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Nell'Inghilterra di inizio Cinquecento, le rappresentazioni proposte in teatro erano raggruppabili in vari generi: c'erano quelle sacre e i drammi allegorici religiosi (miracle plays e morality plays); gli intermezzi drammatici (interludes) che venivano rappresentati durante gli intervalli dei banchetti; commedie di Plauto e Terenzio e tragedie di Seneca (inizialmente in latino), rappresentate nelle università e a corte.
*Durante il XIV secolo in Inghilterra il miracle play, una trascrizione in volgare d'episodi delle Sacre Scritture, comincia a essere rappresentato, raggiungendo di sovente esiti molto originali, inizialmente all'interno della chiesa quindi sul sagrato di questa e infine su carri allegorici, i pageants, che giravano per le piazze e le vie delle città organizzatrici di tali spettacoli.
I guilds, corporazioni d'arti e mestieri, si impegnavano a preparare gli spettacoli, ma anche il clero contribuiva, fornendo i materiali scenici, i testi e gli interpreti.
A partire dal 1311, anno in cui il Papa istituisce, con un descreto, la festività del Corpus Domini, il miracle play viene rappresentato specialmente quell'occasione; nel corso del tempo, vengono raggruppati in 'cicli' che mettono in scena tutte le vicende della Storia Sacra da Adamo ed Eva al Giudizio Universale.
A causa della scarsezza di città così ricche da permettersi le ingenti spese che tali rappresentazioni richiedevano e da offrire un ciclo completo ne sono giunti a noi un numero estremamente esiguo.
*Contrariamente al miracle paly, il morality play è un dramma allegorico, a fine didattico- moralistico che sviluppa, personificando delle astrazioni (Morte, Confessione, Buone Opere, Penitenza, Ognuno, Genere Umano, ecc.) e rappresentando allegoricamente vizi e virtù, sostanzialmente due motivi: il cammino che l'Uomo deve percorrere per raggiungere la salvezza ultra terrena e la lotta tra il bene e il male per la conquista della sua anima.
La rappresentazione di questi spettacoli richiedeva una scena fissa che poteva essere montata nei cortili delle locande, nelle sale universitarie o dei palazzi e a Corte.
Durante la prima metà del Cinquecento giunge in Inghilterra la moda degli interludes, intermezzi drammatici rappresentati durante feste o banchetti che affrontano temi e problemi legati alla politica, al buon governo, all'educazione, con un ispirazione ancora profondamente allegorica.
Il teatro di Plauto, Terenzio e Seneca, tradotto, attualizzato e adattato alle esigenze del pubblico inglese, sarà alla base dell'enorme produzione drammatica del teatro elisabettiano. Plauto e Terenzio per la commedia e Seneca per la tragedia diventeranno i modelli indiscussi per tutti gli autori del periodo, che composero un'infinità di imitazioni delle loro opere e che, da quegli autori, continuarono a trarne spunto. Ad esempio Shakspeare, agli inizi della carriera, trasse spunto dai Menaechmi di Plauto per comporre la Commedia degli equivoci. Le opere di Seneca, diffuse attraverso la Corte, l'università e la scuola in genere, forniranno, nelle versioni inglesi, gli elementi fondamentali per dar origine alla tragedia elisabettiana: vendette, senso dell'inevitabilità del destino, orrori, apparizioni, fantasmi, delitti efferati riempiranno la scena inglese fino alla Restaurazione (1660). Nella prima metà del secolo XVII, il teatro divenne la forma di intrattenimento preferito e, proprio in quel periodo, nacque la figura del Master of the Revels che svolgeva il compito di sovraintendere all'allestimento degli spettacoli e da censore.
La corte faceva uso delle compagnie di attori "professionisti" (che recitavano dovunque, per le strade, nelle locande, ecc) e che venivano così chiamati per distinguersi dagli attori "dilettanti" che allestivano i loro spettacoli in sale private e nelle Università.
Da lì in poi la Corte cominciò a proteggere gli attori dalle autorità municipali che, sostenute con sempre maggior accanimento dai puritani, accusavano il teatro considerandolo fonte di depravazione e perseguitavano gli attori come vagabondi e diffusori di corruzione.
Soltanto entrando al servizio del re o di un nobile e vestendone la livrea gli attori potevano svolgere con maggiore sicurezza la loro professione: si formarono così molte compagnie.
In ogni compagnia vi era un drammaturgo che spesso era anche attore. Non vi era diritto d'autore e i testi manoscritti erano alla portata di tutti; spesso, durante gli spettacoli, degli stenografi si nascondevano fra il pubblico per trascrivere il testo, nonostante la velocissima dizione degli attori, usata anche per rendere più difficile il lavoro dei plagiatori di compagnie rivali. Accadeva quindi che, la sera successiva, lo stesso dramma, appena copiato, venisse rappresentato in un altro teatro, da un'altra compagnia.
In altre circostanze i testi venivano venduti di nascosto, dopo essere stati trafugati da attori infedeli, e proprio per questa ragione, esistono di un opera diverse edizioni o incomplete o corrotte. Difficilmente un autore si preoccupava di pubblicare i testi. Inizialmente le rappresentazioni delle compagnie di attori professionisti avvenivano in cortili delle locande nel centro della città ma, in seguito a un'ordinanza del 1574 che limitava la libertà di rappresentazione, infatti le autorità municipali sostenevano che le grandi concentrazioni di gente in luoghi piccoli potesse provocare epidemie e disordini), vennero costruiti teatri nella periferia nord di Londra (The Theatre e The Curtain) quindi sulla riva destra del Tamigi, a Bankside (The Rose, The Swan e The Globe).
Nella City furono lasciati solo due teatri privati: uno in cui recitavano i fanciulli del coro della cattedrale di St. Paul e l'altro sala ricavata dal monastero sconsacrato di Blackfriars dove, il teatro shakespeariano per eccellenza.
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