La poetica di Pirandello
Per comprendere il
relativismo di cui parla Piandello, è necessario capire cosa egli intenda con
il concetto di umorismo. In fase preliminare, egli distingue l'umorismo dalla
comicità: quest'ultima infatti è provocata dall'avvertimento del contrario, dal ridicolo. Quando però interviene la
riflessione questo si traduce nel sentimento
del contrario: esso genera umorismo,
cioè l'atteggiamento per cui si comprende che ogni situazione della vita è
unità indissolubile di tragico e comico.
Ecco che cos'è la
realtà per Pirandello: un flusso continuo - alla maniera di Bergson - che
unisce i diversi - e spesso
contraddittori - aspetti che la compongono. Per l'autore essa è lo scorrere di
un magma vulcanico. Tutto ciò che tenta di staccarsi da questo eterno
fluire (tecnicamente si cristallizza)
inizia il lungo e doloroso percorso che lo conduce inevitabilmente alla morte.
Questo processo è proprio dell'essere umano che, tentando di dare una coerenza
al proprio essere, non capisce che questo atteggiamento è sbagliato oltre che
dannoso. Infatti ogni uomo tenta di darsi una forma che decreta la formazione di una maschera. L'io, non più unitario ma insieme ingestibile di maschere
contraddittorie, tende a disgregarsi
e ad intrappolare l'individuo, che cade in trappole
quali la famiglia (espressione di affetti, odi e ipocrisie) e l'economia
piccolo borghese (formata dal lavoro e dalla condizione sociale).
L'unico modo per
rendere meno dolorosa la propria esistenza è quello di diventare forestiere della vita e comprendere il gioco che essa ci obbliga ad affrontare:
colui che si rifugia nell'immaginazione
o nella follia riesce facilmente ad
applicare la filosofia del lontano, grazie
alla quale la realtà viene filtrata da notevole distanza: solo in questo modo
si può cogliere il suo carattere assurdo e insensato.