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L'ERMETISMO
L'ermetismo è una
corrente letteraria, prevalentemente poetica, che si sviluppa nel novecento,
che è stato lo scenario di varie guerre importanti; infatti alcune poesie di
questa corrente sono ispirate alla guerra.
Il termine ermetismo sta ad indicare una letteratura intenzionalmente difficile
e poco comprensibile ai non iniziati, destinata a pochi eletti, concepita come
rivelazione, non adatta al grande pubblico.
La parola "ermetico" significa infatti perfettamente chiuso, ma anche
misterioso o oscuro. Si può attribuire ai versi di alcuni poeti che compongono
liriche scarne di descrizioni e di spiegazioni, ma colme di suggestioni e di
significati profondi.
Carattere costante è la ricerca di una poesia essenziale, priva di retorica, di
sentimentalismo e di discorsività, spesso velata di tristezza.
L'essenzialità della poesia ermetica è da mettere in diretta relazione con il
contenuto; le scelte di stile, infatti, non sono mai dettate dal caso. I poeti
ermetici sono accomunati da un male di vivere che, pur essendo diverso per
ciascuno di loro, li accomuna tutti nel pessimismo sulle possibilità dell'uomo
e persino della stessa poesia.
In assenza di certezze da cantare a gola spiegata, gli ermetici rifiutano
dunque i moduli espressivi tradizionali sulla base di una precisa scelta, dalla
quale discendono poi le novità di stile.
Strumento tecnico fondamentale per gli ermetici è l'analogia, intesa però in un
senso tutto particolare ben spiegato da Ungaretti: 'il poeta d'oggi
cercherà di mettere a contatto immagini lontane, senza fili'. Vale a dire
che, abolendo il 'come' che introduce il rapporto tra le cose
paragonate, l'analogia diventa più sintetica e oscura, ma per questo più
efficace.
Inoltre non sempre le parole vengono usate nel loro significato letterale e
spesso si rilevano contrasti tra i loro significati; è infatti tipica
dell'ermetismo la tecnica dell'ossimoro, la quale accosta significati
antitetici creando impressioni e suggestioni profonde. A volte vengono usati
termini con campi sensoriali diversi (oscurità melodiosa, bianco silenzio.).
È presente anche la ricerca della musicalità e della sonorità espresse attraverso
le tecniche dell'assonanza, di allitterazione e di ritmi metrici particolari.
In Italia i principali esponenti dell'ermetismo sono Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti, Alfonso Gatto e Leonardo Siniscalchi.
L'ermetismo è un fenomeno essenzialmente fiorentino, l'organo ufficiale la
rivista Campo di Marte, diretta da Alfonso Gatto e Vasco Pratolini.
GIUSEPPE UNGARETTI
La vita
Ungaretti nacque nel 1888 ad Alessandria d'Egitto, dove la famiglia si era
trasferita (il padre lavorava alla realizzazione del canale di Suez). Rimase in
Egitto fino a 14 anni, vicino a quei paesaggi del deserto che rimarranno uno
dei temi costanti di tutta la sua opera.
Dopo il liceo si trasferì a Parigi, dove conobbe gli esponenti del Decadentismo
e dei movimenti letterari e artistici del tempo.
Nel 1914 tornò in Italia e quando scoppiò la Prima guerra mondiale si arruolò
volontario. Combatté sul Carso e poi in Francia.
Rientrato in Italia dopo la guerra nel 1921, si impiega al Ministero degli
Esteri e aderisce al fascismo (Mussolini firma la presentazione di una sua
raccolta).
Nel 1936 le necessità economiche lo costringono ad accettare la cattedra di
letteratura italiana all'Università di San Paolo del Brasile. Durante il
soggiorno brasiliano, nel '39, muore il figlio Antonietto di nove anni.
Nel '42 è di nuovo in Italia, a Roma, e si dedica sempre all'insegnamento
universitario. La sua fama di poeta, che si era consolidata già a partire dagli
anni Venti, cresce col passare del tempo, e sempre nuovi poeti si rifanno alla
sua lezione. Muore a Milano nel 1970; l'anno prima era uscita l'edizione
completa della sue poesie col titolo 'Vita di un uomo'. La poetica
Per illustrare brevemente la poetica di Ungaretti possiamo partire proprio da
quest'ultimo titolo: 'Vita di un uomo'. Poesia e biografia sono
infatti per Ungaretti strettamente legate, tanto che sono proprio le esperienze
di vita a determinare alcune precise scelte di stile e di contenuto
assolutamente innovative per la poesia italiana.
In relazione alle vicende della vita del poeta, la sua produzione può essere
divisa in tre periodi
La prima produzione
La prima produzione è legata all'esperienza fondamentale di soldato.
Sepolto in trincea tra fango, pioggia, topi e compagni moribondi, il giovane
poeta scopre una nuova dimensione della vita e della sofferenza che gli sembra
imporre, per poter essere descritta, la ricerca di nuovi mezzi espressivi.
Nasce così la raccolta L'Allegria, che comprende due raccolte precedenti: Il
porto sepolto e Allegria di naufragi.
In questa raccolta il lavoro di scavo comincia, come si è visto, dalla parola.
Dalle proprie emozioni Ungaretti trae un nuovo stile poetico, che comporta la
distruzione della metrica tradizionale: i versi vengono spezzati e ridotti
talvolta a singole parole. Il poeta distrugge il verso, crea nuovi ritmi, mira
all'essenzialità della parola (MATTINA: m'illumino / d'immenso).
Per questo tipo di poesia Ungaretti è considerato l'iniziatore dell'Ermetismo.
La riflessione sul tempo e sulla morte
La successiva raccolta "Sentimento del tempo" (1933) presenta un'evoluzione
nella poetica di Ungaretti. Gli spunti autobiografici, così numerosi
nell'Allegria di naufragi, diminuiscono lasciando posto a una riflessione più
esistenziale.
Inizia qui il tormentato recupero della fede, la quale può forse rappresentare
per l'uomo smarrito un'ancora di certezze. Il cammino, tuttavia, non è lineare
e non mancano situazioni di conflitto tra il sentimento religioso e le
esperienze dolorose nella storia del singolo o della comunità.
Parallelamente a questi cambiamenti tematici ne avvengono altri a livello
stilistico: in particolare i versi si allungano e viene recuperata una metrica
più tradizionale (endecasillabi, settenari e novenari); ritorna l'uso della
punteggiatura.
Rimane però l'uso frequente
di analogie, ancora più audaci.
La poesia del
dolore
Il dolore, del 1947, è una
raccolta più meditativa e stilisticamente meno innovativa.
La raccolta è ispirata al duplice tema del dolore privato (la morte del figlio
Antonietto, cui è dedicata la prima sezione ) e del dolore degli uomini (le
vicende drammatiche della seconda guerra mondiale, cui è dedicata la seconda
sezione).
C'è dunque un rapporto tra le due sezioni: il dolore individuale e quello
collettivo danno la misura di un cammino umano segnato dalla sofferenza e dalla
difficile riconquista della fede negli imperscrutabili disegni divini.
Ungaretti, però, pur nel pessimismo con cui contempla la tragica condizione
umana, trova un messaggio di speranza per gli uomini (al contrario di
Leopardi).
E tra questi due piani, quello del dolore personale e quella del dolore
collettivo si muove tutta la successiva produzione di Ungaretti.
Ungaretti è stato inoltre infatti un ottimo lettore, un critico innovatore ed
un traduttore esemplare. Ha tradotto tra l'altro opere di poeti inglesi,
francesi, russi e spagnoli, tra cui sonetti di Shakespeare.
Con Montale, Ungaretti è il grande protagonista del secolo appena trascorso ed
i due maestri sono già divenuti classici ed esempi di un'epoca.
Una delle sue maggiori poesie contro la guerra è non gridate più, contraria all'odio e alle uccisioni.
NON GRIDATE PIÙ
'Cessate d'uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete ancora udire,
Se sperate di non perire.
Hanno l'impercettibile sussurro.
Non fanno più rumore
Del crescere dell'erba,
Lieta dove non passa l'uomo.'
Commento
La poesia, contenuta
nella raccolta Il dolore, fu composta poco dopo la seconda guerra
mondiale, in un periodo di vendette e di odi feroci.
I temi della poesia sono le guerre, le uccisioni e l'odio; il dolore del poeta
si apre ai problemi del mondo, in un'accorata preghiera agli uomini perché
riscoprano i valori della solidarietà, superando gli odi di parte.
Gli imperativi (cessate; non gridate) non esprimono un comando, ma
un'esortazione, rafforzata dall'uso dell'ossimoro, figura retorica che consiste
nell'accostamento di parole di significato apparentemente opposto (cessate
d'uccidere i morti). Nel primo verso il poeta dice che continuare ad odiare
anche dopo la guerra è come uccidere i morti una seconda volta.
Egli invita a far silenzio per poter sentire i morti, la cui voce è timida,
flebile.
Se non si sta attenti, con l'orecchio teso, non la si avverte e non ci si
avvicina al perdono. L'unica speranza di salvezza è perdonare, provare pietà e
ascoltare l'insegnamento dei morti, per fare in modo che la loro morte non sia
stata vana. Bisogna quindi saper raccogliere l'insegnamento che viene da tante
uccisioni e saper riflettere nel silenzio per poter cogliere l'ammonimento
sussurrato dai morti, impercettibile come il rumore dell'erba che cresce ed è
felice senza l'uomo, che porta con sè violenza e distruzione.
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