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RINASCIMENTO
Nella storiografia, termine che designa il periodo storico e il movimento di pensiero fioriti in Italia e diffusisi nel resto dell'Europa tra la fine del XIV e la metà del XVII secolo, caratterizzati dall'affermarsi di un nuovo ideale di vita e dal rifiorire degli studi e delle arti. In questo periodo la società frammentata di tipo feudale del Medioevo, si trasformò in una società dominata dalle istituzioni politiche centrali, che promuovevano un'economia commerciale di tipo urbano.
Il Rinascimento italiano fu essenzialmente un fenomeno urbano, un prodotto cioè delle città che fiorirono nell'Italia centrale e settentrionale, quali Firenze, Ferrara, Milano e Venezia. Fu proprio la ricchezza di queste città, dovuta al periodo di grande espansione economica del XII e del XIII secolo, ad alimentare le conquiste culturali del Rinascimento. I mercanti che operavano in queste città controllavano i flussi commerciali e finanziari di tutta Europa.
Il Medioevo non cessò bruscamente, anche se sarebbe errato considerare il Rinascimento come una sua mera continuazione. Una delle rotture più significative con la tradizione si produsse nel campo della storia. Alcune opere abbandonavano la visione degli storici medievali, legata a un concetto di tempo segnato dall'avvento di Cristo, per sviluppare un'analisi degli avvenimenti che ha origine da una concezione laica del tempo e dall'atteggiamento critico verso le fonti.
La storia divenne un ramo della letteratura e non più della teologia. Gli storici del Rinascimento rifiutavano la divisione cristiana della storia che doveva avere inizio con la Creazione, seguita dall'Incarnazione di Gesù Cristo e dal Giudizio Finale. La visione rinascimentale della storia esaltava il mondo greco e romano, condannava il Medioevo come un'era di barbari e proclamava la nuova epoca come quella della luce e della rinascita del classicismo.
L'idea rinascimentale dell'Umanesimo rappresentò un ulteriore elemento di rottura culturale con la tradizione medievale. Secondo lo studioso americano Paul Oscar Kristeller, questo termine, spesso mal interpretato, sottolineava la generale tendenza del Rinascimento 'a dare molta importanza agli studi classici e a considerare l'antichità classica come il riferimento comune e il modello guida di tutta l'attività culturale'. Il fervido interesse per l'antichità si esprimeva nella ricerca dei manoscritti classici: i Dialoghi di Platone, le Storie di Erodoto e Tucidide, nonché le opere dei drammaturghi e dei poeti greci, furono riscoperti e pubblicati. Lo studio del greco fiorì tra il XV e il XVI secolo. Gli studi umanistici vennero incoraggiati e sostenuti dalle famiglie dei Medici di Firenze, degli Este di Ferrara, degli Sforza di Milano, dei Gonzaga di Mantova e dei duchi di Urbino, dei nobili di Venezia e della Roma papale.
Il Rinascimento fu un periodo di fermento intellettuale, che aprì nuove vie per i pensatori e gli scienziati del secolo successivo. L'idea rinascimentale che l'umanità governa la natura, ripresa da Francesco Bacone, diede l'avvio allo sviluppo della scienza e della tecnologia moderne. Le nozioni di repubblica e libertà, preservate e difese con riferimenti classici dai pensatori rinascimentali, ebbero un impatto indelebile sul corso della teoria costituzionale. Ma, sopra ogni altra cosa, il Rinascimento ha lasciato in eredità capolavori d'arte e monumenti di tale bellezza da incarnare la definizione stessa di cultura occidentale. Vedi anche Arte e architettura del Rinascimento; Letteratura del Rinascimento.
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