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"L'età imperiale", "Seneca"
Possiamo osservare
come, non solo nel corso della storia contemporanea, ma anche epoca antica,
molto spesso la struttura e l'organizzazione della società hanno costituito un
fattore di limitazione della libertà individuale. Ciò ha influito in maniera
profonda condizionando l'agire di tutti individui, ma in particolare ha
ristretto fortemente la libertà di espressione degli intellettuali, io cui
pensiero spesso era in contrasto con gli interessi di chi gestiva il potere.
Per quanto riguarda la storia antica, esempi molto rilevanti possono essere
riscontrati nell'analisi della struttura della società dell'età imperiale
romana. In seguito all'instaurazione del principato, infatti, la vita
intellettuale venne ad essere sempre più strettamente condizionata e
controllata dal potere politico. La dipendenza dei letterati da personaggi
socialmente, economicamente, politicamente influenti ed autorevoli era stata
assai rilevante già in epoca repubblicana; sotto l'impero tuttavia divenne
ancora più stretta e vincolante in conseguenza del fortissimo accentramento
della gestione del potere nelle mani dell'imperatore: ne conseguì infatti una
drastica riduzione di quegli spazi di libertà e autonomia che prima si aprivano
nel quadro complesso e variegato della vita politica, culturale e sociale.
Mentre sotto la repubblica molti uomini politici, oltre ad essere scrittori
essi stessi, erano stati attivi promotori di cultura, sotto l'impero tale
funzione venne assolta quasi esclusivamente dai principi, il cui potere era
assoluto e la cui autorità tendeva a controllare attivamente e severamente la
vita intellettuale. Già sotto Augusto, quando venne meno la preziosa opera di
mediazione tra gli intellettuali e il principe attuata da Mecenate, sembrò
spezzarsi quell'equilibrio che si era potuto realizzare fra le esigenze e le
pressioni del potere politico da una parte e la libertà e l'autonomia degli
intellettuali dall'altra. Si manifestarono, quindi, evidenti segni di disagio
nei rapporti tra i letterati e l'imperatore. Uno degli intellettuali che segnò
più profondamente quell'età fu sicuramente Seneca, che visse durante il regno
di Caligola, Claudio e Nerone. Il filosofo (nato a Cordova nel
La seconda opera, invece, scritta dopo la morte di Claudio, costituisce e una condanna del modo tirannico di gestire il potere; nell'aldilà, infatti, quest'ultimo viene giudicato da Augusto, il che dimostra la predilezione di Seneca per un ritorno ai valori della prima età dell'impero, intonata alla moderazione ed alla tolleranza. D'altra parte, però, Nerone viene presentato come colui che saprà realizzare nella vita dell'impero una nuova età dell'oro; ciò viene sia considerato come un omaggio servile nei confronti del nuovo imperatore, del quale Seneca cerca di ottenere la benevolenza, sia come un augurio di una nuova età politica fondata sui principi della moderazione, della tolleranza e della libertà. Un'altra opera fondamentale nell'ambito del pensiero politico di Seneca è sicuramente, come si è detto, il De clementia, in cui l'autore ci presenta il frutto più maturo delle sue riflessioni politiche; egli non affronta il tema se il principato sia o meno la forma di governo più adatta, ma si limita ad consigliare all'imperatore, Nerone, il modo migliore per amministrare il suo potere, teorizzando ed esaltando una forma di monarchia che potrebbe essere definita "illuminata". Egli consiglia di fondare la propria condotta politica sulla clementia, se vuole essere un rex iustus. Essa non è la generica bontà o moderazione, ma un consapevole e illuminato atteggiamento politico; essa consiste in un'autolimitazione, da parte dell'imperatore, del proprio potere. Tale forma di autocontrollo produce un miglioramento nei rapporti del sovrano con i sudditi, permettendo di ottenere la simpatia della gente e la pax sociale. La clementia, quindi, viene vista come l'unico antidoto alla nascita di un potere tirannico, un dono del principe per i suoi sudditi, nei confronti dei quali si comporta come un padre affettuoso, reputando il suo potere come un peso da sopportare, spendendo la sua vita nell'esclusivi interesse delle stato. Per fare in modo che la clementia diventi una componente basilare del mondo morale del principe, la sua educazione deve essere affidata alla figura del filosofo, considerato da Seneca un "forgiatore di coscienze".
Soltanto attraverso questo tipo di gestione del potere, quindi, poteva essere garantita la presenza di una società liberale e non oppressiva della libertà del cittadino, sebbene fosse retta da un potere di tipo assolutistico.
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