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Luoghi di diffusione




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Le Corti


La perdita di "peso specifico" delle corti italiane nell'ambito politico europeo comporta nei fatti un ridimensionamento progressivo delle risorse che i principi italiani sono in grado di destinare alla promozione della vita culturale all'interno degli Stati regionali. Poiché la corte finisce sempre più per identificarsi con l'apparato statale vero e proprio, il "cortigiano" rinascimentale si trasforma gradualmente nel "segretario" del principe, esecutore della sua volontà più che consigliere capace di interpretare la situazione dal punto di vista più alto e lungimirante dell'uomo di cultura.


Le funzioni che erano state del cortigiano rinascimentale sono ora affidate ad intellettuali con competenze specifiche, del letterato come giuristi, diplomatici, militari e amministratori; il compito di dimostrare l'efficienza e la grandiosità dell'operato del potere attraverso ampi e spettacolari interventi nel tessuto delle città viene richiesta al pittore o all'architetto.

Riferendoci a quanto si diceva a proposito delle condizioni politiche generali, è opportuno distinguere tra i primi decenni del secolo (fino al 1630-40) e il periodo successivo.


Mentre il primo periodo vede svilupparsi, spesso all'ombra delle corti, l'esperienza innovatrice della poesia barocca e Galilei tenta di divulgare le sue teorie con la protezione del granduca di Toscana e spera di superare, con la persuasione, la diffidenza della Chiesa, i decenni successivi al 1640 vedono assottigliarsi decisamente sia il margine di autonomia dei diversi Stati sia il margine di libertà concessa in quegli stessi Stati agli uomini di cultura.



La Chiesa


Il potenziamento della politica culturale della Chiesa, indirizzata con sempre maggior efficacia a controllare le novità culturali emerse in inizio di secolo. Difficile stabilire se la paralisi delle forze innovative vada interamente attribuita all'azione repressiva della Chiesa cattolica o piuttosto all'incapacità  delle forze laiche e innovative a proporre un progetto alternativo unitario di portata generale, in grado di offrire le stesse garanzie di totalità offerte dall'ideale controriformistico a generazioni disorientate e ansiose di certezza.


Certamente, le condizioni di sicurezza che la sistemazione ecclesiasti-ca offriva agli intellettuali del tempo, in particolare a chi non nasceva in una famiglia nobile (e aveva quindi meno probabilità di essere accolto a corte) devono aver pesato non poco sulle scelte dei singoli.




TESAURO Emanuele (Torino 1591 - 1675)







Il carattere statico dell'impegno ideologico della Controriforma incoraggia la specializzazione dell'intellettuale. Poste come irrinunciabili e non perfezionabili le verità fondamentali, si tratta di adeguare a quelle tutte le attività culturali e creative m atto, settore per settore.


La conquista da parte degli intellettuali ecclesiastici della preminenza m ogni settore della vita culturale  permette alla Chiesa di piegare ai suoi scopi anche quelle espressioni artistico-letterarie che più paiono estranee allo spirito cristiano, come il Barocco letterario (di cui il più efficiente teorizzatore è il gesuita Emanuele Tesauro) o il Barocco architettonico.


L'editoria


La nascita di un mercato librario aveva offerto al letterato del Cinquecento una collocazione sociale nuova e per certi versi autonoma dai poteri tradizionali. Questa opportunità verrà restringendosi nel corso del Seicento. Colpita da una crisi di sovrapproduzione e dalle restrizioni all'attività manifatturiere, l'editoria italiana soffre m particolare delle restrizioni imposte dalla Chiesa, che si riserva il diritto di concedere l'imprimatur (si stampi) o di proibire la stampa delle singole opere, di operare tagli o correzioni.


La Chiesa non si limita a perseguire gli autori delle opere che giudica pericolose, ma commina sanzioni agli stampatori e ai librai che contravvengono alle sue disposizioni. Queste limitazioni e la perdita del mercato internazionale spinse gli stampatori italiani a una radicale riconversione dei loro cataloghi, che ospitarono sempre più largamente opere di natura religiosa capaci di garantire buone tirature. Esclusa dal Concilio di Trento la pubblicazione delle Sacre Scritture e dei Padri della Chiesa, l'editoria produce opere di devozione, vite di santi, libri da messa e catechismi.                                   


















Mentre si riduce per tutto il secolo la pubblicazione di opere stanche, filosofiche e politiche oltre che letterarie in senso proprio, il Seicento vede una inattesa fioritura di opere letterarie ben accette al vasto pubblico.

II Seicento vede dunque la nascita di opere di consumo, appositamente prodotte per un pubblico ampio di collocazione sociale medio-bassa. L'irrigidirsi della struttura sociale aveva d'altra parte non  soltanto ridotto il numero dei letterati accolti nelle corti, ma portato a selezionare spesso gli aspiranti all'interno della nobiltà.


All'interno stesso della società di corte l'intellettuale e il letterato in particolare vive in una situazione di crescente marginalità. Se da un lato le corti non sfruttano a fondo le conoscenze e le capacità dell'intellettuale e non gli assicurano ne un'ampia partecipazione alla gestione del potere ne una effettiva circolazione dei risultati delle sue indagini e creazioni, un'altra istituzione di origine rinascimentale gli offre una possibilità di soddisfazione: l'accademia.


L'accademia.


Le accademie si configurano come piccole corti dotate di un loro cerimoniale, come organizzazioni che assicurano all'intellettuale il conforto di appartenere a un piccolo gruppo di pari, solidali e compatti nel garantirsi a vicenda onore e reputazione, spesso negati nella realtà esterna. Se le accademie svolgono efficacemente la loro funzione 'sociale' nell'assicurare agli intellettuali un luogo neutrale di confronto di idee e di comunicazione dei risultati delle loro specifiche attività, la circolazione delle idee resta inevitabilmente limitata nel loro ambito.


La veneziana Accademia degli Incogniti (1630-60 circa) raccolse al suo interno i romanzieri e i novellieri che diedero origine a una buona parte della produzione narrativa in prosa del secolo. La licenziosità «libertina»  di cui diedero prova nelle loro opere portò allo scioglimento dell'accademia. Memorabile, anche se per altri motivi, tra le accademie letterarie attive nel Seicento è l'Accademia della Crusca, sorta a Firenze nel 1582 con lo specifico compito di separare la 'farina' della buona lingua letteraria della tradizione dalle innovazioni mutili e dannose introdotte dagli scrittori successivi al Trecento.









Vocabolario della Crusca

Titelblatt des Vocabulario aus dem Jahr 1612










Nel corso del secolo l'accademia curò la pubblicazione di tre edizioni del Vocabolario degli Accademia della Crusca (nel 1612,1623 e 1691), che rimase un punto di riferimento fondamentale per i secoli successivi. Un discorso a parte meritano infine le accademie scientifiche, tra le quali occorre ricordare almeno quella dei Lincei (fondata a Roma nel 1603 e attiva fino al 1630).

Per un decennio (1657-67) fu attiva a Firenze l'Accademia del Cimento, che raccolse molti allievi del Galilei decisi a continuare la ricerca sperimentale da lui avviata.


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