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MANZONI, Alessandro




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MANZONI Alessandro

Vita nasce a Milano nel 1785 dal conte Pietro(anche se ci sono dubbi sull'effettiva paternità) e da Giulia Beccaria, figlia dell'illustre illuminista Cesare. I genitori si separano presto. Educazione classica, concepisce avversione per l'arido formalismo religioso dei collegi diretti da frati. Nel 1805 raggiunge la madre alla morte di Carlo Imbonati, suo nuovo compagno, e stringe con lei un intenso rapporto affettivo. Amicizia con Fauriel. Si sposa con la giovane Enrichetta Blondel, determinante per il suo ritorno alla fede cattolica. Torna a Milano nel 1810. Vita dedicata allo studio, aderisce idealmente, pur senza parteciparvi,al movimento romantico e ai moti del 1820-21. Ha infatti sinceri sentimenti patriottici. Sono gli anni del più intenso fervore creativo. Diviene un celeberrimo e ammirato intellettuale. Nel 1860 viene nominato senatore del Regno d'Italia. Muore nel 1873.


I promessi sposi è importante sottolineare il carattere innovatore della scelta del romanzo, considerato all'epoca un genere minore. Esso tuttavia si rivela lo strumento più adatto per la realizzazione dei propositi di Manzoni, in particolare riguardo al rinnovamento della cultura italiana:

"vero": consente di rappresentare la realtà senza le astrazioni e gli artifici della letteratura classicistica

"interessante": mediante la forma narrativa e un linguaggio accessibile coinvolge facilmente il lettore: lo scrittore si rivolge ad un più vasto pubblico

"utile": impegno civile. Manzoni comunica al lettore notizie storiche, principi morali e ideali politici=>funzione educativa della letteratura

genere nuovo:piena libertà di espressione

dissoluzione della "separazione degli stili": rappresentazione seria del quotidiano. Le vicende di due semplici popolani sono raccontate in tutta la loro tragicità

personaggio concreto, sia sullo sfondo storico sia come individuo=>rifiuto idealizzazione

Separazione degli stili: principio classico secondo cui gli argomenti elevati devono essere affrontati con stile sublime ed essere propri di generi quali epica e tragedia, mentre quelli più umili sono trattati in stile comico e in generi minori(commedia). Il cristianesimo ha un ruolo-chiave nella distruzione di questo principio. Dante nella Divina Commedia e Manzoni nei Promessi sposi rifiutano apertamente la divisione.


Il romanzo storico: Manzoni offre un quadro di un'epoca del passato ricostruendo tutti gli aspetti della società. Protagonisti non sono le grandi personalità storiche:essi costituiscono solo lo sfondo delle vicende di personaggi inventati,di oscura condizione, sulle quali incidono. Lo scrittore si documenta con estremo scrupolo, quasi fosse uno storico,mediante cronache del tempo,opere storiografiche, raccolte di leggi,ecc. L'aderenza al vero è infatti fondamentale: il lettore deve poter credere tali i fatti narrati. Viene infatti rifiutato il romanzesco di un altro grande autore di romanzi storici, lo scozzese Walter Scott.

Ideale di società: Manzoni descrive la società lombarda del '600,fornendo un quadro fortemente polemico. Ha un atteggiamento illuminista nei confronti del passato, che ai suoi occhi apapre come il trionfo dell'ingiustizia e dell'irrazionalità della cultura. La critica al passato si lega ad un riferimento al presente:l'Italia è sotto la dominazione austriaca e lo scrittore vuole fornire alle nascenti forze borghesi un modello di società nuova da costruire. A partire dall'indipendenza,essa dev'essere caratterizzata da: saldo potere statale che si opponga alle iniquità e alle prevaricazioni; legislazione,politica economica e organizzazione sociale giuste,basate sul rispetto della persona. Le classi sociali devono essere in armonia tra loro:l'aristocrazia(nel romanzo, don Rodrigo e Gertrude esempi negativi,cardinal Federigo positivo,innominato simbolo del cambiamento)deve porre ricchezza e potenza al servizio della collettività; le classi inferiori(folla milanese negativa, Lucia positiva,Renzo cambiamento) devono accettare le sofferenze e rinunciare alla violenza;ceti medi(don Abbondio e l'Azzeccagarbugli negativi,fra Cristoforo positivo)non devono chiudersi nel gretto egoismo. Gli ideali manzoniani si basano sui principi della borghesia liberale ma è evidente l' influsso della religione cattolica, ritenuta l'unica vera forza riformatrice perché agisce sull'animo umano. E' impossibile ricostituire la felicità originaria. C'è tuttavia un margine per intervenire ad attenuare il male.

Intreccio: situazione iniziale di apparente quiete:in realtà l'idillio dei due giovani è già insidiato da don Rodrigo. La loro vicenda diviene esplorazione del negativo della realtà storica: per Renzo,in campo sociale e politico, per Lucia morale. Si ha dunque sotto questo punto di vista un "romanzo di formazione". Renzo ha le virtù del popolo contadino ma una componente ribelle,la tendenza a volersi fare giustizia da sé, che rischia di condurlo alla perdizione. Il suo cammino, i cui momenti fondamentali sono la notte passata presso l'Adda e il perdono a don Rodrigo nel lazzaretto, lo porta invece ad un totale abbandono alla volontà di Dio. Lucia ha invece sin dall'inizio questo dono ma deve acquisire la consapevolezza del male,superando la visione idillica. I due protagonisti diventano consapevoli del male ma anche della sua positività provvidenziale. E' un concetto molto caro a Manzoni: la provida sventura.

rifiuto dell'idillio: è necessario abbandonare una visione della realtà come priva del male e del dolore. Essi possono colpire anche gli innocenti,al contrario di quanto crede all'inizio Lucia

lieto fine: la vita degli sposi è però sempre segnata dalle esperienze precedenti. Non c'è dunque idillio: il fine della vita non è "stare bene" ma "fare bene", avere una posizione attiva verso il male e la sofferenza

Provvidenza: il "sugo" del racconto è affidato alle riflessioni dei personaggi. La Provvidenza ha un ruolo fondamentale:Renzo e Lucia ne hanno una concezione elementare, che identifica virtù e felicità. Manzoni non la giudica negativamente ma la guarda con superiore benevolenza, in una prospettiva che si basa sull'eterno e non si limita alla realtà terrena. La sventura, come già accennato, può essere utile proprio all'acquisizione della consapevolezza del male.


Fermo e Lucia costituisce la prima(1821-23) delle tre stesure dei Promessi Sposi. Fu pubblicata solo un secolo dopo, inizialmente col titolo Gli sposi promessi. Le due edizioni, ventisettana e quarantana, si differenziano essenzialmente dal punto di vista linguistico mentre il Fermo e Lucia presenta notevoli discrepanze anche a livello formale e di contenuti.

diversa distribuzione delle sequenze narrative: dopo la fuga dal paese, c'è prima il blocco delle vicende di Lucia,poi quelle di Renzo e non parallelismo

personaggi: il conte del Sagrato(l'innominato)non ha minimamente la statura morale del suo corrispondente. E' un tipico tiranno secentesco,quasi un brigante. Lucia è più realistica, una tipica campagnola lombarda e non è idealizzata

episodi: indugio su vicende turpi e sanguinose,quali l'uccisione della conversa del convento della Signora di Monza(Geltrude/Gertrude) ed il primo crimine dell'innominato

impostazione:maggiore ricorso al documento storico e realistico, enunciazione esplicita di tesi che nei Promessi sposi sono affidate ad una trama simbolica e posizioni critiche più aspre. Inoltre c'è una più netta contrapposizione tra bene e male. Nei Ps, invece, l'ideale è calato nel reale.


Il problema della lingua il romanzo manzoniano ha una portata straordinaria dal punto di vista linguistico. Lo scrittore lo concepisce come destinato ad un pubblico ampio;intende trattare problemi vivi nella coscienza contemporanea. Nel FeL si orienta verso una lingua di compromesso, formata da un fondo di toscano letterario arricchito da apporti della parlata viva e da termini francesi. Già dopo il 1824 rinuncia a questa lingua composita e si orienta verso il toscano, scoprendo molte concordanze col milanese e altri dialetti. La svolta è però nel 1827, in seguito alla prima edizione:il viaggio a Firenze è una rivelazione, gli consente di scegliere definitivamente il fiorentino delle persone colte. Revisiona dunque il romanzo dal punto di vista linguistico, chiedendo continuamente riscontro a suoi conoscenti. La redazione definitiva,del 1840-42, apre una nuova via alla letteratura italiana. Manzoni espone le sue teorie linguistiche anche in opere teoriche, incontrando il favore del Ministero della Pubblica Istruzione. Sebbene la lingua dell'Italia unita si sia evoluta in modo ben diverso da quello prospettato da Manzoni, il suo ruolo è stato sicuramente fondamentale.

Il distacco dalla letteratura la stagione creativa di Manzoni finisce di fatto nel'27. Giunge a rifiutare il romanzo storico perché mescola necessariamente e illegittimamente fatti veri e inventati. Svaluta dunque la letteratura a favore di storia e filosofia. La Colonna infame,pubblicata in appendice all'edizione del '40, è una rivendicazione ferma delle colpe degli uomini,al di là del condizionamento subito dalla mentalità della propria epoca.


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