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Terrorismo: Metodo di lotta politica basato sul ricorso alla violenza, volto a generare un diffuso sentimento di insicurezza e di panico e quindi a creare un clima favorevole alla realizzazione di obiettivi di natura politica o militare. Azioni terroristiche possono aver luogo in situazioni di gestione autoritaria del potere (dove risulta impossibile, o comunque difficile e rischioso, condurre pubblicamente e pacificamente una lotta politica al gruppo o al partito al potere); o anche in situazioni i cui viga un sistema democratico, quando minoranze, che non possono far conto sulla presa del potere attraverso libere elezioni, vogliano con la violenza determinare un radicale cambiamento politico; o quando si intenda perseguire la liberazione di territori occupati da un esercito o da una forza nemica.
Il termine può anche essere riferito alla violenza, più o meno illegale e più o meno nascosta, attuata dai gruppi al potere contro le opposizioni o dallo stato stesso contro i propri cittadini (vedi Terrorismo di stato).
A partire dal secondo dopoguerra il fenomeno, a causa dei conflitti generati volta per volta dalle politiche coloniali o postcoloniali, da questioni nazionali, religiose ed etniche, dalla Guerra Fredda, visse un'estesa diffusione e diventò, oltre che strettamente connesso alla lotta politica (anche nei paesi democratici) e al fenomeno della criminalità organizzata, una delle maggiori minacce del nuovo sistema politico internazionale.
Negli ultimi due decenni del secolo, anche in seguito all'affermarsi della rivoluzione in Iran e alla presa del potere da parte dei taliban in Afghanistan, l'intero mondo islamico ha assistito a un inedito sviluppo del radicalismo armato, il quale ha rivolto la sua offensiva contro i paesi occidentali e in particolare contro gli Stati Uniti. A partire dal 1988 - anno dell'attentato al Boeing 747 della Pan American, che provocò lo schianto al suolo del velivolo nei pressi di Lockerbie, in Scozia, e la morte di 270 persone - al fondamentalismo islamico si attribuiscono le più sanguinose azioni terroristiche, tra cui l'attentato dinamitardo al World Trade Center di New York (che nel 1993 causò la morte di sei persone e migliaia di feriti), gli attentati alle ambasciate statunitensi di Nairobi e Dar es Salaam nel 1998 (che causarono la morte di 224 persone e 5000 feriti), l'attentato contro l'incrociatore Cole nel porto di Aden, che nel 2000 costò la vita a 17 marinai. Agli stessi movimenti fondamentalisti risale probabilmente il gravissimo attacco che gli Stati Uniti subirono la mattina dell'11 settembre 2001, quando quattro aerei civili furono dirottati da commando suicidi e lanciati contro le due torri del World Trade Center di New York (crollate dopo poche decine di minuti) e contro il Pentagono, la sede del ministero della Difesa, provocando migliaia di vittime.
La diffusione del terrorismo ha coinvolto anche paesi democratici come la Germania, l'Irlanda, il Giappone, l'Italia, la Spagna (nei Paesi Baschi), la Francia (in Corsica).
Alla fine degli anni Sessanta si inaugurò in Italia quella che è stata chiamata 'strategia della tensione', in cui operava una manovalanza di solito proveniente dai movimenti neofascisti (Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Ordine Nero ecc.), mentre si sospetta, e con buon fondamento, anche il coinvolgimento di servizi segreti deviati e di organizzazioni straniere.
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