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Apparati dello psichismo




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Apparati dello psichismo[1]


Con apparato intendiamo le specializzazioni sensoriali e di memoria che operano in modo integrato nella coscienza per mezzo di impulsi. Questi, a loro volta, subiscono numerose trasformazioni secondo l'ambito psichico in cui agiscono.


Sensi.


I sensi hanno la funzione di ricevere e somministrare dati alla coscienza e alla memoria, essendo organizzati in maniera differente secondo le necessità e le tendenze dello psichismo.

L'apparato dei sensi trova origine in un tatto primitivo che si è specializzato progressivamente. Si può operare una differenza tra sensi esterni, che captano informazioni dall'ambiente esterno, e sensi interni, che li captano dall'interno del corpo. Conseguentemente al tipo d'attività possono essere classificati come: sensi chimici (gusto e olfatto); sensi meccanici (il tatto propriamente detto e i sensi interni di cenestesia e cinestesia) e sensi fisici (udito e vista). Nei sensi interni, quello cenestesico fornisce l'informazione dell'intracorpo; si tratta di ricettori chimici, termici, della pressione (o chemiocettori, termocettori, barocettori) e altri. Anche la captazione del dolore ha un ruolo importante. Il lavoro di tali centri è captato cenestesicamente, così come i vari livelli del lavoro della coscienza. In stato  di veglia l'informazione cenestesica mantiene i registri al minimo giacché questo è il momento dei sensi esterni e tutto lo psichismo si sta muovendo in relazione con il mondo esterno. Quando lo stato di veglia diminuisce di potenza, la cenestesia aumenta l'emissione d'impulsi, dei quali abbiamo un registro deformato, agendo come materia prima per le traduzioni che avverranno nel dormiveglia e in sonno. Il senso cinestesico somministra dati del movimento e della postura corporale, dell'equilibrio e dello squilibrio fisico.


Caratteristiche comuni dei sensi


a)       Al proprio interno tutti i sensi effettuano, ciascuno secondo le proprie attitudini, attività d'astrazione e strutturazione degli stimoli. La percezione è prodotta dal dato più l'attività del senso.

b)       Tutti i sensi sono in continuo movimento, "scansionando" fasce sensoriali.

c)       Tutti i sensi lavorano a partire dalla propria memoria, che permette il riconoscimento dello stimolo.

d)       Tutti i sensi lavorano in "fasce" in base al tono particolare che gli è proprio e che dovrà essere alterato dallo stimolo: perciò è necessario che lo stimolo compaia all'interno di soglie sensoriali (una soglia minima, sotto la quale non si percepisce, e una soglia di tolleranza massima che, se sorpassata, produce irritazione sensoriale o saturazione). Nel caso in cui esista un "rumore di fondo" (che provenga dal senso stesso o da altri sensi, dalla coscienza o dalla memoria), lo stimolo dovrà crescere d'intensità per essere registrabile, senza però oltrepassare la soglia massima, affinché non scattino saturazione e blocco sensoriale. Qualora ciò si verifichi, perché il segnale arrivi al senso sarà imprescindibile far scomparire il rumore di fondo.

e)       Tutti i sensi lavorano tra queste soglie e limiti di tolleranza, che possono variare secondo l'educazione e le necessità metaboliche (è qui che si trova la radice filogenetica dell'esistenza sensoriale). Questa caratteristica di variabilità è importante per distinguere gli errori sensoriali.

f)        Tutti i sensi traducono le percezioni a uno stesso sistema d'impulsi elettrochimici, che poi si distribuiranno per via nervosa al cervello.

g)       Tutti i sensi hanno localizzazioni nervose terminali (precise o diffuse), sempre connesse al sistema nervoso centrale e periferico (o autonomo), da dove opera l'apparato di coordinazione.

h)       Tutti i sensi sono vincolati all'apparato della memoria generale dell'organismo.

i)        Tutti i sensi presentano registri propri, dati dalla variazione del tono nel momento in cui compare lo stimolo e dal fatto stesso di percepire.

j)        Nella percezione, tutti i sensi possono commettere errori. Tali errori possono dipendere dal blocco del senso (per irritazione sensoriale, ad esempio) o per disfunzione o deficienza del senso (miopia, sordità, ecc.), nonché per mancato intervento di uno o più tra gli altri sensi che contribuiscono a stabilire i parametri della percezione (per esempio ci sembra che qualcosa o qualcuno sia lontano e invece, quando lo si vede, è vicino). Ci sono poi errori di creazione artificiale, dati da condizioni meccaniche: come quando, esercitando pressione sui globi oculari, ci sembra di "vedere luci", o quando, con una temperatura esterna similare a quella della pelle, abbiamo la sensazione che il corpo si espanda. In genere a questi errori dei sensi si dà il nome di "illusioni".



Memoria.


La memoria ha la funzione di imprimere e ritenere dati provenienti dai sensi e/o dalla coscienza; inoltre, quando è necessario, somministra dati al coordinatore (è l'atto del ricordare). A maggior quantità di dati di memoria corrisponde un maggior numero di opzioni nelle risposte. Nelle risposte basate su precedenti si risparmia energia, che resta dunque più ampiamente disponibile. Il lavoro della memoria dà alla coscienza riferimenti utili al suo dislocarsi e permanere nel tempo. I rudimenti della memoria compaiono nell'inerzia propria dell'attività di ogni senso, estendendosi come memoria generale a tutto lo psichismo. L'atomo minimo teorico di memoria è la reminiscenza, ma la cosa che si può registrare è che nella memoria si ricevono, elaborano ed ordinano dati provenienti dai sensi e dal coordinatore, sotto forma di memorizzazioni strutturate. L'ordinamento avviene per fasce o zone tematiche, e secondo una cronologia propria. Da ciò si deduce che l'atomo reale sarebbe: dato + attività dell'apparato.


Forme di memorizzazione


I dati sono impressi in memoria in forme diverse: in base a uno shock, vale a dire uno stimolo che impressiona fortemente; in base a un'immissione simultanea, attraverso sensi diversi; in base alla presentazione di uno stesso dato in maniere diverse; e, infine, in base a una ripetizione. Il dato è ben impresso sia in contesto sia quando risalta per carenza o unità del contesto. La qualità della memorizzazione aumenta quando gli stimoli sono distinguibili e ciò si produce, in assenza di rumore di fondo, grazie alla nitidezza dei segnali. Quando la reiterazione porta alla saturazione abbiamo un blocco, mentre, quando c'è assuefazione, abbiamo una diminuzione nella memorizzazione dello stimolo. In assenza di stimoli esterni, il primo stimolo che compare viene impresso con forza; c'è più disponibilità a memorizzare anche quando la memoria non fornisce informazioni al coordinatore. Saranno ben impressi in memoria i dati che sono in relazione con la fascia tematica nella quale sta lavorando il coordinatore quando si ricevono.


Ricordo e oblio


Il ricordo o, più precisamente, l'evocazione sorge quando la memoria consegna alla coscienza dati già impressi. Tale evocazione è prodotta intenzionalmente dalla coscienza, il che la distingue da un altro tipo di rammemorazione che s'impone alla coscienza, come quando certi ricordi la invadono coincidendo a volte con ricerche o con contraddizioni psicologiche che appaiono senza che il coordinatore sia partecipe. Ci sono diversi gradi di evocazione, a seconda che il dato sia stato registrato con maggiore o minor intensità; quando i dati superano lievemente la soglia di registro, l'evocazione sarà anch'essa lieve (è questo il caso in cui addirittura non si ricorda il dato, però lo si riconosce quando si torna a percepirlo). A partire da queste soglie minime di evocazione compaiono gradazioni più intense fino ad arrivare al ricordo automatico, o riconoscimento veloce, come - per esempio - nel caso del linguaggio. Il riconoscimento si produce quando, nel ricevere un dato e confrontandolo con altri anteriori, il dato appare come già memorizzato ed è dunque riconosciuto. Senza riconoscimento, lo psichismo sperimenterebbe continuamente la condizione di trovarsi di fronte ai fenomeni per la prima volta, nonostante il loro ripetersi. L'oblio è l'impossibilità di accedere a dati già  memorizzati dalla coscienza e deriva da un blocco della reminiscenza che impedisce all'informazione di ricomparire. Esiste d'altro canto una sorta di oblio funzionale che, grazie a meccanismi di interregolazione che agiscono inibendo un apparato quando un altro è in funzione, impedisce la continua riapparizione dei ricordi. È così che, quando il coordinatore sta percependo, o coordinando risposte, o evocando una fascia specifica, non c'è un ricordo continuo. La gradazione dell'intensità della memorizzazione e dell'evocazione sono vincolati ai campi di presenza e compresenza del coordinatore.


Livelli di memoria


Dalla permanenza e durata della memorizzazione sorgono livelli differenti. Nell'acquisizione della memoria individuale, le prime impronte restano come substrato per le successive, delineando l'ambito in cui le nuove memorizzazioni saranno confrontate con le prime. D'altra parte le memorizzazioni nuove sono ricevute in base alla disponibilità energetica e di lavoro lasciata dalle prime, che costituiranno le basi per il riconoscimento. Esiste un primo livello di substrato, o memoria antica, che continua ad arricchirsi col passare del tempo. C'è poi un secondo livello, o memoria mediata, che nasce all'interno della dinamica del lavoro psichico, con memorizzazioni recenti che, a volte, passano al livello della memoria antica. C'è infine un terzo livello, o memoria immediata, che corrisponde alle memorizzazioni del momento. È questo un livello di lavoro costantemente aperto all'arrivo di informazioni, all'interno del quale vengono operate selezioni tra dati; alcuni verranno scartati, altri immagazzinati.


Memoria e apprendimento


Nella memorizzazione e nel ricordo dell'impronta mnemica l'emozione riveste un ruolo molto importante. È evidente che si memorizza e si evoca meglio in climi amabili e piacevoli, e questa caratteristica è decisiva nelle attività di apprendimento e insegnamento, in cui i dati sono in rapporto diretto con un contesto situazionale emotivo.


Circuito di memoria


Le vie d'ingresso degli impulsi mnemici sono i sensi interni, quelli esterni e le attività del coordinatore. Per queste vie passano gli impulsi costitutivi dell'informazione registrabile, che poi va a depositarsi nella memoria. Da parte loro gli stimoli che arrivano seguono una doppia via, una verso il coordinatore e un'altra verso la memoria. È sufficiente  che gli stimoli oltrepassino leggermente le soglie sensoriali perché siano registrabili ed è sufficiente una minima attività ai distinti livelli della coscienza perché si dia la memorizzazione.


Relazione tra memoria e coordinatore


Nel circuito tra sensi e coordinatore la memoria ha una funzione di connessione, come un ponte, compensando a volte la mancanza di dati sensoriali, o per evocazione o per ricordo involontario (come se si trattasse di "metabolizzare" riserve). Nel caso del sonno profondo, in cui non c'è ingresso di dati esterni, alla coscienza arrivano i dati cenestesici, combinati con dati di memoria. Così i dati mnemici non compaiono per evocazione intenzionale, ma ad ogni modo il coordinatore sta realizzando un lavoro, sta ordinando dati, sta analizzando, sta compiendo operazioni cui la memoria partecipa. A livello di sonno profondo c'è un riordinamento della materia prima della veglia (immediata, recente o antica), che è arrivata disordinatamente alla memoria. A livello di veglia, il coordinatore può rivolgersi alla memoria mediante evocazione (meccanismi di reversibilità), dando forma nella coscienza ad oggetti che, in quel momento, non entrano attraverso ai sensi, sebbene l'abbiano fatto in precedenza. Da ciò che abbiamo detto discende che la memoria può sia somministrare dati a richiesta del coordinatore sia stimolarlo senza la sua partecipazione; come quando, ad esempio, mancano stimoli sensoriali.


Errori di memoria


Il più frequente è il falso riconoscimento, che nasce quando un nuovo dato non viene messo correttamente in relazione con un dato precedente. Una variante (o ricordo equivoco) consiste nel sostituire un dato non presente nella memoria con un altro. Le amnesie consistono nell'impossibilità totale di evocare dati o sequenze complete di dati, al contrario dell'ipermnesia, ovvero della sovrabbondanza di ricordi. Va detto che ogni memorizzazione è comunque associata ad altre contigue, vale a dire che non esiste alcun ricordo isolato, ma il coordinatore seleziona tra i ricordi quelli che gli sono necessari; ecco qui un altro errore, che si dà quando ricordi contigui assumono una posizione centrale. Sulla condotta possono influire direttamente dati di memoria che non passano attraverso il coordinatore e che danno origine a comportamenti inadeguati alla situazione, indipendentemente dal fatto che si possa avere registro di tali condotte inadeguate. Un altro caso di errore è il "déja vu", ovvero la sensazione di aver già vissuto una situazione in realtà completamente nuova.




Un'applicazione di questi studi sugli apparati dello psichismo - coscienza, impulsi e comportamento - è presente in Luis A. Ammann, Autoliberazione, Multimage, Firenze 2002.

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