suo effetto sul progressista è di costringerlo a riflettere e fornirgli qualche conoscenza sul materiale su cui lavora.

Per questo l'antropologia è parte essenziale di ogni educazione liberale. È in ogni caso una parte essenziale dell'educazione di uno psicologo. Quest'ultimo è portato ad accettare come scontata la società in cui vive e a scambiare per caratteri generali quelle che sono caratteristiche locali. Per esempio, nelle popolazioni civili il bambino attraversa quello che Freud chiama periodo di latenza, in cui gli impulsi sessuali sono assopiti, ma secondo Malinowski i bambini delle Trobriand e secondo Róheim i bambini dell'Australia centrali non attraversano questo periodo di latenza e l'istinto sessuale si sviluppa senza interruzione. Se la responsabilità di questa differenza sia dovuta alla razza e non all'educazione è un altro problema, ma se la responsabilità maggiore è dell'educazione, dovrebbe essere possibile trovare due diversi tipi di coltura in una stessa razza.

Se lo psicologo ha bisogno dell'antropologo, l'antropologo ha bisogno dello psicologo e soprattutto dello psicoanalista. L'antropologo registra i costumi e le credenze, li classifica geograficamente e per analogia, cerca di ricostruirne le origini e lo sviluppo, ne individua la diffusione, determinandone la funzione sociale e l'influenza, cerca di scoprirne le cause che spesso non sono ovvie. Noi attribuiamo il nostro comportamento a cause secondarie e inadeguate, razionalizzandolo. Secondo la psicoanalisi, l'essenza del nostro comportamento è di questo tipo. Anche se le cause inconsce sono meno numerose e importanti di quanto sostengono gli psicoanalisti, non c'è ragione di trascurarli interamente. Per questo gli antropologi e gli psicoanalisti hanno bisogno l'uno dell'altro. In un futuro, la sociologia sarà il prodotto del loro lavoro congiunto. Ci darà il potere necessario per controllare il nostro destino sociale non in modo cieco, ma con una chiara visione del cammino da percorrere. Ci saranno alcune divergenze politiche inevitabili, ma le politiche più palesemente irrazionali non troveranno molto supporto. Per far ciò, un supporto storico offre numerosi vantaggi. Ogni tentativo di presentare una scienza incompiuta come un sistema finale diventa subito obsoleto e può portare in temporaneo discredito sulla scienza. Ma se si segue la sua storia, anche annose teorie possono apparire non come insuccessi ma come parziali successi.

Dei genitori della nuova sociologia, la psicoanalisi è appena adolescente, mentre l'antropologia è molto anziana, si sostiene che Erodoto ne sia stato il padre. L'idea che lo studio d'altre colture può essere sfruttato per il miglioramento della propria, era familiare sia ad Aristotele sia a Machiavelli, e oggi sta riguadagnando terreno. I motivi sono stati poco pratici. Tra loro gioca un ruolo la pura, inutile curiosità che si compiace delle strane abitudini di altri popoli. Un motivo importante e scientifico è l'interesse per le origini della società e il desiderio urgente di spiegare i costumi e credenze singolari che sembrano sfidare l'illusione preferita dell'uomo, la concezione di se come homo sapiens.

Nella filosofia sociale del diciottesimo secolo anche il selvaggio era considerato un essere razionale. Secondo Rousseau, i nostri antenati selvaggi crearono le istituzioni deliberatamente e intelligentemente per perseguire fini logici, ma col tempo furono poi sfruttate da una parte della comunità per il raggiungimento di interessi personali. L'immagine della razionalità e nobiltà umana è sempre stata lusinghiera, ma, a differenza di Rousseau, gli Europei del diciannovesimo secolo limitarono quest'immagine a se stessi. Il mito del nobile selvaggio era stato distrutto. Gli europei confrontavano la supposta razionalità e virtù delle proprie istituzioni con l'ovvia irrazionalità e debolezza di quelle del povero pagano. Quest'atteggiamento di superiorità fu notevolmente modificato dall'influenza di Darwin. Le culture dei popoli selvaggi divennero interessanti, perchè si pensava rappresentassero stadi passati della nostra cultura. Quando i selvaggi cessarono di essere considerati come cugini degenerati e divennero i ritratti viventi dei nostri antenati, non fu più possibile guardarli con lo stesso atteggiamento di disprezzo. La ricerca delle origini portò ad un riesame dei documenti e a delle ricerche sistematiche. Il materiale raccolto sollevò più problemi di quanti non aveva risolti. Parte delle consuetudini e credenze dei selvaggi era incomprensibile ad un'epoca che credeva che la razionalità e la virtù fossero connaturate nell'uomo. Furono compiuti sforzi estenuanti per dimostrare che le assurdità erano causate non dalla mancanza d'intelligenza, ma dalla mancanza di conoscenza. Non è possibile liquidare il selvaggio come un essere preologico, e l'antropologia dovette affrontare dei problemi, non avendo qualche tecnica per risolverli. Il comportamento irrazionale ha una base inconscia e non può essere compreso fino a quando questa base non sia spiegata.

I miti configuravano un'immensa raccolta di drammi fantastici e per la loro epoca spesso repellenti di avi e dei. Era impossibile trascurare la frequenza con cui comparivano i temi dell'incesto, del parricidio e di castrazione. La teoria più assurda e più universalmente accettata è quella di Max Müller, secondo il quale i miti erano prodotti di un'alterazione del linguaggio. Pensò che l'esistenza dei generi grammaticali facilitasse la confusione tra persone e cose, perciò affermazioni che riguardavano il sole, la luna e la terra furono trasformate in affermazioni sugli dei. I miti sono spesso connessi a certi temi visti come impropri e irrazionali persino dagli apologisti classici, poiché l'antropologia non fu in grado si darne una spiegazione completa e soddisfacente. Questo era un'opportunità per la nuova psicoanalisi, il cui territorio specifico era costituito dalla parte irrazionale della mente umana. Freud aveva già pubblicato Die Traumdeutung (1900) e Drei Abhandlungen zur Sexyaualtheorie (1905). Il complesso di Edipo, il desiderio di uccidere il padre e giacere con la madre, era stato scoperto. Nel 1909 Abraham pubblicò Traum und Mythus e Rank Mythus von der Geburt des Helden, e nel 1912 da Inzest-Motiv in Dichtung und Saga.

L'analogia tra il sogno e il mito era molto stretta: entrambi contenevano gli stessi temi di incesto, parricidio, castrazione. Un mito, come il sogno illogico e irrazionale, era la rappresentazione dei desideri repressi. Tutte le culture hanno orrore dell'incesto. L'orrore era attribuito da una parte ad un istinto e dall'altra alla coscienza delle conseguenze dell'incrocio. Entrambe le teorie sono improbabili: la prima perchè se l'orrore fosse istintivo non sarebbe necessario il supporto delle pene e la seconda perchè è difficile che i selvaggi abbiano scoperto gli svantaggi razziali di un incrocio tra consanguinei. Freud riuscì a ricostruire il processo attraverso cui si era sviluppato l'orrore dell'incesto. Da bambini si è avuto forti impulsi incestuosi repressi e sostituiti nella coscienza da un orrore non solo per il rapporto con l'originario soggetto d'amore, ma anche con chiunque lo simbolizzasse. L'esogamia, o l'usanza di considerare incestuoso il matrimonio con membri del proprio clan, è spesso legata al totemismo. Un clan totemico è un gruppo di persone imparentate solitamente per via materna, che s'identifica con alcune specie di animali o piante, e se ne crede discendente. Se un uomo era coraggioso, poteva essere chiamato leone, e i suoi discendenti, interpretando troppo letteralmente la genealogia, credevano di discendere dai leoni. Freud, nel corso dei suoi studi, studiò le fobie dei bambini per gli animali. Molti di loro sviluppano un grande rispetto e una grande paura per alcuni animali, ma anche una tendenza e identificarsi proprio con questi animali: sono dei totemisti spontanei. Il totem del bambino civilizzato s'identifica sempre inconsciamente con qualche membro della famiglia, spesso il padre. Se il totem è il simbolo del padre, due caratteristiche comuni del totemismo divennero subito comprensibili: la proibizione di uccidere l'animale totemico e la proibizione di sposare un compagno totemico. Queste proibizioni fanno parte di un'ampia classe di divieti conosciuti come tabù, la cui principale caratteristica è la sua apparente irrazionalità. I tabù inutili spesso scompaiono, mentre quelli utili tendono ad essere incoraggiati dalle leggi. Alcuni antropologi hanno cercato di renderli comprensibili, sostenendo che hanno sempre una funzione, anche se l'elemento irrazionale non può essere agevolmente eliminato. Freud trovò una traccia nel nevrotico civilizzato, che inventa i tabù e tende a evitare ossessivamente qualsiasi cosa rappresenti i suoi desideri inconsci. Il selvaggio dominato dai tabù è un nevrotico che ha istituzionalizzato questi divieti.

Freud considerò altri due comportamenti irrazionali, la magia e l'animismo. La magia consiste nell'eseguire o nell'evitare certi comportamenti che si crede abbiano conseguenze benefiche o catastrofiche. La magia può essere un precursore della scienza, ma è molto più di una scienza imperfetta. I nevrotici ossessivi attuano una magia negativa nel loro sistema di tabù. Le azioni che considerano tabù simbolizzano loro la soddisfazione di un desiderio represso, ma i nevrotici ossessivi praticano anche la magia positiva: hanno rituali compulsivi come hanno divieti compulsivi. Tali rituali sono di due tipi: ad un'estremità il desiderio represso è simbolicamente drammatizzato nel rituale, dall'altra è ripudiato, come un tabù.

La magia è associata all'animismo e all'animatismo. L'animismo si occupa della credenza negli spiriti che dimorano nelle cose o nelle persone, e l'animatismo della fede nelle forze impersonali ma soprannaturali che spesso emanano da esse. Si può trovare nell'animismo e nell'animatismo il nucleo dell'irrazionalità umana. L'analisi ha dimostrato che non è solo il selvaggio a credere di essere aiutato o perseguitato da spiriti e forze soprannaturali. Ogni bambino attraversa uno stadio simile, e anche più avanti negli anni, anche le persone più sane mostrano tracce di disordini nevrotici e psicotici. La superstizione è una delle caratteristiche principali che distinguono l'uomo dall'animale. Si distingue non perchè ha un'anima, ma perchè crede di possederne una o di possedere un potere soprannaturale o esserne influenzato. Se la psicoanalisi è in grado di scoprire alcune delle condizioni che hanno separato l'uomo dagli animali, la società umana da quella animale, può anche essere in grado di scoprire alcune delle condizioni che hanno separato un uomo, o cultura, da un altro.


2. Mitologia

1. Discussione generale

Secondo la mitologia greca e d'altri popoli, all'inizio ci fu il caos, da cui nacque Gea, la terra, che creò partenogeneticamente Urano, il cielo.

Tutti i crimini, dall'incesto, parricidio, cannibalismo, adulterio, alla semplice truffa e al furto, furono imputati agli dei o agli eroi, rappresentati anche come vittime delle più umilianti e ridicole disgrazie. Come poteva un essere ragionevole venerare delle entità soprannaturali dotati di tutte quelle colpe che più disprezzava nei suoi simili?

Il tentativo di spiegare o razionalizzare i miti iniziò gia nell'era classica, quando si notò degli dei era molto distante dal raggiungere lo stile di vita considerato accettabile dagli uomini. I miti erano versioni distorte di eventi storici, parabole etiche, rappresentazioni allegoriche di fenomeni naturali. Solo i primi padri della chiesa accettarono la verità letterale di tutte le storie, per dimostrare quanto erano più diabolici che divini. Nel diciassettesimo secolo i teologi considerarono i miti classici come forme inferiori della vera rivelazione che si trova solo nelle Sacre Scritture. I teologi moderni hanno elaborato delle vecchie teorie e ne hanno aggiunte di nuove. Di queste ultimi, la più conosciuta ricerca l'origine dei miti. Si sono distinte quattro teorie:

a) teoria storica. I miti sono resoconti di eventi storici e si crede che si fondino su racconti reali distorti nella trasmissione. Secondo questa interpretazione, in realtà non sono miti, ma leggende, e abilità e ingegnosità furono sprecati in una volta sola per ricostruire la storia nascosta. Ora è divenuto più comune considerare la maggior parte delle leggende come dei miti, piuttosto che alla maggioranza dei miti come delle leggende.

b) teoria della parabola. Esopo compose, o raccolse e rivide, favole con un fine morale. La componente morale è molto evidente nella mitologia biblica. I miti più arcaici riguardano così strettamente le scorrettezze degli dei, che molto difficilmente sono stati creati da legislatori per dare il buon esempio all'uomo

c) teoria allegorica. Presenta numerose formule. Secondo una di esse la castrazione o lo sventramento di un dio possono rappresentare l'eclissi o il calare della luna, oppure un incesto divino l'unione giornaliera del sole con la madre alba. Secondo la variazione di Max Müller, le evidenti allegorie non erano neppure intenzionali. Se si prende la parola usata per il sole, apollo, e quella per l'alba, Daphne, l'affermazione che il sole segue l'alba potrebbe far pensare al mito di apollo che segue Daphne. Questa teoria di Müller fu criticata sperimentalmente da Tylor e poi distrutta da Lang. Tylor dimostrava che la tendenza dell'uomo primitivo a personificare la natura fosse indipendente dal linguaggio. Si è portati a pensare che il genere linguistico è un effetto piuttosto che la causa di tale effetto.

Per Lang, i miti non erano rappresentazioni di fenomeni naturali, ma la loro spiegazione. Presuppose l'animismo dell'uomo primitivo, la sua tendenza a fornire alla natura di un'anima, o per lo meno capacità e sentimenti simili ai propri. Sulla base di queste credenze e di un'insoddisfatta curiosità verso la natura, sembrò naturale che l'uomo inventasse delle storie per spiegare i problemi del suo mondo. Lang non pretese che tutti i miti fossero chiarificatori. Distinse una classe di miti eroici e romantici che deriva da questa sorgente.

d) teoria rituale. Questa teoria, secondo la quale i miti erano in origine drammi rituali, contiene probabilmente più verità di qualsiasi altra. Gli antenati di tutti i popoli civilizzati drammatizzavano il matrimonio e la morte degli dei in riti che erano ritenuti essenziali per la fertilità. Secondo una teoria il rituale è il figlio del mito, riproduce o rievoca ciò che si crede un mito, così si pensa l'Eucarestia commemori l'ultima cena e la morte di Cristo. Freud dimostrò che l'uccisione degli dei in generale commemorava l'uccisione del padre.

Per lord Raglan, queste teorie sono improbabili quanto quella del britannico medio pronto a conficcarsi una freccia nell'occhio per commemorare la morte di Harold. Secondo questa teoria, il rituale non è il figlio ma il genitore del mito.

Lord Raglan fa derivare il mito di Edipo da un parricidio e un incesto rituali che ringiovaniscono per magia la natura. La maggior parte dei selvaggi tiene cerimonie in cui s'identificano con esseri soprannaturali, e probabilmente il rituale ricorre una volta ogni anno. Il mito è il rituale dell'anno precedente e questo rituale è una ripetizione del mito. Ciò che è stato originariamente divino, diventa una commemorazione dell'evento divino. La figura centrale della tragedia cessò di essere il dio, ma l'uomo che impersonava il dio. Il mito fu rimosso dal suo ruolo e proiettato in un passato remoto. Il mito, una volta separato dal rituale, si sviluppò indipendentemente. Per esempio aumentarono le storie elaborate intorno a Adone, uno dei re-sacerdoti e vittime sacrificali del rituale magico semitico. Il mito di Adone può essere utile per verificare la teoria allegorica. Adone trascorre parte dell'anno nel mondo sotterraneo, come un seme nella terra, e parte nel mondo terrestre, come i raccolti. Imita i raccolti, cosicché attraverso questo espediente i raccolti sono obbligati ad imitarlo per magia. Altre due teorie, che considerano rispettivamente i miti come storie distorte o parabole morali, hanno meno da offrire, tuttavia contengono in ogni caso qualche verità. Può accadere che alcuni episodi della vita di alcuni re-sacerdoti che impersonavano dei fossero aggiunti al mito. Episodi dei miti potevano essere attribuiti a resoconti storici della vita dei re. Per la teoria della parabola, se un mito come quello di Adone è incorporato da una religione, acquisirà un fine morale o diverrà una parabola. Questa ricostruzione può sembrare soddisfacemente completa, anche se non spiega perchè la natura dovrebbe essere rappresentata da drammi rituali.

2. Il contributo psicoanalitico alla mitologia.

La psicoanalisi è un metodo introdotto da Freud per curare la nevrosi e consiste del seguire il corso del pensiero non inibito del paziente, fino a quando conduce alle cause, fino al quel punto insospettate, del disturbo. Queste si rivelano essere certe impressioni e idee dimenticate della prima infanzia. Gran parte di quello che il bambino immagina tanto vividamente, quello che sperimenta, è terrificante e doloroso, perciò è dimenticato o represso. Tutti hanno represso moltissimo della prima parte del nostro passato. Sebbene queste passioni siano represse e dimenticate, ci comportiamo come se fossero ancora operanti. È opportuno descrivere queste passioni come attive ma inconsce e immaginare noi stessi come posseduti da memorie e fantasie inconsce.

a) Parricidio e incesto. Ogni bambino costruisce fantasie inconsce di soppiantare o uccidere il padre e sposare la madre, oppure di uccidere i fratelli e sposare le sorelle. Delle divinità, le prime tre generazioni di dei greci, Urano, Crono e Zeus sposarono tutti la loro madre o sorella e due di loro si ribellarono ai loro padri. La storia di Edipo stesso può aver avuto inizio come un mito di questo tipo. Edipo uccide il padre e sposa la madre senza riconoscerli. Oltre ai miti edipici espliciti di questo tipo, in cui il parricidio e l'incesto non sono mascherati, ne esiste una serie intera che mostra vari livelli di distorsione. In un mito molto comune un fratello prende il posto del padre e una sorella quello della madre. Nel mito Efesto litiga col padre Zeus per proteggere la madre Era ed è gettato dal cielo, per aver preso le sue parti, con Issione, un mortale amico di Zeus, per aver tentato di sedurla.

b) Punizione e riparazione. Poiché un bambino non solo odia il padre, ma anche lo ama, le sue fantasie aggressive sono spesso conformi a ciò, contenendo quasi sempre un forte elemento di riparazione, in cui annulla il crimine commesso nella fantasia. Egli immagina spesso una punizione del tipo legge del taglione, in cui soffre ciò che ha desiderato infliggere. Non solo si attende una punizione dello stesso tipo, ma la desidera anche inconsciamente. Tali caratteristiche di fantasia inconscia si trovano anche nei miti edipici. Alcune volte il crimine è punito, altre è incompiuto, altre ancora impedito del tutto. A prima vista i miti cosmici greci e egizi sembrano essere quasi completamente gli uni l'opposto agli altri: mentre i Greci conservarono il loro mito nella sua forma più arcaica, gli egizi convertirono il parricidio in filiale pietà.

c) Castrazione. Che i bambini desiderino castrare il padre e temano la castrazione come vendetta può sembrare incredibile. Osiride castra il padre, Horus lo zio Set, Set castra il fratello Osiride, ma nei miti della punizione si trovano spesso pene minori, che possono essere tuttavia interpretate come un suo simbolo. Il figlio che depone e castra il padre alla fine è deposto e castrato dal figlio. Questo può essere semplicemente il ciclo vitale del re divino e l'idea di divorare il pene castrato, che la psicoanalisi trova spesso nella fantasia inconscia, è un tema comune nei miti.

d) Matricidio. Pari alla fantasia maschile di uccidere il padre e sposare la madre, è la fantasia della bambina di uccidere la madre e sposare il padre. Questa versione femminile del complesso di Edipo, il complesso di Elettra, appare rara nei miti. Nell'età classica Elettra è rappresentata come Amleto che medita sull'assassinio del padre e decide di uccidere per vendetta la madre. Rassomiglia alla versione femminile del complesso di Edipo, ma è il fratello di Elettra, Oreste, a uccidere.

e) Aggressione primaria. Sappiamo che desideriamo punire gli altri specialmente quando commettono crimini, che noi abbiamo represso con difficoltà. La gelosia del figlio per il genitore del suo stesso sesso genera un odio inconscio è stata una delle prime scoperte di Freud, cui si può aggiungere il sadismo, iniziato al seno e nella culla, e di cui la madre ne è il primo oggetto. Ogni ansia può essere fatta risalire al timore di perdere o distruggere "l'oggetto buono". Il mito di Oreste ha un finale felice. Questi era l'ultimo criminale della stirpe di Tantalo, quando trova la sorella e la porta ad Atene, si libera della maledizione.

f) Figura genitoriale combinata. Si può individuare la presenza di fattori edipici ovunque il mostro abbia attributi fallici che dimostrino quello che Melanie Klein ha definito la figura "genitoriale combinata". Ad esempio Medusa aveva in testa dei serpenti e era raffigurata nell'arte arcaica con altri due simboli fallici, un grande dente e una lingua pendente. Gli attributi fallici della Sfinge sono meno evidenti, ma la sua natura è rivelata dall'enigma. La soluzione originale forse non era l'uomo, ma due persone nell'atto di avere un rapporto.

g) Cannibalismo e smembramento. Tra le primissime fantasie infantili ci sono il cannibalismo e lo smembramento. La bocca è l'organo più importante attraverso cui il neonato cerca di imporre la sua volontà. È in questo periodo che costruisce le sue fantasie di mordere, inghiottire e smembrare i genitori. Tali temi sono molto comuni nei miti arcaici. Per lo smembramento, Frazer fornisce una lista di dei ed eroi che morirono in questo modo al fine di stimolare i raccolti, poiché per Frazer risiedeva un potere fertilizzante nell'organo genitale. Questa associazione di fertilità sembra riflettere una teoria infantile del concepimento, secondo cui la madre ruba o morde via parti del padre, in genere il fallo.

Il processo attraverso il quale il materiale inconscio è mascherato si può dividere in due stadi: nel primo il materiale è reso incomprensibile e il risultato è normalmente un quadro assurdo e irrazionale, mentre nel secondo stadio il quadro irrazionale è razionalizzato, elaborato in una storia coerente che, mentre riserva il significato originale all'inconscio, ha per la mente conscia un chiaro significato secondario. La fantasia inconscia è riconoscibile, ma ripudiata dal pensiero conscio. Quando un mito appare irrazionale e assurdo è perchè il processo di distorsione non è stato sufficientemente nascosto dal processo di elaborazione secondaria. Si può comprendere il forte richiamo emotivo del mito: deve rappresentare qualche fondamentale fantasia inconscia che sia comune alla maggior parte della specie umana e deve essere abbastanza chiara da essere immediatamente compresa dall'inconscio.


3. Esogamia, totemismo e tabù.

1. Esogamia.

I popoli primitivi, nei loro miti, attribuiscono spesso l'incesto agli dei o agli eroi. Tra noi l'incesto è un'azione criminale e punito con il carcere, mentre tra i primitivi l'incesto è punito con la morte. L'orrore dell'incesto non solo è più forte tra i selvaggi, ma vieta anche il matrimonio con una larga parte di consanguinei. Il selvaggio non può sposare nessuno del clan cui appartiene, anche se non c'è nessuna proibizione al matrimonio con parenti più stretti. Coloro che ritengono l'incrocio tra consanguinei dannoso, attribuiscono l'orrore per l'incesto ad un istinto o ad una legislazione intelligente. Però ci sono alcune obiezioni: non esistono sicure evidenze che l'incrocio tra consanguinei sia dannoso, tranne che da noi, la categoria cui è vietato sposarsi non corrisponde rigidamente alla classe dei consanguinei.

Westermark crede in un istinto contrario all'incrocio che rende insensibili al fascino di coloro tra cui siamo stati cresciuti. Una tendenza a trovare più forte il richiamo sessuale degli estranei assomiglia di più ad un sintomo nevrotico che ad un istinto.

Le conseguenze indesiderabili che i selvaggi temono sono più magiche che naturali, per loro l'incesto porta carestia, calamità, guerra, ma i frutti mostruosi nei miti sono spesso superiori e non inferiori agli uomini, perciò la credenza nella dannosità biologica dell'incrocio è ben lungi dall'essere primitiva: essa stessa è con ogni probabilità un'antica superstizione rinnovata. La credenza nella dannosità dell'incesto è probabilmente l'effetto, non la causa, dell'incesto che ha la pretesa di spiegare.

McLennan suggerisce che l'infanticidio femminile nei popoli selvaggi abbia provocato una diminuzione delle donne, costringendo gli uomini a cercare moglie al di fuori del clan. Spencer suggerisce che il matrimonio al di fuori della cattura fosse vergognoso. Lord Avebury teorizza che le donne catturate fossero possedute da chi le ha fatte prigioniere, perciò preferite dalle compagne della tribù, che si credeva fossero state possedute un tempo comunitariamente. Secondo tutte e tre le teorie, la proibizione dell'incesto è mantenuta anche dopo la scomparsa del motivo originale.

"Mentre la gente fa spesso cose per ragioni stupide o insufficienti, non fa nulla senza alcuna ragione." Frase di Lord Raglan. La sua teoria è originale. L'incesto rituale tra un re divino e la madre o la sorella fu praticato un tempo in una vasta area e creduto essenziale per la fertilità. L'incesto del laico era proibito come un'imitazione sacrilega di questo rito, ma questa teoria non giustifica l'origine delle credenze su cui si fondano il rituale dell'incesto e il tabù, né la continuazione dei tabù dopo la caduta delle credenze.

Un'altra teoria appartiene a Darwin-Atkinson sulla "famiglia ciclopica". Secondo Darwin-Atkinson l'uomo primitivo viveva in piccoli gruppi familiari, presieduti da un capo geloso che teneva tutte le donne per se ed esiliava i figli adolescenti. I figli rimanevano celibi finché non uccidevano il padre o riuscivano a rubare la moglie da qualche gruppo poco sorvegliato, erano così costretti ad essere esogami.

Il selvaggio moderno evita l'incesto non perchè ha paura della gelosia paterna, ma perchè ha paura delle calamità magiche e dei parenti che lo ucciderebbero per purificarsi del crimine.

Lo psicoanalista inizia con la constatazione che gli impulsi incestuosi inconsci esistono universalmente. Il suo problema è di spiegare come sono controllati. Il selvaggio evita l'incesto a causa di superstiziose paure. La differenza più importante tra il comportamento morale del selvaggio e quello dell'uomo civilizzato è che il primo ha un'idea più chiara dei supposti pericoli derivanti dalla trasgressione.

Il bambino piccolo ama e contemporaneamente odia i genitori, quando lo ostacolano o suscitano la sua gelosia, in parte perchè lo puniscono veramente, in parte perchè si aspetta che siano tanto pericolosi quanto lo sarebbe lui stesso se fosse grande come loro. All'inizio cerca di piacere loro solo quando sono presenti, ma presto anche quando sono assenti. Può confessare i suoi peccati segreti perchè sente che sono già noti e non può sopportare l'ansia di una punizione sconosciuta. Ha interiorizzato le proibizioni e i castighi, acquisendo una coscienza, Super-ego, da quel momento in conflitto con i suoi impulsi primitivi, Es

Le radici del super-ego si trovano in un periodo molto precoce, quando gli impulsi del bambino sono incontrollabili. Sebbene il super-ego derivi dai genitori, un bambino sarà in realtà più rigido e più esigente di quanto lo siano loro. Reprime non solo quegli impulsi che possono creargli dei problemi, ma anche altri che li simbolizzano o rassomigliano loro in modo abbastanza irrilevante.

Come ci si potrebbe aspettare, una delle principali funzioni del super-ego è la repressione degli impulsi erotici, ma spesso va oltre i suoi compiti. Un uomo potrebbe essere impotente con le donne che ammira perchè le associa alla madre o alla sorella, mentre nel normale adulto civilizzato gli impulsi incestuosi sono repressi completamente. In molti nevrotici la repressione non è completa, tanto che l'incesto è una tentazione, oppure c'è, spesso, qualche disturbo del normale desiderio verso persone che sono inconsciamente associate ai membri della famiglia. L'uomo primitivo esogamo con il suo esagerato orrore dell'incesto e il suo ampio gruppo di familiari proibiti è molto simile a questo tipo di nevrotico ossessivo, che crea le proprie inibizioni fantastiche, mentre il selvaggio trova i tabù stabiliti per lui.

I selvaggi sono diversi dai nevrotici civilizzati solo perchè i tabù sono istituzionalizzati, così è loro risparmiata la fatica di inventare dei tabù propri. Una delle istituzioni è la classificazione della parentela. Un uomo ha un unico modo per indicare le sorelle, le figlie delle sorelle della madre e le figlie delle figlie della nonna materna, di fatto tutte le cugine femmine in linea materna (autho-cousins). Tutte queste donne sono sorelle e sessualmente tabù. Ha inoltre un unico nome per le cugine figlie dei fratelli della madre e simili parentele (cross-cousins). Queste donne possono essere scelte per il matrimonio o l'amoreggiamento. È regola che le donne del clan cui appartiene siano sessualmente tabù, ma la suocera appartiene ad un clan differente, perciò non è proibita dalla regola esogamica. Le donne con cui non può amoreggiare o sposare sono dei simboli della madre e delle sorelle reali.

Qualche volta è proibito il matrimonio tra generazioni diverse. Un uomo deve considerare quattro gruppi di parenti: nel primo ci sono le possibili suocere e figlie classificatorie, nel secondo ci sono le madri e le figlie di sorelle classificatorie, nel terzo, il suo, ci sono le sorelle, le autho-cousins, le nonne e i nipoti materni. Le donne di questi tre gruppi sono sessualmente tabù. Solo il quarto clan contiene le sue possibili mogli, le cross-cousins.

La famiglia ciclopica, in cui l'incesto era una prerogativa del padre, lasciò il posto al clan esogamica, in cui entrambe le generazioni erano soggette ai tabù. I super-ego degli uomini del clan dominavano al posto del padre primitivo. La teoria ciclopica non solo fornisce una funzione al tabù dell'incesto, ma spiega anche la sua lunga sopravvivenza dopo che questa funzione diventava inconscia. La sua attuale funzione è di proteggere la famiglia e la tribù dalle gelosie che altrimenti la spezzerebbero. Nell'antichità si pensava che l'interruzione rituale dell'incesto fosse un tabù necessario per la conservazione della specie umana.

2. Totemismo.

Un totem è una specie di animale o pianta in cui s'identifica un clan selvaggio. Il totemismo e l'animismo sono indipendenti l'uno con l'altro, ma sono spesso associati.

James Frazer riassume nel suo Totemism and Exogamy almeno sei teorie sull'origine del totemismo. Per Spencer la credenza nella discendenza animale deriva dall'errata comprensione dei soprannomi. Wilkin scoprì nella credenza della trasmissione delle anime una soddisfacente soluzione del problema. Un'altra teoria di Haddon è quella che gli antenati fossero originariamente chiamati secondo il loro più importante oggetto di alimentazione. Altre tre teorie furono proposte da Frazer: la prima faceva derivare il totemismo dalla credenza che l'anima esterna dell'uomo risieda negli animali, la seconda dai riti per la fertilità praticati nell'Australi centrale e la terza dalle voglie delle donne incinte dell'Australia centrale. Di queste sei teorie, quella di Spencer, quella di Haddon e la seconda di Fra zen crollano al primo attacco critico. Le altre tre sono abbastanza plausibili.

L'idea della parentela dell'uomo con gli animali, che è l'essenza del totemismo, non è limitata ai selvaggi. Molti bambini attraversano quella che si può descrivere come fase totemica: il bambino imita l'animale di cui ha paura.

Il selvaggio non sembra avere alcuna fobia per il suo totem, ma la sua inclinazione è simile a quella del bambino. S'identifica con esso, lo imita, lo tratta con ambivalenza, proteggendolo, qualche volta mangiandolo. Il totem è simbolo dei genitori, in particolare del padre. Mentre per il bambino è un prodotto individuale, per il selvaggio è un'istituzione sociale. Se il totem è un simbolo paterno, la credenza nella discendenza totemica è una verità simbolica e i due crimini sono il parricidio simbolico e l'incesto. Se Freud si fosse accontentato di questi risultati, il suo contributo all'antropologia sarebbe stato più accettato.

Spesso è più facile ricostruire i miti che spiegarli. Che gli uomini abbiamo spesso ucciso e mangiato il proprio dio è certo. Perché? Secondo Robertson Smith per mettere in rilievo la loro unità con lui. Secondo Frazer per assicurarsi la fertilità della natura. Freud accettò la teoria di Robertson Smith che mangiare il totem in comune fosse il rito centrale del totemismo e che il totem potesse simbolizzare il padre. L'origine del sacrificio religioso divenne un parricidio simbolico in cui i "figli" uccidevano il padre e ne incorporavano un simbolo. Il passo seguente fu confrontare questo parricidio simbolico con quello reale.

Nella famiglia ciclopica di Darwin-Atkinson l'incesto è proibito dalla gelosia del padre primitivo e i fratelli si uniscono e uccidono il padre per prenderne la moglie. Nel clan totemico di Robertson Smith l'endogamia o l'incesto tra i figli dell'antenato totemico sono proibiti senza alcuna ragione apparente e gli uomini del clan si uniscono occasionalmente e uccidono il padre senza una ragione realmente ovvia.

Nei due casi il comportamento, cioè l'osservanza della proibizione dell'incesto, l'endogamia e l'assassinio del padre o del totem, è quasi identico. Ma i motivi consci sono molto diversi.

Nella famiglia ciclopica il motivo dell'osservanza della proibizione dell'incesto e quello del parricidio sono rispettivamente le gelosie del padre primitivo e dei figli. Nel clan totemico i motivi consci sono quelli di evitare le calamità e di incorporarne la potenza per promuovere la fertilità o di questo genere. Il conflitto con il padre primitivo rimane, ma è più endopsichico che esterno. Contrariamente al padre reale, il super-ego è una forza endopsichica e non può essere distrutta permanentemente.

Freud concluse che il clan totemico si era sviluppato dalla famiglia ciclopica: dopo aver ucciso il padre, i fratelli litigarono tra loro, perchè nessuno era abbastanza forte da prenderne il posto. La delusione risvegliò il senso di colpa, si pentirono del delitto e desiderarono cancellarlo. Istituirono perciò l'esogamia e il totemismo, rinunciando alle donne perciò avevano ucciso il padre. Ma essi commemorano e ripetono il loro crimine.

Il sacramento totemico non può essere una semplice ripetizione e commemorazione di un crimine primitivo, ma se il totem è il simbolo del padre, capirne i motivi non deve essere difficile: da una parte c'è il desiderio inconscio di essere il padre, dall'altra la paura del super-ego che controlla questi desideri rivoluzionari. Il risultato è un compromesso: evitano le mogli simboliche del padre, le donne dello stesso clan totemico. Il padre simbolico, il totem, viene onorato e protetto. Una vitale obiezione a questa teoria di Freud è che essa è costruita su teorie non ancora provate. È ancora incerta l'esistenza della famiglia ciclopica e il sacrificio totemico può essere considerato il prodotto finale di un culto locale. Se il simbolo viene mangiato, deve esserci un motivo per usurpare il posto del padre, diventare lui, incorporarne la forza. Se i parricidi rituali derivano o meno dal parricidio primario di Freud e ne siano la continuazione storica resta un interrogativo aperto.

3. Tabù.

La proibizione sessuale contro l'incesto e l'endogamia e la proibizione alimentare di mangiare il totem sono forme speciali di quel sistema generare di divieti, conosciuto come tabù. Possono essere tabù una persona, una cosa, un'azione ed essere sacri o impuri. Chiunque rompa un tabù rischia le calamità più spaventose, ma può sfuggire alle conseguenze del suo atto se osserva certi riti purificatori, come il lavacro.

I tabù possono essere permanenti o temporanei. I preti, i capi e i morti sono tabù permanenti. Le persone sono tabù temporanei quando si trovano in determinate condizioni: una donna durante il ciclo o il parto, l'uomo prima o dopo una spedizione, ecc. I selvaggi si sottopongono ad un gran numero di restrizioni, non ne conoscono le cause e non ne chiedono la ragione, ma la paura è così grande che non romperebbero mai volontariamente un tabù. Se lo rompe accidentalmente, spesso si ammalerà e morirà per la paura e la depressione.

Ad eccezione degli agnostici, si pensa che i principi morali, più razionali dei tabù, abbaino l'approvazione degli dei. Si possono distinguere tre stadi dello sviluppo delle proibizioni morali: nella prima fase sono mantenute dal mana, una forza soprannaturale, nella seconda dai diavoli e nella terza dagli dei. Sebbene le persone civilizzate siano progredite dalla sfera dei tabù a quella dei principi morali, ce ne sono alcune tornate allo stadio dei tabù. Sono i nevrotici ossessivi.

Secondo la teoria di Freud, il divieto o tabù è il contrario di un desiderio inconscio: i tabù sono forme istituzionalizzate di divieti ossessivi contrari alla soddisfazione simbolica di desideri repressi e inconsci

4. Animismo, magia e religione.

1. Animismo.

In ogni epoca e cultura l'uomo ha creato degli esseri sovrannaturali a sua immagine: anche un totem è in un certo senso un essere soprannaturale, è come i suoi fratelli umani, una reincarnazione di un antenato totemici, perciò sono quasi degni di essere chiamati dei. Questo suggerisce che tutti gli dei cui sono consacrate delle specie animali fossero dei totem, ma un'origine indipendente e uno sviluppo parallelo è sempre un'alternativa. Un gran numero di antichi dei furono animali o possedettero caratteristiche tali da far pensare ad un'origine animale se non totemica.

Gli antenati erano venerati a Roma e lo sono ancora in Cina e Giappone, perciò molte divinità antropomorfe erano un tempo degli uomini deificati, un esempio era il Faraone: in vita era il figlio del re Sole, dopo la morte diventava Osiride.

Un'altra classe di esseri soprannaturali è quella dei demoni. La distinzione tra dei e demoni è qualche volta solo relativa. Una credenza nei demoni può coesistere con il totemismo e non sembra derivi da esso. In Australia centrale, il totemismo è la religione ufficiale degli uomini iniziati. Il demonio più comune è un essere umano distorto o un animale, spesso con genitali enormi, la cui caratteristica principale è sedurre gli imprudenti di entrambi i sessi. Così erano i fauni e i satiri dell'epoca classica. Queste categorie di esseri soprannaturali sono una sfida per tutti coloro che credono nella razionalità dell'uomo.

Fu servendosi di termini che Tylor diede forma al problema. Il suo primo passo fu di ridurre i vari tipi di esseri soprannaturali in un unico essere. Lo spirito dell'uomo morto poteva essere buono o cattivo, poteva conservare la sua forma originale o reincarnarsi in un animale e diventare così un dio, un demone o un totem. Il passo successivo fu spiegare lo spirito o l'anima, che avrebbe dovuto avere origine dai sogni, ma dai tempi Tylor abbiamo cessato di interpretare il sogno come vero. La razionalità dell'uomo, la sua determinazione nel credere ciò che desidera credere, è una causa dei sogni, non uno degli effetti. Perciò per lo psicoanalista siamo tutti irrazionali. Un'altra difficoltà nella teoria dei sogni di Tylor è che le anime, gli spiriti e il regno soprannaturale non si esauriscono mai.

L'animismo tratta gli spiriti, le personalità soprannaturali. Il concetto di mana si trova nei selvaggi di tutto il mondo ed è un potere mistico, una specie di raggio o carica elettrica soprannaturale. È associata al respiro, al sangue, ai fluidi corporei e può uccidere o curare. È possibile distinguere degli oggetti, personalità e fluidi soprannaturali.

Per capire questi concetti, è opportuno cercare dei parallelismi: l'ipocondriaco può credersi posseduto da ogni tipo di demone, come il paranoico, la cui differenza è che gli spiriti sono considerati esterni. Indipendentemente dalle differenze di ambiente sociale, i problemi dell'animatismo o dell'animismo primitivi e delle psicosi sono identici. Lo psicotico differisce dall'individuo normale nel livello che non nella specie.

Dividendo la prima parte della vita di un bambino, nella prima parte si può trovare che costruisce i concetti di fluidi soprannaturali, mentre nella seconda parte forma delle immagini inconsce di figure genitoriale buone e cattive. La prima distinzione fatta dal neonato è quella tra dolore e piacere, la distinzione tra le cose che gli procurano piacere e quelle che gli causano dolore, dividendo il suo mondo in buoni e cattivi. Se gode di buona salute ed è facilmente contentabile, predominano gli elementi buoni, se invece non succede ciò, sente se stesso e il mondo esterno riempiti di oggetti cattivi. Sembra confondere le cause psichiche con gli effetti psicologici. Il bambino è un organismo metabolico con due sia funzioni primarie: l'incorporazione e l'espulsione. È in grado di incorporare o espellere qualsiasi oggetto, se non nella realtà almeno nella fantasia. Queste funzioni possono essere usate anche aggressivamente. Gli oggetti che incorpora ed espelle diventano dotati potere magico. Questi oggetti sono gli equivalenti infantili dei fluidi soprannaturali, che giocano un ruolo importante dei deliri delle psicosi e delle superstizioni. I prototipi delle creature soprannaturali si trovano in quelle parti del corpo umano che attraggono il bambino nel periodo antecedente quello in cui impara a distinguere le persone dome un tutto. L'idea del capezzolo come oggetto parziale, che si può trovare isolato o in posti inaspettati, si riflette nella credenza medioevale che una strega abbia un capezzolo supplementare, così come il bambino proietta la sua avidità sul capezzolo e lo tramuta in una specie di vampiro.

Poiché il bimbo identifica il capezzolo col pene, alcuni dei suoi immaginari oggetti parziali combinano le funzioni di entrambi. Probabilmente gli spiriti soprannaturali dell'animismo sono i prodotti dell'infanzia, quando il bambino inizia a concepire se stessi e i genitori come persone complete. Il succhiare è complicato dal mordere, compaiono vaghi impulsi di morsicare e penetrare la madre, è in questo periodo che il bambino incomincia a compiere movimenti copulatori, istintivi o semiriflessi (spinta pelvica). Le fantasie di una figura paterna con un fallo gigante sono alla base dei demoni fallici della superstizione primitiva. Un'altra fantasia infantile è il simbolo della madre fallica, che ha rubato il pene al padre e lo tiene dentro di sé. Un'altra fantasia è la "fantasia primaria" di un rapporto sadico tra i genitori: il bambino pensa che i suoi genitori siano sadici quanto lui. Tra gli esseri soprannaturali superiori che hanno personalità distinte, quelli benevoli tendono ad essere desessualizzati, mentre quelli malefici conservano il loro carattere sessuale.

Sia l'agnostico razionale sia colui che crede nelle superstizioni nell'infanzia hanno proiettato i loro stessi impulsi a formare una collezione animatistica di fluidi, sostanze e oggetti parziali e una moltitudine di genitori soprannaturali, ma mentre l'agnostico razionale può riscoprire i fluidi buoni e cattivi, chi crede nella superstizione riscopre queste sostanze mistiche ed esseri soprannaturali nella magia e nella religione.

2. Magia e inizi delle religioni.

La magia è stata definita come la tecnica dell'animismo. L'animismo è un sistema di fede, la magia è il comportamento che ne deriva, poiché il comportamento irrazionale è la conseguenza naturale della credenza irrazionale. La base su cui si basa la magia è una falsa credenza. La conseguenza di questa credenza è l'ansia nevrotica. Tra le tipiche reazioni a quest'ansia c'è il comportamento irrazionale che forma le sindromi nevrotiche del nevrotico civilizzato, che deve costruirsi i suoi sintomi, e il sistema di magia del selvaggio, che li trova già pronti. L'uomo civilizzato combatte contro di loro, il selvaggio li accetta. Le classificazioni sono aiuti necessari per il pensiero. Possiamo iniziare dividendo la magia in due: negativa e positiva. La magia negativa consiste nell'evitare certi oggetti o azioni. Secondo Freud, l'esecuzione di un'azione tabù provoca ansia, perchè simbolizza un desiderio represso. Questa teoria spiega senza difficoltà tabù contro l'uccisione del totem (parricidio simbolico) e contro il matrimonio con un compagno totemico (incesto simbolico).

L'azione tabù è inibitoria, perchè i desideri repressi comprendono i prodotti autodistruttivi della colpa, come gli impulsi che possono aver evocato la colpa.

La teoria di Freud nella sua forma classica sembra abbia lasciato inspiegata una caratteristica dei tabù, il mana. Mentre un'azione è tabù per impedire la soddisfazione simbolica di un desiderio represso, un oggetto potrebbe essere tabù per impedire la contaminazione. La distinzione tra un oggetto tabù e un'azione tabù è una diversificazione di grado piuttosto che di qualità.

Mentre la magia negativa consiste nell'evitare certe azioni od oggetti, nella magia positiva certe azioni sono eseguite compulsivamente. Sono gli equivalenti dei rituali ossessivi dei nevrotici. La loro funzione psicologica è la stessa dei tabù, ridurre l'ansia.

La magia positiva è di due tipi: bianca e nera. La magia bianca è approvata dalla società e spesso è praticata comunitariamente. Tra i metodi usati ce ne sono due di particolare interesse: celebrare un matrimonio o uccidere una vittima. I contadini possono accoppiarsi nei campi per indurre i raccolti a seguire il loro esempio, oppure c'è l'unione simulata, se non reale, di due persone tipiche da rituale, fratello e sorella o madre e figlio, che incarnano il dio e la dea. Fino a quando il dio è il simbolo paterno, il sacrificio è il parricidio simbolico, però più spesso sembra che la vittima divina sia stata un avvenente giovanotto, rappresentato come l'amante della madre o della sorella.

Si è colpitesi dall'antitesi tra l'incesto sacro e quello profano, perchè mentre l'incesto divino era necessario per prevenire la rovina dell'uomo, del bestiame e della vegetazione, l'incesto profano provocava le stesse calamità. Però i due tipi di incesto coincidono, in entrambi colui che lo compieva veniva ucciso. L'individuo incestuoso muore, perchè ha rotto il tabù, per il dio, l'incesto era un obbligo.

Tutti commettono incesto e parricidio nella loro fantasia inconscia, ma se possono costringere un altro a commettere il loro peccato e soffrire per esso, sono liberi. Il re-eroe o il dio, come Edipo, è un capro espiatorio di questo tipo. Soffre e espia i peccati altrui, ma per fare ciò, deve prima compierli. Solo così può prendere su di sé i peccati della comunità ed espiarli con la morte. La più importante funzione psicologica del mito può essere espiare il peccato edipico.

La magia bianca, praticata più diffusamente dai singoli individui che dalla società, consiste in riti di protezione e cura. Il pericolo temuto sembra essere perdere un qualcosa di buono o essere posseduti da uno cattivo. Una protezione comune era il talismano, spesso un emblema fallico, che spesso era una protezione psicologica. Il talismano era una rassicurazione contro tutti i pericoli. Anche le erbe erano usate come protezioni. Se la protezione falliva o non era usata, c'erano altri riti che potevano riparare il danno.

Spesso i riti per rimettere a posto le anime e cacciarne lo spirito del male sono combinati e qualche volta è usato un oggetto buono per cacciarne uno cattivo.

Passando dalla magia bianca a quella nera, ci si sorprende a scoprire che la tecnica per curare i pazienti è simile a quella per uccidere i nemici. Tra le principali forme di malattia magica ci sono le attività infantili, orale, anale e fallica, ciascuna usata per il bene o il male.

La pratica universale di danneggiare un uomo danneggiando una sua immagine o qualche parte del suo corpo è un esempio della magia imitativa od omeopatica. Questo sembra fondarsi su 2 credenze infantili: nella prima il bambino sente che la sua esistenza dipende dal possesso di oggetti buoni, nella seconda il bambino confonde la realtà con la fantasia.

La magia potrebbe essere un metodo irrazionale di trattare l'ansia irrazionale, perciò la magia aggressiva è in realtà offensiva. Nell'Australia centrale una tempesta è una coppia di demoni che copulano.

Non appena una società si sviluppa civilizzandosi, la magia nera e la magia bianca cominciano a estinguersi, anche se la magia bianca è spesso trasformata nel rituale religioso. L'idea primitiva di un pasto comunitario del dio è sopravvissuta in una religione molto sviluppata.

Lo stesso atto che allevia una forma di ansia ne fa sorgere un'altra, perchè mangiare il proprio dio è un atto aggressivo. I fedeli non sono solo uniti perchè partecipano della stessa sostanza divina, ma anche perchè ne dividono la colpa. Come il rituale, anche la preghiera si sviluppa dalla magia. Il bambino ama credere che la sua voce è onnipotente. Il selvaggio non ha represso questa credenza infantile. Con la nascita della religione, gli incantesimi si svilupparono in petizioni, in espressioni di elogio, omaggio e sottomissione alla volontà divina. Tende a ritornare anche l'antico significato. La scoperta di interpretazioni più profonde non invalida le più superficiali.

Anche gli dei più elevati sono il prodotto di un lungo processo di sviluppo. Emerge spesso un dio padre di giustizia, una dea madre di misericordia, e un figlio divino il cui sacrificio porta la salvezza a tutti i mortali. Queste tre figure possono fondersi in un unico dio d'amore, rappresentando l'idea platonica di un qualsiasi altruismo che si può trovare nell'uomo.

Lo sviluppo dalla magia alla religione è caratterizzato da un cambiamento nella tecnica di cambiare l'ansia. La tecnica psicoanalitica è diversa. Poiché aiuta il nevrotico a scoprire le false credenze, lo convince che non ha perso il diritto al paradiso, che non è un bambino che può aver danneggiato o distrutto i genitori e minacciato dal male, lo aiuta a liberarsi.


5. Origine e sviluppo della cultura.

1. L'origine della cultura.

Generalizzare è più gradevole che analizzare, e le diversità tendono ad essere trascurate.

La teoria di Darwin era stata una pillola amara, ma una volta accettata la discendenza dell'uomo da altri animali, importanti diversità furono trascurate per l'entusiasta ricerca delle omologie. L'uomo fu dotato di un'intelligenza esclusiva per consolarlo della perdita della sua anima immortale: i suoi molteplici caratteri furono creati per proclamare la sua affinità con i suoi antenati più lontani. Tali generalizzazioni indicano l'identità, ma non tengono conto di diversità ugualmente importanti. Un enorme baratro separa la difficoltà umana da quella animale. Una è basata su fedeltà o odi eterni, l'altra su qualcosa di poco superiore all'impulso. Gli animali, però, non predano tra la loro specie. Litigano, combattono, ma se il rivale sconfitto fugge, non è seguito e ucciso. L'essenza della guerra dell'uomo è che ogni gruppo combatte insieme sotto un capo. La superstizione umana non trova paralleli fra gli animali. L'intelligenza fu l'unica qualità particolare riservata all'uomo dai primi evoluzionisti. Ma da sola non spiega la solidarietà sociale, la guerra, la superstizione, probabilmente derivata da meccanismi psicopatici della prima infanzia.

Le credenze animistiche e animatistiche dominano le menti, consce o inconsce dei bambini, sopravvivono nell'inconscio e danno l'avvio all'ansia nevrotica dell'uomo e alle tecniche che ha sviluppato l'uomo per farvi fronte: i tabù, la magia, il rituale, la morale, la religione. Tutto ciò non si esaurisce la loro influenza. Sono anche tra i principali fattori che determinano alcuni dei caratteri che distinguono l'uomo dagli animali, ad esempio la sua solidarietà sociale e alla sua inclinazione ala guerra. Lo scopo dell'impulso sessuale è subliminale, quello diretto è più inibito, meno conscio e più costante nel gruppo umano. Una continua fedeltà sostituisce il desiderio saltuario fisico e l'oggetto di questo impulso sublimato è un genitore simbolico piuttosto che uno reale. I vecchi sono figure simboliche, piene di mana, stregoni che controllano gli spiriti. I giovani non si oppongono alla loro autorità. Nelle società umane i morti hanno spesso più potere dei vecchi. Talvolta i morti delegano la loro autorità ai vivi: il sacerdote è il portavoce del suo dio.

Il bambino proietta i suoi impulsi per formare prima le buone e le cattive sostanze o poteri, poi i genitori immaginari buoni e cattivi. Costruisce il regno animistico e animatistica della superstizione che influenzerà i caratteri della sua vita futura.

L'uomo può essere fedele ad un capo che non ha mai visto, ad un dio ancora più remoto o ad un ideale. La fedeltà fa presa, tenendo ogni individuo a legarsi alla maggioranza dei suoi simili, perciò ci si sarebbe aspettato di vedere la razza umana unita in una grande famiglia felice. Creandosi nella culla sia i demoni sia gli dei, l'uomo fornisce agli dei un'estrema bontà in grado di neutralizzare l'estrema cattiveria dei demoni. Si capiscono i limiti della solidarietà umana: l'uomo deve fare qualcosa con i suoi demoni. Gli scienziati, come gli stregoni, possono trovarli nella natura, che entrambi cercano di controllare, i medici, come i guaritori, possono trovarli nella malattia che cercano di curare. Ma l'uomo della strada è portato a trovarli dei suoi vicini sconosciuti o negli avversari politici.

L'ostilità tra i gruppi è correlata alla solidarietà dentro il gruppo.

La tendenza dell'uomo a cooperare nella competizione sembrerebbe avere in parte le stesse origini infantili del suo animismo, magia e religione. Tra gli altri caratteri che distinguono l'uomo ci sono il linguaggio e la tecnologia.

Freud fui colpito dalla frequente ricorrenza, nelle lingue antiche, di una parola avente significati opposti. Scoprì anche che i nomi degli oggetti comuni spesso derivavano dai nomi di ciò che quegli oggetti simboleggiavano nell'inconscio. (es. materia, madre dei sogni, ha la stessa radice della parola latina mater). Secondo Jones, il nome di una cosa potrebbe essere usato prima in senso metaforico per un'altra, poi più tardi la connessione tra loro sarebbe dimenticata, mentre rimarrebbe il significato simbolico. Per quanto riguarda l'origine del linguaggio, sono state avanzate teorie ingegnose: secondo alcune iniziò con interiezioni, imitazioni o con rumori che accompagnavano il lavoro ritmico, secondo altre iniziò con il corteggiamento o con il gioco.

Per il neonato, il pianto è l'unico mezzo che ha per ottenere la soddisfazione dei suoi bisogni ed ha qualcosa di magico. Produce quello che il bambino vuole, così che è portato a credere che può sempre funzionare.

Il significato magico della voce sopravvive nella superstizione primitiva. Gli spiriti possono essere controllati da incantesimi e formule, la cui efficacia dipende dal ripeterle senza un solo errore. Una persona esercita un potere assoluto sugli dei sugli uomini se conosce il loro nome segreto. Es. giurare per i quaccheri è tabù, vuol dire costringere dio e chi ha giurato.

Il linguaggio per l'uomo primitivo ha due aspetti: il magico e il comune. L'importanza relativa dell'aspetto magica aumenta quanto più andiamo indietro nel tempo. È un'estensione di quella che fa derivare il linguaggio dal gioco, poiché il gioco è magia. Se la voce non fosse stata importante per il suo aspetto magico, non sarebbe mai stata praticata e sviluppata per gli affari secolari. Se la necessità è la madre delle invenzioni, suo padre è il gioco.

Nella mitologia indiana, il trapano è per il fuoco è un fallo e l'atto di accenderlo è un atto di generazione. Il dio del fuoco è invocato dagli amanti, dagli uomini per la virilità, le donne gli appartengono. Attizzare un fuoco ferisce il dio ed è peccato. A Roma il fuoco sacro era custodito dalle Vestali Vergini, in origine le mogli del dio Fuoco. Originariamente il fuoco era prodotto da individui speciali, il cui mana era sufficiente a proteggerli. L'accensione del fuoco, la lavorazione dei vasi, la fusione dei metalli sono circondate da cerimonie e tabù.

I meccanismi psicotici dell'infanzia hanno effetti che vanno lontani: sono tra le condizioni necessarie della superstizione, della solidarietà, della bellicosità, delle arti e delle scienze.

Senza di loro ci sarebbe ben poca cultura che progredisce o declina e sono tra i caratteri fondamentali della specie umana, più importanti dell'intelligenza. La differenza principale tra l'uomo e gli altri animali non consiste della maggiore intelligenza del primo, quanto nei difetti peculiari di quest'intelligenza.

Le fantasie psicotiche della prima infanzia variano secondo la natura e dell'educazione, ma la loro forma basilare è universale e propria della specie umana. Devono essere prodotte da certe qualità specifiche del neonato o dell'ambiente e quella fondamentale deve essere ricercata nei meccanismi innati. Solo la compensazione di una condizione ambientale più favorevole consente al neonato di sopravvivere, anche se rimane completamente dipendente dalla madre per un lungo periodo: quando ha fame può solo gridare e se la madre non gli mette il capezzolo in bocca, non c'è nulla che possa fare. Sarà più soggetto di altri animali e provare panico e rabbia impotente, diventando più aggressivo. Ha però una fantasia più vivida, cosi che non solo associa la sua furia con l'oggetto e lo trasforma in persecutore, ma crede di averlo ingoiato per possederlo completamente. Queste tre assunzioni, estrema impotenza, grande aggressione e vivida fantasia, sembrano sufficienti per spiegare la prima fase animistica dell'infanzia. L'immenso sollievo della reale soddisfazione fa sorgere il concetto di fluidi buoni animati, sostanza od oggetti parziali che possono essere anche primari. Questa può essere chiamata la fase preanimistica e forse preedipica.

Il bambino non solo ha più bisogno d'aiuto di una scimmia, ma anche di un periodo più lungo, siccome il suo sviluppo fisico e funzionale avviene più lentamente.

Nell'uomo il periodo della dipendenza orale e la capacità di soddisfare il desiderio sessuale si manifestano entrambi in un periodo tardo, mentre l'inizio del desiderio sessuale non ha avuto ritardi. I due impulsi orali, di mordere e penetrare la madre e di succhiare e afferrare il capezzolo, sono sessualizzati, fornendo i prototipi dell'impulso maschile di penetrare e dell'impulso femminile di essere penetrata. In entrambi i sessi, la componente maschile tende a dirigersi verso la madre e quella femminile verso il padre: è abbastanza naturale che la prima di solito predomina nel ragazzo e la seconda nella ragazza, anche se non si possono escludere delle eccezioni, come il ragazzo effeminato o la ragazza mascolina, oppure bambini ai quali la madre appare maschile, fallica, e il padre femminile, castrato.

I bambini proiettano i loro impulsi sessuali sui genitori e poiché gli impulsi infantili sono dominati da sadismo orale, anche questo rapporto può essere immaginato sadico. Nello stesso momento emergono delle figure complementari di genitori idealmente buoni, in contrapposizione alle streghe e ai maghi.

L'estremo bisogno di aiuto, una disposizione aggressiva, un'immaginazione vivida e un periodo prolungato di dipendenza sembrano le condizioni principali delle credenze animistiche e animatistiche che dominano i nostri pensieri consci e inconsci.

2. Lo sviluppo della cultura.

Avendo fatto derivare l'animismo dell'uomo dalle condizioni della sua infanzia e i caratteri generali della sua cultura dal suo animismo, è interessante cercare di ricostruire alcuni degli stadi del suo sviluppo culturale. Sembra molto probabile affermare con Darwin, Atkinson e Freud che i primi antenati dell'uomo erano socialmente più simili ai gorilla che ai babbuini: la famiglia, non il gruppo, è l'unità importante dal punto di vista psicologico.

Si può essere al limite certi che ci furono delle rivoluzioni: il padre era sempre ucciso o veniva semplicemente deposto? Nella famiglia preumana la posizione del padre non durava più della sua potenza e forza. Prima che l'uomo diventasse psicotico, l'odio geloso dei figli nei confronti del padre era dimenticato appena terminavano le loro frustrazioni, se così, il padre non era abbattuto e ucciso, ma cacciato in un solitario e scomodo esilio.

Con il prolungarsi del periodo infantile, il regno del padre deve essere stato allungato innaturalmente: la sua forza e potenza reali erano integrate dal mana. È probabile che un regno più lungo sia stato pagato infine con un destino più grave. Quando il mana del padre non riusciva più ad assicurargli protezione, poteva essere ancora sufficiente per far sì che fosse ucciso e mangiato per la sua forza mistica.

Non si deve pensare che il padre sia l'unico ricettacolo delle fantasie proiettate, anche le madri, infatti, devono aver acquisito un'importanza mistica. Mentre c'era un padre comune, una madre comune non esisteva, e i fantasmi dei nonni morti incominciarono a competere con i padri viventi. Tutti gli spiriti, i fantasmi, i totem e gli dei crebbero di importanza finché vennero a essere identificati con i genitori fantasiosi dell'infanzia.

Padri particolarmente minacciosi in vita, sarebbero diventati i fantasmi più intimidatori, capaci forse di preservare la loro autorità, evitando così la distruzione immediata della famiglia. Come ha suggerito Freud, il primo fantasma a adempiere questa funzione può essere stato il fantasma di un padre ucciso. È possibile che i padri la cui autorità era meglio conservata dopo la morte non erano quelli uccisi, ma quelli cui prestigio, o mana, era sufficientemente a preservarli dalle famiglie finché erano in vita. Fu il potere dei fantasmi che sviluppò le famiglie in clan, rinsaldati da tabù. Le comunità più primitive sono gerontocratiche: un uomo gode prestigio in proporzione ala sua età. Il primitivo padre autocratico è sostituito da una forza endopsichica, il super-ego, identificata con i vecchi e con i fantasmi degli antenati ancora viventi in forma di totem.

In clan matrilineari, il vero padre è caduto in basso, la sua autorità sopra i figli è passata al cognato. E' negata la sua parte nella loro procreazione: essi sono reincarnazioni di spiriti antenati. Il padre apre loro solo la porta per farli entrare. Culture primitive comuniste, o meglio gerontocratiche di questo tipo, hanno immensi vantaggi sulla famiglia ciclopica.

Tra i popoli meno primitivi, troviamo il principio autocratico perpetuato. I padri, non solo sono rientrati in sé, ma godono di un'autorità assoluta, impensabile per il padre primitivo. La loro autorità non si basa più sulla forza, ma sull'alleanza con i fantasmi ancestrali.

Le culture più elevate sembrano aver oscillato più di una volta tra i sistemi comunisti, o democratici, e quelli autocratici: ciascuno dei due offre le proprie soddisfazioni.


6. Educazione e cultura.

1. Temperamento e alcuni dei suoi antichi fattori determinanti.

L'estrema impotenza e la lunga durata dell'infanzia erano i responsabili dell'ansia nevrotica umana e del suo animismo, responsabile delle tendenze di collaborazione e di competitività, per la solidarietà e per la propensione alla guerra. L'educazione può influenzare il carattere specifico di una società, esaminando le differenze più piccole tra le diverse razze e culture degli uomini. Il carattere della società può essere definito abbastanza accuratamente, come il carattere medio. Il concetto è preciso solo in proporzione all'omogeneità della società cui si riferisce. Si potrebbe vere lo stesso codice di comportamento, in pratica lo stesso ideale di gruppo, ma i temperamenti differiscono molto. Esistono però popolazioni con la stessa omogeneità di comportamento, causate probabilmente da un fattore razziale, oppure condizioni standardizzate dell'infanzia. L'alimentazione libera ed un tardo svezzamento potrebbero promuovere la generosità e l'ottimismo, mentre la privazione orale e il precoce svezzamento potrebbero promuovere l'avidità e l'avarizia, anche se molti altri fattori devono influenzare queste caratteristiche di comportamento.

Se la grettezza e la generosità sono determinate dalle condizioni dell'infanzia, una società avida di guadagno non può essere resa generosa e una società prodiga non può divenire parca solamente alterando la base del suo sistema economico. Gran parte delle nazioni civili sono notoriamente avide di guadagno e la gente, nell'organizzare la propria vita, sceglie un'occupazione che promette un'enumerazione alta. Altri, invece, sono più influenzati da un tipo d'occupazione, scegliendo qualcosa che soddisfi il loro impulso creativo, anche se lo stipendio è relativamente basso.

Sappiamo dalla psicoanalisi che anche i traumi sessuali sono importanti, tanto che se qualche specifico trauma sessuale è un'esperienza comune tra i bambini di ogni società, dovremmo ritrovarne gli effetti sul comportamento medio. L'abitante dell'Australia centrale rivela la protesta maschile: gli uomini accentuano la loro mascolinità e fingono di disprezzare le donne, tuttavia emerge una femminilità latente. Nel crescere, i ragazzi ripudiano la fantasia di un rapporto passivo con una donna portatrice di fallo, accentuando la loro mascolinità nel comportamento con le donne, ma l'atteggiamento femminile sopravvive nei loro rapporti reciproci e non si perde. La trascuratezza della madre e la curiosa abitudine del padre di mordere scherzosamente i genitali dei figli causano un trauma sessuale, che s'identifica con una fuga dal padre e un'identificazione con la madre. A causa del trauma orale, l'identificazione è incompleta: il bambino non è tanto la madre, quanto chi, avido e ansioso, cerca di compensare le privazioni orali dell'infanzia.

2. Il temperamento è determinato unicamente dalla situazione infantile?

Si può essere tentati di credere che soltanto la condizione infantile determina il carattere. Si pensa che i selvaggi in genere siano pigri e incapaci di un lavoro duraturo. Questo in realtà significa non che sono meno energici, ma che sono capaci oziosi senza diventare nevrotici. L'ozio non è un problema, non hanno difficoltà ad apprezzarlo. Null'uomo civile la coscienza di avere un lavoro e di farlo bene è spesso essenziale per il benessere. Considera chi vive nel benessere con invidia e disprezzo. I motivi inconsci sono molti e vari: il lavoro è uno sfogo per le tendenze aggressive e per quelle riparatorie, alleggerendo il senso di colpa. Il lavoratore scrupoloso e molto coscienzioso spesso si autopunisce. Deve lavorare più del necessario prima di permettersi una vacanza e quando va in pensione spesso ha un crollo. Il guadagno rassicura l'inconscio che il lavoro è valido. L'abilità di fare denaro è anche la rassicurazione contro la paura inconscia di morire di fame. Il lavoratore fiducioso sa che può sempre guadagnarsi il sostentamento. Gli altri motivi inconsci per lavorare possono essere gli stessi sia per il civilizzato sia per il selvaggio. La differenza di atteggiamento nei confronti del lavoro non può scaturire dalle differenze nel trattamento dei bambini: deve risultare dalle differenze nell'educazione successiva. La vecchia tendenza degli educatori a considerare l'infanzia senza importanza è stata corretta dalla psicanalisi, ma si dovrebbe evitare il pericolo opposto di sottovalutare l'influenza dell'educazione successiva. Le inevitabili condizioni dell'infanzia sono responsabili dell'ansia e dell'ira. Ci sono molti modi alternativi per affrontare l'ansia e la scelta dipende dagli stadi dell'educazione. Ogni cultura, attraverso la sua educazione, compie una selezione di scelte.

Nelle comunità civili il metodo più istituzionalizzato di trattare l'ansia nevrotica è il lavoro. Si crede che il selvaggio non solo sia più pigro, ma anche più licenzioso dell'uomo civile. Prima della pubertà soffre privazioni minime e può fare tutti i giochi sessuali che vuole.

Dopo la pubertà solo certe donne sono tabù. Il fare l'amore non soddisfa solo l'impulso sessuale: è una potente rassicurazione contro l'ansia nevrotica e caccia la paura. Il selvaggio ha perciò meno bisogno d'altre forme di rassicurazione dell'uomo civile meno inibito. Questa può essere una ragione per cui è meno spinto al lavoro.

Il fatto che fare l'amore sia una rassicurazione contro l'ansia nevrotica, da a priori una certa plausibilità di una teoria di Urwin, secondo cui c'è una stretta correlazione tra il grado di restrizioni sessuali imposte in una cultura e l'ammontare della sua energia sociale. Questa correlazione potrebbe essere meno tra la castità e l'energia che tra la castità e la pietà. Frazer mette in evidenza che i popoli più pacifici sono anche più immorali rispetto alle nostre norme di vita. Una delle ragioni della correlazione tra restrizione sessuale e guerra può essere che la guerra, come il fare l'amore, la religione e il lavoro, sia in metodo per affrontare l'ansia nevrotica. Se l'amore non è ostacolato, il bisogno d'altri metodi diminuisce. La funzione dei divieti ossessivi e dei rituali è di ridurre l'ansia che diventa intensa se l'ossessione non è rispettata. Dopo l'iniziazione, la vita del selvaggio è dominata da tabù e rituali, che gli risparmiano la preoccupazione di svilupparne di propri.

Il nevrotico civile si vergogna dei propri sintomi, che spesso sono le uniche alternative ad un impulso ossessivo al lavoro.

La proverbiale pigrizia del selvaggio può essere condizionata da una varietà di fattori: la sua infanzia può avergli lasciato un'impronta latente ma nemno inibizioni sociali. Il suo ideale di gruppo non è puritano. Può trovare rassicurazione sia nel fare l'amore sia nell'osservanza del culto. Non ha bisogno del lavoro pe come rassicurazione. Il uo uidelae di gruppo non glielo richiede


3. L'ideale di gruppo.

L'educatore tradizionalista può trascurare il periodo infantile, perchè non ne comprende gli effetti, ma considera la costruzione di un ideale come una delle sue funzioni principale. La base dell'ideale di gruppo è il super-ego, l'autorità genitoriale incorporata dal bambino nel primo periodo: tutti tendono ad acquisire gli ideali delle persone che rispettano e che ritengono compito loro imporre il loro codice. Tali persone personificano i nostri super-ego. È una condizione della nostra accettazione dei loro ideali: l'ideale di gruppo è una tarda incorporazione imposta al super-ego. È uno strato esterno del super-ego, ma al contrario del nucleo interno, è conscio e, dentro certi limiti, flessibile.

È normale che gli ideali di gruppo di culture differenti siano molto diversi l'uno dall'altro. L'ideale di uno sportivo è "stare al gioco", e include l'onestà, il coraggio, un disprezzo per il fannullone, una fornicazione nella sfera sessuale, la condanna della seduzione di un'innocente e l'adulterio: l'antropologia conosce ideali completamente opposti.

Finora si è astratto due elementi della personalità: la soluzione dell'infanzia e l'ideale di gruppo. Si può considerare l'esperienza infantile responsabile del temperamento e l'ideale responsabile del carattere. Il temperamento diventa le fondamenta e il carattere il piano superiore della struttura mentale. Quello che la situazione infantile determina non è tanto una parte della personalità definitiva, quanto un ventaglio di personalità potenziali, progressivamente limitato dalle influenze successive.

4. Risposte congeniali e approvate.

Si sostiene che l'educazione amplia le potenzialità dell'individuo: un certo sistema d'educazione permette ad un uomo di diventare qualcosa, ma con un altro sistema sarebbe potuto diventare qualcosa di diverso. È conveniente considerare le potenzialità come quasi infinite e l'educazione il mezzo con il quale vengono ristrette. Le potenzialità alla nascita sono limitate solo dai caratteri innati. Durante l'infanzia queste potenzialità saranno già diminuite considerevolmente: il bambino avrà acquisito il modello delle ansie irrazionali, i mali di cui sono gli eredi gli uomini. Avrà il suo specifico modello che determinerà i limiti del suo carattere potenziale. Nell'uomo il modello dell'ansia irrazionale è uno dei moventi principali della vita. L'animale sano reagisce solo ai bisogni reali e ai veri pericoli. La maggior parte delle reazioni umane riguardano bisogni e pericoli immaginari. Persino quelle reazioni che sembrano a prima vista istintiva, sono in parte determinate da paure irrazionali: il lavoro può sembrare un male per chi ne ha troppo, la sua mancanza tende a far precipitare le nevrosi. Le principali attività dell'uomo, per quanto non siano istintive, possono essere concepite come reazioni alle ansie inconsce a ai modi irrazionali di affrontarle.

Per la maggior parte degli uomini, finche sono giovani, ci sono molte soluzioni alternative al problema della vita. Ad ogni modello specifico di ansia inconscia corrisponde una serie di reazioni appropriate che non sarebbero appropriate per altri modelli. Per usare il termine della Benedict, potrebbero essere chiamate risposte congeniali dell'individuo in causa.

Il periodo dell'infanzia che determina il modello specifico dell'ansia deve determinare anche delle risposte migliori, o meglio, il periodo dell'infanzia limita la serie delle risposte.

Tre fattori saltano fuori come determinanti e limitanti progressivamente le potenzialità dell'individuo: il suo innato talento, le esperienze della sua infanzia, il suo ideale di gruppo.

5. Relazione tra risposte congeniali e approvate.

Le risposte congeniali e approvate di qualsiasi individuo o cultura possono essere considerate come due aree o campi nella serie dei comportamenti possibili.

Ci sono relazioni alternative tra questi campi.

a) se l'ideale di gruppo è estremamente tollerante, il campo di risposte approvate includerà l'intero campo di quelle congeniali; ogni risposta congeniale sarà permessa o incoraggiata. La cultura avrà una ricca varietà di vita. In questa cultural'influenza morale della tarda educazione potrebbe essere quasi trascurata. L'ideale di gruppo è abbastanza grande da are l'opportunità a una grande serie di temperamenti individuali;

b) la serie delle risposte approvate starà dentro il campo di quelle congeniali. L'individuo non sarà capace di scegliere fra tutte le varie risposte alle sue necessità di temperamento: sarà incoraggiato perciò a sceglierne alcune. Gli ideali di gruppo permettono vie di uscite congeniali ai loro bisogni psicologici;

c) nelle culture in cui i campi di risposte congeniali e approvate si intersecano, la gente avrà delle buone vie di uscita per i suoi impulsi di temperamento, ma sarà tinta da cosmetici psicologici. L'ideale, aggressivo, si trova in parte fuori dei confini del temperamento;

d) una cultura in cui i campi delle risposte congeniali e approvate sono reciprocamente esclusive, si verifica quando una nazione civile impone i suoi standard ad una tribù selvaggia. I selvaggi possono cercare di vivere conformemente a questo ideale di gruppo, ma lo sforzo termina in fallimento e forse sterminio. Il nuovo ideale sembra essere seguito da un aumento di isteria.

6. Azioni reciproche tra l'esperienza infantile e l'ideale di gruppo.

La tesi può essere riassunta affermando che la personalità è una funzione di due variabili: l'esperienza infantile e l'ideale di gruppo. Ròheim sembra sostenere che la situazione infantile determina direttamente l'intero carattere, compreso l'ideale di gruppo. Se fosse vero, l'ideale di gruppo sarebbe sempre compatibile con il temperamento, ma non è questo il caso. È probabile che qualsiasi società scelga, tra i cambiamenti nei propri ideali, quelli che si adattano ai suoi bisogni di temperamento.

Per l'influenza dell'ideale di gruppo sull'esperienza infantile, nella generazione successiva può essere facilmente esagerata. L'ideale di gruppo determina la personalità dei genitori e il trattamento dei figli. Un genitore con degli scoppi occasionali, che tende a reprimere, è più irascibile e fa più paura ai figli di un genitore che riesce meno a reprimersi.

7. Trasmissione dell'esperienza infantile e ideale di gruppo.

Sebbene l'azione reciproca tra la situazione infantile e l'ideale di gruppo sia indiretta e complessa, quella tra ciascuno di questi fattori in successive generazioni è semplice e diretta. I genitori hanno la tendenza a trattare i loro bambini come furono trattati dai loro genitori. Questo, assai più che un'eredità biologica, è la causa principale della conservazione del temperamento, così come la trasmissione dell'ideale di gruppo.

Le società omogenee e isolate sono eccessivamente conservatrici nei loro temperamenti e ideali di gruppo. Le società eterogenee sono, di solito, portate a cambiamenti abbastanza rapidi. Queste società possono essere divise in tre tipi:

a) quelle che sono mutevoli negli ideali di gruppo, ma non nel temperamento, si hanno quando una società in precedenza omogenea incomincia ad assorbire gli ideali dei vicini;

b) quelle che sono mutevoli nei temperamenti, ma non nei loro ideali di gruppo, e sono illustrate da sottogruppi delle nazioni civili, come partiti e professioni, molto conservatori;

c) quelle che sono mutevoli in entrambi i fattori, rappresentate da qualsiasi grande democrazia europea o americana. Quando entrambi i genitori hanno diversi temperamenti, non riproducono per i figli la stessa situazione infantile in cui si formarono i loro temperamenti. Nelle società di questo tipo, sia gli ideali di gruppo sia i temperamenti sono soggetti a cambiamenti abbastanza rapidi.

8. Riassunto e applicazioni.

Il carattere o la personalità di un individuo o di una società omogenea sembrerebbe una funzione di due variabili relativamente indipendenti: la situazione infantile e l'ideale di gruppo. Tale asserzione è tuttavia priva di valore. Abbiamo bisogno di alcune valutazioni accurate dei temperamenti di un gran numero di gruppi omogenei, conoscere i loro ideali e se i loro caratteri ideali corrispondono a quelli reali o meno. Abbiamo bisogno inoltre di un resoconto molto dettagliato del trattamento dei bambini di questi gruppi. È un compito che richiede una stretta cooperazione tra psicoanalisi e antropologia. Il lavoro dello psicoanalista dovrebbe stabilire quali fattori individuare e quello dell'antropologo di determinare il loro peso relativo.

Sia l'educatore sia il sociologo del passato trascuravano o fraintendevano il fattore supremo dell'esperienza infantile. L'educatore può aver avuto un'idea abbastanza chiara del genere di caratteristiche che volve produrre o evitare: poteva solo predicare il vantaggio del suo ideale di gruppo, ma non aveva idea di come si potesse realmente sviluppare un temperamento compatibile con questo ideale. Può essere stato capace di imporre il suo ideale, ma non poteva alterare un temperamento che non gli si adattava.

Il sociologo utopista fraintende il suo problema: la sua eloquenza può cambiare un ideale di gruppo, ma, a meno che non esistano le potenzialità di temperamento appropriate alla nuova struttura, ciò non può essere possibile. Deve prima diventare un educatore illuminato.

Il potere e la conoscenza sono insoddisfacenti e i giudizi sono notoriamente soggettivi.

Si può supporre che nelle sfere della morale, sia l'area sia l'intensità del conflitto diminuiranno con l'aumento del nostro potere di far prevalere le nostre speranze, una comprensione più profonda della nostra psicologia sarà in grado di diminuire le malattie psicologiche e gli ideali estremi.

Una migliore comprensione di noi stessi porterà ad una comprensione più grande e alla tolleranza delle residue deviazioni d'ideale.

La neonata antropologia psicoanalitica porterà a termine il compito di dare all'homo sapiens la saggezza implicita nel suo nome.

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