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NASCITA E SVILUPPO DEI MOVIMENTI FEMMINISTI
1.1. L'emancipazione femminile tra 800 e 900
1.1.1 Rivendicazione dei diritti femminili tra 800 e 900
La corsa alla conquista dei diritti femminili favorita dalla rivoluzione francese e a cui l'illuminismo aveva fornito un'inesauribile riserva di strumenti intellettuali, venne violentemente arrestata, nel 1804, dall'emanazione del codice di Napoleone che diede corpo all'idea che la donna fosse proprietà dell'uomo e il suo compito primario quello di restare relegata in casa. Portalis, uno dei preparatori del codice, in base al solito principio della legge di natura che relega le donne in una condizione di inferiorità.
1.1.2 Nascita dei primi movimenti femministi
Verso la metà del secolo,
smorzatosi l'ondata reazionaria che aveva messo a tacere le speranze nate con
la rivoluzione, il femminismo si rianimò, uscì definitivamente dai salotti,
passò dalle elaborazioni teoriche individuali ad un'organizzazione più solida.
I giornali fondati e diretti da sole donne si moltiplicarono e divennero tanto
più importanti quanto più dietro di essi prendeva corpo un'associazione
femminile.Nel
In Francia, è la rivoluzione
del 1871 che instaurò la 'Comune' di Parigi, l'altra occasione
offerta alle donne per rinsaldare il loro spirito di corpo; Louise Michel,
Léodile Champseix, Paule Minck scrivevano sui giornali e viaggiavano di città
in città per parlare dell'importanza di difendere
Nemmeno in questo momento le donne rinunciarono all'azione e, se da una parte
imbracciarono i fucili come
1.1.3 Il movimento suffragista
Sempre nella seconda metà del XIX
secolo bisogna far risalire la storia della lotta per il diritto di voto alle
donne. Il primo convegno sui diritti delle donne si ebbe nel
In America, intorno al 1869,
il movimento suffragista si articolava in due organizzazioni: la 'National
Women Suffrage Association' e l''American Women Suffrage
Association'. Entrambi impegnati per lo stesso scopo, il suffragio, si
proponevano però di raggiungerlo con metodi diversi. Il primo, più moderato e
riformista, agiva soprattutto nella zona di Boston e di esso ne fu il portavoce
il foglio Women's Journal; il secondo, più aggressivo e radicale, si
muoveva soprattutto nell'area di New York. Solo nel 1890 le due si fusero
nell''American National Women Suffrage Association' a cui si unirono
anche piccoli gruppi femminili e religiosi. In Inghilterra è nel 1860 che si
forma la prima 'Associazione per il suffragio alle donne' a cui
aderirono Emily Davies, le sorelle Garrett e Barbara Bodichon.Nel 1866
affidarono al deputato e filosofo John Stuart Mill una petizione da presentare
alla Camera dei Comuni che però non venne approvata dal primo ministro Gladstone.
Solo coll'inizio del nuovo secolo il movimento prese impeto e violenza. Il
primo stato nel mondo ad ottenere il suffragio allargato alle donne, anche
grazie all'appoggio di gruppi di ispirazione religiosa, fu, nel 1893,
1.1.4 Battaglia contro lo sfruttamento della prostituzione
Nel 1870 intanto a Ginevra si era tenuto il
primo congresso internazionale delle donne in cui si era discusso
prioritariamente dell'inutilità del conflitto franco-prussiano allora in corso
e naturalmente dell'ingiusta discriminazione sessista. Nel '
1.1.5 Movimento femminista in Italia: l'istruzione
In Italia nella seconda metà del XIX secolo vi fu un risveglio in senso femminista. A differenza della Francia, erano soprattutto le intellettuali borghesi che si impegnavano in campo sociale e con la loro opera costituivano movimenti di sensibilizzazione. Alessandrina Ravizza nel 1868 si introdusse nella 'Associazione generale di mutuo soccorso delle operaie di Milano' e fondò, in insieme a Laura Mantegazza, le scuole professionali femminili.
Ben presto
1.1.6 L'8 Marzo: il perché di una festa
L'8 marzo ha radici lontane. Nasce dal movimento
internazionale socialista delle donne. Era il 1907: Clara Zetkin (che nella
prima guerra mondiale fondò
Nel
Successivamente la giornata comincia ad essere celebrata in varie parti del
mondo e anche in Italia durante e dopo la prima guerra mondiale (1914-18). La
tradizione, nel nostro Paese, viene interrotta dal fascismo. La celebrazione
riprende durante la lotta di liberazione nazionale come giornata di
mobilitazione delle donne contro la guerra, l'occupazione tedesca e per le
rivendicazioni di diritti femminili. Nascono i gruppi di difesa della donna
collegati al CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) che daranno origine
all'UDI (Unione Donne Italiane).
Nel 1946 l'UDI prepara il primo 8 marzo nell'Italia libera, proponendo di farne
una giornata per il riconoscimento dei diritti economici, sociali e politici
delle donne. Sceglie la mimosa come simbolo della giornata. La vera
'esplosione' in termini di popolarità e di partecipazione, l'8 marzo
l'avrà negli anni '70. Anni che segnano la collaborazione dei movimenti
femminili e femministi che, tra l'altro, operano attivamente per la legge di
parità, per il diritto al divorzio e all'aborto. La prima manifestazione
femminista, risale infatti al 1972 e si svolse a Roma. Ma il top, la
celebrazione dell'8 marzo, lo raggiunge nel 1980, con una grande manifestazione
unitaria in cui confluiscono per la prima volta tutti i movimenti femminili e
femministi. In conclusione possiamo dire che il percorso dell'8 marzo si snoda
in quasi un secolo di storia che ha visto nascere movimenti politici, guerre,
ideologie, ricostruzioni. Un cammino lungo e complesso per le donne di tanti
paesi, più volte interrotto, ma che con grande tenacia è sempre stato ripreso
con l'obiettivo dell'emancipazione e della liberazione delle donne.
1.1.7 Le conquiste giuridiche e legislative delle donne italiane
Parità salariale: Art. 37 della Cost., regolato da una legge solo nel '57 in applicazione di una convenzione internazionale del BIT. Con un accordo interconfederale del 1960 si decide l'eliminazione dai contratti collettivi nazionali di lavoro delle tabelle remunerative differenti per uomini e donne. Viene così sancita la parità formale e sostanziale tra uomini e donne nel mondo del lavoro. Le clausole di nubilato vengono definitivamente vietate con la legge n.7 del '63.
Divorzio: L.898 del 1970, approvazione della legge sul divorzio. 12 maggio 1974: vittoria del No al referendum popolare per l'abrogazione della legge.
Maternità: L. 1204 del 1971; viene estesa la tutela della maternità alle lavoratrici dipendenti. Amplia ed estende i diritti introdotti dalla prima legge (L.860 varata nel 1950) sui diritti e le tutele delle lavoratrici, che definisce per la prima volta le assenze per maternità, ore di allattamento e divieto di licenziamento entro il primo anno di vita del bambino.
Asili nido: L. 1044 del 1971; l'obiettivo di questa legge è realizzare un servizio a supporto delle famiglie e soprattutto delle donne, onde favorirne la permanenza nel mondo del lavoro anche dopo la nascita dei figli. Inoltre si è voluto affermare il diritto del bambino alla socializzazione e allo sviluppo armonico della sua personalità.
Diritto di famiglia: 1975; con
Legge di parità (in materia di lavoro): L.903 del 1977; ha rappresentato la più importante svolta culturale nei confronti delle donne. Si passa dal concetto di tutela per la donna lavoratrice al principio del diritto di parità nel campo del lavoro. Vengono introdotte norme più avanzate in materia di maternità e primi elementi di condivisione fra i genitori nella cura dei figli. Nel marzo 2000 con la legge 53 sui 'congedi parentali' questa legge ha recepito i nuovi diritti di paternità in materia di assenza facoltativa.
Interruzione volontaria della gravidanza: L.194 del 1978 'Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza'. La legge ha come scopo principale la prevenzione delle gravidanze indesiderate, oltre che contrastare l'aborto clandestino.
Legge pari opportunità (Azioni positive):
L.125 del 1991: fortemente voluta dalle donne, questa legge è uno strumento in
grado di intervenire e rimuovere le discriminazioni e far avanzare l'idea di
uguali opportunità uomo-donna nel lavoro.
Imprenditoria femminile: L. 215 del 1992; l'imprenditoria femminile è in forte sviluppo: il 35% delle nuove imprese giovanili sono guidate da donne. Questa legge (promuove l'uguaglianza sostanziale, pari opportunità economiche e imprenditoriali) favorisce la nascita di imprese composte per il 60% da donne, società di capitali gestiti per almeno 2/3 da donne e imprese individuali, aumentano ogni anno. Le imprese sono tenute a mantenere la prevalenza femminile nella società per almeno cinque anni.
Violenza sessuale:L. 866 del 1996; stabilisce che la violenza sessuale non è più un delitto contro la morale, bensì contro la persona. Una legge di civiltà e dignità che rende giustizia alle donne e premia il lungo e sofferto cammino per affermare il diritto alla sessualità libera e condivisa.
Lavoro notturno: legge comunitaria del 1998 per il divieto assoluto delle donne al lavoro notturno durante la maternità sino al compimento di un anno di vita del bambino e il non obbligo fino a che il bambino ha 3 anni, nel caso di genitore unico, fino a 12 anni. Con la legge 903 del '77 il lavoro notturno era vietato alle sole dipendenti delle imprese manifatturiere. Con la legge varata nel '98, si regolamenta il lavoro notturno per tutti i settori pubblici e privati.
Assegno di maternità per casalinghe e disoccupate: L. 448 del 1999, prevede un'indennità di maternità per le donne che
non lavorano, o che svolgono il cosiddetto 'lavoro familiare'. Con
Infortuni domestici: L.493 del 1999, contiene il riconoscimento del lavoro in ambito domestico. Le persone comprese tra i 18 e i 65 anni che svolgono in via non occasionale, gratuitamente e senza vincolo di subordinazione, il lavoro domestico, hanno diritto all'Assicurazione contro gli infortuni.
Congedi parentali: L: 53 dell'8 marzo 2000. Questa legge armonizza i tempi di cura , di formazione e di relazione (tempi delle città). Si tratta di una grande conquista sociale: la cura dei figli smette di essere prerogativa delle madri dal punto di vista legislativo e coinvolge anche i padri garantendogli uguali diritti e tutele. Si tratta di una legge in controtendenza rispetto ai datori di lavoro che invocano riduzioni di salari e di diritti.
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