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Relazione del testo: Il barone rampante
Autore: Italo Calvino
Fra l'immediato dopoguerra e i primi anni ottanta, Italo Calvino è uno scrittore di spicco. La narrativa di Calvino avanza in molte direzioni, dal fantastico alla fiaba, dal fantascientifico al razionalistico, con una grande molteplicità di temi e con un originale intreccio tra finzione e realtà, cosi il suo pensiero lo porta a descrivere mondi surreali con lucida logica. 'Il barone rampante', della 'Trilogia dei Nostri Antenati'è un breve romanzo (30 capitoli in 260 pagine) che s'ispira ad un genere letterario, il racconto filosofico, al quale rimandano il profondo senso morale, l'impegno educativo e la possibilità di cogliere nell'intreccio allusioni alla contemporaneità e riflessioni sulla storia e sulla condizione dell'uomo, è scritto con un linguaggio che inizialmente può sembrare pesante per il gergo non moderno, ma d'agevole comprensione, e uno stile vivace, originale e coinvolgente, che lo rendono piacevole fino alla fine. L'autore antepone al libro 'il barone rampante' una prefazione celandosi sotto il nome del professor Tonio Cavilla, che non è altro l'anagramma del suo nome, con la quale ha voluto spiegare e consigliare il metodo migliore per accostarsi a questo tipo di lettura: considerarlo una sorta di 'Alice nel paese delle meraviglie', un romanzo ricco di fantasia, che cela dietro il divertimento letterario un gioco che spesso va complicandosi come nel caso del suggestivo tuffo da parte dell'autore nell'epoca dello svolgimento dell'azione, il 18° secolo. Il narratore del libro è un testimone interno: Biagio il fratello del protagonista. Da sempre vivace sostenitore del fratello, con il quale avrebbe voluto condividere quest'esperienza 'fantastica' e che forse non ha potuto fare sia a causa della vigliaccheria sia a causa della tenera età in cui si trovava all'inizio della vicenda.
Il protagonista del libro è Cosimo Piovasco di Rondò, figlio del Barone Arminio Piovasco e della Generalessa Corradina, erede al titolo di Barone in qualità di primogenito maschio. Il 15 giugno 1767 tutta la famiglia al completo, l'Abate Fauchelafleur, precettore dei ragazzi, e il Cavalier Avvocato Enea Silvio Carrega, fratello naturale del Barone, quindi zio di Cosimo, erano riuniti a tavola, mentre era servita una pietanza preparata dalla sorella di Cosimo, Battista, a base di lumache. Per capire il rifiuto di Cosimo e del fratello minore Biagio per questo cibo bisogna capire la personalità un po' perversa e malvagia di Battista, con tutta la storia che precede questo evento che può essere considerato la goccia che fa traboccare il vaso. Cosimo rifiuta di mangiare il piatto di lumache, davanti ad un'imposizione del padre viene cacciato da tavola e come protesta alla sua condizione familiare molto frustrante sale sugli alberi e non scende più dall'età di dodici anni.
La valle
d'Ombrosa era molto conosciuta per i
numerosi e fitti boschi, la prima cosa che Cosimo fece fu quella di uscire dal proprio giardino per
recarsi nel misterioso giardino confinante dei Marchesi d'Ondariva. Qui, dove
erano presenti numerose e anche rare specie di piante, vide una bambina di
circa dieci anni che si dondolava su un'altalena appesa ad un albero. Fecero
presto amicizia e Viola, la bambina, lo sfidò a non mettere mai più piede a
terra. Cosimo si era adattato a vivere comodamente stando sugli alberi;
infatti, dormiva in un sacco appeso ad un ramo, per lavarsi aveva ideato un sistema
di dighe che gli permettevano di far la doccia su d'un ramo, per fare i suoi
bisogni aveva trovato un piccolo torrente già inquinato da altri escrementi,
per mangiare raccoglieva frutta e cacciava selvaggina. Quando Cosimo diventò
adulto Viola tornò a casa e i due si innamorarono. Cosimo però non riusciva a
soddisfare l'amore di Viola che perciò lo lasciò.Nel
romanzo si riscontrano vari temi, il rifiuto, che scatena tutti gli eventi, la
fuga e la ribellione, che può essere interpretata come il desiderio di evasione
insito nelle persone, e l'ostinazione e la determinazione, ma secondo me
Calvino ci trasmette anche un profondo messaggio di libertà, raggiunta da
Cosimo con la sua nuova vita (che, però, è una libertà, per così dire
'limitata', in quanto soggetta alle nuove regole di quel mondo
diverso). Infine, un insegnamento che si può ricavare dalla vicenda di Cosimo è
guardare le cose dal proprio punto di vista, non come le fanno vedere gli
altri, ma 'dall' alto', egli, infatti, come dice Calvino, cercò
sempre di mantenere fra sè e gli altri 'una minima, ma invalicabile
distanza'. Ho trovato questo libro molto interessante, sia dal punto di
vista della storia sia dal punto di vista metaforico; infatti, le cose che mi
hanno colpito in misura maggiore sono la situazione insolita su cui si basa la
vicenda, cioè la vita di un uomo sugli alberi, il modo in cui il protagonista
cerca di adattarsi a questa vita insolita e i tentativi che fa per vivere
civilmente anche in una condizione che non è umana, ma soprattutto la metafora
che si nasconde dietro questo racconto, che, come ho già scritto, secondo me
rappresenta il distaccamento e la solitudine propri di ogni uomo nei confronti
della realtà e dei propri simili.
Grazie allo stile molto scorrevole, privo di lunghe riflessioni e descrizioni,
ho trovato questo racconto avvincente ed entusiasmante; quindi consiglio
caldamente di leggere questo libro, che all'apparenza può sembrare una favola
per bambini ma che secondo me è molto di più.
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