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Roberto è il protagonista de "Il mago dei numeri" ed è uno di quei ragazzi a cui la matematica proprio non va giù. In gran parte è colpa del suo maestro che con il suo metodo d'insegnamento non riesce a far appassionare gli studenti alla sua materia. Anche Roberto, d'altra parte, non mette molto impegno nello studio. Fatto sta che Roberto della matematica non ne vuole neanche sentir parlare. Fino a quando, una notte, comincia ad apparirgli in sogno un simpatico omino che si prefigge lo scopo di insegnarli tutto sulla matematica.
All'inizio il ragazzo si dimostra annoiato e poco disponibile verso quel sapiente esserino che si fa chiamare Mago dei Numeri e che lui considera come uno dei tanti normalissimi insegnanti di matematica. Però, Roberto sta sognando e dai sogni, come si sa, non si può evadere, così è costretto a stare a sentire quella specie di cavalletta irascibile che sulla matematica gliene conta di cotte e di crude.
Dopo qualche lezione, invece, Roberto scopre un modo totalmente nuovo di fare matematica, rispetto a quello che il professor Mandibola gli rifila ogni giorno a scuola. Si affeziona così al piccolo maestro, tanto da aspettarlo con ansia ogni sera. Dodici notti passate col nuovo maestro lo avvicinano alla matematica, facendogli apprendere ogni sera cose sempre nuove e facendogli capire che questa materia è tutt'altro che noiosa e oltretutto anche utile nella vita di tutti i giorni.
Nel lungo viaggio attraverso questa scienza, Roberto assume diversi atteggiamenti: nelle prime notti segue passivamente le lezioni, mentre successivamente interviene attivamente, chiede spiegazioni e dimostra di avere grande sete di conoscenza. Non vuole così più limitarsi al semplice apprendimento delle regole, ma andare oltre, con l'intenzione di svelare i misteri della matematica e di dimostrarne i procedimenti.
Il viaggio nel mondo dei numeri si conclude con la visita di Roberto e del Mago al paradiso dei numeri, in cui il ragazzo riesce a conoscere illustri personaggi di tutte le epoche, primo fra tutti Pitagora. Ora Roberto ha imparato tutto quello che c'è da sapere, viene così promosso ufficialmente ad Apprendista di quinta classe. Ricorderà sempre quest'avventura nel divertente mondo della matematica e del suo piccolo amico che per dodici notti gli ha fatto compagnia.
1) La prima e la più evidente tra le strategie narrative usate nel Mago dei numeri è quella di rinominare completamente tutti i concetti matematici trattati, così come i nomi propri dei matematici citati. Nei suoi incontri notturni con il diavoletto rosso, infatti, Roberto non incontra i numeri di Fibonacci, ma i numeri bonaccioni; allo stesso modo i numeri immaginari diventano gli immaginati, gli irrazionali si trasformano in irragionevoli, gli interi in normalissimi, i primi in principi. Elevare a potenza è far saltellare i numeri, mentre estrarre la radice diventa estrarre le rape, e così via. Questo espediente, che può sembrare soltanto una curiosità, è una scelta narrativa di importanza fondamentale e uno degli elementi di attrattività più forti del libro, sia per i bambini che per gli adulti. Nel prossimo paragrafo cerchiamo di analizzarne nel dettaglio le implicazioni utilizzando la nozione di 'mondo possibile', intesa come costruzione narrativa specifica.
2) Un altro meccanismo chiave di comunicazione nel Mago dei numeri è il sapiente utilizzo delle illustrazioni. Naturalmente la presenza di figure e immagini è una caratteristica tipica della letteratura per ragazzi e serve ad alleggerire il carico di lavoro cognitivo dei lettori più piccoli, che ancora non hanno acquisito piena dimestichezza con l'alfabeto e la sua astrattezza. Nel caso di un libro che parla di matematica cercando di non sfuggire il linguaggio astratto della disciplina, questa funzione assume un peso ancora più rilevante perché le illustrazioni diventano quello che chiameremo un sostituto percettivo del simbolo, una sorta di àncora sensoriale capace di dare realtà corporea ai concetti astratti nascosti dietro cifre e formule. Esamineremo nel dettaglio le implicazioni di questo ruolo delle immagini nel paragrafo 4.6. 3) Disegni ed elementi grafici riescono, però, a fare qualcosa di più nel libro di Enzensberger. Accanto al tradizionale ruolo illustrativo, infatti, la particolare struttura grafica del Mago dei numeri ha una precisa funzione 'linguistica': le illustrazioni vengono utilizzate, cioè, invece che per sfuggire la notazione astratta, per darle enfasi e renderla parte integrante del testo, un elemento che aggiunge informazione al racconto verbale. Le illustrazioni contribuiscono, in particolare, a creare una speciale struttura testuale in cui la notazione simbolica emerge per la sua disomogeneità grafica rispetto alla normale argomentazione/narrazione.
Il libro riesce così a mostrare al lettore alcuni precisi aspetti sintattici del linguaggio matematico nella sua natura di testo più che di segno. Una simile disomogeneità e commistione tra linguaggio verbale e linguaggio simbolico è infatti un tratto caratteristico di qualsiasi forma di comunicazione della matematica, in particolare di quella che avviene tra matematici, tra esperti. Articoli scientifici e presentazioni, infatti, alternano parti simboliche a parti in cui l'argomentazione viene illustrata attraverso le lingue naturali. Ricreare queste condizioni nella comunicazione verso i pubblici di non esperti aiuta ad avvicinare le due forme discorsive e può contribuire a spezzare, almeno parzialmente, la cortina di incomprensione legata al senso di perfezione, di immutabile certezza che la formula mantiene agli occhi del neofita (cfr. capitolo 1). Le implicazioni di una simile strategia saranno esaminate nel paragrafo 4.7.
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